IX
PRIMO GENTILUOMO
Gli antichi oracoli parlano di un paese
Antico “assetato-di-legge”: lì ogni lotta
Mirava alla ricerca dell’ordine e di leggi perfette.
Ditemi, vi prego, dove si trovano ora simili paesi?
SECONDO GENTILUOMO
Ebbene, dove si trovavano in passato –
Negli animi umani.
Il comportamento di Mr Casaubon rispetto alle decisioni da prendere fu assai soddisfacente per Mr Brooke, e i preparativi per le nozze procedettero senza difficoltà, rendendo più brevi le settimane del fidanzamento. La promessa sposa deve vedere la sua futura casa e imporre qualsiasi cambiamento che vorrebbe vi fosse apportato. Una donna si impone prima del matrimonio per potere sentire in seguito il desiderio di sottomettersi. E di certo gli errori che noi mortali, uomini e donne, commettiamo quando facciamo a modo nostro potrebbero giustamente suscitare quella meraviglia di cui siamo così fieri.
In un mattino grigio ma secco di novembre Dorothea si recò in carrozza a Lowick, in compagnia di suo zio e di Celia. Mr Casaubon abitava al maniero. Vicino, visibile da alcuni punti del giardino, sorgeva la chiesetta, e di fronte a essa il vecchio presbiterio. All’inizio della sua carriera Mr Casaubon aveva occupato soltanto la canonica, ma la morte del fratello lo aveva fatto entrare in possesso anche del maniero. Questo aveva un piccolo parco con qualche bella vecchia quercia sparsa qua e là, e un viale di tigli che conduceva alla facciata sudoccidentale; una staccionata bassa tra il parco e il giardino consentiva allo sguardo, dalle finestre del salotto, di scorrere ininterrottamente lungo un pendio erboso fino a che i tigli finivano in una piana di grano e di pascoli, che spesso pareva dissolversi in un lago sotto il sole del tramonto. Questo era il lato più gaio della casa, poiché quelli a mezzogiorno e a oriente avevano un aspetto malinconico persino nel mattino più radioso. L’estensione di terra qui era più limitata, le aiuole non parevano molto curate, e grandi gruppi di alberi, soprattutto di tassi oscuri, si stagliavano a non più di dieci iarde dalle finestre. La costruzione, in pietra verdastra, era di vecchio stile inglese; non brutta, ma munita di finestre piccole e di aspetto malinconico: il tipo di casa che avrebbe bisogno di bambini, di molti fiori, finestre aperte e piccole fughe di oggetti luminosi, per acquistare l’aspetto di una dimora gaia. In questo ultimo scorcio d’autunno, con qualche residuo di foglie ingiallite che cadevano lentamente attraversando i cupi sempreverdi in un silenzio privo di sole, anche la casa aveva un’aria di decadenza autunnale, e Mr Casaubon, quando comparve, non mostrava alcuna freschezza che potesse acquistare rilievo da quello sfondo.
“Mio Dio!” disse Celia fra sé. “Sono sicura che Freshitt Hall sarebbe stata più gradevole di questo posto.” Pensò alla pietra da taglio bianca, al portico colonnato, al terrazzo pieno di fiori e a Sir James che sorrideva sopra di essi come un principe che si risveglia dall’incantesimo in un cespuglio di rose, con un fazzoletto rapidamente originatosi dalla metamorfosi dei petali più delicatamente profumati – Sir James, che parlava in modo così gradevole, sempre di cose sensate, e non di erudizione! Celia possedeva quei delicati e giovanili gusti femminili che gli uomini seri e logorati dalle intemperie del tempo a volte apprezzano in una moglie; ma fortunatamente l’inclinazione di Mr Casaubon era stata differente, perché egli non avrebbe avuto alcuna fortuna con Celia.
Dorothea, invece, trovò che la casa e il terreno corrispondevano esattamente ai suoi desideri: gli scaffali scuri nella lunga biblioteca, i tappeti e le tende con i colori smorzati dal tempo, le strane e vecchie carte geografiche e le vedute panoramiche appese alle pareti del corridoio, dove era stato disposto, qua e là, qualche vaso antico, per lei non erano opprimenti, e anzi le sembravano più allegri dei calchi di gesso e dei quadri esistenti alla Grange che tanto tempo fa suo zio aveva riportato dai suoi viaggi – probabilmente perché corrispondevano alle idee da lui adottate in quel periodo della sua vita. La povera Dorothea, con le sue concezioni puritane, non riusciva a comprendere quelle austere nudità classiche e la leziosità rinascimentale di tipo correggesco: non le era stato mai insegnato come associarle alla propria esistenza. Ma i proprietari di Lowick a quanto pare non erano mai stati dei gran viaggiatori, e gli studi di Mr Casaubon sul passato non venivano condotti con simili sussidi.
Dorothea gironzolò per la casa con un’emozione deliziosa. Tutto le pareva consacrato: questa sarebbe stata la dimora della sua vita matrimoniale e si rivolse con occhi pieni di fiducia verso Mr Casaubon quando questi richiamò la sua attenzione su alcune disposizioni esistenti, e le chiese se lei desiderasse qualche modifica. Ella accolse con gratitudine ogni appello al suo gusto, ma non vide nulla da cambiare. I suoi tentativi di essere rigorosamente cortese e affettuoso in maniera formale erano privi di difetto per lei. Colmò ogni lacuna con delle perfezioni non rivelate, interpretando la sua persona così come interpretava le opere della Provvidenza, e attribuendo le apparenti dissonanze alla propria sordità verso le armonie più eccelse. Ed esistono tante lacune trascurate durante il fidanzamento, che la fiducia scaturita dall’amore colma di felici promesse.
«Ora, mia cara Dorothea, vorrei che aveste la bontà di indicarmi quale stanza preferireste avere come vostro boudoir» disse Mr Casaubon, dimostrando che le sue vedute sulla natura femminile erano abbastanza ampie da includere quella esigenza.
«È molto gentile da parte vostra pensare a questo,» disse Dorothea «ma vi assicuro che preferirei che ogni cosa venisse decisa senza di me. Sarò molto più felice di accettare tutto così com’è – esattamente come siete abituato a tenerlo, oppure come voi stesso deciderete che debba essere. Non ho alcun motivo di desiderare qualcos’altro.»
«Oh, Dodo,» disse Celia «non vuoi la stanza col bovindo al piano di sopra?»
Mr Casaubon fece loro strada in quella direzione. Il bovindo si affacciava sul viale di tigli; l’arredamento era tutto di un azzurro sbiadito, e su una delle pareti era appesa una serie di miniature di donne e di cavalieri coi capelli incipriati. Un arazzo su una porta rappresentava anch’esso un mondo verde azzurro con un cervo sbiadito. Le sedie e i tavolini erano muniti di gambe sottili e avevano un aspetto fragile. Era una stanza in cui si poteva facilmente immaginare che il fantasma di una donna dal corsetto stringato tornasse a rivedere il luogo in cui ricamava. Un piccolo scaffale, contenente dei volumi di belle lettere in dodicesimo, rilegati in pelle di vitello, completava l’arredamento.
«Sì,» disse Mr Brooke «se ne potrebbe ricavare una stanza graziosa con dei tendaggi nuovi, dei sofà, e cose del genere. È un po’ spoglia ora.»
«No, zio» disse Dorothea con voce ansiosa. «Ti prego, non parlare di cambiamenti. Ci sono tante altre cose in questo mondo che dovrebbero essere cambiate – preferisco che tutto resti così. E voi la preferite così, non è vero?» aggiunse guardando Mr Casaubon. «Forse questa era la stanza di vostra madre quando era giovane.»
«Infatti» rispose chinando leggermente il capo.
«Questa è vostra madre» disse Dorothea, che si era girata per esaminare la serie di miniature. «Somiglia al ritratto più piccolo che mi avete portato; ma direi che questo è migliore. E l’altra di fronte chi è?»
«Sua sorella maggiore. Come voi e vostra sorella erano le uniche due figlie dei loro genitori i cui ritratti sono appesi sopra di loro, vedete.»
«La sorella è graziosa» disse Celia, lasciando intuire che aveva un’opinione meno favorevole della madre di Mr Casaubon. Era una scoperta nuova, per l’immaginazione di Celia, che egli provenisse da una famiglia i cui membri erano stati giovani al loro tempo – e le cui signore portavano delle collane.
«È un viso singolare» disse Dorothea, guardandola attentamente. «Quegli occhi grigi profondi, un po’ ravvicinati... e il naso delicato e irregolare con una specie di grinza... e tutti quei riccioli incipriati che scendono all’indietro. Tutto sommato mi sembra singolare piuttosto che grazioso. Non vi è neppure una rassomiglianza tra lei e vostra madre.»
«No. E anche i loro destini non furono simili.»
«Non mi avete mai parlato di lei» disse Dorothea.
«Mia zia fece un matrimonio sfortunato. Non l’ho mai vista.»
Dorothea si incuriosì un po’, ma capì che sarebbe stato indelicato chiedere proprio allora delle informazioni che Mr Casaubon indugiava a dare, e si girò verso la finestra per ammirare il panorama. Il sole aveva da poco penetrato la massa grigia, e i tigli del viale proiettavano le loro ombre.
«Non facciamo una passeggiata in giardino, ora?» disse Dorothea.
«La chiesa ti piacerà, sai» disse Mr Brooke. «È una chiesetta buffa. E il villaggio. Entrerebbe tutto in un guscio di noce. A proposito, incontrerà i tuoi gusti, Dorothea; perché le case sono come una fila di ospizi – giardinetti, violacciocche, quel genere di cose.»
«Sì, vi prego,» disse Dorothea guardando Mr Casaubon «mi piacerebbe vedere tutto questo.» Non era riuscita ad avere da lui nessun’altra descrizione delle case di Lowick, tranne che erano “discrete”.
Presto si trovarono su un vialetto ricoperto di ghiaia che si snodava perlopiù tra bordure erbose e gruppi di alberi, visto che questa era la via più breve per la chiesa, come disse Mr Casaubon. Ci fu una piccola sosta al cancelletto che dava accesso al cimitero, mentre Mr Casaubon andò alla vicina canonica per cercare la chiave. Celia, che era rimasta un po’ indietro rispetto agli altri, subito li raggiunse quando vide allontanarsi Mr Casaubon, e disse nel suo staccato disinvolto che sembrava sempre smentire il sospetto di ogni intenzione maliziosa:
«Sai, Dorothea, ho visto una persona molto giovane che veniva su per uno dei vialetti.»
«Che c’è di strano, Celia?»
«È possibile che ci sia un giardiniere giovane, sai – perché no?» disse Mr Brooke. «Ho consigliato a Casaubon di cambiare il suo giardiniere.»
«No, non un giardiniere,» rispose Celia «un signore con un album da disegno. Aveva capelli ricci castano chiaro. L’ho visto soltanto di spalle. Ma era molto giovane.»
«Il figlio del vicario, forse» disse Mr Brooke. «Ah, ecco Casaubon che torna insieme a Tucker. Vi presenterà Tucker. Non conoscete ancora Tucker.»
Mr Tucker era uno di quei vicari di mezz’età, appartenenti al “clero inferiore”, a cui di solito non mancano certo i figli. Ma dopo le presentazioni, la conversazione non scivolò su nessuna domanda riguardante la sua famiglia, e la sorprendente apparizione di gioventù fu dimenticata da tutti, tranne che da Celia. Lei si rifiutava di credere che quei riccioli castano chiaro e quella figura snella potessero avere qualsiasi rapporto con Mr Tucker, il quale era vecchio e ammuffito proprio come si sarebbe aspettata che fosse il vicario di Mr Casaubon; senza dubbio un uomo eccellente che sarebbe andato in paradiso (poiché Celia non desiderava apparire priva di buoni principi), ma gli angoli della sua bocca erano davvero sgradevoli. Celia pensò con un po’ di malinconia al tempo che avrebbe dovuto trascorrere come damigella d’onore a Lowick, dove il vicario probabilmente non aveva dei bambini piccoli e graziosi che potevano piacerle indipendentemente dai buoni principi.
Mr Tucker fu di grande utilità durante la loro passeggiata; e forse Mr Casaubon lo aveva previsto scegliendo questa guida, perché il vicario era in grado di rispondere a tutte le domande di Dorothea sugli abitanti del villaggio e gli altri parrocchiani. Tutti, le assicurò, erano benestanti a Lowick: non c’era un contadino, in quelle case affittate a basso prezzo, che non avesse un maiale; e le strisce di giardino sul retro erano molto ben curate. I ragazzini indossavano un eccellente velluto a coste e le ragazze, ben ordinate, andavano a servizio nei dintorni oppure facevano qualche lavoro di paglia intrecciata a casa: nessuna industria in questa regione, nessun dissidente; e sebbene l’inclinazione comune fosse quella di accumulare denaro piuttosto che di dedicarsi alle cose spirituali, non c’era molta corruzione. I polli screziati erano così numerosi che Mr Brooke osservò: «I vostri fittavoli lasciano un po’ d’orzo da spigolare per le donne, vedo. La povera gente qui potrebbe avere un pollo in pentola, come era solito augurarsi il buon re di Francia per tutto il suo popolo. I francesi avevano una gran quantità di polli... polli magri, sapete».
«Desiderava ben poco» disse Dorothea con sdegno. «Sono dei mostri tali, i re, che un desiderio del genere lo si considera come una virtù regale?»
«E se si augurava che avessero dei polli magri,» disse Celia «non sarebbe onesto. Ma forse si augurava che avessero dei polli grassi.»
«Sì, ma l’aggettivo è scomparso dalla frase, o forse era subauditum, cioè presente nella mente del re, ma non pronunciato» disse Mr Casaubon sorridendo e piegando il capo verso Celia che immediatamente si tirò un po’ indietro, perché non poteva sopportare che Mr Casaubon la guardasse con fare ammiccante.
Mentre tornavano verso la casa, Dorothea divenne silenziosa. Provava una certa delusione, di cui tuttavia si vergognava, nel constatare che per lei non c’era nulla da fare a Lowick; e successivamente pensò per qualche istante che avrebbe preferito scoprire che la sua casa si trovava in una parrocchia che partecipava in misura maggiore della miseria del mondo, di modo che avrebbe potuto svolgervi dei doveri più attivi. Poi, ritornando al futuro che era effettivamente dinanzi a lei, si immaginò una dedizione più completa ai propositi di Mr Casaubon, aspettandosi da essa dei nuovi doveri. Molti di questi si sarebbero forse rivelati al più ampio sapere da lei acquisito in quella compagnia.
Mr Tucker li lasciò presto, poiché aveva un impegno ecclesiastico che non gli avrebbe consentito di restare a colazione al maniero; e mentre rientravano in giardino attraverso il cancelletto, Mr Casaubon disse:
«Sembrate un po’ triste, Dorothea. Spero che siate soddisfatta di ciò che avete visto.»
«Ciò che provo è forse sciocco e sbagliato,» rispose Dorothea con la solita schiettezza «quasi il desiderio che la gente qui avesse più bisogno di aiuto. Ho avuto così poche occasioni di rendere utile la mia vita. Senza dubbio il mio concetto di utilità deve essere molto limitato. Devo imparare modi nuovi di aiutare la gente.»
«Sicuro» disse Mr Casaubon. «Ogni posizione comporta i propri doveri. La vostra, come padrona di Lowick, spero che non mancherà di appagare le vostre aspirazioni.»
«Certo, ne sono convinta» disse Dorothea con fervore. «Non pensate che io sia triste.»
«Va bene. Ma se non siete stanca rientreremo da una strada diversa da quella per cui siamo venuti.»
Dorothea non era affatto stanca, e fecero una piccola svolta in direzione di un bel tasso, il principale vanto ereditario del giardino in questo lato della casa. Mentre si avvicinavano a esso, videro una figura che si delineava sullo sfondo scuro dei sempreverdi; era seduta su una panchina e abbozzava uno schizzo del vecchio albero. Mr Brooke, che camminava davanti con Celia, voltò il capo e disse:
«Chi è quel giovanotto, Casaubon?»
Gli erano giunti molto vicini, quando Mr Casaubon rispose:
«È un mio giovane parente, un cugino di secondo grado: il nipote, in realtà,» aggiunse guardando Dorothea «della donna di cui stavate osservando il ritratto, mia zia Julia.»
Il giovane aveva posato l’album da disegno e si era alzato. I suoi folti riccioli castano chiaro, come pure il suo aspetto giovane, lo identificarono subito con la visione di Celia.
«Dorothea, permettete che vi presenti mio cugino, Mr Ladislaw. Will, questa è Miss Brooke.»
Il cugino era ormai così vicino che, quando sollevò il cappello, Dorothea poté vedere due occhi grigi piuttosto ravvicinati, un naso delicato e irregolare con una piccola grinza, e i capelli gettati all’indietro; ma la bocca e il mento erano più accentuati e, per così dire, più minacciosi di quelli visibili nella miniatura della nonna. Il giovane Ladislaw non ritenne necessario sorridere, quasi fosse affascinato da questa presentazione alla sua futura cugina e ai suoi parenti; ma aveva un’aria di scontento piuttosto imbronciata.
«Siete un artista, vedo» disse Mr Brooke prendendo l’album e sfogliandolo con il suo fare poco cerimonioso.
«No, faccio soltanto qualche schizzo. Lì non c’è nulla che valga la pena di vedere» disse il giovane Ladislaw arrossendo, forse più per stizza che per modestia.
«Oh, andiamo, questo è bello, davvero. Un tempo ne facevo un po’ anch’io di questo genere, sapete. Guardate qui, davvero; questo è ciò che io chiamo una cosa ben fatta, eseguita con quello che un tempo si chiamava brio.a» Mr Brooke allungò verso le due ragazze un grande schizzo a colori che rappresentava un terreno pietroso con degli alberi e un laghetto.
«Non sono un’esperta di queste cose» disse Dorothea, non con freddezza, ma con viva disapprovazione per l’appello fattole. «Sai bene, zio, che non vedo mai la bellezza di quei quadri che tu ritieni così lodati. È un linguaggio che non capisco. Penso che vi sia qualche rapporto, tra i quadri e la natura, che io sono troppo ignorante per cogliere – proprio come tu capisci il senso di una frase in greco che per me non significa nulla.» Dorothea guardò Mr Casaubon che chinò il capo verso di lei mentre Mr Brooke, sorridendo con indifferenza, diceva:
«Dio mio, come sono diverse le persone! Hai ricevuto un’educazione molto carente, sai – altrimenti questo è proprio ciò che si addice alle ragazze – il disegno, le belle arti, e così via. Tu invece hai cominciato a disegnare progetti; non comprendi la morbidezza,b e cose del genere. Verrete a casa mia, spero, e vi mostrerò ciò che ho fatto io» proseguì rivolgendosi al giovane Ladislaw, che fu così distolto dalla sua concentrazione nell’osservare Dorothea. Ladislaw aveva deciso che doveva essere una ragazza sgradevole giacché stava per sposare Casaubon, e ciò che aveva detto della sua ottusità riguardo alla pittura lo avrebbe confermato in quell’opinione anche se l’avesse creduta sincera. Sul momento considerò le sue parole come un giudizio velato, e si convinse che trovava il suo schizzo detestabile. C’era troppa astuzia nella sua apologia: si burlava di suo zio come pure di lui. Ma che voce! Era come la voce di un’anima che un tempo era vissuta in un’arpa eolia. Una delle contraddizioni della natura, senza dubbio. Non ci poteva essere alcun tipo di passione in una ragazza che avrebbe sposato Casaubon. Tuttavia si distolse da lei e con un cenno del capo ringraziò Mr Brooke per l’invito.
«Guarderemo insieme le mie incisioni italiane» proseguì quell’uomo di indole gentile. «Ho un’infinità di quelle cose che ho accumulato per anni. Ci si arrugginisce in questa parte del paese, sapete. Non voi, Casaubon; voi perseverate nei vostri studi; ma le mie migliori idee vanno in rovina – fuori uso, sapete. Voi giovani intelligenti dovete guardarvi dall’indolenza. Io sono stato troppo indolente, sapete: altrimenti avrei potuto avere successo in tutto, un tempo.»
«È un’esortazione opportuna,» disse Mr Casaubon «ma ora procediamo verso casa, altrimenti le signorine si stancheranno di stare in piedi.»
Quando ebbero voltato le spalle, il giovane Ladislaw si sedette e continuò il suo disegno; nel frattempo il suo viso assunse un’espressione divertita che aumentò mentre proseguiva a disegnare, finché infine egli riversò il capo all’indietro e rise fragorosamente. In parte era l’accoglienza riservata alla sua produzione artistica che lo divertiva; in parte l’idea del suo austero cugino innamorato di quella fanciulla; e in parte il commento di Mr Brooke sul posto che avrebbe potuto ricoprire nel mondo senza l’ostacolo della sua indolenza. Il senso del ridicolo, in Mr Will Ladislaw, gli illuminò il viso in modo assai piacevole: era il puro godimento della comicità, e non possedeva alcuna mescolanza di scherno o di vanità personale.
«A cosa intende dedicarsi vostro nipote, Casaubon?» disse Mr Brooke mentre proseguivano.
«Mio cugino, volete dire – non mio nipote.»
«Sì, sì, cugino. Ma nel senso della carriera, sapete.»
«Sfortunatamente non posso darvi una risposta precisa. Quando lasciò Rugby, si rifiutò di frequentare un’università inglese, dove lo avrei mandato volentieri, e scelse di studiare a Heidelberg: una decisione che non posso fare a meno di considerare bizzarra. E ora vuole ritornare all’estero senz’altro obiettivo che il vago progetto di acquisire quella che lui chiama cultura, una preparazione a ciò che lui stesso ignora. Si rifiuta di scegliere una professione.»
«Non ha altri mezzi se non quelli che gli fornite voi, suppongo.»
«Ho sempre dato a lui e ai suoi parenti motivo di credere che avrei fornito, senza eccessi, quanto era necessario per procurargli un’istruzione e una posizione adeguata. Devo quindi tenere fede alle promesse fatte» disse Mr Casaubon, presentando il suo comportamento come semplice rettitudine: un tratto di delicatezza che Dorothea notò con ammirazione.
«È assetato di viaggi; forse potrebbe diventare un Bruce o un Mungo Park»27 disse Mr Brooke. «Avevo io stesso un’idea del genere, un tempo.»
«No, non ha alcuna inclinazione per l’esplorazione o per lo sviluppo della nostra geognosia: sarebbe già uno scopo ben preciso che potrei forse approvare, senza tuttavia felicitarmi con lui per una carriera che spesso si conclude con una morte prematura e violenta. Ma è così lontano dall’aspirare a una conoscenza più completa della superficie terrestre, che dice che preferirebbe ignorare le sorgenti del Nilo, e che dovrebbero esistere delle regioni sconosciute riservate come terreni di caccia per l’immaginazione poetica.»
«Be’, c’è qualcosa di vero in questo, sapete» disse Mr Brooke, che indubbiamente possedeva un modo di pensare imparziale.
«Temo che sia nient’altro che un aspetto della sua generale trascuratezza e avversione verso ogni tipo di perfezione, il che sarebbe di cattivo auspicio per lui in qualsiasi professione, laica o religiosa, ammesso che voglia sottomettersi alla norma comune fino al punto di sceglierne una.»
«Forse ha degli scrupoli onesti fondati sulla sua incapacità» disse Dorothea sforzandosi di trovare una spiegazione favorevole. «Perché quella legale e quella medica sono delle professioni molto serie, non è vero? La vita e il destino della gente dipendono da esse.»
«Senza dubbio; ma temo che il mio giovane parente Will Ladislaw sia guidato, nella sua avversione per queste vocazioni, soprattutto da un’insofferenza per un’applicazione costante e per quel tipo di istruzione che ne sono lo strumento indispensabile, ma che non risultano affascinanti o invitanti per uno spirito intemperante. Gli ho più volte ripetuto ciò che Aristotele ha affermato con ammirevole concisione, e cioè che la realizzazione di qualsiasi lavoro che si proponga un fine deve essere preceduta dall’esercizio di numerose energie o abilità di ordine secondario che richiedono pazienza. Gli ho mostrato i miei manoscritti, che rappresentano la fatica di diversi anni, fatta in preparazione di un lavoro non ancora portato a termine. Ma invano. A un ragionamento saggio come questo lui risponde chiamandosi Pegaso28 e definendo “imbrigliatura” ogni forma di lavoro regolare.»
Celia si mise a ridere. Era sorpresa di scoprire che Mr Casaubon potesse pronunciare parole abbastanza divertenti.
«Be’, sapete, potrebbe diventare un Byron, un Chatterton, un Churchill29 – cose del genere – non si può mai sapere» disse Mr Brooke. «Lo lascerete andare in Italia, o dovunque desideri andare?»
«Sì; ho acconsentito a fornirgli un modico sussidio per circa un anno; non chiede di più. Lascerò che venga messo alla prova dalla libertà.»
«È molto generoso da parte vostra» disse Dorothea alzando gli occhi verso Mr Casaubon con ammirazione. «È molto nobile. Dopotutto, le persone possono davvero possedere qualche vocazione che non è del tutto chiara neppure a loro, non è vero? Possono apparire pigre e indecise perché stanno crescendo. Dovremmo essere tutti molto pazienti l’uno verso l’altro, penso.»
«Immagino che sia il fatto di essere promessa in matrimonio che ti ha portato a considerare positivamente la pazienza» disse Celia quando rimase sola con Dorothea, mentre si toglievano il mantello.
«Vuoi dire che sono molto impaziente, Celia?»
«Sì, quando gli altri non fanno e non dicono esattamente ciò che piace a te.» Celia aveva meno timore di “dire le cose” a Dorothea dopo questo fidanzamento; l’intelligenza le sembrava più che mai degna di compassione.