del Cristianesimo
Fin dagli esordi la comunità cristiana manifesta specifiche esi-Esigenze legate alle
genze legate alle pratiche liturgiche, che riguardano le at-pratiche liturgiche
trezzature necessarie al battesimo per immersione, la dispo-93
Architetture romana e paleocristiana
nibilità di un’ampia sala per riunioni all’interno della quale
viene collocato un tavolo per il pasto rituale, la necessità di
sepolture separate da quelle dei pagani.
Scarsità di mezzi
Per far fronte a queste esigenze e data la scarsità di mezzi eco-economici
nomici della comunità, in epoca precostantiniana non si ricorre alla costruzione di edifici appositi, ma all’utilizzo di abitazioni private per riunioni e battesimi e alla concessione di loculi o aree cimiteriali per le sepolture.
Solo durante il III secolo, di pari passo con la considerevole
crescita della popolazione cristiana, iniziano a nascere i primi
Le domus ecclesiae
centri comunitari costruiti ex novo, le cosiddette domus ecclesiae (“case dell’assemblea” o “case della chiesa”): si tratta di piccole costruzioni, la cui tipologia si rifà con molta probabilità alla casa romana provvista di atrio, che continuano a mantenere un carattere privato, dal momento che la religione cristiana viene considerata illecita dal potere centrale. Durante quest’epoca si diffonde l’uso, da parte dei più facoltosi proprietari di alcune domus ecclesiae, di donare questi edi-I tituli
fici alla Chiesa e costituire i cosiddetti tituli (nel 312 nell’organizzazione parrocchiale di Roma se ne contavano 25, co-nosciuti come titulus Clementis, titulus Praxedis, titulus By-zantis e simili), antesignani degli odierni titoli cardinalizi.
Il termine titulus si riferisce alla lastra di pietra su cui era in-ciso il nome del proprietario e si specificava a quale titolo pos-sedeva l’immobile in questione. Successivamente, dal VI secolo in poi, il termine viene attribuito alle parrocchie minori, ubicate in zone periferiche o in piccoli borghi rurali, sottoposti al controllo delle pievi più importanti. Inizialmente soggette a uno stretto controllo da parte delle pievi, in seguito
Autonomia
acquisiscono una certa autonomia, essendo gestite diretta-e importante
mente da un rettore segnalato dalle pievi stesse. Di gran ri-ruolo sociale
lievo sono il ruolo sociale svolto dai tituli, che vengono adibiti a centri di assistenza per i più poveri, a ospedali e orfa-notrofi), e il contributo che danno in ambito religioso: infatti le fasce sociali più deboli si convertono al Cristianesimo, ri-conoscendo in queste strutture la soluzione pratic Titolo concesso in licenza a Biblioteca Quarrata, 15493, ordine Istituto Geografico De Agostini 118943.Copyright 2011 De Agostini, Novara a agli innumerevoli problemi della quotidianità (mangiare, dormire,
avere un riparo, curarsi dalle malattie).
Sia le domus ecclesiae sia i tituli prendono generalmente il
Il nome
nome dall’originario proprietario dell’edificio e lo conserva-del proprietario
no anche in seguito alla costruzione di una vera e propria chiesa: per esempio il titulus Ceciliae, in origine proprietà di una certa Cecilia, divenne successivamente ecclesiae Ceciliae, o
“chiesa di Cecilia”, che corrisponde all’attuale chiesa di Santa Cecilia. Da parte degli studiosi non è stato semplice individuare con certezza, al di sotto di molte chiese romane (come 94
2 - Architettura paleocristiana
le chiese dei Santi Giovanni e Paolo e di San Martino ai Monti, nonché la già citata chiesa di Santa Cecilia), le tracce di abitazioni private adibite a luoghi di culto: la causa è da ricercarsi nella mancanza di una precisa caratterizzazione architettoni-Mancanza
ca. Anche gli elementi decorativi rinvenuti non sono specifi-di caratterizzazione
ci della cultura cristiana ma derivati dalla cultura pagana.
Uno dei più antichi esempi rinvenuti fuori Roma è costituito
dalla domus ecclesiae di Doura Europos (III sec.), città della La domus ecclesiae
Mesopotamia situata presso il villaggio di Salhieh. Questa co-di Doura Europos
struzione è nota per il buono stato di conservazione, dovuto
al fatto che, completamente sepolta dal crollo della cinta muraria della città in seguito all’assedio dei Parti nel 258, si è co-sì conservata fino ai nostri giorni. L’edificio, di 2 piani fuori Edificio a 2 piani terra e di aspetto analogo a quello delle altre case della città,
presenta al piano terra una sala adibita a battistero (decorata con motivi pittorici ispirati alla religione cristiana) e al pri-Titolo concesso in licenza a Biblioteca Quarrata, 15493, ordine Istituto Geografico De Agostini 118943.Copyright 2011 De Agostini, Novara mo piano una serie di locali adibiti ad abitazione, raccolti intorno a una corte centrale.
Per quanto riguarda le sepolture dei defunti, i cristiani, come
già anticipato, avvertono la necessità di separarle da quelle
dei pagani (i quali peraltro praticano prevalentemente la cre-mazione) e, fedeli alla dottrina della resurrezione predicata da Gesù Cristo, ricorrono all’inumazione in sepolture sotterranee dette catacombe. Queste non sono, come erronea-Le catacombe mente si pensa, luoghi di culto o rifugi segreti nati per sfuggire alle persecuzioni, bensì veri e propri cimiteri, costituiti da un intrico di corridoi e cunicoli in grado di ospitare molte salme, scavati a vari livelli di profondità nel terreno. I tracciati irregolari di questi corridoi seguivano la struttura geolo-gica del terreno, molto spesso composto di tufo, e si artico-lavano in una serie di ambulacri (gallerie che i Latini chiama-vano criptae, larghe circa 80-90 cm e alte 2,5 m), nei quali vengono scavati numerosissimi loculi, chiusi da lastre di pietra o tegole di cotto.
Ai membri delle classi sociali più agiate sono destinate vaste
camere sepolcrali a pianta poligonale chiamate cubicula, al-I cubicula
l’interno delle quali si trovano tombe ad arcosolio, ossia ur-ne chiuse sormontate da una nicchia coperta da un arco.
Nella città di Roma, ancor prima dell’Editto di Milano, al di
fuori della cinta muraria cittadina esistono 7 zone diaconali,
ciascuna delle quali dotata di una propria zona catacombale,
che prende il nome dal proprietario del terreno o dai martiri che vi sono sepolti: ne sono esempi le catacombe di Domitilla del II secolo, quelle di San Callisto del III secolo e quelle di Panfilo del III-IV secolo. Questi labirinti nascosti hanno un’estensione di oltre 100 chilometri e si diramano in una
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Architetture romana e paleocristiana
Titolo concesso in licenza a Biblioteca Quarrata, 15493, ordine Istituto Geografico De Agostini 118943.Copyright 2011 De Agostini, Novara moltitudine di corridoi, snodi e cunicoli. Tra i ritrovamenti più
Le catacombe
significativi sono da ricordare le catacombe di Priscilla, loca-di Priscilla
lizzate lungo la via Salaria: iniziate nel II secolo e terminate
nel V, mostrano uno sviluppo complessivo di 13 chilometri.
Acquisito il nome della proprietaria del terreno sotto il quale
vennero scavate, in seguito hanno assunto il titolo di “regina
delle catacombe”, per l’elevato numero di martiri cui danno
sepoltura. Gestite dal monastero delle Suore Benedettine di
Priscilla, che sorge sul terreno sovrastante, presentano ambienti particolari, caratterizzati da cospicue testimonianze di
pittura paleocristiana, derivata dai moduli stilistici della cosiddetta “pittura compendiaria” romana, di cui sviluppano ulteriormente la tendenza alla schematizzazione delle forme.
Si citano le più significative.
Il cubicolo
• Il cubicolo della Velata: prende il nome da un affresco, mol-della Velata
to ben conservato, che raffigura la donna ivi sepolta con un
velo sul volto; probabilmente la defunta è stata qui immor-talata in un momento importante della vita. Nella volta sopra
questo dipinto sono affrescati episodi dell’Antico Testamento (il salvataggio di Giona dal mostro, quello dei tre giovani ebrei dal fuoco e quello di Isacco dal suo sacrificio) che simboleggiano la salvezza raggiunta grazie alla Redenzione.
La cappella greca
• La cappella greca: anch’essa in buono stato di conservazione, è riccamente decorata con pitture in stile pompeiano,
finto marmo e stucchi. Le sue raffigurazioni rappresentano diversi episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Madonna
• Riproduzione pittorica della Madonna seduta col Bambino
col Bambino
sulle ginocchia, con accanto un profeta che indica una stella:
localizzata nella parte iniziale del cimitero, risalente al III secolo, è ritenuta la raffigurazione di Madonna col Bambino più antica al mondo.
Come in tutte le forme artistiche dell’epoca paleocristiana (va-Difficoltà
le a dire in pittura e scultura), anche nell’architettura si ri-nel rappresentare
scontrano difficoltà nel dare una rappresentazione chiara e
la trascendenza
intelligibile della trascendenza del divino, tema per sua natura inafferrabile se non tramite un atto di fede.
La religione cristiana, che affonda le proprie radici nel mondo ellenistico-romano (dove le divinità venivano raffigurate
tramite forme umane idealizzate) e nel mondo ebraico (do-ve la raffigurazione di Dio era vietata per non incorrere nell’idolatria), trova un proprio modo originale di rappresen-Impiego del simbolo tare il sacro, ricorrendo all’impiego del simbolo, oggetto terreno di facile comprensione per tutti che rimanda a concetti e significati religiosi. Esempi dell’uso simbolico degli oggetti
sono la luce, simbolo del bene, e il pavone, che simboleggia
la Resurrezione. Un altro importante espediente è rappre-96
2 - Architettura paleocristiana
sentato dall’impiego in campo pittorico della bidimensiona-La bidimensionalità
lità, soluzione atta a togliere fisicità agli oggetti e alle persone, evidenziandone in tal modo l’anima e la spiritualità.
Edifici pubblici per la liturgia: la basilica,
Titolo concesso in licenza a Biblioteca Quarrata, 15493, ordine Istituto Geografico De Agostini 118943.Copyright 2011 De Agostini, Novara il battistero e il mart`