XXVII

Lasciate che la sublime Musa canti gli amori dell’Olimpo:

Noi non siamo che dei mortali e dobbiamo cantare le vicende umane.

Un eminente filosofo amico mio, che riesce a rendere interessante persino il vostro orrendo mobilio innalzandolo nella luce serena della scienza, mi ha rivelato questa piccola verità pregna di significato. Una specchiera o un’ampia superficie d’acciaio levigato fatta apposta per essere lucidata da una cameriera presentano numerosissime minuscole graffiature che si dirigono in tutte le direzioni; ma metteteci vicino una candela accesa che funga da sorgente luminosa, ed ecco!, le graffiature sembreranno disporsi in una bella serie di cerchi concentrici attorno a quel piccolo sole. È dimostrabile che le graffiature si dirigono equamente in ogni direzione, e che è solo la candela a produrre l’illusione ingannevole di una disposizione concentrica perché la sua luce, cadendo, provoca una particolare selezione ottica. Questa è una parabola. Le graffiature rappresentano gli eventi e la candela l’egoismo di ogni persona, escluso i presenti: – quello di Miss Vincy, per esempio. Rosamond aveva dalla sua parte una Provvidenza che si era compiaciuta di renderla più attraente delle altre ragazze, e che sembrava avesse predisposto la malattia di Fred e l’errore di Mr Wrench allo scopo di farla avvicinare propiziamente a Lydgate. Avrebbe significato opporsi a queste disposizioni se Rosamond avesse acconsentito ad andarsene a Stone Court o altrove, come i suoi genitori desideravano che facesse, tanto più che Mr Lydgate riteneva inutile questa precauzione. Quindi, mentre Miss Morgan e i bambini furono mandati in una fattoria, la mattina dopo che la malattia di Fred si fu palesata, Rosamond si rifiutò di lasciare il papà e la mamma.

La povera mamma, in verità, avrebbe mosso a compassione qualsiasi creatura nata dal grembo di una donna; e Mr Vincy, che adorava sua moglie, era più allarmato per lei che per Fred. Senza la sua insistenza lei non sarebbe mai andata a riposare: la sua radiosità era del tutto offuscata; incurante dell’abbigliamento, che era sempre stato così fresco e vivace, somigliava a un uccello malato con l’occhio languido e le piume arruffate, e i suoi sensi erano insensibili alle immagini e ai suoni che solevano destare di più il suo interesse. Il delirio di Fred, durante il quale pareva che la sua mente si smarrisse senza che lei potesse intervenire, le spezzò il cuore. Dopo l’iniziale esplosione contro Mr Wrench si comportò con grande calma: la sua unica preghiera sommessa era rivolta a Lydgate. Lo seguiva fuori dalla stanza e gli posava la mano sul braccio dicendo in tono lamentoso: «Salvate il mio ragazzo». Una volta disse con voce implorante: «È sempre stato buono con me, Mr Lydgate: non ha mai detto una parola sconveniente a sua madre», come se la sofferenza del povero Fred costituisse un’accusa contro di lui. Tutte le fibre più profonde della sua memoria di madre si risvegliarono, e il giovane, la cui voce assumeva un tono più dolce quando si rivolgeva a lei, diventò tutt’uno con il bambino che aveva amato di un amore per lei nuovo prima ancora che nascesse.

«Ho delle buone speranze, Mrs Vincy» rispondeva Lydgate. «Scendete con me e parliamo della dieta.» L’accompagnava quindi nel salotto dove si trovava Rosamond per farla distrarre un poco, e prendendola alla sprovvista le faceva bere un po’ di tè o di brodo che era stato preparato per lei. C’era una continua intesa tra lui e Rosamond su queste cose. Quasi sempre l’andava a trovare, prima di recarsi nella stanza del malato, e lei gli chiedeva dei consigli su ciò che poteva fare per la mamma. La sua presenza di spirito e l’abilità nel mettere in pratica i suggerimenti di Lydgate erano ammirevoli, e quindi non c’è da stupirsi se per quest’ultimo il pensiero di incontrare Rosamond cominciò a mescolarsi con l’interesse per il caso clinico. Soprattutto quando fu superata la fase critica ed egli cominciò a confidare nella guarigione di Fred. Nel periodo più denso di incertezze aveva consigliato di chiamare il Dr. Sprague (il quale, se avesse potuto, avrebbe preferito rimanere neutrale a causa di Wrench); ma dopo due consulti la conduzione del caso venne affidata a Lydgate che aveva tutte le ragioni per frequentare assiduamente la casa. Lo si trovava da Mr Vincy mattino e sera, e gradatamente le sue visite divennero allegre mentre Fred mostrava soltanto una certa debolezza, e non solo aveva bisogno di essere coccolato al massimo, ma ne era anche consapevole, così che a Mrs Vincy sembrò che dopotutto quella malattia avesse rappresentato una festa per la sua tenerezza.

Sia il padre che la madre trovarono un ulteriore motivo per rallegrarsi quando il vecchio Featherstone inviò dei messaggi per mezzo di Lydgate in cui diceva che Fred doveva affrettarsi a guarire, perché lui, Peter Featherstone, non poteva farne a meno e sentiva molto la mancanza delle sue visite. Lui stesso era costretto sempre più a restare a letto. Mrs Vincy riferì questi messaggi a Fred, quando lui fu in grado di ascoltare, ed egli volse verso di lei il viso delicato e smunto, da cui erano stati tagliati tutti i folti capelli biondi e i cui occhi pareva che fossero diventati più grandi, desideroso di sapere qualche notizia di Mary, chiedendosi cosa lei provasse per la sua malattia. Nessuna parola uscì dalle sue labbra; ma il dono di “sentire con gli occhi appartiene al raro intuito dell’amore”4 e la madre, nella pienezza del suo cuore, non solo indovinò il desiderio di Fred, ma si sentì pronta a fare qualsiasi sacrificio per accontentarlo.

«Se solo potessi rivedere il mio ragazzo forte come prima» disse lei nella sua folle tenerezza; «e, chissà?... forse proprietario di Stone Court!, e allora potrà sposare chiunque gli piaccia.»

«Non se nessuno mi vuole, mamma» disse Fred. La malattia lo aveva fatto diventare come un bambino, e mentre parlava gli vennero le lacrime agli occhi.

«Oh, prendi un po’ di gelatina, mio caro» disse Mrs Vincy, segretamente incredula che potesse esserci un simile rifiuto.

Restava sempre accanto a Fred quando suo marito non era in casa, e quindi Rosamond, contrariamente al solito, si ritrovava spesso sola. Lydgate, naturalmente, non si tratteneva mai a lungo con lei, eppure sembrava che le loro conversazioni brevi e impersonali creassero quella particolare intimità che proviene dalla timidezza stessa. Erano costretti a guardarsi mentre parlavano, e per qualche motivo quello di guardarsi non riusciva a essere considerato come il fatto naturale che in effetti era. Lydgate cominciò a trovare sgradevole questo tipo di consapevolezza, e un giorno abbassò lo sguardo, o guardò altrove, come una marionetta manovrata male. Ma questo non sortì alcun effetto positivo: il giorno successivo fu Rosamond ad abbassare lo sguardo, e ne conseguì che quando i loro occhi si incontrarono di nuovo entrambi ne furono più consapevoli di prima. Non c’era un rimedio a questo nella scienza, e poiché Lydgate non aveva alcuna intenzione di amoreggiare, sembrava che non si potesse fare nulla contro questa follia. Fu quindi un sollievo quando i vicini non considerarono più la casa in quarantena, e quando le possibilità di incontrare Rosamond da sola si ridussero notevolmente.

Ma una volta che quella intimità fatta d’imbarazzo reciproco, in cui ciascuno sente ciò che l’altro prova, ha avuto origine, non si può eliminarne l’effetto. Parlare del tempo o di altre banalità consuete risulta un espediente vano, ed è difficile che il modo di comportarsi diventi disinvolto se non si ammette con franchezza l’esistenza di un’attrazione reciproca; il che, naturalmente, non significa necessariamente qualcosa di profondo o di serio. Fu così che Rosamond e Lydgate scivolarono piacevolmente in un comportamento disinvolto e ripristinarono la vivacità del loro rapporto. Le visite andavano e venivano come di consueto, nel salotto ci fu ancora una volta della musica, e venne ripresa tutta la straordinaria ospitalità che la carica di sindaco di Mr Vincy richiedeva. Lydgate, ogni volta che poteva, si metteva a sedere accanto a Rosamond e si attardava ad ascoltare la sua musica definendosi suo prigioniero – con l’intenzione, nel frattempo, di non esserlo affatto. L’assurdità dell’idea che egli potesse all’improvviso accasarsi in modo soddisfacente costituiva una garanzia sufficiente contro quel pericolo. Questo giocare a fare un po’ l’innamorato era piacevole e non interferiva con le sue occupazioni più serie. Amoreggiare, dopotutto, non significava necessariamente impegnarsi. Rosamond, per parte sua, non aveva mai avuto dei giorni così belli nella sua vita: era sicura di essere ammirata da un uomo attraente, e non distingueva l’amoreggiare dall’amore in se stessa né nell’altra persona. Sembrava che navigasse col vento in poppa esattamente nella direzione in cui desiderava andare, e i suoi pensieri erano tutti presi da una bella casa a Lowick Gate che lei sperava si sarebbe ben presto resa libera. Era fermamente decisa, una volta che si fosse sposata, a liberarsi abilmente di tutti gli ospiti di suo padre che non le erano simpatici; e immaginava già il salotto della sua casa preferita arredato con mobili di stili differenti.

Certamente i suoi pensieri erano molto presi anche dalla persona di Lydgate; le sembrava quasi perfetto: se avesse conosciuto meglio le note musicali, così che l’incanto che provava nell’ascoltare la sua musica somigliasse meno a quello di un elefante dotato di sensibilità, e se fosse stato in grado di apprezzare meglio la raffinatezza del suo gusto nel vestire, non avrebbe trovato in lui alcun difetto. Com’era diverso dal giovane Plymdale o da Mr Caius Larcher! Quei giovani non avevano alcuna nozione di francese e non sapevano parlare di nessun argomento con notevole competenza, tranne forse che dell’attività di tintore e di spedizioniere a cui naturalmente si vergognavano di fare cenno; essi costituivano la piccola nobiltà di Middlemarch, fieri delle loro fruste col pomo d’argento e dei loro cravattoni in raso, ma goffi nel comportamento e timidamente gioviali: perfino Fred era superiore a loro, visto che almeno aveva l’accento e i modi di un giovane universitario. Lydgate, invece, trovava sempre degli ascoltatori, si comportava con il garbo e la spontaneità di chi è consapevole della propria superiorità, e sembrava che indossasse gli abiti adatti per via di una certa affinità naturale, senza doversene mai preoccupare. Rosamond era orgogliosa quando lui entrava nella stanza, e quando le si avvicinava con un sorriso particolare provava la deliziosa sensazione di essere l’oggetto di un omaggio invidiabile. Se Lydgate avesse saputo di suscitare tanto orgoglio in quell’animo delicato, probabilmente se ne sarebbe compiaciuto come qualsiasi altro uomo, perfino quello più profondamente ignorante in fatto di patologia umorale o di tessuti fibrosi: riteneva che fosse uno degli abiti mentali femminili più graziosi quello di venerare la preminenza di un uomo senza sapere con troppa precisione in che cosa consistesse.

Ma Rosamond non era una di quelle deboli fanciulle che si tradiscono involontariamente, e la cui condotta dipende dagli impulsi anziché essere guidata da una grazia prudente e dalle convenienze. Credete forse che le sue rapide previsioni e i progetti sul mobilio della sua futura casa e la gente che l’avrebbe frequentata apparissero nei suoi discorsi, perfino con sua madre? Anzi, avrebbe manifestato la più graziosa sorpresa e disapprovazione se avesse saputo che un’altra fanciulla era stata scoperta a fare previsioni così premature e immodeste; in realtà, probabilmente non le avrebbe credute possibili. Perché Rosamond non mostrava mai di possedere delle nozioni sconvenienti, e si presentava sempre come quella combinazione di sentimenti corretti, di musica, danza, disegno, bigliettini eleganti, album personale per citazioni poetiche e una perfetta bellezza bionda che rendevano la donna irresistibile per l’uomo predestinato di quel tempo. Vi prego, non pensate ingiustamente male di lei: non ordiva trame malvagie, nulla di meschino o di venale; in verità, non pensava mai al denaro se non come a qualcosa di necessario a cui avrebbero provveduto sempre gli altri. Non era sua abitudine escogitare menzogne, e se le sue affermazioni non portavano chiari indizi di verità, ebbene, l’intenzione a esse sottesa non mirava in quella direzione – esse appartenevano a quelle sue doti di eleganza destinate a piacere. La natura aveva ispirato molte arti per rifinire l’allieva prediletta di Mrs Lemon che per consenso generale (eccetto quello di Fred) era una rara mescolanza di bellezza, intelligenza e amabilità.

Lydgate trovava sempre più piacevole la sua compagnia, e adesso non c’era alcun imbarazzo; nei loro occhi c’era uno scambio delizioso di influssi, e quel che essi dicevano possedeva per loro quella ricchezza di significato che in una terza persona potrebbe suscitare una sensazione di monotonia; tuttavia non facevano discorsi né conversazioni appartate da cui era necessario escludere una terza persona. In realtà, essi amoreggiavano; e Lydgate era tranquillo, convinto com’era che non si trattava d’altro. Se un uomo non poteva amare e restare saggio, di sicuro non poteva forse amoreggiare e tuttavia rimanere saggio? In verità gli uomini di Middlemarch, tranne Mr Farebrother, erano persone assai noiose, e Lydgate non era interessato alla politica commerciale o alle carte: cosa doveva fare per svagarsi? Veniva spesso invitato dai Bulstrode, ma le ragazze in quella casa erano appena uscite dai banchi della scuola; e l’ingenua facilità con cui Mrs Bulstrode conciliava la religiosità e i piaceri mondani, la vacuità di questa vita e l’attrattiva del cristallo molato, la conoscenza degli stracci peggiori e del miglior damasco, non costituiva un sollievo sufficiente dal peso dell’imperturbabile serietà di suo marito. La casa dei Vincy, malgrado tutti i suoi difetti, al confronto era più gradevole; oltretutto, custodiva Rosamond – dolce a vedersi come una rosa purpurea semidischiusa, e ornata di qualità degne di compiacere i gusti dell’uomo più raffinato.

Tuttavia egli si fece qualche nemico, all’infuori dell’ambiente medico, a causa del suo successo con Miss Vincy. Una sera, piuttosto tardi, entrò nel salotto mentre vi si trovavano parecchi altri ospiti. Il tavolo da gioco aveva radunato in disparte i più anziani, e Mr Ned Plymdale (uno dei buoni partiti di Middlemarch, sebbene non uno dei suoi eminenti ingegni) era impegnato in un tête-à-tête con Rosamond. Aveva portato l’ultimo Keepsake,5 quella splendida pubblicazione in seta marezzata che a quel tempo registrava le novità più recenti; e si riteneva molto fortunato di essere il primo a sfogliarlo con lei, soffermandosi sulle immagini incise su rame di signore e gentiluomini dalle guance e il sorriso luminosi, e facendo rilevare l’eccellenza dei versi umoristici e l’interesse delle storie sentimentali. Rosamond si mostrava cortese e Mr Ned era soddisfatto di possedere la cosa migliore, in fatto di arte e di letteratura, come strumento per “farle la corte” – proprio ciò che occorreva per riuscire gradito a una bella ragazza. Egli aveva anche dei buoni motivi, oscuri più che apparenti, per essere soddisfatto del proprio aspetto. Agli osservatori superficiali il suo mento sembrava troppo sfuggente, e sembrava venisse gradualmente riassorbito. E a dire il vero gli creava qualche difficoltà per la misura dei cravattoni in raso la cui impalcatura, a quel tempo, rendeva i menti molto utili.

«Trovo che l’Onorevole Mrs S. vi somigli un poco» disse Mr Ned. Teneva il libro aperto alla pagina di quel ritratto seducente e lo guardava in modo piuttosto languido.

«La sua schiena è molto ampia; sembra che abbia posato per questo» disse Rosamond senza alcuna intenzione di essere critica, ma osservando com’erano rosse le mani di Plymdale e chiedendosi perché Lydgate non arrivava. Continuava, nel frattempo, a fare il suo chiacchierino.

«Non ho detto che è bella come voi» disse Mr Ned azzardandosi a volgere lo sguardo dal ritratto alla sua rivale.

«Ho il sospetto che siate un abile adulatore» disse Rosamond, sicura di dovere respingere questo giovanotto per la seconda volta.

Ma a questo punto entrò Lydgate; il libro fu richiuso prima che lui raggiungesse l’angolo in cui si trovava Rosamond e, mentre si metteva a sedere con disinvolta sicurezza dall’altro lato della ragazza, la mascella del giovane Plymdale si abbassò come un barometro che segna una variazione in negativo. Rosamond fu felice non solo per la presenza di Lydgate ma anche per l’effetto da essa provocato: si divertiva a suscitare la gelosia.

«Che ritardatario!» disse mentre si stringevano la mano. «La mamma ormai non vi aspettava più. Come trovate Fred?»

«Come al solito; va migliorando, ma lentamente. Vorrei che cambiasse aria... che andasse a Stone Court, per esempio. Ma sembra che vostra madre abbia qualcosa in contrario.»

«Povero ragazzo!» disse Rosamond con grazia. «Vi accorgerete che Fred è molto cambiato» aggiunse voltandosi verso l’altro corteggiatore; «abbiamo guardato a Mr Lydgate come al nostro angelo custode durante la sua malattia.»

Mr Ned sorrise nervosamente mentre Lydgate, prendendo il Keepsake e aprendolo, fece una risatina di scherno e sollevò il mento mostrando meraviglia per la stupidità umana.

«Perché ridete con tanta irriverenza?» disse Rosamond con una leggera indifferenza.

«Mi chiedo che cosa sia più sciocco – le incisioni oppure il testo» disse Lydgate con il tono più convinto, mentre sfogliava rapidamente le pagine come se volesse scorrere l’intero libro in un baleno e metteva in mostra le sue grandi mani bianche a tutto suo vantaggio, come pensò Rosamond. «Guardate questo sposo che esce dalla chiesa: avete mai visto una simile “trovata zuccherina” – come si diceva al tempo di Elisabetta? Quale merciaio ha mai avuto un sorriso più affettato? Eppure giurerei che il testo fa di lui uno dei gentiluomini più importanti del paese.»

«Siete così severo, mi fate paura» disse Rosamond badando a contenere il suo divertimento. Il povero Plymdale si era soffermato con ammirazione proprio su questa incisione, e ne rimase contrariato.

«Ci sono moltissime persone famose che scrivono per il Keepsake, in ogni caso» replicò con un tono a un tempo risentito e esitante. «È la prima volta che lo sento definire sciocco.»

«Credo di dovervi contraddire e accusare di essere un barbaro» disse Rosamond guardando Lydgate con un sorriso. «Ho il sospetto che ignoriate tutto su Lady Blessington e L.E.L.»6 Rosamond stessa non mancava di apprezzare queste scrittrici, ma non si comprometteva mai con un’ammirazione troppo decisa ed era pronta a cogliere ogni minimo accenno a ciò che, secondo Lydgate, non era del gusto migliore.

«Ma Sir Walter Scott... suppongo che Mr Lydgate lo conosca» disse il giovane Plymdale leggermente rincuorato da questo vantaggio.

«Oh, non leggo più opere letterarie» disse Lydgate richiudendo il libro e accantonandolo. «Ho letto tanto, quando ero ragazzo, che credo mi basterà per tutta la vita. Una volta conoscevo a memoria le poesie di Scott.»

«Mi piacerebbe sapere quando avete smesso» disse Rosamond «perché allora potrei essere sicura di conoscere qualcosa che voi ignorate.»

«Mr Lydgate vi risponderebbe che non valeva la pena di conoscerla» disse Mr Ned volutamente sarcastico.

«Al contrario» disse Lydgate per nulla offeso, ma sorridendo a Rosamond con una sicurezza esasperante. «Ne varrebbe la pena perché Miss Vincy potrebbe insegnarmela.»

Il giovane Plymdale presto andò a raggiungere quelli che giocavano a whist, pensando che Lydgate era una delle persone più presuntuose e antipatiche che avesse mai avuto la sfortuna di incontrare.

«Come siete imprudente!» disse Rosamond, che dentro di sé era felicissima. «Non vi accorgete che lo avete offeso?»

«Cosa – quel libro è di Plymdale? Mi dispiace. Non ci ho pensato.»

«Comincerò a credere a quel che avete detto di voi quando siete venuto qui per la prima volta – che siete un orso che ha bisogno di essere ammaestrato dagli uccelli.»

«Be’, c’è un uccello che può insegnarmi tutto ciò che vuole. Non lo ascolto forse volentieri?»

A Rosamond sembrò che lei e Lydgate fossero praticamente fidanzati. Da tempo accarezzava l’idea che un giorno si sarebbero fidanzati; e le idee, lo sappiamo, tendono ad assumere una consistenza più concreta quando si hanno a portata di mano i materiali necessari. È vero che Lydgate aveva l’idea contraria, quella di non fidanzarsi; ma essa non era che un semplice rifiuto, un’ombra proiettata da altre risoluzioni capaci esse stesse di indebolirsi. Quasi certamente le circostanze si sarebbero rivelate favorevoli all’idea di Rosamond, che possedeva un’attività creativa e guardava attraverso vigili occhi azzurri, laddove quella di Lydgate restava cieca e noncurante come una medusa che viene fatta sciogliere senza che se ne accorga.

Quando tornò a casa, quella sera, esaminò le sue fiale con immutato interesse per vedere come procedeva un certo processo di macerazione; e scrisse i suoi appunti quotidiani con tutta la consueta precisione. Le fantasticherie da cui difficilmente si distaccava erano costruzioni ideali formate da elementi diversi dalle virtù di Rosamond, e il tessuto originario del corpo umano costituiva ancora, per lui, il bello da scoprire. Inoltre cominciava a provare un po’ di gusto per il crescente, sebbene non del tutto palese, antagonismo creatosi tra lui e gli altri medici, che senza dubbio sarebbe apparso più manifesto ora che stava per diventare noto il metodo con cui Bulstrode intendeva amministrare il nuovo ospedale; e c’erano parecchi indizi che lasciavano sperare che la sua mancata accettazione, da parte di alcuni pazienti di Peacock, poteva essere controbilanciata dall’impressione positiva che aveva suscitato in altri ambienti. Appena qualche giorno più tardi, quando gli era capitato di incontrare Rosamond sulla strada per Lowick ed era sceso da cavallo per passeggiare al suo fianco e l’aveva protetta dal passaggio di una mandria, era stato fermato da un domestico a cavallo con un messaggio che lo convocava in una casa di una certa importanza dove Peacock non aveva mai prestato la sua assistenza medica; ed era il secondo caso di questo genere. Il domestico era quello di Sir James Chettam, e la casa era Lowick Manor.

Middlemarch
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