LIII

Soltanto un giudizio affrettato e superficiale interpreta come ipocrisia ciò che dall’esterno appare incoerenza – sostituendo un morto meccanismo di “se” e di “quindi” alla miriade vivente di elementi invisibili attraverso i quali la fiducia e la condotta si trasformano in un sostegno reciproco.

Mr Bulstrode, quando sperava di acquisire un nuovo interesse a Lowick, si era naturalmente augurato in particolare che il nuovo pastore fosse una persona che egli approvava pienamente; e considerò come un castigo e un ammonimento per i propri errori e quelli del paese in genere il fatto che, proprio nel momento in cui egli entrava in possesso degli atti che gli conferivano la proprietà di Stone Court, Mr Farebrother s’installasse nella vecchia chiesetta “leggendo e approvando i Trentanove Articoli”, e pronunciasse il suo primo sermone di fronte alla congregazione dei fittavoli, dei contadini e degli artigiani del villaggio. Non che Mr Bulstrode intendesse frequentare la chiesa di Lowick o risiedere a Stone Court prima che fosse passato qualche tempo: aveva acquistato l’eccellente tenuta e la splendida dimora per farne un semplice rifugio solitario di cui avrebbe potuto gradualmente ampliare le terre circostanti e abbellire l’abitazione, finché non avesse ritenuto vantaggioso, per il raggiungimento della gloria divina, risiedere in quel luogo e ritirarsi parzialmente dagli affari, spostando così con maggior vigore verso la verità del Vangelo il peso di quella proprietà terriera che la Provvidenza avrebbe potuto aiutare a ingrandire attraverso impreviste occasioni di acquisto. Pareva che un segnale evidente, in questa direzione, fosse stato fornito dalla sorprendente facilità con cui egli era entrato in possesso di Stone Court, quando ognuno si aspettava che Mr Rigg Featherstone vi sarebbe rimasto attaccato quasi si trattasse del giardino dell’Eden. Questo era ciò che lo stesso povero vecchio Peter si era aspettato; spesso aveva immaginato di potere vedere, guardando attraverso il tappeto erboso che l’avrebbe ricoperto e senza l’impedimento di una prospettiva reale, il suo legatario con il viso di ranocchio che si godeva la bella vecchia dimora tra la perenne sorpresa e delusione degli altri superstiti.

Ma quanto poco conosciamo ciò che costituisce il paradiso per i nostri simili! Giudichiamo dai nostri desideri, e non sempre i nostri simili sono abbastanza franchi da farci intuire i loro. Il freddo e prudente Joshua Rigg non aveva lasciato intendere a suo padre che Stone Court per lui non rappresentava il bene supremo, anche se senza dubbio aveva desiderato diventarne il proprietario. Ma come Warren Hastings guardò l’oro e pensò di comprare Daylesford, così Joshua Rigg guardò Stone Court e pensò di comprare oro. Aveva una visione chiara e distinta del suo bene supremo, visto che la sua vigorosa avidità ereditaria aveva assunto una forma particolare a causa delle circostanze: e il bene supremo per lui consisteva nel diventare un cambiavalute. Fin dal suo primo impiego come fattorino in un porto di mare, aveva guardato attraverso le finestre dei cambiavalute come gli altri ragazzi guardano attraverso quelle dei pasticcieri; questo fascino si era gradualmente trasformato in un’intensa passione radicata; aveva l’intenzione, quando avesse avuto una proprietà, di fare molte cose e tra le altre di sposare una persona giovane e raffinata; ma tutte queste erano gioie accessorie alle quali avrebbe potuto supplire l’immaginazione. L’unica gioia che il suo animo desiderava ardentemente era quella di avere un ufficio di cambiavalute su un molo molto frequentato, di avere delle serrature tutto intorno a lui di cui avrebbe conservato le chiavi, e di apparire di una freddezza sublime mentre maneggiava le monete di tutte le nazioni che si moltiplicavano, mentre l’impotente Cupidigia lo guardava con invidia dall’altra parte di un’inferriata. L’intensità di quella passione era così forte che gli aveva permesso di acquisire le nozioni necessarie per appagarla. E mentre gli altri credevano che si fosse sistemato a Stone Court per tutta la vita, Joshua pensò che si avvicinava il momento in cui si sarebbe sistemato sul molo Nord con la migliore attrezzatura in fatto di casseforti e serrature.

Ma ora basta. Siamo interessati a guardare la vendita della tenuta di Joshua Rigg dal punto di vista di Mr Bulstrode, e lui la interpretò come un incoraggiante dono divino che implicava forse un’approvazione a un progetto da lui accarezzato per qualche tempo senza alcun incoraggiamento esterno; la interpretò così, ma senza troppa fiducia, esprimendo il suo ringraziamento con una fraseologia prudente. I suoi dubbi non nascevano dalle possibili relazioni dell’avvenimento con il destino di Joshua Rigg, che apparteneva a delle regioni oscure, trascurate dal governo della Provvidenza, tranne forse in un imperfetto stile coloniale; essi nascevano invece dalla riflessione che anche questo dono divino poteva rappresentare per lui un castigo, come lo era chiaramente il fatto che a Mr Farebrother fosse stata affidata la canonica.

Questo non era ciò che Mr Bulstrode diceva agli altri per il piacere di ingannarli: era ciò che diceva a se stesso – era il suo modo di spiegare gli eventi, genuino quanto potrebbe esserlo qualsiasi vostra teoria se per caso non foste d’accordo con lui. Perché l’egoismo che penetra nelle nostre teorie non ne altera la sincerità; anzi, quanto più il nostro egoismo è soddisfatto, tanto più la nostra fede è robusta.

Comunque, o per incoraggiamento o per castigo, appena quindici mesi dopo la morte di Peter Featherstone, Mr Bulstrode era diventato il proprietario di Stone Court, e ciò che Peter avrebbe detto “se avesse potuto saperlo” era diventato un argomento di conversazione inesauribile e consolante per i suoi parenti delusi. La situazione adesso era capovolta a danno di quel caro fratello defunto, e osservare la sconfitta della sua astuzia per opera dell’astuzia superiore delle cose in generale, costituiva per Solomon una fonte di immenso piacere. Mrs Waule provò una triste sensazione di vittoria nel vedere che non c’era alcun profitto nel creare dei falsi Featherstone per diseredare quelli veri; e la sorella Martha, apprendendo la notizia nei Chalky Flats, esclamò: «Dio, Dio! Allora è possibile che l’Onnipotente non approvasse poi tanto quegli ospizi, dopotutto».

L’affettuosa Mrs Bulstrode fu particolarmente contenta dei vantaggi che la salute di suo marito avrebbe certamente tratto dall’acquisto di Stone Court. Quasi ogni giorno egli vi si recava a cavallo e ispezionava qualche parte della tenuta insieme all’amministratore, e le serate erano deliziose in quel luogo tranquillo, quando i nuovi mucchi di fieno eretti di recente spandevano un profumo che si mescolava con gli effluvi del magnifico e vecchio giardino. Una sera, mentre il sole era ancora alto sull’orizzonte e risplendeva spandendo i suoi raggi d’oro tra i rami del grande noce, Mr Bulstrode sostava a cavallo fuori del cancello principale e aspettava Caleb Garth, il quale era stato convocato per esprimere un parere sul drenaggio della stalla e in quel momento stava dando dei consigli all’amministratore nel cortile dei pagliai.

Mr Bulstrode si sentiva di buonumore e più sereno del solito sotto l’influsso del suo svago innocente. Da un punto di vista dottrinale era convinto che in lui c’era una totale assenza di merito; ma si può avere questa convinzione dottrinale senza alcuna sofferenza quando il senso del demerito non assume una forma distinta nella memoria e non risveglia né il fremito della vergogna né l’angoscia del rimorso. Anzi, è persino possibile averla con un piacere intenso quando la profondità dei nostri peccati non è che una misura per la profondità del perdono, e una prova decisiva che siamo gli strumenti scelti dalla volontà divina. La memoria ha tanti aspetti quanti ne ha il carattere, e cambia il proprio scenario come in un diorama. In quel momento per Mr Bulstrode il sole al tramonto si confondeva, nel ricordo, con il sole di quelle lontane serate in cui egli era molto giovane e andava a predicare oltre Highbury. E avrebbe ripreso volentieri quel compito di ammonire la gente. I passi delle Sacre Scritture erano ancora lì, come pure la sua abilità nell’esporli. La sua breve fantasticheria fu interrotta dal ritorno di Caleb Garth che, anche lui a cavallo, stava scuotendo le briglie per partire, quando esclamò:

«Dio mio!, chi è quell’individuo in nero che sta venendo su per il sentiero? Assomiglia a uno di quegli uomini che si vedono in giro dopo le corse.»

Mr Bulstrode girò il cavallo e guardò lungo il sentiero, ma non diede alcuna risposta. La persona che stava arrivando era la nostra nuova conoscenza, Mr Raffles, il cui aspetto non presentava altro mutamento che quello dovuto a un abito nero e un cappello con la fascia nera. Ormai si trovava a qualche passo dai due cavalieri, ed essi poterono vedere sul suo viso un lampo di riconoscimento; alzò il bastone, continuando a guardare Mr Bulstrode, e infine esclamò:

«Per Giove, Nick, sei tu! Non potevo sbagliarmi, malgrado i venticinque anni ci abbiano giocato un brutto scherzo! Come stai, eh?, non ti aspettavi di vedermi qui. Vieni, stringiamoci la mano.»

Dire che il comportamento di Mr Raffles era piuttosto eccitato sarebbe solo un modo di dire che era sera. Caleb Garth notò un attimo di esitazione e di conflitto in Mr Bulstrode, il quale finì per tendere freddamente la mano a Raffles, dicendo:

«Non mi aspettavo davvero di vedervi in questo remoto luogo di campagna.»

«Be’, appartiene a un mio figliastro» disse Raffles assumendo un atteggiamento arrogante. «Sono già venuto a trovarlo qui. Non sono molto sorpreso di vederti, vecchio mio, perché ho messo le mani su una lettera – quella che si potrebbe chiamare una cosa provvidenziale. È davvero una fortuna, però, che ti abbia incontrato; perché non m’interessa vedere il mio figliastro: non è affettuoso, e adesso la sua povera madre è morta. A dire la verità, sono venuto per amor tuo, Nick: sono venuto a procurarmi il tuo indirizzo, per... guarda qui!» Raffles tirò fuori dalla tasca un foglio di carta spiegazzato.

Qualsiasi altro uomo diverso da Caleb Garth sarebbe stato tentato di attardarsi per ascoltare tutto ciò che poteva sul conto di un uomo la cui conoscenza con Bulstrode pareva implicare l’esistenza di avvenimenti, nella vita del banchiere, così diversi da quel che si sapeva di lui a Middlemarch che assumevano la natura di un segreto capace di suscitare la curiosità. Ma Caleb era una persona singolare: certe tendenze umane, generalmente assai forti, erano quasi assenti dalla sua mente; e una di queste era la curiosità per le faccende personali. Soprattutto se si trattava di scoprire qualcosa di disonorevole riguardo a un altro uomo, Caleb preferiva ignorarla: e se doveva dire a un subalterno che le sue malefatte erano state scoperte, provava più imbarazzo del colpevole. Spronò il cavallo, e dicendo: «Vi auguro la buonasera, Mr Bulstrode; devo tornare a casa», partì al trotto.

«Non hai messo il tuo indirizzo completo su questa lettera» continuò Raffles. «Questo non è tipico dell’eccellente uomo d’affari che eri una volta. “The Shrubs” – potrebbe essere ovunque: abiti qui vicino, eh?... hai tagliato completamente i ponti con Londra – forse sei diventato un gentiluomo di campagna... hai un maniero di campagna a cui invitarmi. Signore Iddio, quanti anni sono passati! La vecchia deve essere morta da parecchio tempo... andata al creatore senza il dolore di sapere come era povera sua figlia, eh? Ma, per Giove!, sei molto pallido, Nick. Vieni, se stai andando a casa camminerò al tuo fianco.»

Il consueto pallore di Mr Bulstrode in realtà aveva assunto un colore quasi di morte. Cinque minuti prima, l’estensione della propria vita era stata immersa nel sole del suo tramonto che rischiarava all’indietro il ricordo del suo mattino: il peccato sembrava una questione di dottrina e di pentimento interiore, l’umiliazione una pratica segreta, la portata delle sue azioni una faccenda privata regolata unicamente dalle relazioni spirituali e dalle intenzioni divine. E adesso, come per effetto di una orribile magia, questa figura rossa e chiassosa si era levata di fronte a lui con una solidità incrollabile – l’incarnazione di un passato che era rimasto estraneo alla sua immaginazione dei castighi. Ma Mr Bulstrode era immerso nei suoi pensieri e non era certo un uomo che agiva o parlava incautamente.

«Stavo rientrando a casa,» disse «ma posso ritardare un po’ il mio ritorno. Potete trattenervi qui, se volete.»

«Grazie» disse Raffles facendo una smorfia. «Non mi interessa vedere il mio figliastro adesso. Preferirei rientrare insieme a te.»

«Il vostro figliastro, se si tratta di Mr Rigg Featherstone, non abita più qui. Sono io il padrone adesso.»

Raffles spalancò gli occhi e fece un lungo fischio di sorpresa prima di dire: «Ebbene, allora non ho nulla in contrario. Ho camminato abbastanza dalla diligenza. Non sono mai stato un gran camminatore, e neppure un gran cavallerizzo. Quello che mi piace è un bel veicolo e un cavallino focoso. Sono sempre stato un po’ goffo in sella. Che bella sorpresa per te rivedermi, vecchio mio!» proseguì mentre si dirigevano verso la casa. «Non lo confessi; ma non hai mai preso con grande entusiasmo la tua fortuna – pensavi sempre ad approfittare dell’occasione – sapevi approfittare così bene della tua fortuna.»

Mr Raffles pareva rallegrarsi infinitamente della propria arguzia, e muoveva le gambe in un modo così arrogante che esasperò un po’ la prudente pazienza del suo compagno.

«Se ricordo bene,» osservò Mr Bulstrode con gelida rabbia «la nostra conoscenza, molti anni fa, non aveva il tipo di intimità che adesso ostentate, Mr Raffles. Qualsiasi favore desideriate da me, vi sarà fatto più volentieri se eviterete di usare questo tono confidenziale che non esisteva nei nostri precedenti rapporti, e che non può certo essere giustificato da più di vent’anni di separazione.»

«Non ti piace che ti si chiami Nick? Ma come, in cuor mio ti ho sempre chiamato Nick, e pur lontano dagli occhi non sei rimasto lontano dal cuore. Per Giove!, i miei sentimenti per te si sono maturati come un buon vecchio cognac. Spero che ne abbia un po’ in casa adesso. Josh mi ha riempito bene la borraccia, l’ultima volta.»

Mr Bulstrode non aveva ancora imparato che in Raffles persino il desiderio del cognac era meno forte di quello di tormentare la gente, e che ogni segno di irritazione gli forniva uno spunto nuovo. Ma quantomeno apparve chiaro che era inutile fare ulteriori obiezioni, e Mr Bulstrode, nel dare ordine alla governante di provvedere all’ospite, assunse un’aria decisamente tranquilla.

Era consolante pensare che questa governante, essendo stata anche a servizio di Rigg, avrebbe potuto credere che Mr Bulstrode ospitava Raffles semplicemente in quanto amico del suo primo padrone. Quando nel salotto rivestito in legno fu servito da mangiare e da bere all’ospite, e nella stanza non rimase alcun testimone, Mr Bulstrode disse:

«Le vostre abitudini e le mie sono così diverse, Mr Raffles, che difficilmente l’uno può apprezzare la compagnia dell’altro. La cosa più saggia da fare, per entrambi, sarà quindi quella di separarci il più presto possibile. Poiché dite che volevate incontrarmi, probabilmente avevate degli affari da trattare. Ma date le circostanze vi invito a rimanere qui stanotte, e io stesso ritornerò domattina presto – prima di colazione, in realtà, quando potrò ascoltare tutto ciò che avete da comunicarmi.»

«Con tutto il cuore,» disse Raffles «è un posto confortevole questo – un po’ noioso per una permanenza; ma posso sopportarlo per una notte, con quest’ottima acquavite e la prospettiva di rivederti domattina. Sei un ospite migliore del mio figliastro; ma Josh mi portava un po’ di rancore perché avevo sposato sua madre; mentre tra te e me non c’è mai stato altro che amicizia.»

Mr Bulstrode, sperando che quel particolare miscuglio di giovialità e di scherno, nel comportamento di Raffles, fosse in gran parte dovuto all’alcol, aveva deciso di aspettare finché questi non fosse del tutto sobrio prima di sprecare altre parole con lui. Ma tornò a casa con una visione terribilmente lucida della difficoltà che avrebbe avuto nel raggiungere con quest’uomo un accordo durevole e di cui ci si potesse fidare. Era inevitabile che desiderasse sbarazzarsi di John Raffles, sebbene non si potesse fare a meno di considerare la sua ricomparsa come parte dei disegni della Provvidenza. Forse lo spirito del male lo aveva inviato per intralciare la trasformazione di Mr Bulstrode in uno strumento del bene; ma Dio lo aveva permesso, e forse tutto ciò costituiva un nuovo tipo di castigo. Fu un momento di angoscia, per lui, molto diverso dai momenti in cui i suoi conflitti erano stati strettamente personali ed erano finiti con la sensazione che i suoi misfatti segreti erano perdonati e i suoi servizi accettati. Quei misfatti, anche quando furono commessi, non erano forse stati in parte consacrati dalla sincerità del suo desiderio di dedicare se stesso e tutto ciò che possedeva alla realizzazione dei disegni della Provvidenza? E alla fine lui non sarebbe diventato che un ostacolo e una pietra dello scandalo? Perché, chi mai avrebbe capito ciò che si agitava dentro di lui? Chi non avrebbe, quando c’era il pretesto per screditarlo, mescolato la sua vita intera e le verità che aveva abbracciato in un ammasso di vergogna?

Nelle sue meditazioni più intime la mente di Mr Bulstrode aveva sempre avuto la tendenza a rivestire i suoi terrori più egoistici di riferimenti dottrinali a fini sovrumani. Ma persino quando discutiamo e meditiamo sull’orbita terrestre e sul sistema solare, le cose che sentiamo e a cui adattiamo i nostri movimenti sono la stabilità della terra e la mutevolezza del giorno. E adesso nella successione automatica di tutti i suoi ragionamenti teorici – distinta e nascosta come il brivido e il dolore di una febbre che sentiamo avvicinarsi mentre discutiamo di una sofferenza astratta – si affacciò in Mr Bulstrode la previsione del disonore di fronte ai suoi vicini e a sua moglie. Perché la sofferenza, come pure la valutazione pubblica del disonore, dipende dalla superiorità della condizione precedente. Per gli uomini che mirano soltanto a sfuggire l’incriminazione, nulla eccetto il banco degli imputati rappresenta un disonore. Ma Mr Bulstrode aveva mirato a diventare un eminente cristiano.

Quando ritornò a Stone Court non era più tardi delle sette e mezzo del mattino. La bella e vecchia dimora non era mai apparsa così deliziosa come in quel momento; i grandi gigli bianchi erano in fiore, i nasturzi, con le loro graziose foglie, inargentate dalla rugiada, si stendevano sopra il basso muro di pietra; gli stessi rumori tutto intorno pareva che avessero un desiderio di pace. Ma tutto sembrava contaminato agli occhi del proprietario che passeggiava sulla ghiaia di fronte alla facciata e aspettava che scendesse Mr Raffles col quale era condannato a fare colazione.

Dopo un po’ si sedettero nel salotto rivestito in legno davanti al tè e ai crostini, che era quanto Raffles desiderava prendere così di buonora. La differenza tra il suo modo di essere al mattino e quello della sera non era così grande come il suo compagno aveva immaginato; il piacere di tormentarlo era forse tanto più intenso perché egli era un po’ meno di buonumore. Indubbiamente i suoi modi apparivano più sgradevoli alla luce del mattino.

«Visto che ho poco tempo da perdere, Mr Raffles,» disse il banchiere che non riusciva a fare altro che sorseggiare il suo tè e spezzettare il suo crostino senza mangiarlo «vi sarei grato se mi diceste subito il motivo per cui volevate incontrarmi. Suppongo che abbiate una casa altrove e sarete lieto di ritornarvi.»

«Ma come, se un uomo ha un po’ di cuore, non desidera rivedere un vecchio amico, Nick? – Non posso fare a meno di chiamarti Nick... ti chiamavamo sempre il giovane Nick quando sapevamo che volevi sposare la vecchia vedova. Alcuni dicevano che avevi una fortissima somiglianza con il vecchio Nick,a ma la colpa è stata di tua madre che ti ha chiamato Nicholas. Non sei contento di rivedermi? Mi aspettavo che mi invitassi a restare in qualche bel posto. Non ho più una casa adesso che mia moglie è morta. Non sono legato in particolare a nessun luogo; mi stabilirei volentieri da queste parti come in qualsiasi altro posto.»

«Posso chiedervi perché siete tornato dall’America? Credevo che il forte desiderio di andarci, quando vi fu fornita una somma adeguata, equivalesse a una promessa di restarci per tutta la vita.»

«Mai saputo che il desiderio di andare in un posto equivalesse al desiderio di rimanerci. Ma ci sono rimasto per dieci anni; non mi andava di rimanerci più a lungo. E non ci ritornerò, Nick.» A questo punto Mr Raffles ammiccò lentamente guardando Mr Bulstrode.

«Volete che vi trovi una qualche occupazione? Qual è la vostra attività adesso?»

«Ti ringrazio, la mia attività è quella di divertirmi il più possibile. Non mi importa più di lavorare. Se dovessi fare qualcosa, viaggerei un po’ per il commercio del tabacco – o qualcosa del genere, che porta un uomo a frequentare delle compagnie piacevoli. Ma non senza una rendita assicurata. Questo è ciò che mi serve: non sono forte come un tempo, Nick, sebbene sia più colorito di te. Ho bisogno di una rendita sicura.»

«Vi potrebbe essere assicurata se vi impegnaste a tenervi a distanza» disse Mr Bulstrode, forse con un po’ troppa ansia nel suo tono sommesso.

«Nel modo in cui fa comodo a me» rispose Raffles freddamente. «Non vedo perché non dovrei fare qualche conoscenza da queste parti. Non mi vergogno di offrire la mia compagnia a nessuno. Ho fatto scaricare il mio baule alla barriera di pedaggio, quando sono sceso – un cambio di biancheria... ma davvero un cambio... parola d’onore!, non solo polsini e sparato; e con questo abito da lutto, staffe e tutto il resto, ti farei onore tra i signori del luogo.» Mr Raffles aveva scostato la sedia e ammirava la propria persona, in particolare le staffe. Il suo scopo principale era quello di irritare Bulstrode, ma pensava davvero che il proprio aspetto adesso avrebbe prodotto una buona impressione, e che non solo egli era di bell’aspetto e arguto, ma era vestito a lutto in uno stile che lasciava intendere l’esistenza di rapporti con gente elevata.

«Se intendete contare su di me in qualche modo, Mr Raffles,» disse Bulstrode dopo un momento di pausa «certamente presupponete di conformarvi ai miei desideri.»

«Ah, senza dubbio» disse Raffles con una cordialità beffarda. «Non l’ho sempre fatto? Signore Iddio, avete fatto un bel guadagno con me, e io non ne ho ricavato un granché. Ho spesso pensato che forse avrei fatto meglio a dire alla vecchia che avevo ritrovato sua figlia e suo nipote: sarebbe stato più conforme ai miei sentimenti; io ho un cuore tenero. Ma a quest’ora avrai sotterrato la vecchia, suppongo – ormai per lei fa lo stesso. E tu ti sei arricchito con quel bell’affare; è stato davvero una benedizione. Hai cominciato a fare il nababbo, a comprare terre, a essere un pascià di campagna. Sempre nella linea dei dissidenti, eh? Sempre devoto? Oppure hai aderito alla Chiesa perché è più raffinato?»

Questa volta il lento ammiccamento di Mr Raffles e il lieve sporgere all’infuori della lingua produsse un effetto peggiore di quello di un incubo, perché contenevano la certezza di non essere un incubo bensì un tormento reale. Mr Bulstrode provò un senso di nausea accompagnata da brividi; non parlò, ma cominciò a riflettere se non era opportuno lasciare che Raffles agisse a modo suo e sfidarlo semplicemente come calunniatore. Il personaggio si sarebbe presto rivelato un uomo di reputazione abbastanza cattiva da indurre la gente a non credergli. “Ma non quando rivelerà una spaventosa verità sul tuo conto” suggerì la sua sagace coscienza. E ancora: non sembrava un peccato tenere Raffles a distanza, ma Mr Bulstrode rifuggiva dalla falsità diretta di negare delle affermazioni vere. Una cosa era ripensare ai peccati perdonati, o meglio, spiegare una discutibile aderenza a una rilassatezza di costumi, e un’altra era incamminarsi deliberatamente sulla strada della falsità.

Ma visto che Bulstrode taceva, Raffles si affrettò a proseguire per utilizzare al massimo il tempo.

«Non mi è capitata una bella fortuna come la tua, per Giove! Le cose sono andate terribilmente male per me a New York; quegli Yankee sono gente rozza, e un uomo di sentimenti signorili non ha alcuna possibilità con loro. Al mio ritorno mi sono sposato – una donna simpatica che era nel commercio del tabacco – molto affezionata a me – ma il commercio non andava, come si suol dire. Un amico l’aveva sistemata in quel ramo da tanti anni; ma c’era un figlio di troppo. Josh e io non siamo mai andati d’accordo. Comunque, ho sfruttato al massimo la situazione e ho sempre bevuto il mio bicchierino in buona compagnia. Mi sono sempre comportato onestamente; sono sincero come la luce del giorno. Non te la prenderai a male se non ti ho cercato prima; ho una malattia che mi rende un po’ negligente. Credevo che stessi ancora trafficando e pregando a Londra, ma lì non ti ho trovato. Ma come vedi sono stato condotto da te, Nick – forse è una benedizione per entrambi.»

Mr Raffles terminò sbuffando scherzosamente: nessuno riteneva che la sua intelligenza fosse granché superiore a certi luoghi comuni della religione. Certo, se l’astuzia che specula sui sentimenti più meschini può chiamarsi intelligenza, lui ne aveva una gran dose, perché sotto il tono apparentemente avventato e canzonatorio che usava con Bulstrode si nascondeva una scelta ben studiata di affermazioni, quasi fossero tante mosse al gioco degli scacchi. Nel frattempo Bulstrode aveva deciso la propria mossa, e con ferma risolutezza disse:

«Fareste bene a riflettere, Mr Raffles, che un uomo può sopravvalutare le proprie forze nel tentativo di assicurarsi un guadagno che non gli è dovuto. Sebbene non sia in alcun modo legato a voi, sono disposto a fornirvi una rendita – con pagamenti trimestrali – a condizione che manteniate la promessa di rimanere lontano da questi luoghi. Sta a voi scegliere. Se vi ostinate a rimanere qui, anche per un breve periodo, non otterrete nulla da me. Mi rifiuterò di riconoscervi.»

«Ha!, ha!,» disse Raffles con una finta esplosione di riso, «questo mi ricorda un tipo buffo di ladro che si rifiutò di riconoscere il poliziotto.»

«Le vostre allusioni sono sprecate con me, signore» rispose Bulstrode, pallido dalla rabbia; «la legge non ha alcun potere su di me, né per opera vostra né per quella di nessun altro.»

«Non capisci lo scherzo, mio caro amico. Volevo soltanto dire che io non mi rifiuterei mai di riconoscerti. Ma siamo seri. Il tuo pagamento trimestrale non mi interessa affatto. Ci tengo alla mia indipendenza.»

A questo punto Raffles si alzò e percorse un paio di volte la stanza in lungo e in largo, dondolandosi e ostentando un’aria di magistrale meditazione. Infine si fermò di fronte a Bulstrode e disse: «Ascolta! Dammi un paio di centinaia di sterline – andiamo, è una cifra ragionevole – e me ne andrò – parola d’onore! Passerò a prendere il mio baule e me ne andrò. Ma non rinuncerò alla mia libertà per una sporca rendita. Voglio andare e venire dove mi pare. Forse mi converrà restare lontano e corrispondere con un amico, e forse no. Hai il denaro con te?».

«No, ho solo cento sterline» rispose Bulstrode provando un sollievo troppo grande, all’idea di sbarazzarsi di quell’uomo, per esitare di fronte alle incertezze future. «Vi spedirò il resto, se volete darmi il vostro indirizzo.»

«No, aspetterò qui finché non lo porterai» disse Raffles. «Farò due passi e mangerò un boccone, e nel frattempo tu sarai tornato.»

Mr Bulstrode, con il corpo malaticcio sconvolto dalle agitazioni che aveva subito dalla sera precedente, ebbe la sgradevole sensazione di essere alla mercé di quest’uomo chiassoso e invulnerabile. In quel momento colse al volo l’occasione di ottenere a qualsiasi prezzo una tranquillità temporanea. Si stava alzando per fare ciò che Raffles aveva suggerito, quando quest’ultimo, alzando il dito come colpito da un ricordo improvviso, disse:

«Ho cercato ancora Sarah, anche se non te l’ho detto; avevo un tenero ricordo di quella graziosa ragazza. Non l’ho trovata, ma ho scoperto il nome del marito e ne ho preso nota. Ma, accidenti, ho perso il mio taccuino! Comunque, se lo sentissi lo riconoscerei. Sono in possesso delle mie facoltà come se fossi nel fiore degli anni, ma i nomi mi sfuggono, per Giove! A volte non valgo di più di una cartella delle tasse prima che vi siano scritti i nomi. Comunque, se ho notizie di lei e della sua famiglia te lo farò sapere, Nick. Vorresti certo fare qualcosa per lei, adesso che è la tua figliastra.»

«Certamente» disse Mr Bulstrode con la consueta fermezza nello sguardo dei suoi occhi grigio chiaro; «anche se ciò potrebbe ridurre le mie possibilità di aiutarvi.»

Mentre egli usciva dalla stanza, Raffles ammiccò lentamente alle sue spalle e poi si diresse verso la finestra per guardare il banchiere che si allontanava a cavallo – virtualmente ai suoi ordini. Le sue labbra dapprima si incresparono in un sorriso e poi si aprirono in una risata breve e trionfante.

«Ma come diavolo era il suo nome?» disse dopo un poco, quasi ad alta voce, grattandosi la testa e aggrottando orizzontalmente le sopracciglia. In realtà non si era curato di questa dimenticanza, né ci aveva pensato, finché non aveva cominciato a escogitare ogni tipo di espediente per tormentare Bulstrode.

«Cominciava con L; erano quasi tutte L, mi sembra» proseguì con la sensazione di stare per afferrare quel nome che gli sfuggiva. Ma la presa era troppo debole, e presto egli si stancò di questo inseguimento mentale; perché pochi uomini sopportavano di restare soli meno di Mr Raffles o avevano più bisogno di lui di farsi ascoltare continuamente. Preferì passare il tempo conversando piacevolmente con l’amministratore e la governante, dai quali apprese tutto ciò che voleva sapere sulla posizione di Mr Bulstrode a Middlemarch.

Tuttavia sopravvenne un lasso di tempo assai noioso che ebbe bisogno del diversivo fornito da un po’ di pane, di formaggio e di birra; e quando fu solo davanti al tavolo, nel salotto rivestito in legno, si diede improvvisamente una pacca sul ginocchio ed esclamò: «Ladislaw!». Quell’attività della memoria che aveva cercato di mettere in moto e poi, scoraggiato, aveva abbandonato, si era improvvisamente risvegliata senza uno sforzo cosciente – un’esperienza comune, piacevole quanto quella di riuscire a fare uno starnuto, anche se il nome ricordato non è di alcuna importanza. Raffles tirò fuori immediatamente un taccuino e scrisse il nome, non perché si aspettasse di servirsene, ma soltanto per riuscire a ricordarselo se mai gli fosse capitato di averne bisogno. Non ne avrebbe parlato a Bulstrode: non vedeva alcun vantaggio concreto in questa rivelazione, e per una mente come quella di Mr Raffles, in un segreto c’era sempre la possibilità di un profitto.

Egli fu soddisfatto del suo successo, e verso le tre di quel giorno aveva già ripreso il suo baule alla barriera di pedaggio ed era salito sulla diligenza, liberando gli occhi di Mr Bulstrode di una spaventosa macchia nera nel paesaggio di Stone Court, senza tuttavia liberarlo dal terrore che quella macchia nera potesse riapparire e diventare inseparabile persino dalla visione del suo focolare.

a. Old Nick è un nomignolo che designa il diavolo.

Middlemarch
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