LXI

«Due tesi contraddittorie» rispose Imlac «non possono essere entrambe giuste, ma attribuite all’uomo possono rivelarsi entrambe vere.»

Rasselas

Quella sera stessa, quando Mr Bulstrode tornò da un viaggio d’affari a Brassing, la sua brava moglie gli andò incontro nell’atrio e lo trascinò nel suo soggiorno privato.

«Nicholas,» disse con ansia, fissando su di lui i suoi occhi onesti, «è venuto a cercarti un uomo così sgradevole che ne sono ancora sconvolta.»

«Che tipo di uomo, mia cara?» chiese Mr Bulstrode, terribilmente certo della risposta.

«Un uomo dal viso rosso con dei grandi favoriti e con un modo di comportarsi assai impudente. Ha affermato di essere un tuo vecchio amico, e ha detto che ti sarebbe dispiaciuto di non vederlo. Voleva aspettarti qui, ma io gli ho detto che poteva incontrarti domani alla banca. È stato davvero impudente! – Mi ha squadrata e ha detto che il suo amico Nick era stato fortunato con le mogli. Non penso che se ne sarebbe andato se Blucher non avesse spezzato la catena e non si fosse precipitato nel viale – perché io ero in giardino; allora ho detto: “Fareste meglio ad andare via – il cane è molto feroce e non posso trattenerlo”. Conosci davvero quell’uomo?»

«Credo di sapere di chi si tratta, mia cara,» disse Bulstrode con la sua solita voce sommessa «un disgraziato sfortunato e dissoluto che io in passato ho aiutato troppo. Comunque, penso che non ti disturberà più. Probabilmente verrà alla banca – a mendicare, senza dubbio.»

Non si dissero altro in proposito fino al giorno seguente, quando Mr Bulstrode, tornato dalla città, si stava vestendo per il pranzo. Sua moglie, non sicura che fosse rincasato, guardò nel suo spogliatoio e lo vide senza giacca e senza cravatta, con un braccio appoggiato su un cassettone mentre fissava con sguardo assente il pavimento. Al suo ingresso egli trasalì nervosamente e alzò gli occhi.

«Sembra che tu stia molto male, Nicholas. C’è qualcosa che non va?»

«Ho un forte mal di testa» disse Mr Bulstrode, che si sentiva male così spesso che sua moglie era sempre pronta a credere in questo motivo di abbattimento.

«Siediti e lasciati fare delle spugnature con l’aceto.»

Fisicamente Mr Bulstrode non aveva bisogno dell’aceto, ma moralmente questa affettuosa premura lo sollevò. Sebbene fosse sempre gentile, era abituato ad accettare simili servizi con la freddezza tipica di un marito, come se essi rientrassero nei doveri di sua moglie. Ma quel giorno, mentre la donna si piegava su di lui, disse: «Sei molto buona, Harriet». Il suo tono risuonò nuovo all’orecchio di Mrs Bulstrode; non sapeva esattamente in che cosa consistesse la novità, ma la sua premura di donna si trasformò nell’idea repentina che forse egli stava per ammalarsi.

«Qualcosa ti ha turbato?» disse. «Quell’uomo è venuto a trovarti alla banca?»

«Sì; è stato come pensavo. È un uomo che un tempo avrebbe potuto prendere una buona piega. Ma è caduto in basso diventando una creatura depravata e dedita al bere.»

«È davvero partito?» chiese Mrs Bulstrode con ansia; ma per qualche motivo si trattenne dall’aggiungere: “È stato molto sgradevole sentire che si reputava tuo amico”. In quel momento non voleva dire nulla che lasciasse trasparire ciò che aveva sempre pensato delle vecchie conoscenze di suo marito, che considerava di un livello inferiore a quello delle sue. Non che lei ne sapesse molto. Suo marito, dapprima impiegato presso una banca, in seguito era entrato in quelli che chiamava «gli affari della capitale» e si era guadagnato una fortuna prima di raggiungere i trentatré anni; poi aveva sposato una vedova molto più anziana di lui – una dissidente, e per altri aspetti dotata di quelle caratteristiche negative che di solito si ravvisano in una prima moglie quando la si analizza mediante il giudizio spassionato della seconda. Questo era tutto ciò che lei aveva mai saputo, oltre a quello che i racconti occasionali di Mr Bulstrode lasciavano intravedere delle sue iniziali tendenze religiose, della sua inclinazione a diventare un predicatore, e della sua partecipazione agli sforzi dei missionari e dei filantropi. Mrs Bulstrode credeva in lui come in un uomo eccellente la cui devozione religiosa possedeva una particolare superiorità in quanto proveniva da un laico, la cui influenza aveva indirizzato la sua stessa mente verso una certa gravità, e la cui parte di beni effimeri aveva elevato la sua posizione. Ma le piaceva anche pensare che Mr Bulstrode era stato assai fortunato nell’ottenere la mano di Harriet Vincy, la cui famiglia era irreprensibile sotto la luce di Middlemarch – una luce certamente migliore di quella che cadeva sulle strade o sui sagrati dei templi dissidenti di Londra. La mentalità di provincia, che era rimasta estranea alla Riforma, diffidava di Londra; e sebbene una religione sincera rappresentasse ovunque la salvezza, l’onesta Mrs Bulstrode era convinta che raggiungere la salvezza all’interno della Chiesa era più dignitoso. Desiderava tanto ignorare che suo marito era stato un dissidente di Londra, che preferiva evitare questo argomento anche quando parlava con lui. Egli ne era perfettamente consapevole; in verità, sotto certi aspetti, aveva un certo timore di questa moglie ingenua la cui religiosità acquisita e l’innata mondanità erano ugualmente sincere, che non aveva nulla di cui vergognarsi, e che lui aveva sposato per un’attrazione incondizionata che durava ancora. Ma i suoi timori erano quelli di un uomo interessato a conservare la sua supremazia riconosciuta: la perdita dell’alta stima di sua moglie, come pure di tutti quelli in cui l’antipatia manifesta non proveniva dall’odio per la verità, per lui sarebbe stato come l’inizio della morte. Quando lei disse:

«È davvero partito?»

«Oh, credo di sì» rispose lui, sforzandosi di dare alla sua voce la più calma indifferenza.

Ma in verità Mr Bulstrode era ben lungi da uno stato di serena fiducia. Durante la sua visita alla banca, Raffles aveva mostrato con chiarezza che il desiderio di tormentare, in lui, era forte quasi quanto ogni altra avidità. Aveva dichiarato francamente di avere deviato il suo percorso per venire a Middlemarch, al fine di guardarsi intorno e vedere se la zona gli andava a genio per viverci. Certo, aveva dovuto pagare dei debiti, più di quanto non si aspettasse, ma le duecento sterline non erano ancora finite: altre venticinque sterline gli sarebbero bastate per andarsene, per il momento. Desiderava soprattutto vedere il suo amico Nick e la sua famiglia, e sapere tutto sulla prosperità di un uomo a cui era tanto legato. Presto sarebbe forse ritornato per un soggiorno più lungo. Questa volta Raffles si rifiutò di essere “messo alla porta”, per usare la sua espressione – si rifiutò di lasciare Middlemarch sotto gli occhi di Bulstrode. Avrebbe preso la diligenza l’indomani – se ne avesse avuto voglia.

Bulstrode si sentiva impotente. Né le minacce né le blandizie potevano servire: non poteva fare affidamento sul timore o sulle promesse di quell’uomo. Al contrario, provava la deprimente certezza, in fondo al cuore, che Raffles – a meno che la Provvidenza non mandasse la morte per impedirglielo – sarebbe ben presto tornato a Middlemarch. E quella certezza era un terrore.

Non che corresse il pericolo di essere punito legalmente o di cadere in miseria: correva soltanto il pericolo di vedere svelati al giudizio dei suoi vicini e alla triste intuizione di sua moglie certi fatti del suo passato che avrebbero fatto di lui un oggetto di disprezzo e un motivo di vergogna per quella religione a cui si era diligentemente associato. Il terrore di essere giudicati stimola la memoria: getta una luce inevitabile su quel passato da tempo non rivisitato che di solito è stato ricordato solo attraverso frasi generiche. Anche senza la memoria, la vita viene unificata da una serie di interdipendenze sia nel suo sviluppo che nel suo declino: ma una memoria intensa obbliga un uomo a riconoscere il proprio passato riprovevole. Quando la memoria comincia a fare soffrire come una ferita riaperta, il passato di un uomo non è semplicemente una storia morta, una preparazione ormai superata del presente, non è un errore di cui ci si è pentiti, svincolato dalla vita: è una parte ancora palpitante di se stessi, che porta brividi e sapori amari e i fremiti di una vergogna meritata.

In questa seconda vita si era risvegliato il passato di Bulstrode, e solo le sue gioie sembravano avere perso la loro qualità. Giorno e notte, senza altra interruzione che quella di un breve sonno che tesseva in un presente immaginario i suoi ricordi e le sue paure, egli sentiva che le scene della sua esistenza precedente si frapponevano tra lui e ogni altra cosa, in modo così ostinato come quando guardiamo attraverso la finestra da una stanza illuminata e gli oggetti a cui voltiamo le spalle restano ancora davanti a noi, al posto dell’erba e degli alberi. Gli avvenimenti successivi, interiori ed esterni, erano lì, in un’unica visione: sebbene a turno poteva soffermarsi su ciascuno di essi, gli altri continuavano a conservare il loro posto nella sua coscienza.

Ancora una volta egli si vide come il giovane impiegato di banca, dall’aspetto gradevole, che era bravo nei calcoli quanto era loquace nel parlare e appassionato di definizioni teologiche: un membro illustre, benché giovane, della chiesa calvinista dissidente di Highbury, con una notevole esperienza nella condanna del peccato e il senso del perdono. Si sentì chiamare ancora con il nome di fratello Bulstrode nelle riunioni di preghiera, quando parlava dalle tribune delle assemblee religiose o predicava nelle case private. Si ricordò come pensava di avere la vocazione del sacerdozio e di essere portato al lavoro missionario. Quello era stato il periodo più felice della sua vita: quello era il punto in cui ora avrebbe scelto di svegliarsi e di scoprire che il resto non era che un sogno. Le persone tra le quali fratello Bulstrode era considerato insigne erano pochissime, ma gli erano molto vicine e stimolavano tanto di più la sua soddisfazione; la sua influenza non si esercitava che in uno spazio limitato, ma egli ne sentiva tanto più intensamente gli effetti. Credeva senza sforzo nella particolare opera della grazia dentro di lui, e nei segni che rivelavano che Dio lo aveva scelto come suo strumento.

Poi venne il momento della transizione; essa fu accompagnata dall’impressione di un avanzamento visto che lui, un orfano educato a una scuola commerciale di carità, fu invitato in una bella villa appartenente a Mr Dunkirk, l’uomo più ricco della congregazione. Ben presto egli diventò un amico intimo di quella famiglia, stimato dalla moglie per la sua religiosità, apprezzato per le sue capacità dal marito, la cui ricchezza era dovuta a un florido commercio nella City e nel West End. Per la sua ambizione, questo evento segnò l’origine di una nuova corrente che portò le sue prospettive di diventare “strumento” della volontà divina a conciliare considerevoli doti religiose con affari brillanti.

Dopo breve tempo si presentò un’occasione importante e decisiva: un uomo di fiducia, che lavorava presso l’azienda, morì, e al proprietario nessuno sembrò più idoneo a occupare quel posto vacante del suo giovane amico Bulstrode, se egli avesse voluto diventare il contabile di fiducia. L’offerta fu accettata. Si trattava di un’attività di prestiti su pegni, ottimamente avviata sia per la portata degli affari sia per i profitti; in breve Bulstrode si rese conto che quella fonte di ottimi guadagni si basava soprattutto sull’indulgente accettazione di qualsiasi merce offerta, senza indagare rigorosamente sulla sua provenienza. D’altronde esisteva una filiale nel West End i cui traffici non presentavano nessun aspetto meschino o losco che potesse dare l’idea di un lavoro vergognoso.

Si ricordò dei suoi primi momenti di esitazione, segreti e pieni di dibattiti interiori che talvolta assumevano la forma di una preghiera. Quel giro di affari era già esistente e aveva delle vecchie radici; non sono forse due cose del tutto differenti quelle di fare sorgere un nuovo spaccio di alcolici e di accettare un posto in uno vecchio? I guadagni ricavati dalle anime perdute – com’è possibile tracciare il limite in cui essi cominciano nelle transazioni umane? Non era forse quello il modo in cui Dio stesso salvava i suoi eletti? “Tu sai” – aveva detto allora il giovane Bulstrode, come diceva adesso il vecchio Bulstrode – “Tu sai come il mio animo resta lontano da queste cose – come le considero tutte degli attrezzi per coltivare il Tuo giardino e sottrarlo al deserto.”

Non gli mancavano certo le metafore e i precedenti; né mancavano quelle particolari esperienze spirituali che infine fecero apparire il mantenimento del suo posto come un servizio chiestogli: la prospettiva di ricchezza si era già aperta, e le esitazioni di Bulstrode restarono segrete. Mr Dunkirk non si era mai aspettato la minima esitazione: non aveva mai pensato che il commercio avesse qualcosa a che fare con il disegno di salvezza. E la verità è che Bulstrode si ritrovò a condurre due vite distinte; la sua attività religiosa non poteva essere incompatibile con i suoi affari visto che, riflettendoci, si era persuaso che non esisteva alcuna incompatibilità.

Nuovamente assediato da quel passato, Bulstrode ritrovò gli stessi pretesti. In verità, gli anni li avevano incessantemente tessuti in una massa compatta e intricata, simile a un ammasso di ragnatele che attenuava la sua sensibilità morale; anzi, man mano che l’età rendeva più forte, ma meno adatto a gioire il suo egoismo, la sua anima si saturava ancora di più della convinzione che egli aveva sempre agito per amore di Dio, restando personalmente indifferente a ogni cosa. E tuttavia – se avesse potuto tornare indietro fino a quel punto remoto della sua giovinezza povera – ebbene, allora avrebbe scelto di diventare missionario.

Ma la concatenazione di eventi in cui si era rinchiuso proseguì. Accaddero degli avvenimenti tristi nella bella villa di Highbury. Qualche anno prima l’unica figlia era fuggita di casa, rinnegando i suoi genitori, e si era data alle scene; poi morì l’unico figlio, e poco dopo morì anche Mr Dunkirk. Sua moglie, una donna semplice e pia, rimasta sola con tutta la ricchezza che proveniva da quel florido commercio di cui aveva sempre ignorato l’esatta natura, aveva cominciato ad avere fiducia in Bulstrode e ad adorarlo innocentemente come le donne spesso adorano il loro pastore o il loro ministro “fatto uomo”. Era naturale che dopo un certo periodo si dovesse pensare a un matrimonio tra i due. Ma Mrs Dunkirk provava dei rimorsi ed era inquieta per sua figlia, da tempo ormai considerata perduta per Dio e per i suoi genitori. Si sapeva che questa figlia si era sposata, ma se ne erano perse completamente le tracce. La madre, avendo perso l’unico figlio, immaginava la gioia di avere un nipote e desiderava ritrovare sua figlia per un doppio motivo. Se fosse stata ritrovata, avrebbe saputo come utilizzare la sua fortuna, tanto più se i nipoti erano parecchi. Bisognava fare dei tentativi per trovarla prima che Mrs Dunkirk si risposasse. Anche Bulstrode partecipò alle ricerche; ma dopo essere ricorsa a delle inserzioni e a ogni altro mezzo, la madre si convinse che era impossibile ritrovare sua figlia e acconsentì a sposarsi senza riserve di proprietà.

La figlia in realtà era stata trovata; ma soltanto un uomo, oltre a Bulstrode, lo sapeva, e fu pagato per mantenere il silenzio e scomparire.

Questi erano i semplici fatti che adesso Bulstrode era costretto a vedere nei rigidi contorni con cui le azioni si presentano agli osservatori esterni. Ma per lui, in quel tempo lontano, e anche ora nel bruciante ricordo, i fatti si scomponevano in piccole sequenze ciascuna delle quali era giustificata, perché era il frutto di ragionamenti che parevano dimostrare la giustezza delle sue azioni. Bulstrode pensava che circostanze provvidenziali avevano sanzionato fino a quel momento il corso degli eventi, indicandogli il modo di eseguire la volontà divina e di impiegare nella maniera migliore una grande ricchezza, sottraendola a un cattivo uso. Era sopraggiunta la morte insieme ad altre circostanze sorprendenti quali la fiducia di una donna; Bulstrode avrebbe potuto appropriarsi delle parole di Cromwell: “Li chiamate avvenimenti ordinari? Che il Signore abbia pietà di voi!”. Quegli avvenimenti erano relativamente insignificanti, ma la condizione essenziale era lì – vale a dire, essi erano favorevoli ai suoi fini. Era facile per lui stabilire ciò che egli doveva agli altri ricercando quali fossero le intenzioni di Dio nei suoi riguardi. Poteva considerarsi un servizio reso a Dio se una parte notevole di questo patrimonio fosse andata a una giovane donna e a suo marito che erano dediti alle occupazioni più frivole, e che avrebbero potuto disperderla all’estero per cose futili – persone che sembravano trovarsi fuori della strada di eccezionali circostanze provvidenziali? Bulstrode non si era mai detto prima: “Questa figlia non deve essere ritrovata”; tuttavia, quando giunse il momento, tenne nascosta la sua esistenza, e in seguito consolò la madre dicendole che probabilmente quella infelice fanciulla aveva lasciato questo mondo.

C’erano momenti in cui Bulstrode sentiva che il suo comportamento era disonesto; ma come poteva tornare indietro? Si abbandonava a esami di coscienza, si riconosceva colpevole, e poi si aggrappava all’idea della redenzione e proseguiva per la sua strada considerandosi uno strumento divino. Dopo cinque anni si presentò ancora la Morte a spianargli la strada portandogli via sua moglie. A poco a poco ritirò il suo capitale dal commercio, ma non fece i sacrifici necessari per porre fine ai vecchi affari che continuarono ancora per tredici anni prima di cessare definitivamente. Nel frattempo Nicholas Bulstrode aveva usato le sue centomila sterline con discrezione, e stava diventando un importante uomo di provincia, con una posizione solida – un banchiere, un uomo di chiesa, un benefattore pubblico; era anche socio accomandante in alcune imprese commerciali dove indirizzava la sua abilità verso il risparmio delle materie prime, come nel caso delle tinture che avevano fatto marcire le sete di Mr Vincy. E adesso che questa rispettabilità era durata indisturbata per quasi trent’anni – che tutto ciò che l’aveva preceduta era rimasto a lungo sopito nella sua coscienza –, quel passato era riapparso e aveva sommerso i suoi pensieri sotto l’irruzione terribile di una sensazione nuova che schiacciava quella debole creatura.

Tuttavia, durante la sua conversazione con Raffles, aveva saputo qualcosa di molto importante, qualcosa che aveva preso parte attiva nel conflitto dei suoi desideri e delle sue paure. Egli credette di intravedere in essa un mezzo per raggiungere la salvezza spirituale, e forse anche quella materiale.

La salvezza spirituale, in lui, era un bisogno innato. Ci possono essere degli ipocriti grossolani che fingono consapevolmente di avere credenze ed emozioni per il solo piacere di ingannare il mondo, ma Bulstrode non era uno di questi. Era semplicemente un uomo i cui desideri erano stati più forti delle sue convinzioni teoriche, e che aveva finito per giustificare l’appagamento dei propri desideri considerandoli perfettamente in armonia con quelle convinzioni. Se questa è ipocrisia, è un processo che si manifesta di tanto in tanto in tutti noi, a qualsiasi confessione apparteniamo, e quale che sia la nostra credenza nella futura perfettibilità della razza umana o nell’avvicinarsi della fine del mondo; sia se consideriamo la terra come un nido in putrefazione per pochi eletti destinati a salvarsi, includendo noi stessi, sia se abbiamo una fede intensa nella solidarietà del genere umano.

Il servizio che poteva rendere alla causa della religione aveva costituito, per tutta la sua vita, la motivazione addotta per spiegarsi la scelta delle sue azioni: era stato anche il motivo che aveva sostenuto nelle sue preghiere. Chi avrebbe usato il denaro e la posizione sociale meglio di quanto lui intendesse fare? Chi poteva superarlo nell’orrore di se stesso e nell’esaltazione della causa di Dio? E per Mr Bulstrode la causa di Dio era qualcosa di distinto dalla rettitudine della propria condotta: lo aiutava a discernere i nemici di Dio che dovevano essere usati semplicemente come strumenti e tenuti lontano, per quanto era possibile, dal denaro e dall’importanza che esso procura. Inoltre, gli investimenti redditizi nelle attività in cui il potere del principe di questo mondo rivelava i suoi espedienti più attivi, venivano consacrati dalla giusta applicazione degli utili nelle mani di un servo di Dio.

Questo ragionamento implicito fondamentalmente non è più caratteristico della fede evangelica di quanto l’uso di frasi altisonanti per esprimere motivazioni meschine sia caratteristico degli inglesi. Non c’è nessuna dottrina generale che non sia in grado di corrodere la nostra moralità se essa non è controllata dall’abitudine radicata alla comprensione diretta di ciascuno dei nostri simili.

Ma un uomo che crede in una cosa diversa dalla propria avidità ha necessariamente una coscienza o una norma morale a cui più o meno si adatta. La norma di Bulstrode era stata la sua utilità alla causa di Dio: “Sono un peccatore e una nullità – un vaso da consacrare con l’uso – ebbene, usatemi!”; questo era lo stampo in cui aveva compresso il suo immenso bisogno di essere un personaggio importante e preponderante. E ora era giunto il momento in cui quello stampo sembrava in pericolo di essere rotto e gettato via per sempre.

E se le azioni alle quali si era rassegnato perché facevano di lui uno strumento più potente della gloria divina fossero diventate il bersaglio dei derisori e l’offuscamento di quella gloria? Se era questa la decisione della Provvidenza, allora sarebbe stato scacciato dal tempio come uno che aveva portato offerte immonde.

Da tempo ormai pronunciava parole di pentimento. Ma ora si presentava un pentimento di un sapore più amaro, e una Provvidenza minacciosa lo spingeva verso un tipo di espiazione che non era semplicemente un’operazione dottrinale. Il tribunale divino aveva cambiato aspetto per lui; l’autoprostrazione non bastava più, bisognava offrire il risarcimento con la propria mano. Era proprio davanti al suo Dio che Bulstrode stava per tentare l’unico risarcimento che gli sembrava possibile: un grande terrore si era impadronito della sua costituzione sensibile, e lo scottante avvicinarsi della vergogna risvegliava in lui un nuovo bisogno spirituale. Notte e giorno, mentre quel minaccioso passato risuscitato creava in lui uno scrupolo di coscienza, si domandava con quale mezzo avrebbe potuto ritrovare la pace e la fiducia – con quale sacrificio avrebbe potuto fermare il castigo. La sua convinzione, in questi momenti di terrore, era che se avesse fatto spontaneamente qualcosa di giusto, Dio lo avrebbe salvato dalle conseguenze delle sue cattive azioni. Perché la religione può mutare soltanto quando mutano le emozioni che la compongono; e la religione fatta di paura personale rimane quasi al livello di quella dei selvaggi.

Aveva visto Raffles allontanarsi sulla diligenza di Brassing, e questo gli provocava un sollievo temporaneo; eliminava l’oppressione di un terrore immediato, ma non poneva fine al conflitto spirituale né al bisogno di garantirsi una protezione. Prese infine una decisione penosa e scrisse una lettera a Will Ladislaw pregandolo di raggiungerlo a The Shrubs quella sera stessa alle nove per un colloquio privato. Will non fu affatto sorpreso da quella richiesta e la collegò a qualche nuovo progetto riguardante il «Pioneer»; ma quando fu fatto entrare nello studio di Mr Bulstrode fu colpito dall’aspetto penosamente esausto del viso del banchiere, e stava per dire: “State male?”, quando, riprendendosi, si informò soltanto di Mrs Bulstrode e chiese se fosse soddisfatta del quadro compratole.

«Grazie, è molto soddisfatta; è uscita con le figlie stasera. Vi ho pregato di venire, Mr Ladislaw, perché desidero farvi una comunicazione di natura molto privata – in verità, direi, sacrosantamente riservata. Nulla, presumo, è stato più lontano dai vostri pensieri del fatto che ci siano stati degli importanti legami, nel passato, che potrebbero legare la vostra storia alla mia.»

Will provò qualcosa di simile a una scossa elettrica. Si trovava già in uno stato di acuta sensibilità e di agitazione a malapena placata riguardo a certi legami del passato, e i suoi presentimenti non furono piacevoli. Tutto questo gli sembrava simile alle fluttuazioni di un sogno – come se l’azione cominciata da quell’estraneo chiassoso e borioso venisse continuata da questo esempio di rispettabilità dagli occhi pallidi e dall’aspetto malaticcio, il cui tono sommesso e il linguaggio manierato in questo momento gli risultavano ripugnanti quasi quanto il ricordo del loro contrasto. Cambiando visibilmente colore, rispose:

«No, certamente, nulla.»

«Voi vedete dinanzi ai vostri occhi, Mr Ladislaw, un uomo profondamente affranto. Se non fosse per le necessità pressanti della mia coscienza e per la consapevolezza di trovarmi davanti al tribunale di Colui che non giudica come giudicano gli uomini, nulla mi obbligherebbe a farvi la rivelazione per la quale questa sera vi ho chiesto di venire qui. Di fronte alle leggi umane, non potete esigere da me diritti di alcun genere.»

Will si sentì a disagio ancora più che stupito. Mr Bulstrode si era interrotto, poggiando la testa sulla mano e guardando il pavimento. Ma subito dopo fissò il suo sguardo indagatore su Will e disse:

«Mi è stato detto che vostra madre si chiamava Sarah Dunkirk e che fuggì dai suoi parenti per dedicarsi al teatro. Mi è stato anche detto che vostro padre un tempo era molto dimagrito a causa di una malattia. Posso chiedervi se potete confermare queste affermazioni?»

«Sì, sono tutte esatte» disse Will, colpito dall’ordine in cui erano state presentate quelle domande che sarebbe stato più logico aspettarsi precedessero le prime allusioni fatte dal banchiere. Ma Mr Bulstrode quella sera aveva seguito l’ordine delle sue emozioni; non aveva alcun dubbio che era giunto il momento di fare ammenda e di pagare il suo debito, e sentiva un forte impulso a manifestare quel pentimento attraverso il quale avrebbe scongiurato il pericolo del castigo.

«Conoscete qualche particolare della famiglia di vostra madre?» continuò.

«No; lei preferiva non parlarne. Era una donna molto generosa e rispettabile» disse Will, quasi con rabbia.

«Non voglio dire nulla contro di lei. Vi ha mai parlato di sua madre?»

«L’ho sentita dire che pensava che sua madre non sapesse il motivo per cui era fuggita. Diceva “povera mamma!” con un tono di pietà.»

«Quella madre diventò mia moglie» disse Bulstrode; e poi fece una breve pausa prima di aggiungere: «Avete dei diritti da esigere da me, Mr Ladislaw: come ho detto prima, non dei diritti legali, ma riconosciuti dalla mia coscienza. Io mi sono arricchito attraverso quel matrimonio – un risultato che probabilmente non sarebbe stato raggiunto – di certo non nella stessa misura – se vostra nonna fosse riuscita a ritrovare sua figlia. Quella figlia, da quanto ho saputo, non è più in vita!»

«No» disse Will, sentendo crescere in lui la diffidenza e il disgusto così impetuosamente che, senza sapere bene ciò che faceva, prese il cappello e si alzò. Sentiva l’impulso di respingere quel legame appena svelatogli.

«Vi prego, sedetevi, Mr Ladislaw» disse Bulstrode con ansia. «Senza dubbio siete stupito da questa scoperta improvvisa. Ma vi chiedo di essere paziente con un uomo che è già sopraffatto da una sofferenza interiore.»

Will riprese il suo posto, provando una certa pietà mescolata a disprezzo per questa umiliazione volontaria da parte di un uomo di una certa età.

«Ho intenzione, Mr Ladislaw, di riparare al torto fatto a vostra madre. So che non avete ricchezze, e desidero fornirvene da una riserva che probabilmente sarebbe stata già vostra, se vostra nonna avesse avuto la certezza dell’esistenza di vostra madre e fosse riuscita a ritrovarla.»

Mr Bulstrode tacque. Aveva l’impressione di compiere un’azione straordinariamente coscienziosa a giudizio del suo uditore, e un atto di penitenza agli occhi di Dio. Non c’era nulla che potesse fargli comprendere lo stato d’animo di Will Ladislaw, che già soffriva per le chiare allusioni fatte da Raffles, e la cui naturale prontezza nel percepire le cose era stimolata dall’attesa di ulteriori rivelazioni che avrebbe preferito ricacciare nell’ombra. Will restò in silenzio per qualche istante, finché Mr Bulstrode, che alla fine del suo discorso aveva fissato gli occhi sul pavimento, li alzò con uno sguardo indagatore che Will ricambiò pienamente dicendo:

«Immagino che voi sapevate bene dell’esistenza di mia madre, così come sapevate dove trovarla.»

Bulstrode trasalì – un tremito visibile percorse il suo viso e le sue mani. Era totalmente impreparato a una simile reazione, o a vedersi costretto a rivelare più di quanto non avesse ritenuto necessario fare. Ma in quel momento non osò mentire, e improvvisamente si sentì malcerto su quel terreno dove prima si era mosso con una certa sicurezza.

«Non nego che le vostre congetture siano giuste» rispose con voce esitante. «E desidero fare ammenda nei vostri confronti in quanto siete l’unico sopravvissuto che ha subito una perdita a causa mia. Voi capite, spero, il mio proposito, Mr Ladislaw, che si ricollega a diritti superiori a quelli meramente umani e, come ho già detto, è assolutamente svincolato da qualsiasi costrizione legale. Sono pronto a ridurre le mie risorse personali e le prospettive della mia famiglia impegnandomi ad assegnarvi una rendita di cinquecento sterline all’anno, mentre sono in vita, e a lasciarvi un capitale proporzionale alla mia morte – anzi, a fare ancora di più, se dovesse essere necessario per qualche vostro progetto lodevole.» Mr Bulstrode aveva aggiunto questi dettagli con la speranza che essi agissero fortemente su Ladislaw, e fondessero tutti gli altri sentimenti in un’accettazione riconoscente.

Ma Will aveva un’aria di estrema ostinazione, così imbronciato e con le dita infilate nelle tasche laterali. Non era per nulla intenerito, e disse con fermezza:

«Prima di dare una qualsiasi risposta alla vostra proposta, Mr Bulstrode, devo pregarvi di rispondere a una o due domande. Eravate coinvolto nel giro di affari da cui hanno avuto origine quelle ricchezze di cui parlate?»

Mr Bulstrode pensò: “Raffles gli ha detto tutto”. Come poteva rifiutarsi di rispondere quando lui stesso aveva fornito lo spunto per quella domanda? Quindi rispose: «Sì».

«E quel giro di affari era... oppure no... del tutto disonesto – o meglio, se la sua natura fosse stata resa pubblica, non avrebbe forse fatto annoverare le persone in esso coinvolte tra i ladri e i carcerati?»

Il tono di Will era di un’asprezza tagliente: egli si sentiva spinto a porre le sue domande con la maggiore crudezza possibile.

Bulstrode arrossì, invaso da una collera irrefrenabile. Si era preparato a una scena di autoumiliazione, ma il suo intenso orgoglio e l’abitudine al predominio ebbero il sopravvento sul pentimento e persino sul terrore, quando questo giovanotto, che lui intendeva beneficiare, si rivoltò contro di lui con l’aria di un giudice.

«L’impresa esisteva già prima che io la conoscessi, signore; né spetta a voi aprire un’inchiesta di questo genere» rispose senza alzare la voce, ma con un rapido tono di sfida.

«E invece sì» disse Will, balzando nuovamente in piedi col cappello in mano. «È un mio preciso diritto quello di porre tali domande, visto che devo decidere se trattare con voi e accettare il vostro denaro. Per me è importante conservare il mio onore incontaminato. È importante non avere alcuna infamia sulle mie origini e la mia famiglia. E ora scopro un’infamia contro la quale non posso fare nulla. Mia madre se ne accorse e cercò di tenersene il più lontano possibile, e io farò lo stesso. Voi vi terrete il vostro denaro guadagnato in modo disonesto. Se avessi delle ricchezze personali, le darei volentieri a chiunque potesse confutare ciò che mi avete detto. Quello per cui devo ringraziarvi è di avere tenuto il denaro fino a ora, quando mi è possibile rifiutarlo. La natura di un gentiluomo dovrebbe essere tutt’uno con quella di un uomo. Buonanotte, signore.»

Bulstrode stava per parlare, ma Will, con rapida determinazione, in un istante fu fuori dalla stanza e un momento dopo la porta del vestibolo si richiuse alle sue spalle. Will era in preda a una rivolta troppo violenta contro questa macchia ereditata dalla sua famiglia, per domandarsi se non era stato troppo duro con Bulstrode, troppo arrogante e implacabile nei confronti di un uomo di sessant’anni che faceva dei tentativi di riparazione quando il tempo li aveva resi inutili.

Se una terza persona avesse ascoltato quel colloquio, non avrebbe potuto comprendere appieno l’impetuosità del rifiuto di Will o l’asprezza delle sue parole. Nessuno allora, tranne lui, sapeva come tutto ciò che toccava il sentimento del suo onore per lui si ricollegava immediatamente ai suoi rapporti con Dorothea e al modo in cui Mr Casaubon lo aveva trattato. E nell’ondata d’impulsi che gli fecero rifiutare l’offerta di Bulstrode, si mescolava la sensazione che gli sarebbe stato impossibile rivelare a Dorothea che l’aveva accettata.

Quanto a Bulstrode, quando Will se ne fu andato ebbe una reazione violenta e pianse come una donna. Era la prima volta che si era trovato di fronte a una chiara espressione di disprezzo da parte di un uomo superiore a Raffles; e con quel disprezzo che si spandeva come il veleno nella sua persona, era insensibile a ogni tipo di consolazione. Ma dovette rinunciare al sollievo dato dal pianto. Sua moglie e le sue figlie ben presto rincasarono dopo avere ascoltato il discorso di un missionario venuto dall’Oriente, ed erano assai dispiaciute che il papà non avesse sentito, in primo luogo, le cose interessanti che esse tentarono di ripetergli.

Forse, tra tutti i suoi pensieri segreti, l’unico che gli arrecava più conforto era che Will Ladislaw, almeno, non avrebbe rivelato in giro ciò che era accaduto quella sera.

Middlemarch
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