LXXII
Gli animi ardenti sono degli specchi doppi che presentano
Visioni illimitate nelle quali le stesse immagini
Si riproducono all’infinito.
L’impetuosa generosità di Dorothea, che si sarebbe lanciata subito a difendere Lydgate dal sospetto di avere accettato denaro offertogli per corromperlo, subì un arresto malinconico quando ella giunse a considerare tutte le circostanze del caso alla luce dell’esperienza di Mr Farebrother.
«È una questione delicata» le disse questi. «In che modo possiamo cominciare a indagare? Si dovrebbe procedere pubblicamente, mettendo all’opera il magistrato e il coroner, oppure privatamente interrogando Lydgate. Per quanto riguarda la prima soluzione, non c’è alcun argomento solido su cui basarsi, altrimenti Hawley l’avrebbe già adottata; e quanto ad affrontare l’argomento con Lydgate, confesso che lo eviterei. Probabilmente la prenderebbe come un’offesa mortale. Ho sperimentato più di una volta la difficoltà di parlargli di questioni personali. E... si dovrebbe già conoscere la verità sul suo comportamento, per essere veramente sicuri di avere un buon risultato.»
«Sono convinta che il suo comportamento non è stato scorretto: credo che le persone siano quasi sempre migliori di quanto pensi di loro il prossimo» disse Dorothea. La tendenza a opporsi nasceva, in lei, dalla dura esperienza degli ultimi due anni; e per la prima volta si sentì un po’ insoddisfatta di Mr Farebrother. Le dava fastidio questo cauto riflettere sulle conseguenze, in luogo di una fede ardente negli sforzi della giustizia e della misericordia che avrebbero trionfato grazie alla loro forza emotiva. Due giorni dopo, egli era a pranzo presso Dorothea con lo zio di lei e i Chettam; e mentre il dessert era lì intatto, i domestici erano fuori della stanza e Mr Brooke a capo chino cominciava ad appisolarsi, lei ritornò sull’argomento con rinnovata animazione.
«Mr Lydgate capirebbe che se i suoi amici sentono una calunnia sul suo conto, il loro primo desiderio è quello di discolparlo. A che scopo viviamo, se non per renderci reciprocamente la vita meno difficile? Non riesco a restare indifferente di fronte ai problemi di un uomo che mi ha dato dei consigli per i miei problemi e mi ha assistito durante la mia malattia.»
Il tono e i modi di Dorothea non erano meno energici di quando, quasi tre anni prima, lei presiedeva alla tavola di suo zio; e da allora la sua esperienza le aveva conferito maggior diritto di esprimere una ferma opinione. Ma Sir James Chettam non era più il corteggiatore timido e condiscendente: era il cognato pieno di premure, con una devota ammirazione per sua cognata, ma anche con il costante timore che lei cadesse preda di una nuova illusione infelice quasi quanto quella di sposare Casaubon. Sorrideva molto meno; quando rispondeva: “Certamente!”, egli introduceva più spesso un parere di dissenso, contrariamente a quanto avveniva in quei giorni di celibato pieni di remissività; e Dorothea scoprì con sua grande sorpresa che doveva decidersi a non avere paura di lui – tanto più perché egli era davvero il suo migliore amico. E ora non era d’accordo con lei.
«Ma, Dorothea,» disse con un tono di rimprovero «non potete dirigere a quel modo la vita di un uomo. Lydgate certamente sa – o quantomeno presto saprà, in quale situazione si trova. Se potrà discolparsi, lo farà. Deve agire in prima persona.»
«Ritengo che i suoi amici debbano aspettare finché non si presenti l’occasione giusta» aggiunse Mr Farebrother. «È possibile – spesso io stesso ho sentito in me tanta debolezza che riesco a comprendere che perfino un uomo di indole onesta, come ho sempre considerato Lydgate, può cedere alla tentazione di accettare del denaro offertogli più o meno indirettamente per comprare il suo silenzio su fatti scandalosi di vecchia data. Ripeto, riesco a comprenderlo, se si trovava sotto la pressione di circostanze difficili – se era oppresso come sono sicuro che era Lydgate. Non crederei a nulla di peggio sul suo conto, se non di fronte a prove schiaccianti. Ma c’è la terribile Nemesi che insegue certi errori che, per chi lo voglia, è sempre possibile interpretare come crimini: non c’è alcuna prova a favore dell’uomo, all’infuori della propria coscienza e di quanto egli afferma.»
«Oh, com’è crudele!» disse Dorothea giungendo le mani. «E non vi piacerebbe essere l’unica persona a credere nell’innocenza di quell’uomo, se il resto del mondo gli nega la sua fiducia? D’altronde, il carattere di un uomo parla per lui.»
«Ma, mia cara Mrs Casaubon,» rispose Mr Farebrother sorridendo dolcemente del suo ardore «il carattere non è scolpito nel marmo – non è qualcosa di solido e inalterabile. È qualcosa di vivo e di mutevole, e può ammalarsi come il nostro corpo.»
«Allora può essere salvato e guarito» disse Dorothea. «Io non avrei paura di chiedere a Mr Lydgate di dirmi la verità, in modo da poterlo aiutare. Perché dovrei avere paura? Ora che non devo prendere più quei terreni, James, potrei fare ciò che proponeva Mr Bulstrode e prendere il suo posto nel sovvenzionare l’ospedale; e ho bisogno di consultare Mr Lydgate per sapere con esattezza come agire per il meglio conservando le disposizioni attuali. È la migliore occasione che io abbia di conquistare la sua fiducia; e lui potrebbe dirmi delle cose che servirebbero a chiarire tutta la faccenda. Allora ci schiereremmo tutti al suo fianco e lo tireremmo fuori dai guai. Si esalta ogni sorta di coraggio tranne quello che si potrebbe mostrare a vantaggio dei propri simili.» Gli occhi di Dorothea erano umidi e lucidi, e il tono alterato della voce svegliò suo zio che si mise ad ascoltare.
«È vero che una donna può tentare degli sforzi di comprensione che avrebbero scarso successo se fossero intrapresi da noi uomini» osservò Mr Farebrother, pressoché convertito dall’ardore di Dorothea.
«In ogni caso, una donna deve essere prudente e ascoltare quelli che conoscono il mondo meglio di lei» disse Sir James col suo lieve cipiglio. «Qualunque cosa facciate in seguito, Dorothea, al momento dovreste essere cauta e non immischiarvi spontaneamente in questa faccenda di Bulstrode. Non sappiamo ancora cosa ne può venir fuori. Siete d’accordo con me?» concluse guardando Mr Farebrother.
«Penso proprio che sarebbe meglio aspettare» disse quest’ultimo.
«Sì, sì, mia cara» disse Mr Brooke senza sapere bene a che punto fosse giunta la discussione, ma inserendovisi con un contributo che era genericamente appropriato. «È facile esagerare, sai. Non devi lasciarti trascinare dalle tue idee. E quanto all’avere fretta nell’investire denaro in progetti – non è il caso, sai. Garth mi ha trascinato in certe spese incredibili con le riparazioni, i canali di drenaggio e cose del genere: ci ho rimesso incredibilmente tra una cosa e l’altra. Devo controllarmi. Quanto a voi, Chettam, state spendendo una fortuna per quello steccato di rovere attorno alla vostra proprietà.»
Dorothea, accettando suo malgrado questi consigli scoraggianti, si recò con Celia nella biblioteca che lei usava abitualmente come salotto.
«Andiamo, Dodo, ascolta ciò che dice James,» disse Celia «altrimenti ti caccerai nei pasticci. L’hai sempre fatto e sempre lo farai, quando ti intestardisci. È una fortuna, dopotutto, che ci sia James a pensare per te. Ti consente di avere i tuoi progetti, ma ti impedisce di esserne inghiottita. Questo è il vantaggio di avere un cognato, anziché un marito. Un marito non ti lascerebbe avere i tuoi progetti.»
«Come se io desiderassi un marito!» esclamò Dorothea. «Desidero soltanto che i miei impulsi non vengano frenati in ogni circostanza.» Mrs Casaubon, che era ancora abbastanza ribelle, scoppiò in lacrime per la rabbia.
«Andiamo, davvero, Dodo,» disse Celia con un tono gutturale un po’ più profondo del solito «tu sei piena di contraddizioni: prima una cosa, e poi un’altra. Obbedivi a Mr Casaubon in un modo vergognoso: credo che avresti rinunciato per sempre a venire a trovarmi, se lui te lo avesse chiesto.»
«Certo che gli obbedivo, perché era mio dovere; era ciò che sentivo di fare per lui» rispose Dorothea, guardando attraverso il prisma delle lacrime.
«Allora perché non dovresti considerare come un tuo dovere quello di obbedire un po’ ai desideri di James?» disse Celia, convinta della forza persuasiva del suo ragionamento. «Perché lui desidera soltanto il tuo bene. E poi, naturalmente, gli uomini hanno maggiore esperienza in tutto, tranne le cose di cui sono più esperte le donne.»
Dorothea rise e dimenticò le sue lacrime.
«Be’, voglio dire dei bambini e quel genere di cose» spiegò Celia. «Io non cederei a James se sapessi che ha torto, come facevi tu con Mr Casaubon.»