XLI

Vantandomi non potei mai far fortuna,

Perché la pioggia cade ogni dì.

La dodicesima notte

Le trattative riguardanti le terre annesse a Stone Court, a cui aveva accennato Caleb Garth, erano andate avanti tra Mr Bulstrode e Mr Joshua Rigg Featherstone, e avevano portato allo scambio di una o due lettere tra questi personaggi.

Chi può prevedere l’effetto di una scrittura? Se è stata incisa sulla pietra, sebbene questa sia rimasta capovolta per secoli su una spiaggia abbandonata o “abbia riposato tranquilla sotto i tamburi e i calpestii di molte conquiste”, potrebbe finire col rivelarci il segreto di usurpazioni e altri scandali di imperi lontani – visto che questo mondo è simile a un’enorme cupola con un effetto d’eco. Nella nostra futile esistenza spesso si ripresentano circostanze analoghe. Come la pietra che è stata calpestata da generazioni di contadini ignoranti per delle strane e sottili combinazioni casuali può cadere sotto gli occhi di uno studioso, il quale, grazie alle sue fatiche, riesce infine a stabilire le date di alcune invasioni e a svelare delle religioni sconosciute, così un pezzo di carta sporco d’inchiostro, che per molto tempo è servito da semplice involucro o da bietta, può infine capitare aperto sotto gli unici occhi capaci di farne l’origine di una catastrofe. Per Uriele che osserva l’evoluzione della storia planetaria dal sole, questo esito sarebbe una coincidenza proprio quanto l’altro.

Avendo fatto questo paragone piuttosto elevato, mi sento meno a disagio nel richiamare l’attenzione sull’esistenza di persone meschine la cui interferenza, per quanto poco ci possa piacere, determina in gran parte il corso del mondo. Sarebbe bene, certamente, poter contribuire a ridurre il loro numero, e forse si potrebbe fare qualcosa evitando di fornire loro con leggerezza l’occasione di esistere. Da un punto di vista sociale Joshua Rigg sarebbe stato generalmente dichiarato inutile. Ma quelli, come Peter Featherstone, a cui non è mai stata richiesta una copia della loro persona, sono proprio gli ultimi ad aspettarsi una simile richiesta in prosa o in versi. La copia, in questo caso, fisicamente somigliava più alla madre; nel gentil sesso i lineamenti da ranocchio, accompagnati da guance di un colorito fresco e da una figura ben tornita, per un certo genere di ammiratori possiedono molto fascino. Il frutto, talvolta, è un figlio maschio con la faccia di un ranocchio che di certo non risulta gradevole a nessun essere dotato di intelligenza. Soprattutto quando viene tirato fuori all’improvviso per frustrare le aspettative degli altri – proprio l’aspetto più meschino sotto cui una persona socialmente inutile può presentarsi.

Ma i tratti caratteristici della volgarità di Mr Rigg Featherstone appartenevano tutti al genere sobrio e astemio. Dalle prime alle più tarde ore della giornata era sempre lustro, lindo e freddo come il ranocchio a cui somigliava, e il vecchio Peter in segreto aveva ridacchiato su un rampollo quasi più calcolatore e molto più imperturbabile di se stesso. Aggiungerò che le sue unghie erano scrupolosamente curate, e che contava di sposare una ragazza ben istruita (ancora non meglio identificata), con una figura attraente e dei parenti che appartenessero incontestabilmente alla solida classe media. Quindi le sue unghie e la sua modestia erano paragonabili a quelle della maggior parte dei gentiluomini; sebbene la sua ambizione non avesse avuto altro terreno, per svilupparsi, che un’esistenza di impiegato e di contabile nelle più piccole ditte commerciali di un porto di mare. Considerava i Featherstone, gente di campagna, persone molto semplici e assurde, ed essi a loro volta consideravano la sua “educazione” in una città portuale come l’estrema mostruosità del fatto che il loro fratello Peter, e ancora di più la proprietà di Peter, avesse degli eredi simili.

Il giardino e il viale ricoperto di ghiaia, che erano visibili dalle due finestre del salotto rivestito in legno di Stone Court, non erano mai stati più in ordine come in questo momento in cui Mr Rigg Featherstone, con le mani dietro la schiena, contemplava queste terre in qualità di padrone. Ma era difficile dire se egli guardava fuori per il gusto della contemplazione oppure per voltare le spalle a una persona che si trovava al centro della stanza, con le gambe divaricate e le mani nelle tasche dei pantaloni: una persona che, sotto ogni aspetto, contrastava con il lustro e freddo Rigg. Era un uomo che visibilmente si avviava verso i sessant’anni, molto florido e irsuto, con dei favoriti cespugliosi e brizzolati e dei capelli folti e ricci, un corpo assai robusto che tendeva in modo sconveniente le cuciture alquanto logore dei suoi abiti, e l’aria di un fanfarone che avrebbe mirato a farsi notare persino durante uno spettacolo di fuochi d’artificio, perché riteneva che i suoi commenti sulle imprese di un’altra persona fossero più interessanti delle imprese stesse.

Si chiamava John Raffles, e talvolta scherzosamente aggiungeva dopo la sua firma W.A.G., osservando che un tempo aveva avuto come insegnante un certo Leonard Lamb, di Finsbury, che scriveva B.A. dopo il proprio nome, e che lui, Raffles, aveva creato l’arguzia di chiamare quel famoso rettore Ba-Lamb.a Tali erano l’aspetto e la natura mentale di Mr Raffles, che parevano conservare l’odore stantio delle camere d’albergo per commessi viaggiatori di quel tempo.

«Andiamo, su, Josh,» stava dicendo con un tono sonoro e roboante «considera la cosa sotto questa luce: la tua povera madre è in là con gli anni, e tu ora potresti fare qualcosa per farla vivere decentemente.»

«Non finché siete in vita voi. Nulla la farebbe vivere decentemente finché siete in vita voi» replicò Rigg con la sua voce fredda e alta. «Ciò che le darei, lo prendereste voi.»

«Mi serbi rancore, Josh, lo so. Ma andiamo, su – da uomo a uomo – senza ipocrisia –, un piccolo capitale mi consentirebbe di trasformare il magazzino in un’azienda di prim’ordine. Il commercio del tabacco si va sviluppando. Mi darei la zappa sui miei stessi piedi se non facessi del mio meglio. Resterei attaccato a esso come una pulce al vello di una pecora per il mio stesso bene. Starei sempre sul posto. E nulla renderebbe la tua povera madre così felice. Ho smesso di correre la cavallina – ho superato i cinquantacinque anni. Voglio stabilirmi in un angolo del mio focolare. E se mi impegnassi nel commercio del tabacco potrei concentrarvi una dose d’intelligenza e di esperienza che non si troverebbe facilmente altrove. Non voglio importunarti continuamente, ma fare andare le cose per il verso giusto una volta per tutte. Riflettici, Josh – da uomo a uomo –, e la tua povera madre vivrebbe nell’agiatezza per il resto della sua vita. Ho sempre voluto bene a quella vecchia, per Giove.»

«Avete finito?» chiese tranquillamente Mr Rigg, senza distogliere lo sguardo dalla finestra.

«Sì, io ho finito» rispose Raffles prendendo il cappello che era sul tavolo e spingendolo con un gesto espressivo.

«Allora statemi un po’ a sentire. Più mi ripetete una cosa, e meno io ci crederò. Più desiderate che faccia una cosa, e tanto più avrò dei motivi per non farla mai. Credete forse che intenda dimenticare che mi prendevate a calci, quando ero ragazzo, e che mangiavate tutti i bocconi migliori togliendoli a me e a mia madre? Credete che dimentichi che venivate sempre a casa per vendere e intascare tutto e ve ne andavate piantandoci in asso? Sarei felice di vedervi frustare attaccato all’estremità di un carro. Mia madre è stata stupida con voi: non aveva alcun diritto di darmi un patrigno e ne è stata punita. Riceverà il suo assegno settimanale e nulla di più: e lo sospenderò se osate ritornare qui o cercarmi ancora in questa regione. La prossima volta che vi farete vedere all’interno di questi cancelli sarete scacciato dai cani e a colpi di frusta.»

Pronunciando queste ultime parole Rigg si girò e guardò Raffles coi suoi occhi sporgenti e gelidi. Il contrasto tra i due era impressionante quanto avrebbe potuto esserlo diciotto anni prima, quando Rigg era un ragazzo assai poco attraente che lo spingeva a prenderlo a calci, mentre Raffles era l’Adone piuttosto tarchiato dei bar e delle loro salette interne. Ma il vantaggio adesso era dalla parte di Rigg, e gli ascoltatori di questa conversazione avrebbero potuto aspettarsi che Raffles si ritirasse con l’aria di un cane bastonato. Niente affatto. Fece una smorfia che gli era abituale quando lo si metteva “fuori gioco”; poi si abbandonò a una risata ed estrasse dalla tasca una borraccia di acquavite.

«Andiamo, Josh,» disse con una voce carezzevole «dammi una cucchiaiata di acquavite e una sovrana per pagarmi il viaggio di ritorno e me ne andrò. Parola d’onore! Me ne andrò veloce come un fulmine, per Giove.»

«Intendiamoci,» disse Rigg tirando fuori un mazzo di chiavi «se mai vi rivedrò, non vi rivolgerò la parola. Non vi riconoscerò più che se vedessi un corvo: e se voi mostrerete di conoscermi non ne ricaverete altro che la fama di ciò che siete – un mascalzone malvagio, impudente e spaccone.»

«È un peccato, via, Josh» disse Raffles fingendo di grattarsi la testa e di corrugare le sopracciglia all’insù come se fosse imbarazzato. «Ti sono molto affezionato; per Giove, davvero! Non c’è niente che mi piaccia di più che tormentarti – somigli tanto a tua madre; e devo farne a meno. Ma l’acquavite e la sovrana sono un affare.»

Gli tese la borraccia e Rigg si diresse con le chiavi verso una bella e vecchia scrivania di quercia. Ma Raffles, facendo questo movimento con la borraccia, si rammentò che essa si era pericolosamente distaccata dalla copertura di cuoio, e avendo visto un foglio di carta piegato che era caduto all’interno del parafuoco, lo prese e lo infilò sotto il cuoio in modo da fermare il vetro.

Nel frattempo Rigg ritornò con una bottiglia di acquavite, riempì la borraccia e diede a Raffles una sovrana, senza guardarlo né parlargli. Dopo avere richiuso a chiave la scrivania, tornò alla finestra e guardò fuori con un’aria impassibile come aveva fatto all’inizio del colloquio, mentre Raffles bevve un sorso dalla borraccia, ne avvitò il tappo e la depose nella tasca laterale con una lentezza irritante, facendo una smorfia alle spalle del figliastro.

«Addio, Josh – e forse per sempre!» disse Raffles girando la testa mentre apriva la porta.

Rigg lo vide lasciare il giardino e imboccare il sentiero. La giornata grigia aveva portato una pioggerellina leggera che rinfrescò le siepi e i bordi erbosi delle strade secondarie, e fece affrettare i braccianti che caricavano le ultime biche di grano. Raffles, che camminava con l’andatura impacciata di chi è abituato a gironzolare in città ed è costretto a percorrere a piedi la campagna, appariva fuori posto in quest’umida quiete e tra i lavori campestri, come un babbuino fuggito da un serraglio. Ma non c’era nessuno che lo guardasse tranne i vitelli da tempo svezzati, e nessuno che mostrasse avversione per la sua presenza tranne i piccoli topi d’acqua che fuggirono con un fruscio al suo avvicinarsi.

Quando giunse sulla strada maestra ebbe la fortuna di essere raggiunto dalla diligenza che lo portò fino a Brassing; e di là prese il treno della nuova ferrovia, facendo osservare ai suoi compagni di viaggio che ora egli la riteneva abbastanza collaudata, dopo che essa aveva provocato la morte di Huskisson.11 Il più delle volte Mr Raffles conservava l’impressione di essere stato educato in un collegio e di essere capace, quando voleva, di divertire ogni tipo di compagnia; in verità non c’era uno solo dei suoi simili che lui non si sentisse in grado di mettere in ridicolo e di tormentare, sicuro com’era del divertimento che offriva a tutto il resto della compagnia.

In quell’occasione recitò il suo ruolo con molto buonumore come se il viaggio fosse stato per lui un vero successo, ricorrendo spesso alla sua borraccia. Il pezzo di carta con cui l’aveva fissata era una lettera firmata Nicholas Bulstrode, ma non era affatto probabile che Raffles la spostasse da questa utile posizione.

a. Wag corrisponde a “burlone”, mentre B.A. (Bachelor of Arts) è una sigla che si aggiunge realmente al cognome per indicare il possesso di un primo livello di laurea in lettere; baa-lamb, nomignolo scherzoso, significa invece “agnellino”.

Middlemarch
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