LIX

Nei tempi passati si credeva che l’Anima avesse forma umana,

Ma più piccola, più sottile del suo involucro carnale,

Così che quando ne aveva voglia lo abbandonava per prendere una boccata d’aria.

E guardate!, vicino al suo viso da cherubino si muove

Una figura eterea dalle labbra pallide che sussurra

Dei consigli nella piccola conchiglia del suo orecchio.

Le notizie spesso si spargono con leggerezza, ma anche con efficacia, come il polline che le api trasportano (senza accorgersi di quanto ne siano cariche) quando ronzano alla ricerca del loro prezioso nettare. Questo eccellente paragone si riferisce a Fred Vincy che una sera, al presbiterio di Lowick, ebbe modo di ascoltare una animata discussione tra le signore: Tantripp aveva informato il loro vecchio servitore della strana menzione di Mr Ladislaw nel codicillo aggiunto da Mr Casaubon al suo testamento poco tempo prima della sua morte. Miss Winifred, stupita di scoprire che suo fratello ne era già al corrente, osservò che Camden era l’uomo più sorprendente, quanto a sapere le cose e a non rivelarle; al che Mary Garth aggiunse che forse il codicillo era stato confuso con le abitudini dei ragni: un argomento che Miss Winifred si rifiutava sempre di ascoltare. Mrs Farebrother osservò a sua volta che la notizia era da porsi in relazione con il fatto che esse avevano visto Mr Ladislaw a Lowick soltanto una volta, e Miss Noble emise una serie di piccoli miagolii di compassione.

Fred ne sapeva poco e non si interessava affatto a Ladislaw e ai Casaubon. Egli aveva dimenticato quella discussione finché un giorno, recatosi da Rosamond per portarle un messaggio di sua madre, non gli capitò di vedere uscire Ladislaw. Fred e Rosamond avevano poco da dirsi ora che il matrimonio di quest’ultima le aveva fatto accantonare le polemiche sulla sgradevolezza dei fratelli; e soprattutto adesso che lui aveva fatto quel che Rosamond considerava lo stupido e persino riprovevole passo di rinunciare alla Chiesa per una professione come quella di Mr Garth. Quindi Fred parlò soprattutto di quelle che considerava delle notizie irrilevanti, e “à propos di quel giovane Ladislaw” le raccontò ciò che aveva sentito dire al presbiterio di Lowick.

Ora Lydgate, come Mr Farebrother, ne sapeva molto di più di quanto non dicesse, e una volta che si mise a riflettere al legame esistente tra Will e Dorothea, le sue congetture andarono al di là della realtà. Egli immaginò l’esistenza di una passione reciproca: una faccenda troppo seria per prestarsi ai pettegolezzi. Si rammentò della irritabilità di Will, quando lui aveva nominato Mrs Casaubon, e si mostrò ancora più cauto. Nel complesso le sue supposizioni, aggiunte a ciò che egli sapeva, accrebbero la sua benevolenza e indulgenza nei confronti di Ladislaw, e gli fecero capire il motivo dell’incertezza che lo tratteneva a Middlemarch malgrado avesse annunciato di dovere partire. La mancanza, in lui, del desiderio di parlare a Rosamond di quell’argomento era un segno del distacco spirituale creatosi tra loro; in verità, non si fidava affatto della sua riservatezza nei confronti di Will. E non si sbagliava, sebbene non riuscisse a prevedere le ragioni che l’avrebbero spinta a parlare.

Dopo che lei ebbe riferito le notizie di Fred a Lydgate, questi disse: «Bada di non lasciarti sfuggire la minima allusione davanti a Ladislaw, Rosy. Potrebbe andare in collera come se lo avessi insultato. Certo, è una situazione penosa».

Rosamond girò la testa e si toccò i capelli con un’aria di placida indifferenza. Ma non appena Will venne a trovarla, mentre Lydgate era assente, scherzò maliziosamente sul fatto che egli non era partito per Londra come aveva minacciato di fare.

«So tutto. Ho un uccellino che mi fa delle confidenze» disse, mostrando i tratti assai graziosi della sua testa china sul lavoro che maneggiava con le sue abili dita. «C’è una forte calamita in questi dintorni.»

«Certo che c’è. Nessuno lo sa meglio di voi» rispose Will con un pizzico di galanteria, ma già sul punto di irritarsi.

«È davvero una storia molto affascinante: Mr Casaubon, geloso, che prevede che Mrs Casaubon per risposarsi avrebbe preferito un certo gentiluomo a tutti gli altri, e questi avrebbe preferito lei a tutte le altre; e poi, per rovinare tutto, prepara un piano per diseredarla se davvero sposa quel gentiluomo, e poi... e poi... e poi... oh, non dubito che il finale sarà decisamente romantico.»

«Gran Dio! Che volete dire?» esclamò Will arrossendo fino alle orecchie, mentre i suoi tratti parevano alterarsi come se egli avesse ricevuto una scossa violenta. «Non scherzate; ditemi cosa intendete dire.»

«Davvero non sapete nulla?» disse Rosamond, cessando di scherzare e con un gran desiderio di rivelargli tutto per osservarne gli effetti.

«No!» rispose lui con impazienza.

«Non sapete che Mr Casaubon ha lasciato scritto nel suo testamento che se Mrs Casaubon vi sposasse perderebbe tutti i suoi beni?»

«Come fate a sapere che è vero?» disse impetuosamente Will.

«Mio fratello Fred lo ha sentito dire dai Farebrother.»

Will balzò in piedi e prese il cappello.

«Suppongo che tenga più a voi che ai suoi beni» insinuò Rosamond guardandolo a distanza.

«Non aggiungete altro, vi prego» disse Will con un tono sommesso e rauco, estremamente diverso dalla sua solita voce chiara. «È un infame insulto per lei e per me.» Poi si sedette distrattamente, guardando fisso davanti a sé, ma senza vedere nulla.

«Adesso siete in collera con me» disse Rosamond. «È troppo cattivo portare rancore verso di me. Dovreste essermi riconoscente per avervelo detto.»

«Lo sono» disse bruscamente Will. Parlava con quella sorta di seconda anima che mostrano di avere i sognatori quando li si interroga.

«Mi aspetto di sentire parlare del matrimonio» disse Rosamond scherzosamente.

«Mai! Non sentirete mai parlare di questo matrimonio!»

Con queste parole pronunciate impetuosamente, Will si alzò, tese la mano a Rosamond, ancora con l’aria di un sonnambulo, e andò via.

Quando se ne fu andato, Rosamond lasciò la sedia, si diresse verso l’altra estremità della stanza e, appoggiandosi contro una chiffonnière, guardò malinconicamente attraverso la finestra. Era oppressa dalla noia e da quella insoddisfazione che, nella mente delle donne, si trasforma continuamente in una futile gelosia che non si riferisce ad alcun oggetto reale, che non nasce da una passione più profonda della vaga esigenza dell’egoismo, e tuttavia è capace di ispirare azioni come pure parole. “Non c’è davvero nulla di cui valga la pena preoccuparsi” disse dentro di sé la povera Rosamond, pensando alla famiglia di Quallingham che non le scriveva e a Tertius che, al suo ritorno a casa, forse le avrebbe portato altre noie di denaro. Lei gli aveva già disubbidito di nascosto chiedendo a suo padre di aiutarli, ma questi le aveva risposto con un tono che non ammetteva replica: «È più probabile che io stesso abbia bisogno di aiuto».

Middlemarch
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