LXVII
Ed ecco che ora la guerra civile imperversa nell’anima.
I Bisogni, con gran clamore, depongono la Risolutezza
Dal suo sacro trono; e l’Orgoglio, il gran Visir,
Si umilia arrendendosi e svolge il ruolo servile
Dell’inviato: con lingua abile fa l’apologia
Dei ribelli affamati.
Fortunatamente Lydgate aveva finito col perdere al biliardo, e quindi non ne riportò alcun incoraggiamento a ritentare la fortuna. Al contrario, provò un vero disgusto per se stesso quando, il giorno seguente, dovette pagare quattro o cinque sterline che aveva perso al gioco; oltretutto portava con sé la visione assai sgradevole della figura che aveva fatto non solo restando gomito a gomito con i frequentatori del Green Dragon, ma comportandosi alla loro stessa maniera. Un filosofo che cede alla tentazione di fare scommesse non è molto diverso da un filisteo nelle stesse circostanze: la differenza risiede soprattutto nelle sue riflessioni successive; e quelle di Lydgate furono molto amare. La ragione gli suggeriva come, con un semplice cambiamento di scena, la sua avventura avrebbe potuto ingrandirsi fino a rovinarlo, se per esempio fosse entrato in una casa da gioco dove la fortuna si afferra a due mani, anziché coglierla tra il pollice e l’indice. Tuttavia, sebbene la ragione avesse soffocato il desiderio del gioco, gli restava la sensazione che, se avesse avuto la certezza di vincere la somma necessaria, avrebbe preferito il gioco a quell’alternativa che cominciava a imporsi come inevitabile.
L’alternativa in questione era quella di rivolgersi a Mr Bulstrode. Lydgate si era vantato tante volte, tra sé e con gli altri, di essere completamente indipendente da Bulstrode, di essersi prestato ai suoi piani soltanto perché gli consentivano di attuare le proprie idee in campo professionale e per il bene pubblico; nel loro rapporto il suo orgoglio era sempre stato sostenuto dalla convinzione di utilizzare a scopi di bene sociale questo potente banchiere di cui disprezzava le opinioni e le cui motivazioni gli sembravano spesso un miscuglio assurdo di impressioni contraddittorie; quindi l’idea di rivolgergli una richiesta importante di tipo personale incontrava in lui delle grosse resistenze.
Tuttavia, all’inizio di marzo la sua situazione giunse al punto in cui un uomo comincia a pensare che i propri giuramenti siano stati pronunciati nell’ignoranza, e ad accorgersi che ormai si è capaci di commettere un’azione prima ritenuta impossibile. Con la minaccia della terribile garanzia di Dover che non avrebbe tardato a produrre i suoi effetti, con gli incassi del suo lavoro che venivano subito assorbiti dal pagamento dei debiti arretrati, con il rischio, se si fosse venuto a sapere il peggio, di vedersi rifiutare il credito per i suoi acquisti giornalieri, e soprattutto con la visione del disperato malcontento di Rosamond che non cessava di ossessionarlo, Lydgate aveva cominciato a rendersi conto che avrebbe dovuto inevitabilmente piegarsi a chiedere aiuto a qualcuno. Dapprima aveva pensato alla possibilità di scrivere a Mr Vincy; ma interrogando Rosamond scoprì che, come egli sospettava, ella si era già rivolta due volte a suo padre, l’ultima volta subito dopo la delusione del rifiuto di Sir Godwin; e papà aveva risposto che Lydgate doveva sbrigarsela da solo. «Papà ha detto che, a causa di un susseguirsi di cattive annate, aveva dovuto ricorrere sempre più a dei prestiti per mantenere in piedi il suo commercio, e lui stesso aveva dovuto rinunciare a molti piaceri: non poteva disporre neppure di un centinaio di sterline a causa degli oneri della sua famiglia. Ha detto, lascia che Lydgate si rivolga a Bulstrode: sono sempre stati molto legati.»
In verità, anche Lydgate era giunto alla conclusione che, se doveva ridursi a chiedere un prestito, i suoi rapporti con Bulstrode, almeno più che con qualsiasi altra persona, avrebbero potuto assumere la forma di una richiesta non del tutto personale. Bulstrode aveva contribuito indirettamente a far diminuire la sua clientela, e aveva avuto anche la grossa soddisfazione di coinvolgere un medico nei suoi piani: ma chi di noi si è mai ridotto a quella sorta di dipendenza in cui si trovava Lydgate, senza cercare di credere di avere dei diritti che diminuiscano l’umiliazione di mendicare? È vero che da qualche tempo pareva che l’interesse di Bulstrode per l’ospedale fosse diminuito; ma la sua salute era peggiorata e presentava i segni di una affezione nervosa abbastanza avanzata. Per altri aspetti non sembrava cambiato: si era mostrato sempre molto cortese, ma fin dall’inizio Lydgate aveva notato in lui una notevole freddezza nei riguardi del suo matrimonio e di altre faccende private, una freddezza che finora, del resto, egli aveva preferito a una familiarità eccessiva. Rimandò il suo proposito di giorno in giorno, perché la sua abitudine di agire in conformità alle proprie decisioni veniva indebolita dalla ripugnanza per ogni possibile accordo o azione che ne sarebbe derivata. Incontrò spesso Mr Bulstrode, ma non cercò di approfittare di nessuna occasione per mettere in atto il suo proposito. Talvolta pensava: “Scriverò una lettera: preferisco questo a una richiesta indiretta”; altre volte si diceva: “No; se gli parlassi, potrei retrocedere al primo segno di resistenza”.
Tuttavia i giorni passavano, e lui non scriveva nessuna lettera né sollecitava alcun colloquio. Nel rifuggire dall’umiliazione di un atteggiamento di dipendenza nei confronti di Bulstrode, cominciò a familiarizzare la sua immaginazione con un’altra risoluzione ancora più estranea ai suoi vecchi propositi. Cominciò a riflettere sulla possibilità di mettere in pratica quell’idea puerile di Rosamond che spesso lo aveva fatto arrabbiare, e cioè quella di lasciare Middlemarch senza badare alle conseguenze future. Si affacciò la domanda: “Qualcuno pagherebbe per rilevare la mia clientela, per quel poco che ormai vale? In quel caso la vendita di tutto il resto apparirebbe come un preparativo naturale per la partenza”.
Ma contro questa risoluzione, che egli considerava ancora come una spregevole rinuncia al suo attuale lavoro, il colpevole abbandono di una attività che era e avrebbe potuto diventare sempre più meritoria, contro quella partenza senza una destinazione precisa c’era l’ostacolo che l’eventuale acquirente, ammettendo che fosse possibile trovarne uno, poteva non presentarsi subito. E dopo? Rosamond in un misero alloggio, sia pure nella città più grande o in quella più lontana, non avrebbe trovato un’esistenza che potesse salvarla dallo sconforto e risparmiare a lui il biasimo per avercela immersa. Poiché quando la fortuna di un uomo è in ribasso, malgrado i suoi meriti professionali egli può impiegare parecchio tempo per risalire la china. Nel clima britannico non esiste alcuna incompatibilità tra la scienza e le camere ammobiliate: l’incompatibilità esiste soprattutto tra l’ambizione scientifica e una moglie che si oppone a quel tipo di alloggio.
Tuttavia, mentre egli esitava, si presentò un’occasione che lo spinse a decidersi. Mr Bulstrode inviò un biglietto in cui chiedeva a Lydgate di raggiungerlo alla banca. Da qualche tempo si era manifestata nel banchiere una tendenza all’ipocondria; e lui aveva interpretato la mancanza di sonno, che in realtà rappresentava soltanto un lieve peggioramento dei sintomi abituali della dispepsia, come una minaccia di follia. Desiderava consultare Lydgate quella mattina stessa, sebbene non avesse nulla da aggiungere a ciò che gli aveva detto in precedenza. Ascoltò avidamente le parole rassicuranti di Lydgate, anch’esse, del resto, più volte ripetute; e in quel momento in cui Bulstrode veniva confortato dal suo parere medico, a Lydgate sembrò più facile di quanto avesse previsto comunicargli una sua necessità personale. Egli aveva insistito affinché Mr Bulstrode si occupasse un po’ meno del lavoro.
«Si vede come qualsiasi affaticamento mentale, per quanto lieve, può incidere su una costituzione delicata» disse Lydgate, a quel punto del consulto in cui i commenti tendono a passare dal personale al generale, «dall’impronta profonda che l’ansia può lasciare, per molto tempo, persino su persone giovani e vigorose. Io sono per natura molto forte; eppure sono stato estremamente scosso, negli ultimi tempi, da una serie di preoccupazioni che si sono accumulate.»
«Penso che una costituzione fragile com’è la mia in questo momento sarebbe particolarmente esposta al colera, se esso arrivasse nella nostra zona. E visto che è comparso nei pressi di Londra, è davvero il caso di implorare protezione assediando il trono di Dio» disse Mr Bulstrode, senza l’intenzione di evitare l’allusione di Lydgate, ma vivamente preoccupato dai timori per la propria persona.2
«In ogni caso voi avete contribuito a prendere delle buone precauzioni pratiche per la città, e questo è il miglior modo di chiedere protezione» rispose Lydgate con un profondo disgusto per quella metafora impropria e per la cattiva logica della religione del banchiere, un disgusto alquanto accresciuto dall’apparente sordità della sua benevolenza. Ma egli ormai si era lanciato in quella mossa per ottenere aiuto, preparata da tempo, e non si lasciò bloccare. Quindi aggiunse: «La città ha fatto molti progressi per ciò che riguarda le opere di risanamento e l’organizzazione dei soccorsi; e credo che se venisse il colera, anche i nostri nemici dovrebbero ammettere che le modifiche attuate nell’ospedale costituiscono un bene per la comunità».
«Senza dubbio» disse Mr Bulstrode con una certa freddezza. «Quanto al vostro consiglio, Mr Lydgate, di allentare la tensione della mia attività intellettuale, da qualche tempo ormai ho un progetto del genere – un progetto molto deciso. Conto di abbandonare almeno temporaneamente l’amministrazione di molti affari, siano essi di carattere filantropico o commerciale. Penso anche di cambiare per qualche tempo la mia residenza: probabilmente chiuderò o affitterò The Shrubs e sceglierò un luogo vicino alla costa – dopo essermi consultato, ovviamente, sulla sua salubrità. È una decisione che approvereste?»
«Oh, sì» disse Lydgate, appoggiandosi alla spalliera della sedia, con mal repressa impazienza di fronte allo sguardo scialbo e serio del banchiere e alla sua intensa preoccupazione per la propria persona.
«Da tempo pensavo di affrontare con voi questo argomento, anche in relazione al nostro ospedale» continuò Bulstrode. «Nelle circostanze che vi ho appena indicato, devo naturalmente rinunciare a occuparmi personalmente della sua amministrazione, e sarebbe contrario alle mie idee sulla responsabilità continuare a devolvere grosse somme in favore di un’istituzione che non posso sorvegliare e in qualche modo dirigere. Quindi, nel caso decidessi definitivamente di lasciare Middlemarch, penso di ritirare ogni appoggio al nuovo ospedale, tranne quello che sussisterà per il fatto di avere contribuito in maniera determinante alle spese per la sua costruzione e di avere fornito in seguito delle grosse somme per farlo funzionare.»
Quando Bulstrode, com’era sua abitudine, fece una pausa, Lydgate pensò: “Deve averci rimesso molto denaro”. Era la spiegazione più plausibile per un discorso che aveva dato un duro colpo alle sue speranze. Rispose dicendo:
«Temo che sarà molto difficile compensare questa perdita per l’ospedale.»
«Molto difficile» rispose Bulstrode con lo stesso tono premeditato e argentino «se non attraverso qualche cambiamento del progetto. L’unica persona sulla quale si può contare con certezza, perché è disposta ad aumentare la sua sovvenzione, è Mrs Casaubon. Ho avuto un colloquio con lei e le ho fatto notare, come sto per fare con voi, che bisognerebbe procurare un aiuto più ampio per il nuovo ospedale cambiandone l’organizzazione.»
Seguì un’altra pausa, ma Lydgate non parlò.
«Questo cambiamento consisterebbe in una fusione con l’infermeria, di modo che il nuovo ospedale possa essere considerato come un annesso speciale al vecchio, diretto dallo stesso consiglio di amministrazione. Sarà necessario, inoltre, unire la direzione medica delle due istituzioni. In questo modo ogni difficoltà riguardante l’adeguato mantenimento della nostra nuova istituzione sarà eliminata; gli interessi della città nelle opere di beneficenza cesseranno di essere divisi.»
Mr Bulstrode fece ancora una pausa e abbassò gli occhi dal viso di Lydgate ai bottoni della sua giacca.
«Indubbiamente, per quanto riguarda i modi e le maniere, è un buon espediente» disse Lydgate con una punta di ironia. «Ma non potete aspettarvi che io me ne rallegri, dato che uno dei primi risultati sarà che gli altri medici si opporranno ai miei metodi o li interromperanno, non foss’altro perché sono i miei.»
«Come sapete, Mr Lydgate, personalmente apprezzo molto i metodi nuovi e indipendenti che voi avete diligentemente impiegato: il progetto originale, lo confesso, mi stava molto a cuore, in obbedienza alla Volontà Divina. Ma dal momento che i segni della Provvidenza mi chiedono di rinunciarvi, io vi rinuncio.»
Bulstrode mostrava un’abilità piuttosto esasperante in questa conversazione. La metafora impropria e la cattiva logica delle motivazioni che avevano suscitato il disprezzo del suo ascoltatore erano del tutto coerenti con un modo di presentare i fatti che impediva a Lydgate di sfogare la propria indignazione e delusione. Dopo una rapida riflessione, chiese semplicemente:
«Che cosa ha detto Mrs Casaubon?»
«Questa era l’altra cosa di cui volevo parlarvi» rispose Bulstrode che aveva preparato fino in fondo la sua spiegazione ministeriale. «Lei è, come sapete, una donna dal carattere estremamente generoso e che ha la fortuna di possedere... non dico delle grandi ricchezze, ma dei fondi di cui può disporre. Mi ha informato che, sebbene avesse destinato la maggior parte di quei fondi a un altro scopo, è disposta a esaminare la possibilità di sostituirmi pienamente per ciò che riguarda l’ospedale. Ma desidera avere del tempo per maturare le sue idee, e io le ho detto che non c’è bisogno di affrettarsi – che in realtà le mie decisioni non sono ancora definitive.»
Lydgate aveva voglia di rispondergli: “Se Mrs Casaubon prendesse il vostro posto, sarebbe un acquisto anziché una perdita”. Ma un peso sulla sua mente ancora una volta arrestò questo slancio di franchezza. Rispose: «Penso, allora, che potrei affrontare l’argomento con Mrs Casaubon».
«Appunto; è ciò che lei desidera espressamente. La sua decisione, dice, dipenderà molto dalla vostra opinione. Ma non subito: credo che stia per partire per un viaggio. Ho qui la sua lettera» disse Mr Bulstrode tirandola fuori dalla tasca e leggendola. «“Al momento sono impegnata altrove” scrive. “Vado nello Yorkshire con Sir James e Lady Chettam; e le conclusioni a cui giungerò circa alcune terre che devo vedere in quella zona potrebbero incidere sulla mia possibilità di dare una sovvenzione all’ospedale.” Quindi, Mr Lydgate, non c’è bisogno di affrettarsi; ma desideravo informarvi di ciò che potrebbe accadere.»
Mr Bulstrode rimise in tasca la lettera e cambiò atteggiamento come se il suo compito fosse concluso. Lydgate, la cui rinnovata speranza circa l’ospedale non fece che accrescere la consapevolezza delle circostanze che avvelenavano questa speranza, capì che il suo tentativo di ottenere un aiuto, se andava fatto, doveva essere fatto in quel momento e in modo vigoroso.
«Vi sono molto grato di avermi informato» disse con voce ferma e risoluta, ma interrompendosi con brevi pause che rivelavano la sua riluttanza a parlare. «Per me la mia professione rappresenta l’obiettivo più elevato, e avevo identificato l’ospedale con l’uso migliore che al momento posso fare di essa. Ma l’uso migliore non sempre corrisponde al successo economico. Tutto ciò che ha reso impopolare l’ospedale ha contribuito insieme ad altre cause – che si ricollegano tutte, credo, al mio zelo professionale – a rendermi impopolare come medico. Riesco a procurarmi soprattutto pazienti che non possono pagarmi. Li preferirei agli altri, se non avessi nessuno da pagare a mia volta.» Lydgate attese qualche istante, ma Bulstrode non fece altro che annuire guardandolo fisso; allora egli proseguì con lo stesso modo di parlare pieno di interruzioni – come se addentasse un porro dal sapore sgradevole.
«Ho delle difficoltà economiche da cui non vedo come poter uscire, a meno che qualcuno che ha fiducia in me e nel mio futuro non mi anticipi una certa somma senz’altra garanzia. Mi era rimasto ben poco denaro quando sono venuto qui. Né ho alcuna speranza di ottenerne dalla mia famiglia. Le spese del mio matrimonio hanno superato di gran lunga le mie previsioni. Il risultato, in questo momento, è che mi occorrerebbero un migliaio di sterline per cavarmi d’impiccio. Voglio dire, per liberarmi dal rischio di vedere vendere tutto ciò che possiedo come garanzia per il mio debito più grosso – come pure per pagare gli altri – e lasciare qualcosa che ci consenta di vivere con il nostro reddito modesto. È fuori discussione che il padre di mia moglie possa anticiparmi una somma del genere. Ecco perché parlo della mia situazione con... con l’unico altro uomo che ritengo abbia un legame personale con la mia prosperità o la mia rovina.»
Lydgate si ascoltò parlare con orrore. Ma ormai aveva parlato, e lo aveva fatto con inconfondibile franchezza.
Mr Bulstrode rispose senza fretta, ma anche senza esitazione.
«Sono addolorato, sebbene, lo confesso, non sia sorpreso da queste parole, Mr Lydgate. Per parte mia, mi sono rammaricato di vedervi imparentare con la famiglia di mio cognato, che è sempre stata abituata alla prodigalità e si è già fortemente indebitata con me per mantenere la sua posizione attuale. Il consiglio che vi do, Mr Lydgate, è che, anziché cacciarvi in altri debiti e continuare una lotta incerta, voi dichiariate semplicemente fallimento.»
«Ciò non migliorerebbe le mie prospettive» rispose Lydgate, alzandosi e parlando con amarezza, «neppure se la cosa in sé fosse più gradevole.»
«È sempre una sofferenza» disse Mr Bulstrode; «ma la sofferenza, mio caro signore, è ciò che ci spetta quaggiù ed è un correttivo necessario. Vi raccomando di riflettere sul consiglio che vi ho dato.»
«Grazie» rispose Lydgate, senza sapere bene ciò che diceva. «Vi ho trattenuto troppo a lungo. Buona giornata.»