XLII
Quanto potrei disprezzare quest’uomo,
Se la carità non me l’impedisse!
Enrico VIII
Una delle visite professionali che Lydgate fece subito dopo il suo rientro dal viaggio di nozze fu quella a Lowick Manor, chiamato da una lettera in cui gli si chiedeva di fissare l’ora della sua visita.
Mr Casaubon non aveva mai interrogato Lydgate sulla natura della sua malattia, né aveva tradito la minima inquietudine, neppure di fronte a Dorothea, per la probabilità che essa potesse troncare i suoi lavori o la sua vita. Riguardo a questo argomento, così come per tutti gli altri, rifuggiva dalla pietà; e se l’impressione di essere compatito, perché suo malgrado si supponeva o si conosceva qualcosa del suo destino, lo amareggiava, l’idea di provocare una manifestazione di compassione, confessando apertamente una certa preoccupazione o tristezza, gli risultava necessariamente insopportabile. Ogni ingegno orgoglioso conosce questa sensazione, e forse si può superarla soltanto attraverso un amore per la socialità abbastanza profondo da fare apparire ignobile e meschino, piuttosto che esaltante, ogni tentativo di isolamento.
Ma al momento Mr Casaubon si preoccupava soprattutto della sua salute e della sua vita; il suo silenzio era tormentato da un’angoscia ancora più crudele di quella dello scrittore, al tramonto della sua esistenza, di fronte alla sua opera incompiuta. È vero che quest’ultima poteva essere definita la sua principale ambizione; ma ci sono alcuni tipi di attività letteraria che finiscono essenzialmente per accumulare nella coscienza dell’autore una suscettibilità inquieta – ci si accorge dell’esistenza di un fiume attraverso qualche solco tracciato in mezzo a un vecchio deposito di fango squallido e spesso. Questo era ciò che avveniva con le dure fatiche intellettuali di Mr Casaubon. Il loro risultato principale non era la “Chiave di tutte le Mitologie”, bensì la morbosa consapevolezza che gli altri non gli accordavano quel posto che lui non aveva dimostrato di meritare, un continuo e diffidente congetturare che le opinioni altrui non erano a suo favore, una malinconica assenza di passione per compiere la sua opera, e un’appassionata resistenza ad ammettere di non avere compiuto nulla.
Quindi la sua ambizione intellettuale, che agli altri pareva l’avesse assorbito e inaridito, non costituiva una vera difesa contro le altre ferite, ancor meno contro quelle che gli provenivano da Dorothea. E ormai cominciava a immaginare delle possibilità per il futuro che in qualche modo lo amareggiavano più di qualsiasi cosa che avesse mai occupato la sua mente.
Contro certe realtà non poteva fare nulla: contro l’esistenza di Will Ladislaw, la sua permanenza provocatoria nei dintorni di Lowick, la sua impertinenza nei confronti del possessore di un’erudizione autentica e ben definita; contro la natura di Dorothea, che assumeva sempre qualche forma nuova di ardente attività e persino nella sottomissione e nel silenzio celava delle fervide motivazioni il cui solo pensiero risultava irritante; contro certe idee e inclinazioni che si erano impossessate della mente di Dorothea riguardo ad argomenti che non poteva assolutamente discutere con lei. Era impossibile negare che Dorothea fosse la ragazza più virtuosa e attraente che lui avesse potuto avere in moglie; ma quella ragazza si era rivelata più importuna di quanto egli avesse immaginato. Si prendeva cura di lui, gli leggeva, preveniva i suoi desideri e si preoccupava dei suoi sentimenti; ma suo marito aveva la certezza che lei lo giudicasse, e che la sua devozione di moglie era simile a una penitenza inflitta ai suoi pensieri increduli – era associata a una capacità di fare paragoni mediante la quale ella vedeva troppo chiaramente che lui stesso e il suo operato non erano che una piccola parte di una più ampia universalità. Il suo malcontento attraversava come un vapore tutte le dolci manifestazioni d’amore di Dorothea, e si attaccava infine a quel mondo insensibile che con la sua presenza lei non aveva fatto che avvicinare di più a lui.
Povero Mr Casaubon! Questa sofferenza era tanto più difficile da sopportare perché somigliava a un tradimento: la giovane creatura che lo aveva venerato con una fiducia perfetta si era rapidamente trasformata in una moglie pronta a criticare; e quelle prime manifestazioni di critica e di risentimento gli avevano fatto un’impressione che nessuna tenerezza o remissività avrebbero potuto mai cancellare. Secondo la sua interpretazione sospettosa, l’attuale silenzio di Dorothea era una ribellione repressa; ogni osservazione imprevista era l’asserzione di una superiorità cosciente; le sue risposte gentili contenevano una prudenza irritante; e la sua acquiescenza era uno sforzo di pazienza di cui lei si compiaceva. La tenacia con cui lottava per nascondere questo dramma interiore lo rendeva ancora più intenso per lui; così come sentiamo con tanta acutezza ciò che desideriamo che gli altri non sentano.
Anziché meravigliarmi di questa conseguente infelicità di Mr Casaubon, la trovo del tutto naturale. Una minuscola macchia nera molto vicina al nostro occhio non copre forse lo splendore del mondo e lascia soltanto un margine dal quale vediamo la macchia? Non conosco nessuna macchiolina molesta quanto il proprio io. E chi, se Mr Casaubon avesse voluto analizzare le sue insoddisfazioni – i suoi sospetti di non essere più adorato senza critiche –, avrebbe potuto negare che essi erano fondati su buoni motivi? Al contrario, c’era ancora un valido motivo da aggiungere che egli non aveva preso esplicitamente in considerazione – cioè lui non era decisamente adorabile. Lo sospettava tuttavia, così come sospettava altre cose, senza ammetterlo, e come tutti noi sentiva quanto sarebbe stato dolce avere una compagna che non lo avesse mai scoperto.
Questa suscettibilità dolorosa nei confronti di Dorothea esisteva già prima che Will Ladislaw tornasse a Lowick, e gli avvenimenti successivi avevano ravvivato ed esasperato la diffidenza di Mr Casaubon. A tutti i fatti che conosceva ne aggiungeva degli altri immaginari, presenti e futuri, che per lui diventavano più reali perché suscitavano un’avversione più profonda e un’amarezza più predominante. Il sospetto e la gelosia suscitati dalle intenzioni di Will Ladislaw, il sospetto e la gelosia provocati dalle impressioni di Dorothea continuavano a intessersi senza tregua. Sarebbe davvero ingiusto supporre che egli potesse sbagliarsi grossolanamente sul conto di Dorothea: sia la propria maniera di pensare e di comportarsi, sia l’evidente nobiltà della natura di Dorothea, gli impedivano di commettere un errore del genere. Egli era geloso della sua opinione, della direzione che si sarebbe potuto dare alla sua mente ardente nel formulare giudizi, e delle possibilità future a cui questi l’avrebbero potuta condurre. Quanto a Will, sebbene prima della sua ultima lettera provocatoria non avesse avuto nulla di preciso da addurre a suo favore, si sentiva autorizzato a pensare che lui era capace di ideare qualsiasi disegno che potesse affascinare un temperamento ribelle e un’impulsività indisciplinata. Era assolutamente certo che Dorothea era la causa del ritorno di Will da Roma e della sua decisione di stabilirsi nelle vicinanze; ed era abbastanza perspicace da capire che Dorothea aveva innocentemente incoraggiato questa linea di condotta. Era evidente che lei era pronta ad affezionarsi a Will e a mostrarsi arrendevole ai suoi suggerimenti: non aveva mai avuto un tête-à-tête senza che lei ne riportasse qualche impressione nuova e importuna, e l’ultimo colloquio di cui Mr Casaubon era al corrente (Dorothea, al ritorno da Freshitt Hall, per la prima volta aveva taciuto di avere incontrato Will) aveva provocato una scenata che aveva destato in lui più collera, nei riguardi di entrambi, di quanta ne avesse mai sperimentata prima. Lo sfogo dato da Dorothea alle proprie idee sul denaro, nel buio della notte, non aveva fatto altro che accumulare nella mente di suo marito dei presentimenti più sgradevoli.
E infine il brutto colpo dato di recente alla sua salute gli era sempre tristemente presente. Si era certamente ripreso molto; aveva ricuperato tutta la sua consueta capacità di lavorare: forse la malattia era dovuta semplicemente alla stanchezza e lui avrebbe potuto avere ancora vent’anni, per portare a termine i suoi lavori, che avrebbero giustificato i trent’anni di preparazione. Questa prospettiva veniva resa ancora più dolce dal sapore della vendetta contro i giudizi affrettati e beffardi di Carp e compagni; perché persino quando Mr Casaubon passava con il suo lumicino tra le tombe del passato, quelle figure moderne attraversavano la luce fioca e interrompevano la sua diligente esplorazione. Convincere Carp del suo errore, costringerlo a rimangiarsi le sue parole fino a farne indigestione, sarebbe stato, nel suo trionfo di scrittore, un evento piacevole che la prospettiva di continuare a vivere nei secoli futuri sulla terra e per tutta l’eternità in cielo non poteva escludere dal contemplare. Poiché, quindi, la previsione della propria beatitudine eterna non riusciva ad annullare i sapori amari della gelosia e del desiderio di vendetta, è ancora meno sorprendente che la prospettiva di una felicità terrena e passeggera per gli altri, quando lui stesso avrebbe dovuto avere la sua parte di gloria, non avesse un effetto potentemente dolcificante. Se era vero che era minato da un male insidioso, alcune persone avrebbero avuto modo di essere più felici dopo la sua morte; e se una di quelle era Will Ladislaw, Mr Casaubon si opponeva così vigorosamente che pareva quasi che quella preoccupazione dovesse fare parte della sua vita ultraterrena.
Questa è una maniera molto semplice, e quindi assai incompleta, di esporre la situazione. L’animo umano si muove in diverse direzioni, e Mr Casaubon, come sappiamo, aveva un sentimento di rettitudine e un giusto orgoglio, nel soddisfare le esigenze dell’onore, che lo spingevano a cercare per il suo comportamento motivazioni differenti da quelle della gelosia e del desiderio di vendetta. Il modo in cui Mr Casaubon analizzava il suo caso era il seguente:
“Sposando Dorothea Brooke, dovevo provvedere al suo benessere in caso di una mia morte. Ma il benessere non va assicurato attraverso il possesso di una vasta proprietà che consenta di vivere di rendita; al contrario, potrebbero intervenire delle circostanze in cui tale possesso la esporrebbe a maggiori pericoli. Lei è una facile preda per qualsiasi uomo che sappia approfittare abilmente del suo tenero ardore o del suo entusiasmo donchisciottesco; e c’è un uomo che si tiene pronto esattamente con quell’intenzione nella mente – un uomo senza altra guida che i suoi capricci passeggeri e che, ne sono sicuro, nutre un’ostilità personale nei miei confronti – un’ostilità alimentata dalla consapevolezza della sua ingratitudine, e che lui ha sempre manifestato mettendomi in ridicolo: ne sono sicuro come se lo avessi sentito. Anche se vivrò, non sarò mai tranquillo per ciò che potrebbe tentare di fare mediante un’influenza indiretta. Questo uomo si è conquistato la comprensione di Dorothea: l’ha affascinata; evidentemente ha cercato di impressionare la sua mente con l’idea che aveva diritto a molto di più di ciò che ho fatto per lui. Se muoio – e lui se ne sta qui all’erta in attesa di questo momento –, la convincerà a sposarlo. Ciò sarebbe una sventura per lei e un successo per lui. Lei non la considererebbe una sventura: lui le farebbe credere qualunque cosa; lei tende verso un attaccamento eccessivo a cui intimamente mi rimprovera di non rispondere, e già la sua mente è presa dalla sorte di lui. Lui pensa a una conquista facile e a entrare nel mio nido. Questo lo impedirò! Un matrimonio del genere sarebbe fatale per Dorothea. Lui ha forse mai persistito in qualcosa se non per opposizione? In fatto di cultura ha sempre cercato di mettersi in mostra con poca fatica. Quanto alla religione potrebbe, finché gli conviene, fare eco docilmente alle stravaganze di Dorothea. Quando mai una cultura superficiale è stata superata dalla rilassatezza? Non ho affatto fiducia nella sua moralità, ed è mio dovere ostacolare al massimo la realizzazione dei suoi progetti.”
Le disposizioni prese da Mr Casaubon all’epoca del suo matrimonio gli consentivano di adottare altri provvedimenti importanti; ma riflettendoci la sua mente si soffermò così tanto sulle probabilità che aveva di vivere, che il desiderio di conoscere la previsione più esatta possibile trionfò sulla sua orgogliosa reticenza, e lo convinse a chiedere il parere di Lydgate sulla natura della sua malattia.
Aveva accennato a Dorothea che aspettava Lydgate per le tre e mezzo, e in risposta alla sua domanda ansiosa che cercava di appurare se si era sentito male, replicò: «No, desidero soltanto conoscere il suo parere su alcuni sintomi abituali. Non è necessario che tu lo incontri, mia cara. Darò ordine che venga mandato da me nel vialetto del tasso, dove starò facendo la mia passeggiata consueta».
Quando Lydgate entrò nel vialetto del tasso, vide Mr Casaubon che si allontanava lentamente con le mani dietro la schiena, com’era sua abitudine, e il capo chinato in avanti. Era un bel pomeriggio; le foglie degli alti tigli cadevano silenziosamente attraversando i cupi sempreverdi, mentre le luci e le ombre dormivano fianco a fianco: non si udiva altro rumore che il gracchiare delle cornacchie, che per l’orecchio che vi è abituato è come una ninnananna, o meglio quell’ultima solenne ninnananna, un canto funebre. Lydgate, cosciente della sua forza fisica e di essere nel fiore degli anni, provò un po’ di compassione quando la persona che avrebbe presto raggiunto si voltò, e avanzando verso di lui rivelò in modo più accentuato che mai i segni di una vecchiaia precoce – le spalle curve dello studioso, le membra emaciate e le linee malinconiche della bocca. “Poveretto,” pensò “gli altri uomini della sua età sono come leoni; non si riesce a capire nulla della loro età tranne che sono adulti.”
«Mr Lydgate,» disse Mr Casaubon con la sua immancabile cortesia «vi sono estremamente grato per la vostra puntualità. Se volete, proseguiremo la nostra conversazione passeggiando avanti e indietro.»
«Spero che il vostro desiderio di incontrarmi non sia dovuto al ritorno di sintomi spiacevoli» disse Lydgate riempiendo una pausa.
«Non direttamente – no. Per giustificare questo desiderio devo dirvi – cosa alla quale altrimenti sarebbe inutile fare riferimento – che la mia vita, insignificante sotto tutti gli aspetti secondari, acquista una possibile importanza dai lavori incompiuti che hanno riempito tutti i miei anni migliori. In breve, mi sono occupato a lungo di un lavoro che vorrei lasciare quantomeno in uno stato tale che possa essere dato alle stampe da... altri. Se fossi sicuro che questo è il massimo che posso sperare, questa sicurezza limiterebbe i miei sforzi e mi guiderebbe nel determinare in senso sia positivo sia negativo la mia linea di condotta.»
A questo punto Mr Casaubon fece una pausa, levò una mano da dietro la schiena e la infilò tra i bottoni del cappotto a un petto solo. Per una mente ampiamente consapevole del destino umano, quasi nulla poteva risultare più interessante del conflitto interiore implicato nel suo discorso formale e misurato, pronunciato con il tono monotono e il movimento del capo abituali. Per di più, esistono forse molte situazioni più sublimi e più tragiche della lotta dell’anima contro l’esigenza di rinunciare a un’opera che ha rappresentato il significato di tutta una vita – un significato destinato a scomparire come le acque che vanno e vengono dove nessuno ne ha bisogno? Ma in Mr Casaubon non c’era nulla che potesse apparire sublime agli altri, e Lydgate, che era pronto a disprezzare ogni vana erudizione, sentì una certa sensazione di divertimento mescolarsi alla pietà. A quel tempo aveva troppo poca familiarità con il fallimento per comprendere il pathos di un destino in cui tutto resta al di sotto del livello della tragedia, tranne il forte egoismo di chi soffre.
«Vi riferite ai possibili ostacoli derivanti dalla vostra salute?» disse per aiutare Mr Casaubon a rivelare il suo pensiero che sembrava bloccato da una certa esitazione.
«Sì. Non mi avete fatto credere che i sintomi che – devo ammetterlo – avete osservato con un’attenzione scrupolosa, fossero quelli di una malattia mortale. Ma se così fosse, Mr Lydgate, desidererei conoscere la verità senza riserva, e vi chiedo di espormi esattamente le vostre conclusioni: ve lo chiedo come una cortesia amichevole. Se potete assicurarmi che la mia vita non è minacciata che da rischi ordinari, me ne rallegrerò per le ragioni che ho già indicato. Nel caso contrario, conoscere la verità è per me ancora più importante.»
«Allora non posso più esitare» rispose Lydgate; «ma la prima cosa di cui devo convincervi è che le mie conclusioni sono doppiamente incerte – incerte non solo a causa della mia fallibilità, ma anche perché sulle malattie di cuore è assai difficile fondare delle previsioni. In ogni caso, difficilmente si può fare molto affidamento sulla terribile incertezza della vita.»
Mr Casaubon trasalì leggermente, ma chinò il capo.
«Ritengo che soffriate di quella che si chiama un’ipertrofia del cuore, una malattia che è stata scoperta e studiata per la prima volta da Laënnec,12 l’uomo che qualche anno fa ci ha dato lo stetoscopio. È un argomento sul quale abbiamo ancora bisogno di molta esperienza – di una osservazione approfondita. Ma dopo ciò che avete detto, è mio dovere informarvi che la morte in questa malattia è spesso improvvisa. Tuttavia non è possibile predire un risultato del genere. Il vostro stato di salute può essere compatibile con una vita abbastanza tranquilla per una quindicina di anni o anche di più. Non potrei aggiungere altro, se non dei dettagli anatomici o medici che lascerebbero la vostra incertezza allo stesso punto.»
Lydgate aveva un istinto abbastanza acuto per comprendere che un tale discorso chiaro, completamente privo di un’ostentata cautela, sarebbe stato percepito da Mr Casaubon come una prova di rispetto.
«Vi ringrazio, Mr Lydgate» disse Mr Casaubon dopo un istante di silenzio. «Ho ancora un’altra cosa da chiedervi: avete comunicato a Mrs Casaubon ciò che mi avete appena detto?»
«In parte – voglio dire, per quanto riguarda i possibili esiti.» Lydgate stava per spiegare perché ne aveva parlato a Dorothea, ma Mr Casaubon, con un evidente desiderio di terminare la conversazione, agitò leggermente la mano e ripeté: «Vi ringrazio», e passò a esprimere un commento sulla bellezza singolare di quella giornata.
Lydgate, sicuro che il suo paziente desiderava restare solo, lo lasciò subito; e la figura in nero con le mani dietro la schiena e il capo chinato continuò a passeggiare su e giù per il vialetto, dove gli oscuri tassi gli facevano una muta compagnia nella sua malinconia e le piccole ombre degli uccelli o delle foglie, attraversando talvolta le isole di sole, si muovevano furtivamente nel silenzio come se si trovassero alla presenza di un grande dolore. Ecco un uomo che in quel momento, per la prima volta, guardava in viso la morte – che attraversava uno di quei rari momenti della nostra esistenza in cui ci rendiamo conto della verità di un luogo comune, che è diversa da quella che conosciamo così come la visione delle acque sulla terra è diversa dalla visione delirante dell’acqua che non si riesce ad avere per rinfrescare la lingua riarsa. Quando il luogo comune “Tutti dobbiamo morire” si trasforma improvvisamente nella consapevolezza straziante “Io devo morire... e presto”, allora la morte ci afferra e le sue dita sono crudeli; in seguito potrebbe venire a stringerci tra le sue braccia come faceva nostra madre, e il nostro ultimo istante di confusa percezione terrena potrebbe essere simile al primo. Per Mr Casaubon era come se si trovasse improvvisamente sull’oscura sponda del fiume e sentisse il rumore del remo che si avvicinava, senza ancora distinguere le forme ma aspettando di essere chiamato. In un momento simile la mente non cambia la direzione seguita per tutta la vita, ma la prosegue al di là della morte e si guarda indietro – talvolta con la calma divina della bontà, talvolta con le ansie meschine della presunzione. In quale direzione procedeva la mente di Mr Casaubon? Le sue azioni ci consentiranno di capirlo. Riteneva di essere, con qualche riserva personale dell’uomo erudito, un cristiano credente di fronte ai problemi del presente e alle speranze del futuro. Ma ciò che ci si sforza di appagare, sebbene la si possa chiamare una speranza lontana, è un desiderio immediato; la condizione futura, per la quale gli uomini lavorano alacremente in fondo ai vicoli delle città, esiste già nella loro immaginazione e nel loro amore. E il desiderio immediato di Mr Casaubon non era quello di una comunione divina e di una luce purificata da ogni considerazione terrena; le sue aspirazioni profonde, povero uomo, si mantenevano in basso come la nebbia nei luoghi molto ombrosi.
Dorothea, avendo visto Lydgate allontanarsi a cavallo, si precipitò in giardino con l’impulso di raggiungere subito suo marito. Ma esitò temendo di disturbarlo con la sua presenza; perché il suo ardore continuamente respinto, insieme al vivo ricordo a esso legato, contribuirono ad accrescere i suoi timori con lo stesso effetto con cui un’energia repressa si trasforma in un tremito; e gironzolò lentamente intorno ai gruppi di alberi più vicini finché non lo vide avanzare. Allora si diresse verso di lui; in quel momento avrebbe potuto sembrare un angelo inviato dal cielo con la promessa che le brevi ore restanti sarebbero state ancora riempite da quell’amore fedele che si appiglia tanto più fortemente a un dolore che comprende. Lo sguardo di Mr Casaubon, in risposta al suo, fu così freddo che lei sentì crescere la sua timidezza; tuttavia si girò e infilò la mano sotto il suo braccio.
Mr Casaubon restò con le mani dietro la schiena e lasciò che il suo braccio flessibile si stringesse con difficoltà al proprio braccio rigido.
Ci fu qualcosa di orribile, per Dorothea, nella sensazione prodotta in lei da quella durezza insensibile. Questa è forse una parola forte, ma non certo troppo forte: è in questi gesti definiti banali che vengono sprecati per sempre i semi della gioia, finché uomini e donne non si guardano intorno con visi sparuti e si accorgono della rovina prodotta dal loro spreco, e affermano che questa terra non produce felicità – convinti, con questa negazione, di dare prova di consapevolezza. Potreste chiedervi perché, in nome della dignità maschile, Mr Casaubon si comportò a quel modo. Considerate che la sua era una mente che rifuggiva dalla pietà: avete mai osservato, in una mente del genere, l’effetto prodotto dal sospetto che ciò che la opprime con dolore in realtà può essere una fonte di contentezza, presente o futura, per la persona che già la offende con la sua pietà? Inoltre, egli sapeva poco dei sentimenti di Dorothea, e non aveva riflettuto che in un’occasione simile essi erano paragonabili per intensità ai propri sentimenti nei confronti delle critiche di Carp.
Dorothea non ritrasse il braccio, ma non poté avventurarsi a parlare. Mr Casaubon non disse: “Desidero restare solo”; diresse invece i suoi passi in silenzio verso la casa, e quando entrarono attraverso la porta a vetri della facciata orientale, Dorothea ritrasse il braccio e si attardò sulla stuoia per lasciare completamente libero suo marito. Egli entrò nella biblioteca e vi si chiuse dentro, solo con il suo dolore.
Lei salì al suo boudoir. Il bovindo aperto lasciava entrare lo splendore sereno del pomeriggio sul viale dove i tigli proiettavano le loro lunghe ombre. Ma Dorothea non si accorse di nulla. Si abbandonò su una sedia, indifferente ai raggi del sole che l’abbagliavano: se ciò le procurava disagio, come poteva sapere che esso non apparteneva al suo tormento interiore?
Subiva la reazione di una collera ribelle più violenta di quanto ne avesse mai provata dopo il suo matrimonio. Invece delle lacrime le vennero queste parole:
«Che cosa ho fatto – che cosa sono... perché lui mi tratta così? Non sa mai che cosa ho in mente... non gli importa mai. A che serve tutto quello che faccio? Preferirebbe non avermi mai sposata.»
Cominciò a sentire la propria voce e ricadde nel silenzio. Come uno che ha smarrito la strada ed è stanco, rimase seduta e vide con un solo sguardo tutti i sentieri della sua giovane speranza che non avrebbe mai più ritrovato. E altrettanto chiaramente, in quella luce triste, vide la propria solitudine e quella di suo marito: si muovevano separatamente, così che lei era costretta a osservarlo. Se lui l’avesse avvicinata a sé, non avrebbe mai pensato a osservarlo – non avrebbe mai detto: “Vale la pena vivere per lui?”, ma avrebbe solo sentito che egli era una parte della sua vita. A questo punto disse con amarezza: «È colpa sua, non mia». Nel conflitto di tutta la sua persona, la pietà venne sconfitta. Era colpa sua se aveva creduto in lui, se aveva creduto nel suo valore? E cos’era lui, esattamente? Lei era abbastanza in grado di giudicarlo – lei che seguiva i suoi sguardi tremando, che aveva imprigionato la parte migliore della sua anima liberandola soltanto di nascosto, per poter risultare abbastanza insignificante da piacergli. In una crisi come questa, alcune donne cominciano a odiare.
Il sole era basso sull’orizzonte quando Dorothea decise di non ridiscendere, ma di mandare un messaggio a suo marito per dirgli che non stava bene e preferiva rimanere di sopra. Non aveva mai lasciato deliberatamente che il suo risentimento la dominasse in questo modo, ma questa volta pensava di non poterlo rivedere senza dirgli la verità su ciò che provava, e doveva aspettare di poterlo fare senza interruzione. Forse si sarebbe meravigliato e offeso per il suo messaggio. Era giusto che si meravigliasse e si offendesse. La sua rabbia le diceva, come tende a fare la rabbia, che Dio era con lei – che tutto il cielo, sebbene fosse affollato di spiriti che li osservavano, doveva essere dalla sua parte. Aveva deciso di suonare il campanello quando sentì un colpo secco alla porta.
Mr Casaubon aveva mandato a dire che avrebbe pranzato nella biblioteca. Desiderava restare completamente solo, quella sera, perché era molto occupato.
«Non cenerò, allora, Tantripp.»
«Oh, signora, lasciate che vi porti qualcosa.»
«No, non sto bene. Prepara tutto nello spogliatoio, ma ti prego di non disturbarmi più.»
Dorothea rimase seduta quasi immobile, assorta nel conflitto dei suoi pensieri, mentre la sera si oscurava lentamente facendosi notte. Ma il conflitto mutava continuamente, come quello di un uomo che dapprima fa un movimento per colpire e poi finisce col vincere il suo desiderio di colpire. L’energia che spinge al delitto non è più forte di quella necessaria a ispirare una ferma remissività, quando si risveglia la nobile disposizione dell’anima. Quel pensiero che aveva fatto uscire Dorothea per andare incontro a suo marito – la convinzione che lui si era informato sulla probabile sospensione di tutto il suo lavoro, e che la risposta doveva avergli straziato il cuore, non poteva tardare a ripresentarsi accanto all’immagine di suo marito come un ammonitore austero che le rimproverava tristemente la sua collera. Le costò una serie di immagini dolorose e di muti singhiozzi perché potesse provare pietà per quelle pene – ma la ferma remissività infine prevalse; e quando la casa fu immersa nel silenzio, e lei vide che era quasi l’ora in cui Mr Casaubon di solito andava a riposare, aprì la porta senza fare rumore e rimase fuori al buio ad aspettare che lui salisse al piano superiore con una candela in mano. Se avesse tardato a venire pensò che sarebbe scesa anche a rischio di ricevere un altro dolore. Ormai non si sarebbe aspettata mai più che questo. Ma sentì aprirsi la porta della biblioteca, e lentamente la candela avanzò su per la scala dove il tappeto attutiva il rumore dei passi. Quando suo marito le fu di fronte, il suo viso le parve sofferente. Lui trasalì leggermente nel vederla, e lei lo guardò con aria supplichevole, senza parlare.
«Dorothea!» disse con un tono dolce e sorpreso. «Mi stavi aspettando?»
«Sì, non volevo disturbarti.»
«Vieni, mia cara, vieni. Sei giovane, e non hai bisogno di prolungare la tua vita vegliando.»
Quando la malinconia dolce e serena di quelle parole giunse all’orecchio di Dorothea, lei provò una sorta di gratitudine simile a quella che potrebbe nascere in noi se avessimo evitato per un pelo di ferire uno storpio. Mise la mano in quella di suo marito e percorsero insieme l’ampio corridoio.