LXXIV
Concedici, nella tua misericordia, di invecchiare insieme.
Libro di Tobia, Preghiera del matrimonio
A Middlemarch una moglie non poteva ignorare a lungo la cattiva reputazione che suo marito aveva in città. Nessuna amica intima avrebbe spinto la sua amicizia fino a riferirle esplicitamente un fatto sgradevole, vero o presunto, sul conto di suo marito: ma quando i pensieri di una donna sfaccendata all’improvviso venivano catturati da qualcosa di crudelmente svantaggioso per i suoi vicini, entravano in gioco diversi impulsi morali che spingevano a parlare. La sincerità, per esempio. Essere sinceri, nella fraseologia di Middlemarch, significava cogliere la prima occasione per fare sapere ai propri amici di non avere una buona opinione delle loro capacità, del loro comportamento o della loro posizione; e una sincerità vigorosa non aspettava mai che le si chiedesse il suo parere. Poi c’era ancora l’amore della verità – una gran frase che tuttavia, in questo caso, significava la ferma opposizione a vedere una moglie più felice di quanto le consentisse di essere la reputazione di suo marito, oppure troppo manifestamente soddisfatta del proprio destino: alla poveretta si doveva fare capire in qualche modo che, se avesse saputo la verità, si sarebbe compiaciuta meno del proprio cappellino e delle pietanze delicate preparate per un invito a cena. Infine, più forte di tutti, c’era il desiderio del miglioramento morale di un’amica, talvolta chiamato la sua anima, che sicuramente avrebbe tratto vantaggio da certi commenti intrisi di malinconia, accompagnati da sguardi pensierosi e fissi sul mobilio e un atteggiamento implicante che chi parlava non avrebbe mai detto tutto ciò che aveva in mente per riguardo verso i sentimenti di chi lo ascoltava. Tutto sommato si potrebbe dire che era all’opera un’ardente carità che spingeva le anime virtuose a rendere infelice una vicina per il suo stesso bene.
Non c’era nessuna moglie, a Middlemarch, le cui sventure coniugali avrebbero potuto, sebbene in modo diverso, dare origine a quest’attività morale più di Rosamond e di sua zia Bulstrode. Mrs Bulstrode non ispirava alcuna antipatia e non aveva mai fatto del male consapevolmente a qualcuno. Gli uomini l’avevano sempre considerata una donna tranquilla e di bell’aspetto, e annoveravano tra gl’indizi dell’ipocrisia di Bulstrode la scelta di una florida Vincy piuttosto che quella di una persona pallida e malinconica, adatta alla scarsa stima che egli aveva per i piaceri mondani. Quando lo scandalo riguardo a suo marito fu noto a tutti, essi commentarono: “Ah, povera donna! È pura come la luce del giorno – lei non ha mai sospettato nulla di male in lui, potete contarci”. Le donne, che erano sue amiche intime, parlarono molto della “povera Harriet”, immaginarono che cosa avrebbe provato nell’apprendere la verità, e si chiesero quanto di essa le fosse già nota. Non c’era nessuna disposizione d’animo negativa nei suoi confronti; anzi, c’era un’attiva benevolenza ansiosa di accertare cosa sarebbe stato meglio che lei provasse e facesse in questa circostanza: ciò, naturalmente, sollecitava delle congetture fantastiche sul suo carattere e sulla sua storia dal tempo in cui lei si chiamava Harriet Vincy fino al presente. A Mrs Bulstrode e alla sua situazione si associava inevitabilmente il nome di Rosamond, il cui avvenire si trovava sotto lo stesso influsso maligno di quello di sua zia. Rosamond veniva criticata più severamente e compatita in minor misura, sebbene anche lei, come membro della buona vecchia famiglia Vincy da sempre nota a Middlemarch, fosse considerata la vittima di un matrimonio con un intruso. I Vincy avevano le loro debolezze, ma d’altra parte esse erano evidenti: non c’era mai nulla di brutto da “scoprire” sul loro conto. Mrs Bulstrode veniva difesa da qualsiasi somiglianza con il marito. I difetti di Harriet erano soltanto i suoi difetti personali.
«Si è sempre data delle arie,» disse Mrs Hackbutt preparando il tè per un piccolo trattenimento «anche se è riuscita a mettere avanti la religione per adeguarsi a suo marito; ha cercato di porsi al di sopra del livello di Middlemarch facendo sapere che invita degli ecclesiastici e Dio solo sa chi di Riverston e posti del genere.»
«Non possiamo biasimarla troppo per questo,» osservò Mrs Sprague «perché ben poche delle persone migliori della città desideravano frequentare Bulstrode, e bisognava pure che lei avesse qualcuno da far sedere alla sua tavola.»
«Mr Thesiger l’ha sempre appoggiato» disse Mrs Hackbutt. «Penso che ora se ne penta.»
«Ma in cuor suo non gli è mai piaciuto – questo lo sanno tutti» rispose Mrs Toller. «Mr Thesiger non cade mai negli estremi. Si attiene alla verità evangelica. Soltanto gli ecclesiastici come Mr Tyke, che usano i libri degli inni dei dissidenti e quel genere di religione volgare, apprezzano Bulstrode.»
«Ho saputo che Mr Tyke è molto in pena per lui» disse Mrs Hackbutt. «E può ben esserlo: si dice che i Bulstrode abbiano in parte mantenuto la famiglia Tyke.»
«E naturalmente questo porta discredito alle sue dottrine» aggiunse Mrs Sprague, che era più anziana e aveva idee all’antica. «La gente a Middlemarch non si vanterà ancora a lungo di essere metodista.»
«Ritengo che non dobbiamo collegare le cattive azioni della gente alla loro religione» osservò Mrs Plymdale col suo viso da falco, che finora era rimasta ad ascoltare.
«Oh, mia cara, ci siamo dimenticate» disse Mrs Sprague. «Non dovremmo parlare di questo davanti a voi.»
«Non ho alcun motivo di mostrarmi parziale» disse Mrs Plymdale arrossendo. «Certo, Mr Plymdale è sempre stato in buoni rapporti con Mr Bulstrode, e Harriet Vincy era mia amica da molto tempo prima che si sposasse. Ma ho sempre conservato le mie idee e le ho fatto capire quando aveva torto, poveretta. Comunque, per quanto riguarda la religione, devo dire che Mr Bulstrode avrebbe potuto fare ciò che ha fatto e anche di peggio, e tuttavia essere un uomo senza religione. Non dico che a questo proposito non abbia esagerato un po’ – anche a me piace la moderazione. Ma la verità è la verità. Gli uomini processati in Assise non sono tutti troppo devoti, immagino.»
«Be’,» disse Mrs Hackbutt, girando abilmente il discorso, «tutto ciò che posso dire è che a mio avviso dovrebbe separarsi da lui.»
«Io non mi sentirei di dirlo» replicò Mrs Sprague. «Si è legata a lui nella buona e nella cattiva sorte, sapete.»
«Ma la “cattiva sorte” non può implicare la scoperta che il proprio marito sia degno di essere rinchiuso a Newgate» disse Mrs Hackbutt. «Immaginate la vita con un uomo simile! Io avrei paura di essere avvelenata.»
«Sì, anch’io penso che sia un incoraggiamento al crimine se uomini simili continuano a essere curati e serviti dalle loro buone mogli» ribadì Mrs Toller.
«E la povera Harriet è stata una buona moglie» disse Mrs Plymdale. «Suo marito per lei è il primo degli uomini. È vero che non le ha mai negato nulla.»
«Be’, vedremo cosa farà» concluse Mrs Hackbutt. «Suppongo che non sappia ancora niente, povera creatura. Spero e mi auguro davvero di non incontrarla, perché avrei una paura tremenda di lasciarmi sfuggire qualcosa su suo marito. Pensate che qualcuno le abbia accennato qualcosa?»
«Penso proprio di no» disse Mrs Toller. «Pare che lui sia ammalato e che non sia mai uscito di casa dalla riunione di giovedì; ma ieri lei era in chiesa con le figlie e avevano tutte dei cappellini nuovi di paglia di Firenze. Il suo aveva una piuma. Non ho mai notato che la sua religione abbia cambiato qualcosa nel suo modo di vestirsi.»
«Indossa sempre dei modelli molto eleganti» disse Mrs Plymdale, leggermente piccata. «E so che quella piuma l’ha fatta tingere di proposito di un pallido color lavanda per intonarla al resto. Devo dire che Harriet desidera sempre fare tutto bene.»
«Quanto al fatto che lei sappia ciò che è successo, non glielo si può nascondere a lungo» osservò Mrs Hackbutt. «I Vincy lo sanno perché Mr Vincy era alla riunione. Sarà un duro colpo per lui. Si tratta di sua figlia e di sua sorella.»
«Sì, davvero» disse Mrs Sprague. «Nessuno crede che Mr Lydgate possa continuare a camminare a testa alta a Middlemarch; le circostanze di questo prestito di mille sterline, accettate proprio al momento della morte di quell’uomo, sembrano molto oscure. Mi fa davvero rabbrividire.»
«L’orgoglio deve essere ridimensionato» disse Mrs Hackbutt.
«Non mi dispiace tanto per Rosamond Vincy quanto per sua zia» confessò Mrs Plymdale. «Lei aveva bisogno di una lezione.»
«Immagino che i Bulstrode si trasferiranno all’estero» disse Mrs Sprague. «In genere è così che si fa quando c’è uno scandalo in famiglia.»
«E sarà un colpo davvero terribile per Harriet» disse Mrs Plymdale. «Se mai una donna deve essere schiacciata dal dolore, questa sarà lei. La compiango con tutto il cuore. E malgrado tutti i suoi difetti, poche donne sono migliori di lei. Fin da ragazza aveva i modi più corretti; ha sempre avuto buon cuore ed è stata sincera come la luce del giorno. Potreste guardare nei suoi cassetti quando vi pare – sempre gli stessi. E così ha allevato Kate ed Ellen. Potete immaginare quanto sarà duro per lei andare a vivere tra gente straniera.»
«Il dottore dice che questo è ciò che raccomanderebbe di fare ai Lydgate» aggiunse Mrs Sprague. «Dice che Lydgate avrebbe dovuto restarsene tra i francesi.»
«Credo che per lei andrebbe abbastanza bene,» disse Mrs Plymdale «considerata la sua leggerezza. Ma ha preso da sua madre, non certo da sua zia Bulstrode che le ha sempre dato dei buoni consigli e, per quanto ne so io, avrebbe preferito un matrimonio differente.»
Mrs Plymdale era agitata da sentimenti assai complessi. La sua amicizia con Mrs Bulstrode, come pure i redditizi rapporti d’affari tra la grande tintoria dei Plymdale e Mr Bulstrode, da un lato le facevano desiderare che un giudizio più moderato sulla personalità del banchiere risultasse quello vero, ma dall’altro le facevano temere ancora di più di dare l’impressione di cercare delle attenuanti per la sua colpevolezza. Inoltre, la recente unione della sua famiglia con i Toller l’aveva portata a frequentare i migliori ambienti della città che la soddisfacevano in ogni senso, tranne che nella sua inclinazione verso quelle opinioni severe che per altri aspetti lei riteneva fossero le migliori. La coscienza di questa piccola donna austera era un po’ turbata dal tentativo di conciliare questi contrasti, dalla mescolanza di dolore e di soddisfazione che provava per i recenti avvenimenti che senza dubbio avrebbero umiliato coloro che avevano bisogno di essere umiliati, ma che sarebbero anche ricaduti pesantemente sulla sua vecchia amica i cui difetti avrebbe preferito vedere su uno sfondo di prosperità.
La povera Mrs Bulstrode, nel frattempo, non era stata scossa ulteriormente dall’approssimarsi delle sue disgrazie, se non attraverso una recrudescenza di quella segreta inquietudine che non l’aveva mai abbandonata fin dall’ultima visita di Raffles a The Shrubs. Che quell’uomo odioso fosse giunto ammalato a Stone Court, e che suo marito avesse deciso di rimanere lì a vegliarlo, lei riusciva a spiegarselo perché in passato il banchiere aveva già dato lavoro e aiuto a Raffles, e questo creava un vincolo di carità nei suoi confronti soprattutto nel momento in cui era avvilito e privo di forze; in seguito lei era stata innocentemente rincorata dai discorsi più ottimisti di suo marito riguardo alla propria salute e la capacità di continuare a occuparsi personalmente dei suoi affari. Quella calma fu turbata quando Lydgate glielo riaccompagnò a casa, ammalato, dalla riunione; malgrado le sue parole incoraggianti, nei giorni seguenti lei pianse di nascosto, con la certezza che suo marito non soffriva semplicemente di un male fisico ma di una afflizione morale. Egli non le consentiva di leggergli qualcosa e le permetteva a malapena di fargli compagnia, affermando di avere un’insofferenza nervosa per ogni tipo di rumore e di movimento; ma lei sospettava che egli si rinchiudesse nella sua stanza per occuparsi delle sue carte. Qualcosa, ne era certa, era successo. Forse una grossa perdita di denaro di cui voleva tenerla all’oscuro. Non osando fare domande a suo marito, cinque giorni dopo la riunione – nel frattempo lei non era uscita di casa se non per recarsi in chiesa – disse a Lydgate:
«Mr Lydgate, vi prego di essere franco con me: mi piace sapere la verità. È successo qualcosa a Mr Bulstrode?»
«Un piccolo crollo nervoso» rispose Lydgate in modo evasivo. Sentiva che non toccava a lui fare quella rivelazione dolorosa.
«Ma cosa l’ha provocato?» disse Mrs Bulstrode, guardandolo in viso coi suoi grandi occhi scuri.
«C’è spesso un’aria malsana nelle sale pubbliche» rispose Lydgate. «Gli uomini forti riescono a sopportarla, ma influisce negativamente su quelle persone il cui organismo è più delicato. Spesso è impossibile spiegarsi il momento preciso di una crisi – o meglio, dire perché le forze cedono in un particolare momento.»
Mrs Bulstrode non fu soddisfatta della sua risposta. Rimase convinta che a suo marito era capitata qualche disgrazia che le si voleva tenere nascosta; e il suo carattere si opponeva con forza a un simile occultamento. Chiese alle sue figlie di tenere compagnia al padre e si recò in città per fare qualche visita, convinta che se si sapeva che qualcosa era andata male negli affari di Mr Bulstrode lei ne avrebbe visto o captato degli indizi.
Passò da Mrs Thesiger, ma questa era uscita; allora si recò a casa di Mrs Hackbutt, dall’altra parte del cimitero. Mrs Hackbutt la vide arrivare, da una finestra del piano superiore, e ricordando il suo timore di incontrare Mrs Bulstrode si sentì quasi obbligata, per coerenza, a far dire che non era in casa; ma a quest’idea si contrappose all’improvviso il forte desiderio di gustare un colloquio stuzzicante in cui era fermamente decisa a non fare la minima allusione a ciò che aveva in mente.
Quindi Mrs Bulstrode fu fatta entrare nel salotto, e Mrs Hackbutt le andò incontro serrando le labbra e fregandosi le mani più del solito, nel tentativo di impedirsi di parlare troppo. Era decisa a non chiederle come stava Mr Bulstrode.
«Da quasi una settimana non esco che per andare in chiesa» disse Mrs Bulstrode dopo alcune osservazioni preliminari. «Ma Mr Bulstrode è tornato così malato dalla riunione di giovedì scorso che non me la sono sentita di uscire di casa.»
Mrs Hackbutt si fregò il dorso di una mano con la palma dell’altra tenuta contro il petto, e lasciò che il suo sguardo vagasse sul disegno del tappeto.
«Mr Hackbutt era alla riunione?» proseguì Mrs Bulstrode.
«Sì, certo» rispose Mrs Hackbutt senza cambiare atteggiamento. «Il terreno verrà comprato con una sottoscrizione, credo.»
«Speriamo che non ci siano altri casi di colera da seppellirvi» disse Mrs Bulstrode. «È un orrendo castigo. Ma ho sempre pensato che Middlemarch è un luogo molto sano. Suppongo che sia perché vi sono abituata fin dall’infanzia; ma non ho mai visto un’altra città in cui preferirei vivere né un luogo come quello in cui abitiamo noi.»
«Certo, sarei contenta che abitaste sempre a Middlemarch, Mrs Bulstrode» disse Mrs Hackbutt con un lieve sospiro. «Tuttavia, dobbiamo imparare a rassegnarci, dovunque la sorte possa mandarci. Sebbene sia convinta che ci sarà sempre della gente, in questa città, che vi augurerà del bene.»
Mrs Hackbutt aveva un gran desiderio di aggiungere: “Se seguirete il mio consiglio, lascerete vostro marito”; ma pareva chiaro che la povera donna non sapeva nulla del fulmine pronto a cadere sulla sua testa, e lei stessa non poteva fare altro che prepararla dolcemente. Mrs Bulstrode si sentì improvvisamente gelida e tremante: era evidente che dietro le parole di Mrs Hackbutt si nascondeva qualcosa di strano; ma sebbene fosse uscita con l’intenzione di scoprire la verità, adesso si ritrovò incapace di perseguire il suo scopo coraggioso e, sviando la conversazione con una domanda sui giovani Hackbutt, presto si congedò dicendo che andava a trovare Mrs Plymdale. Durante il tragitto tentò di immaginare che forse alla riunione c’era stato un diverbio insolitamente vivace tra Mr Bulstrode e alcuni dei suoi avversari abituali – forse Mr Hackbutt poteva essere uno di loro. Questo avrebbe spiegato tutto.
Ma mentre conversava con Mrs Plymdale quella spiegazione rassicurante le parve insostenibile. Selina l’accolse con commoventi manifestazioni di affetto e una tendenza a darle, sugli argomenti più comuni, risposte edificanti che non potevano avere nulla a che fare con un semplice litigio senz’altra conseguenza che un’alterazione della salute di Mr Bulstrode. In precedenza Mrs Bulstrode aveva pensato che avrebbe trovato più facile interrogare Mrs Plymdale, piuttosto che qualcun altro; ma con sua grande sorpresa scoprì che una vecchia amica non sempre è la persona a cui ci si confida più facilmente: tra loro c’era una barriera rappresentata dal ricordo di precedenti confidenze fatte in altre circostanze – c’era l’avversione a essere compatita e informata da una persona che da tempo era abituata a concederle la supremazia. Perché certe parole misteriosamente appropriate che Mrs Plymdale lasciò cadere sulla sua risoluzione di non voltare mai le spalle alle sue amiche, convinsero Mrs Bulstrode che era successa qualche disgrazia; e invece di domandare con la sua innata franchezza: “Che cos’è che avete in mente?”, scoprì di essere ansiosa di andarsene senza ascoltare nulla di più esplicito. Cominciò ad avere l’inquietante certezza che quella disgrazia fosse qualcosa di più di una semplice perdita di denaro, perché con acuta perspicacia aveva notato che Selina, proprio come aveva fatto prima Mrs Hackbutt, evitava di soffermarsi su ciò che lei diceva di suo marito, così come entrambe avrebbero evitato di soffermarsi su un’infamia personale.
La salutò con una fretta nervosa e ordinò al cocchiere di condurla al magazzino di Mr Vincy. Durante quel breve tragitto, la sensazione della sua ignoranza conferì alla sua inquietudine una tale forza che quando entrò nell’ufficio contabile, dove suo fratello era seduto davanti alla scrivania, le ginocchia le tremavano e il suo viso abitualmente florido era diventato di un pallore mortale. La vista di sua sorella produsse in lui qualcosa di analogo: si alzò per andarle incontro, le prese la mano ed esclamò con la sua avventata impulsività:
«Che Dio ti assista, Harriet! Sai già tutto!»
Quel momento fu forse il più penoso. Esso racchiudeva quell’evento decisivo che nelle grandi crisi emotive rivela l’inclinazione di un carattere e fa presagire l’atto finale che porrà termine a un conflitto intermedio. Senza il ricordo di Raffles, lei avrebbe potuto ancora pensare a una semplice rovina finanziaria; ma adesso, dopo lo sguardo e le parole di suo fratello, le balenò in mente l’idea di una grave colpevolezza di suo marito – poi, mentre in lei si faceva strada il terrore, subentrò l’immagine di suo marito esposto al disonore – e poi, dopo un istante di bruciante vergogna in cui sentì tutti gli occhi del mondo posati su di lei, con un balzo del suo cuore si trovò al fianco del marito associandosi tristemente, ma senza biasimo, alla sua vergogna e al suo isolamento. Tutto questo avvenne in lei in un baleno – mentre si accasciava su una sedia e alzava gli occhi verso suo fratello, che era chinato su di lei. «Non so nulla, Walter. Di che si tratta?» disse con voce fievole.
Egli le raccontò tutto, senza reticenza, in lenti frammenti, facendole capire che lo scandalo andava molto al di là delle prove, soprattutto riguardo alla morte di Raffles.
«La gente parlerà sempre» disse lui. «Anche se un uomo viene assolto da una giuria, parlerà, e scuoterà il capo e strizzerà l’occhio – è così che va il mondo, un uomo spesso può essere colpevole come innocente. È un colpo terribile; danneggia Lydgate quanto Bulstrode. Non pretendo di dire qual è la verità. Vorrei soltanto che non avessimo mai sentito parlare di Bulstrode né di Lydgate. Avresti fatto meglio a rimanere una Vincy per tutta la vita, e anche Rosamond.»
Mrs Bulstrode non rispose.
«Ma devi farti coraggio come meglio puoi, Harriet. La gente non biasima te. E io ti starò vicino, qualunque cosa tu decida di fare» aggiunse suo fratello con una certa rudezza, ma anche con un affetto profondo.
«Dammi il braccio fino alla carrozza, Walter» disse Mrs Bulstrode. «Mi sento molto debole.»
E quando tornò a casa fu costretta a dire a sua figlia: «Non sto bene, mia cara; devo andare a riposare. Abbi cura di tuo padre. Lasciatemi tranquilla. Io non cenerò».
Si rinchiuse nella sua stanza. Aveva bisogno di tempo per abituarsi alla sua coscienza mutilata, alla sua povera vita mozzata, prima di poter dirigersi fermamente verso il posto assegnatole. Una nuova luce rivelatrice era caduta sul carattere di suo marito, e lei non riusciva a giudicarlo con indulgenza: i vent’anni in cui aveva creduto in lui e lo aveva venerato in virtù delle sue dissimulazioni le tornarono in mente con dei particolari che li facevano apparire un odioso inganno. Egli l’aveva sposata nascondendole quel passato vergognoso; a lei quindi non restava alcuna fede per gridare la sua innocenza di fronte alle peggiori imputazioni. Il suo carattere onesto e orgoglioso le faceva apparire amaro, come a qualsiasi altro mortale, il partecipare a un disonore meritato.
Ma questa donna poco istruita, le cui parole e abitudini formavano uno strano mosaico, aveva un cuore leale. Quell’uomo di cui aveva condiviso la prosperità per quasi metà della sua vita, che le aveva consacrato un affetto immutato... adesso che il castigo era caduto su di lui, lei non poteva assolutamente abbandonarlo. C’è un tipo di abbandono che porta a sedersi ancora alla stessa tavola, a riposare sullo stesso letto dell’anima abbandonata, facendola avvizzire ancora di più con una vicinanza priva di affetto. Lei sapeva, quando chiuse a chiave la porta, che l’avrebbe aperta quando fosse pronta a scendere dal suo infelice marito e sposare il suo dolore, dicendo della sua colpevolezza: piangerò, ma non ti farò alcun rimprovero. Ma aveva bisogno di tempo per raccogliere le sue forze; aveva bisogno di dire addio piangendo a tutta la gioia e all’orgoglio della sua esistenza. Quando si fu decisa a scendere, si preparò con dei piccoli gesti che sarebbero potuti apparire mera follia a uno spettatore severo; era la sua maniera di mostrare a tutti gli spettatori, visibili o invisibili, che aveva cominciato una nuova vita in cui abbracciava l’umiliazione. Si tolse ogni ornamento, indossò un semplice abito nero e anziché coprire i capelli pettinati ad ampie volute con il suo cappellino ricco di guarnizioni, li spazzolò all’indietro nascondendoli sotto una semplice cuffia che all’improvviso la fece assomigliare a un’antica metodista.
Bulstrode, che sapeva che sua moglie era uscita e rientrando aveva detto che non stava bene, aveva trascorso quel tempo in un’agitazione simile alla sua. Aveva previsto che lei avrebbe appreso la verità dagli altri, e si era rassegnato a quell’evenienza perché più facile da sopportare di una confessione. Ma adesso che immaginava che lei sapeva tutto, ne attendeva l’effetto con angoscia. Le sue figlie dovettero acconsentire a lasciarlo solo, e sebbene egli avesse permesso che gli si portasse del cibo, non lo aveva toccato affatto. Si sentiva morire lentamente in una sofferenza priva di ogni compassione. Forse non avrebbe mai più visto una traccia di tenerezza sul viso di sua moglie. E se si rivolgeva a Dio gli sembrava di non trovare altra risposta che il peso del castigo.
Erano appena suonate le otto quando la porta si aprì ed entrò sua moglie. Egli non osò alzare lo sguardo verso di lei; restò seduto, con gli occhi abbassati. Avanzando verso di lui, Mrs Bulstrode pensò che pareva più piccolo – che sembrava così avvizzito e dimagrito. Un impulso fatto di nuova compassione e di vecchia tenerezza l’attraversò come una grande ondata; posando una mano su quella di suo marito, che era appoggiata al bracciolo della poltrona, e l’altra sulla spalla, disse con un tono grave ma benevolo:
«Alza gli occhi, Nicholas.»
Lui alzò lo sguardo con un leggero sussulto e la guardò un po’ sorpreso: il viso pallido, il cambiamento prodotto dall’abito da lutto, il tremore attorno alla bocca, tutto diceva: “Io so”. Le mani e gli occhi erano posati dolcemente su di lui. Egli scoppiò in singhiozzi e piansero insieme, mentre lei era seduta al suo fianco. Non riuscivano ancora a parlarsi della vergogna che li accomunava o delle azioni che l’avevano attirata su di loro. La sua confessione fu muta, e muta fu la promessa di fedeltà di sua moglie. Malgrado il suo carattere aperto, lei indietreggiò di fronte alle parole che avrebbero espresso la loro comprensione reciproca così come sarebbe indietreggiata di fronte alle faville del fuoco. Non poteva dirgli: “Quanto è soltanto calunnia e ingiusto sospetto?”, e lui non disse: “Sono innocente”.