LXXVI

Alla misericordia, la pietà, la pace, e l’amore

Tutti rivolgono suppliche nel loro dolore,

E a queste virtù gioiose,

Esprimono la loro gratitudine.

...

Perché la Misericordia ha un cuore umano,

La Pietà un volto umano;

E l’Amore, l’umana forma divina;

E la Pace, ha vesti umane.

WILLIAM BLAKE, Canti dell’innocenza

Alcuni giorni dopo Lydgate si recava a Lowick Manor, convocatovi da Dorothea. La convocazione non era giunta inaspettata, visto che seguiva una lettera di Mr Bulstrode in cui questi affermava di avere ripreso i preparativi per lasciare Middlemarch, e voleva rammentare a Lydgate le sue precedenti comunicazioni in merito all’ospedale alla cui causa egli restava sempre fedele. Era stato suo dovere, prima di compiere altri passi, riprendere l’argomento con Mrs Casaubon che desiderava dapprima discuterne con Lydgate. “La vostra valutazione potrebbe avere subito qualche cambiamento” scriveva Mr Bulstrode; “ma anche in quel caso sarebbe preferibile che ne parlaste con lei.”

Dorothea attese il suo arrivo con impazienza e interesse. Sebbene, per riguardo ai suoi consiglieri, si fosse astenuta da ciò che Sir James aveva definito “l’interferire in questo affare di Bulstrode”, la difficile posizione di Lydgate era costantemente presente nella sua mente, e quando Bulstrode ancora una volta si rivolse a lei per la questione dell’ospedale, vide finalmente presentarsi l’occasione che le si era impedito di provocare. In quella casa sontuosa, girovagando sotto i rami dei grandi alberi, il suo pensiero esaminava il destino degli altri e le sue emozioni restavano imprigionate. L’idea di fare del bene la “ossessionava come una passione”, e una volta che il bisogno di un altro si presentava alla sua mente in forma distinta, esso permeava il suo desiderio con la smania di dare sollievo e rendeva insipida l’agiatezza della sua vita. Attendeva con fiducia e speranza questo colloquio con Lydgate, e non dava alcuna importanza a quel che si diceva sulla sua riservatezza personale; non dava mai alcuna importanza al fatto che lei era una donna molto giovane. Nulla avrebbe potuto sembrare meno pertinente, a Dorothea, che l’insistere sulla sua giovinezza e sul suo sesso quando era spinta a mostrare la sua solidarietà umana.

Mentre era seduta ad aspettare nella biblioteca, non poté fare altro che ripercorrere col pensiero tutte le scene passate che univano Lydgate ai suoi ricordi. Esse si ricollegavano tutte al suo matrimonio e alle sofferenze che ne erano derivate – ma no, c’erano due circostanze in cui l’immagine di Lydgate si associava penosamente a quella di sua moglie e di qualcun altro. La sofferenza che Dorothea ne aveva provato si era placata, ma aveva lasciato in lei una stimolante congettura su ciò che il matrimonio di Lydgate poteva significare per lui, la prontezza a cogliere la minima allusione a Mrs Lydgate. Questi pensieri costituivano una sorta di dramma che le faceva brillare gli occhi e conferiva un atteggiamento ansioso a tutto il suo corpo, sebbene lei guardasse semplicemente, dalla finestra della biblioteca scura, il tappeto erboso e le gemme di un verde vivo che risaltavano sullo sfondo buio dei sempreverdi.

Quando Lydgate entrò, Dorothea fu quasi sconvolta dal mutamento del suo viso che era ancora più sorprendente, per lei, in quanto non lo vedeva da due mesi. Non era il mutamento provocato dal dimagrimento, bensì quell’effetto che la presenza continua del rancore e dello sconforto ben presto produce perfino sui visi giovani. Lo sguardo cordiale di Dorothea, quando gli tese la mano, addolcì la sua espressione lasciandovi però una certa malinconia.

«Desideravo tanto vedervi da molto tempo, Mr Lydgate,» disse Dorothea quando si furono seduti l’uno di fronte all’altra «ma ho aspettato che Mr Bulstrode mi consultasse nuovamente in merito all’ospedale. So che il vantaggio di tenere separata la direzione da quella dell’infermeria dipende da voi o, quantomeno, dal bene che sperate di poter fare se esso resta sotto il vostro controllo. E sono sicura che non vi rifiuterete di dirmi esattamente cosa ne pensate.»

«Volete decidere se dare una sovvenzione generosa all’ospedale» disse Lydgate. «In coscienza non posso consigliarvi nulla che dipenda dalla mia attività. Potrei essere costretto a lasciare la città.»

Parlò in modo conciso, provando tutto il dolore della disperazione di fronte alla sua impossibilità di intraprendere qualsiasi progetto che non avesse l’approvazione di Rosamond.

«Non perché nessuno crede in voi?» disse Dorothea, lasciando sgorgare con franchezza le parole dal suo cuore gonfio di emozione. «Conosco gli infausti equivoci sul vostro conto. Fin dal primo momento ho saputo che erano soltanto equivoci. Non avete mai fatto nulla di male. Voi non potreste fare nulla di disonorevole.»

Era la prima attestazione di fiducia che fosse giunta alle orecchie di Lydgate. Egli tirò un profondo sospiro e disse: «Vi ringrazio». Non riuscì a dire altro: era una cosa molto nuova e strana che queste poche parole di fiducia pronunciate da una donna contassero tanto per lui.

«Vi supplico di dirmi come è accaduto tutto questo» disse Dorothea senza timore. «Sono sicura che la verità vi discolperebbe.»

Lydgate si alzò bruscamente e andò verso la finestra, dimenticando dove si trovava. Aveva così spesso esaminato nella sua mente la possibilità di spiegare tutto senza appesantire delle apparenze che avrebbero potuto nuocere, forse ingiustamente, a Bulstrode, e altrettanto spesso aveva deciso di non parlare – si era così spesso ripetuto che le sue affermazioni non avrebbero cambiato le impressioni della gente – che le parole di Dorothea risuonarono come una tentazione a fare ciò che nei momenti di calma egli aveva considerato inopportuno.

«Ditemi tutto, vi prego» disse Dorothea con ardore e semplicità; «poi potremo decidere insieme. Non è bene lasciare che la gente pensi ingiustamente male di qualcuno quando lo si può impedire.»

Lydgate si girò, ricordandosi dove si trovava, e vide il viso di Dorothea che lo guardava con un’espressione seria, ma dolce e piena di fiducia. La presenza di una natura nobile, generosa nei suoi desideri, ardente nella sua carità, cambia per noi l’aspetto delle cose: ricominciamo a vederle nella loro dimensione più ampia e più tranquilla e a credere che anche noi possiamo essere visti e giudicati nella totalità del nostro carattere. Quell’influsso cominciò ad agire su Lydgate che da parecchi giorni vedeva tutta la vita come uno che viene trascinato e lotta tra la folla. Tornò a sedersi e sentì che, sapendo di trovarsi alla presenza di una persona che credeva in lui, stava tornando a essere quello di una volta.

«Non voglio» disse «danneggiare Bulstrode che mi ha prestato il denaro di cui avevo bisogno – sebbene adesso preferirei non averlo ricevuto. È perseguitato, infelice, e la sua salute è compromessa. Ma vorrei dirvi tutto. Per me sarà un conforto parlare, giacché la vostra fiducia ha preceduto le mie parole e non sembrerà che voglia farmi io stesso garante della mia onestà. Vi renderete conto di ciò che torna a vantaggio di un altro, come pure di ciò che torna a mio vantaggio.»

«Abbiate fiducia in me,» disse Dorothea «non riferirò nulla a nessuno senza il vostro permesso. Ma almeno potrei dire che mi avete chiarito tutte le circostanze e che io so che non siete colpevole in alcun modo. Mr Farebrother mi crederebbe, come pure mio zio e Sir James Chettam. Anzi, ci sono anche alcune persone, a Middlemarch, dalle quali potrei andare; sebbene non mi conoscano molto bene, mi crederebbero. Sanno che non potrei essere spinta da nient’altro che l’amore per la verità e la giustizia. Impiegherei tutte le mie forze per discolparvi. Non ho quasi nulla da fare. Non potrei fare nulla di meglio al mondo.»

Ascoltando Dorothea, mentre lei forniva questa ingenua descrizione di ciò che avrebbe fatto, si sarebbe creduto che potesse farlo davvero. La penetrante tenerezza della sua voce femminile pareva fatta per assumere la difesa contro chi era pronto ad accusare. Lydgate non pensò affatto che lei avesse degli atteggiamenti donchisciotteschi; per la prima volta nella sua vita si abbandonò alla stupenda sensazione di affidarsi completamente a una comprensione generosa senza essere trattenuto dalla sua orgogliosa riservatezza. Così le raccontò tutto, dal momento in cui, sotto la pressione delle sue difficoltà economiche, aveva rivolto suo malgrado il primo appello a Bulstrode; a poco a poco, sollevato da questo sfogo, riuscì a esprimere in modo più esauriente ciò che era avvenuto nella sua mente – insistendo sul fatto che il suo modo di curare il paziente si opponeva alla pratica comune, sui suoi dubbi sopravvenuti alla fine, sulla sua concezione ideale del dovere di un medico e la sua inquieta consapevolezza che, accettando quel denaro, egli aveva per certi versi modificato la sua inclinazione personale e il suo comportamento professionale, senza tuttavia apportare alcun cambiamento nell’adempimento di un dovere pubblicamente riconosciuto.

«Poi ho saputo» aggiunse «che Hawley ha mandato qualcuno a interrogare la governante di Stone Court, e lei ha detto di avere dato al malato tutto l’oppio contenuto nella fiala che avevo lasciato, e anche una buona dose di brandy. Ma questo non è contrario alle prescrizioni consuete, anche dei medici più autorevoli. I sospetti contro di me non hanno alcun appiglio in queste circostanze; sono basati sulla notizia, ormai diffusasi, che ho accettato del denaro, che Bulstrode aveva dei motivi pressanti per desiderare la morte di quell’uomo e che mi ha dato il denaro per comprare la mia complicità in certe oscure manovre ai danni del malato – che in ogni caso io ho accettato quel denaro per tenere la bocca chiusa. Sono proprio questi sospetti che rimangono più fortemente radicati perché sono alla base delle tendenze umane e non è possibile confutarli. Come si sia giunti a disobbedire ai miei ordini è una domanda alla quale non saprei rispondere. È tuttavia possibile che Bulstrode non sia colpevole di alcuna intenzione criminale – è anche possibile che egli non abbia nulla a che fare con questa disobbedienza e si sia semplicemente astenuto dal parlarne. Ma tutto questo non c’entra nulla con la convinzione generale. È uno di quei casi in cui un uomo viene condannato in base alla sua reputazione; si crede, senza averne la certezza, che abbia commesso un crimine perché aveva un particolare motivo per farlo; e la reputazione di Bulstrode mi ha coinvolto nella faccenda perché ho accettato il suo denaro. Sono proprio rovinato – come una spiga di grano marcia – la cosa ormai è fatta e non si può tornare indietro.»

«Oh, è terribile!» esclamò Dorothea. «Capisco quanto vi sia difficile discolparvi. E pensare che tutto questo è accaduto a voi che volevate condurre una vita più elevata e scoprire dei sentieri più nobili! Non riesco a sopportare l’idea che sia qualcosa di irreparabile. Io so quali erano i vostri propositi. Ricordo ciò che mi avete detto quando mi avete parlato per la prima volta dell’ospedale. Non c’è nessun dolore a cui abbia pensato così spesso... amare ciò che è grande, tentare di raggiungerlo, e nonostante tutto fallire.»

«Sì» rispose Lydgate, sentendo che in lei aveva trovato spazio per una piena comprensione del suo dolore. «Avevo delle ambizioni. Speravo che tutto andasse diversamente. Pensavo di avere più forza e abilità. Ma gli ostacoli più terribili sono quelli che nessuno può vedere, tranne noi stessi.»

«Se...» disse Dorothea con aria assorta «se per esempio continuassimo a dirigere l’ospedale secondo il piano attuale, e voi rimaneste qui seppure soltanto con l’amicizia e il sostegno di alcuni, l’ostilità che si è creata intorno a voi a poco a poco scomparirebbe; le circostanze costringerebbero la gente a riconoscere di essere stata ingiusta con voi e a capire che i vostri propositi erano onesti. Potreste ancora conquistarvi grande fama come quei Louis e Laënnec di cui vi ho sentito parlare, e noi saremo tutti orgogliosi di voi» concluse con un sorriso.

«Forse, se avessi però quella fiducia in me che avevo un tempo» rispose tristemente Lydgate. «Nulla mi dà più fastidio dell’idea di voltarmi e scappar via di fronte a questa calunnia, senza combatterla. Tuttavia non posso chiedere a nessuno di investire molto denaro in un progetto che dipende da me.»

«Per quanto mi riguarda, ne varrebbe davvero la pena» disse Dorothea con gran semplicità. «Pensate un po’. Mi trovo molto a disagio col mio denaro, perché mi si dice che non ne ho abbastanza per uno di quei grandi progetti che mi interessano di più, e tuttavia ne ho troppo. Non so che cosa fare. Ho una rendita personale di settecento sterline all’anno dal mio patrimonio personale, millenovecento sterline all’anno che mi ha lasciato Mr Casaubon, e in più tre o quattromila sterline disponibili in banca. Volevo fare un prestito che avrei rimborsato poco alla volta dalla mia rendita, di cui non ho bisogno, per comprare delle terre e fondarvi un villaggio che avrebbe dovuto essere una sorta di scuola industriale; ma Sir James e mio zio mi hanno convinta che il rischio sarebbe troppo grande. Quindi vedete che ciò che mi rallegrerebbe di più sarebbe impiegare il mio denaro in qualcosa di utile: vorrei che rendesse più felice la vita di altra gente. Mi rende molto inquieta... avere tanto denaro di cui non ho bisogno.»

Sul viso triste di Lydgate comparve un sorriso. L’ingenuo fervore di Dorothea, e l’espressione seria che aveva accompagnato le sue parole, erano irresistibili – amalgamati in un adorabile insieme con la sua pronta capacità di comprensione di ogni nobile esperienza. (Dell’esperienza più ordinaria, che ricopre un così grande ruolo nel mondo, la povera Mrs Casaubon non aveva che una conoscenza vaga e limitata che la sua immaginazione, d’altra parte, non aiutava affatto.) Ella prese il sorriso di Lydgate per un incoraggiamento al suo progetto.

«Adesso capite, credo, che vi fate troppi scrupoli» disse in tono persuasivo. «L’ospedale sarebbe già un vantaggio; e restituire alla vostra vita la sua completezza e la felicità sarebbe un altro vantaggio.»

Il sorriso di Lydgate era sparito. «Voi possedete la bontà come pure il denaro per fare tutto questo; se si potesse farlo» disse lui. «Ma...»

Esitò un momento, guardando vagamente verso la finestra; Dorothea rimase seduta e attendeva in silenzio. Finalmente Lydgate si girò verso di lei e disse con impeto:

«Perché non dovrei dirvelo? Voi sapete che tipo di legame è quello del matrimonio. Capirete tutto.»

Dorothea sentì che il suo cuore cominciava a battere più forte. Provava anche lui quella sofferenza? Ma ebbe paura di parlare ed egli proseguì:

«Non posso fare nulla adesso... prendere una decisione senza tenere conto della felicità di mia moglie. Ciò che mi piacerebbe fare, se fossi solo, non mi è più consentito farlo. Non posso vederla infelice. Mi ha sposato senza sapere a cosa andava incontro, e forse per lei sarebbe stato meglio se non mi avesse sposato.»

«Lo so, lo so – non vorreste procurarle un dolore, se non foste costretto a farlo» disse Dorothea, con l’amaro ricordo della propria vita.

«E lei si è messa in testa di non restare qui. Vuole andarsene. Le sofferenze che ha patito l’hanno stancata» disse Lydgate, interrompendosi per paura di dire troppo.

«Ma se capisse il bene che voi potreste fare restando...» disse Dorothea, con un tono di rimprovero, guardando Lydgate come se egli avesse dimenticato le ragioni che erano state appena considerate. Lui non rispose subito.

«Non lo capirebbe» disse infine, bruscamente, credendo in un primo momento che non ci sarebbe stato bisogno di ulteriori spiegazioni. «E io, in verità, ho perso ogni desiderio di continuare a vivere qui.» Indugiò un momento e poi, cedendo all’impulso di fare penetrare Dorothea più profondamente nelle difficoltà della sua vita, aggiunse: «Il fatto è che questa disgrazia è piombata su di lei in maniera confusa. Non abbiamo avuto modo di parlarne insieme. Non so che cosa lei ne pensi: forse teme che abbia commesso davvero una bassezza. È colpa mia; dovrei essere più aperto. Ma ho sofferto terribilmente».

«Posso andare a trovarla?» chiese con ardore Dorothea. «Pensate che accetterebbe la mia comprensione? Le direi che non siete stato giudicato biasimevole se non da voi stesso. Le direi che sarete discolpato da ogni persona giusta. La conforterei. Volete chiederle se posso andare a trovarla? L’ho già incontrata una volta.»

«Certo che potete» rispose Lydgate, accogliendo la proposta con una certa speranza. «Si sentirebbe onorata – rincorata, penso, dalla prova che almeno voi avete stima di me. Non le parlerò della vostra visita – di modo che lei non possa collegarla ai miei desideri. So benissimo che non avrei dovuto lasciare che sapesse tutto dagli altri, ma...»

Si interruppe e ci fu un istante di silenzio. Dorothea si trattenne dal dire ciò che aveva in mente – come ben sapeva quali invisibili barriere possono erigersi tra un marito e una moglie impedendo loro di parlarsi. Questo era un argomento a proposito del quale perfino la comprensione avrebbe potuto provocare una ferita. Tornò quindi all’aspetto più esteriore della situazione di Lydgate, dicendo gaiamente:

«Se Mrs Lydgate sapesse che ci sono degli amici disposti a credere in voi e ad appoggiarvi, allora forse sarebbe felice di vedervi rimanere al vostro posto e riacquistare le vostre speranze – di vedervi realizzare i vostri progetti. Forse allora capireste che era giusto accettare la mia proposta di continuare a lavorare all’ospedale. L’accettereste sicuramente, se aveste ancora fiducia nei servizi che può rendere la vostra scienza.»

Lydgate non rispose, e lei capì che si dibatteva nel dubbio.

«Non c’è bisogno di decidere immediatamente» disse con dolcezza. «Tra qualche giorno farò ancora in tempo a mandare la mia risposta a Mr Bulstrode.»

Lydgate aspettò ancora, e infine cominciò a parlare con il tono più deciso:

«No, preferisco non indugiare nell’esitazione. Non sono più molto sicuro di me stesso – voglio dire di ciò che mi sarebbe possibile fare nelle mutate condizioni della mia vita. Non sarebbe onesto lasciare che altri si impegnino in qualcosa di serio contando su di me. Potrei essere costretto ad andarmene, dopotutto; vedo scarse possibilità che avvenga il contrario. L’intera faccenda è troppo problematica; non posso acconsentire a farvi sprecare la vostra bontà. No... lasciate che il nuovo ospedale venga unito alla vecchia infermeria, e che tutto continui come se io non fossi mai venuto qui. Da quando me ne occupo, ho tenuto un registro prezioso; lo manderò a qualcuno che potrà servirsene» concluse con amarezza. «Per parecchio tempo non potrò pensare ad altro che a guadagnarmi da vivere.»

«Mi addolora moltissimo sentirvi parlare con tanta disperazione» disse Dorothea. «Sarebbe una gioia per i vostri amici che credono nel vostro avvenire, nella vostra capacità di fare grandi cose, se consentiste loro di risparmiarvi tutto questo. Pensate a quanto denaro possiedo; sarebbe come liberarmi da un peso se ne prendeste un po’ ogni anno finché non vi sarete liberato da questo bisogno di guadagnarvi da vivere che vi è di ostacolo. Perché non si dovrebbe farlo? È così difficile dividere le cose in parti uguali. Questo è uno dei modi.»

«Dio vi benedica, Mrs Casaubon!» esclamò Lydgate, alzandosi in un impulso improvviso e appoggiando il braccio sulla spalliera della grande sedia rivestita di pelle su cui era stato seduto. «È meraviglioso che abbiate dei sentimenti simili. Ma io non mi permetterei mai di approfittarne. Finora non ho dato garanzie sufficienti. Almeno, quindi, non devo cadere tanto in basso da farmi sovvenzionare per un lavoro che non ho mai compiuto. Riesco a vedere con chiarezza che l’unica via d’uscita, per me, è quella di lasciare Middlemarch il più presto possibile. Qui, nella migliore delle ipotesi, non riuscirei a guadagnarmi da vivere per parecchio tempo, e... in un posto nuovo è più facile affrontare i cambiamenti necessari. Devo agire come agiscono gli altri, e pensare a ciò che farà piacere alla gente e frutterà denaro; devo cercare di aprirmi un varco tra la folla di Londra e farmi avanti; stabilirmi in una stazione termale, o andare in qualche cittadina del Sud frequentata da molti inglesi oziosi e mettermi in evidenza; è in questo tipo di guscio che devo entrare e cercare di tenere viva la mia anima.»

«Andiamo, non è coraggioso» disse Dorothea «rinunciare alla lotta!»

«No, non è coraggioso,» rispose Lydgate «ma se un uomo ha paura di una paralisi progressiva?» Poi, in tono diverso, aggiunse: «Tuttavia avete stimolato molto il mio coraggio riponendo fiducia in me. Tutto mi sembra più sopportabile da quando vi ho parlato; e se riuscirete a discolparmi agli occhi di qualcun altro, soprattutto di Farebrother, ve ne sarò profondamente grato. Ma vi chiederei di non parlare della disobbedienza ai miei ordini. Questo verrebbe subito travisato. Dopotutto non vi è altra prova in mio favore se non l’opinione che la gente aveva di me prima. Vi chiedo di riferire soltanto ciò che ho detto su me stesso».

«Mr Farebrother mi crederà – altri mi crederanno» disse Dorothea. «Le mie parole mostreranno quanto sia stupido supporre che vi sareste lasciato corrompere per commettere un’infamia.»

«Non lo so» disse Lydgate, la cui voce risuonò come un lamento. «Non ho ancora accettato del denaro per farmi corrompere. Ma esiste un pallido riflesso della corruzione che talvolta si chiama prosperità. Mi farete allora un’altra grande gentilezza, e verrete a trovare mia moglie?»

«Sì, certo. Ricordo quanto è graziosa» rispose Dorothea, nella cui mente ogni impressione prodotta da Rosamond si era scolpita profondamente. «Spero che le piacerò.»

Allontanandosi a cavallo, Lydgate pensò: “Questa giovane creatura ha un cuore grande come quello della Vergine Maria. Non si preoccupa affatto del proprio futuro, e darebbe via subito metà della sua fortuna come se non avesse bisogno d’altro che di un trono su cui sedersi e da cui poter abbassare il suo sguardo limpido sui poveri mortali che le rivolgono le loro preghiere. Sembra possedere ciò che non ho mai visto in una donna... una fonte di amicizia per gli uomini... un uomo riesce a sentirsela amica. Casaubon deve aver fatto balenare in lei l’illusione di una vita eroica. Mi domando se possa provare un tipo di passione differente per un uomo... Ladislaw?... C’era sicuramente un sentimento inconsueto tra loro. E Casaubon se ne sarà accorto. Ebbene... il suo amore potrebbe aiutare un uomo ancora di più del suo denaro”.

Da parte sua Dorothea aveva subito escogitato un piano per liberare Lydgate dal suo obbligo verso Bulstrode che, ne era certa, costituiva una parte, sia pure piccola, dell’oppressione dolorosa che gravava su di lui. Improvvisamente si sedette, ispirata dal loro recente colloquio, e scrisse un breve biglietto in cui affermava di avere più diritto di Mr Bulstrode al piacere di fornire a Lydgate il denaro necessario – che sarebbe stato scortese, da parte di Lydgate, non consentirle di aiutarlo in questa piccola circostanza, visto che il favore veniva reso essenzialmente a lei che aveva così poche occasioni ben precise di utilizzare il suo denaro superfluo. Poteva definirla una sua creditrice o qualcos’altro, purché accettasse la sua richiesta. Allegò un assegno di mille sterline e decise di portare la lettera con sé, il giorno seguente, quando sarebbe andata a trovare Rosamond.

Middlemarch
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