XVI

Tutto ciò che si adora in una donna

Lo ritrovo nella tua bella persona –

Perché l’intero gentil sesso non può che offrire

Grazia e bellezza.

SIR CHARLES SEDLEY

La questione dell’eventuale designazione di Mr Tyke per la carica di cappellano stipendiato dell’ospedale costituiva un argomento appassionante per gli abitanti di Middlemarch; e Lydgate ne sentì discutere in una maniera che gettava molta luce sul potere esercitato da Mr Bulstrode nella cittadina. Era evidente che il banchiere vi dettava legge; tuttavia esisteva un gruppo di opposizione, e persino tra i suoi sostenitori c’erano alcuni che lasciavano intendere che il loro appoggio era solo un compromesso, e dichiaravano con franchezza che lo stato generale delle cose, e in particolare i rischi del commercio, li costringevano a schierarsi dalla parte del diavolo.

Il potere di Mr Bulstrode non era dovuto semplicemente alla sua posizione di banchiere di provincia che conosceva i segreti finanziari della maggior parte dei commercianti della città e poteva intaccare le fonti del loro credito; esso veniva rafforzato da una generosità che era sollecita e rigorosa allo stesso tempo – sollecita a prestare soccorso, e rigorosa nell’osservarne i risultati. Egli si era guadagnato, in qualità di uomo sempre vigile e zelante, una posizione di rilievo nell’amministrazione delle opere di carità della cittadina, e le sue opere di beneficenza personale erano a un tempo minuziose e abbondanti. Si dava un gran da fare per l’apprendistato di Tegg, il figlio del calzolaio, e poi ne sorvegliava l’assiduità alla frequenza dei servizi religiosi; difendeva Mrs Strype, la lavandaia, contro le richieste ingiuste di Stubb a proposito del terreno dove lei metteva ad asciugare i panni, ed egli stesso esaminava accuratamente una calunnia rivolta contro Mrs Strype. Accordava numerosi prestiti personali di piccola entità, ma di solito indagava rigorosamente sulle circostanze del debito sia prima che dopo. In questo modo un uomo acquista la capacità di gestire la speranza, la paura e la gratitudine della gente; e il potere, una volta che è penetrato in quell’ambito delicato, si propaga estendendosi in modo del tutto sproporzionato alle sue cause esterne. Per Mr Bulstrode era una regola di vita quella di acquisire tutto il potere possibile per poterlo usare in funzione della gloria di Dio. Passava attraverso molti conflitti spirituali e dissidi interiori prima di dare forma alle proprie motivazioni e di comprendere con chiarezza ciò che esigeva la gloria di Dio. Ma, come abbiamo visto, le sue motivazioni non sempre venivano apprezzate in modo giusto. A Middlemarch esistevano molte menti grossolane la cui bilancia intellettuale riusciva a pesare le cose soltanto in blocco; ed esse nutrivano il forte sospetto che Mr Bulstrode, non potendo godere la vita alla loro maniera, perché mangiava e beveva così poco e si affannava per ogni cosa, probabilmente faceva una sorta di banchetto vampiresco con la sensazione del dominio.

La questione del cappellano fu discussa durante un pranzo a casa di Mr Vincy al quale era presente Lydgate, e i legami di parentela con Mr Bulstrode non impedirono, come egli osservò, una certa libertà nei discorsi persino da parte dello stesso padrone di casa, sebbene le sue ragioni a sfavore della sistemazione proposta si basassero esclusivamente sulle obiezioni da lui mosse ai sermoni di Mr Tyke, che erano tutta dottrina, e sulla sua preferenza per Mr Farebrother, i cui sermoni erano privi di quel difetto. A Mr Vincy piaceva abbastanza l’idea che il cappellano ricevesse uno stipendio, purché questo venisse corrisposto a Mr Farebrother che era la persona più a modo che fosse mai esistita e il miglior predicatore del mondo, e per di più socievole.

«Quale linea di condotta intendete adottare, allora?» disse Mr Chichely, il coroner,a gran compagno di Mr Vincy nella caccia coi levrieri.

«Oh, sono proprio contento di non appartenere al comitato direttivo. Voterò perché la questione venga rimessa al direttore e alla commissione sanitaria. Riverserò parte della mia responsabilità sulle vostre spalle, dottore» disse Mr Vincy lanciando un’occhiata al Dr. Sprague, il medico più anziano della città, e poi a Lydgate che gli era seduto di fronte. «Spetta a voi signori medici consultarvi sul tipo di purgante da prescrivere, vero, Mr Lydgate?»

«Non so molto né dell’uno né dell’altro» disse Lydgate; «ma in genere le nomine tendono a diventare troppo facilmente una questione di simpatia personale. L’uomo più adatto a un incarico particolare non è sempre la persona migliore o la più gradevole. Talvolta, se si vuole attuare una riforma, l’unica maniera sarebbe quella di collocare in pensione le brave persone a cui tutti sono affezionati, e di metterle fuori discussione.»

Il Dr. Sprague, che veniva considerato il medico di maggior “peso”, sebbene di solito si dicesse che il Dr. Minchin possedeva un maggiore “acume”, cancellò ogni espressione dal suo viso ampio e severo, e mentre Lydgate parlava fissò lo sguardo sul bicchiere di vino. Questo giovane, a parte ciò che di problematico e di sospetto c’era in lui – per esempio una certa ostentazione di idee nuove e una tendenza a sconvolgere ciò che era stato fissato una volta per tutte da quelli più anziani di lui – risultava assai sgradito a un medico la cui reputazione si era consolidata trent’anni prima con la pubblicazione di un trattato sulla meningite di cui almeno un esemplare, quello dell’autore, era rilegato in pelle di vitello. Per quanto mi riguarda provo una certa simpatia per il Dr. Sprague: l’autocompiacimento è un tipo di proprietà esente da imposte che è assai spiacevole vedere deprezzata.

L’osservazione di Lydgate, tuttavia, non corrispose all’opinione generale della compagnia. Mr Vincy disse che, se avesse potuto fare a modo suo, non avrebbe messo le persone antipatiche da nessuna parte.

«Al diavolo le vostre riforme!» disse Mr Chichely. «Non esiste un’impostura maggiore al mondo. Quando si parla di una riforma si può stare certi che si nasconde qualche trucco per insediare degli uomini nuovi. Spero che non siate uno dei sostenitori di «Lancet»,10 Mr Lydgate, che vogliono sottrarre l’ufficio del coroner all’ambito della professione legale: le vostre parole sembrano tendere in quella direzione.»

«Io disapprovo Wakley,» intervenne il Dr. Sprague «più di chiunque altro: è un individuo con intenzioni maligne che sacrificherebbe la dignità della professione – la quale, com’è noto, dipende dalle facoltà di Londra – pur di ottenere una certa notorietà per se stesso. Alcuni uomini se ne infischiano di essere presi a calci se soltanto riescono a fare parlare di sé. Ma Wakley talvolta ha ragione» aggiunse il dottore saggiamente. «Potrei citare uno o due punti sui quali Wakley ha ragione.»

«Oh, be’,» disse Mr Chichely «non biasimo nessuno per il fatto di battersi a favore della sua professione; ma, per tornare alla discussione, mi piacerebbe sapere com’è possibile che un coroner giudichi le prove se non ha fatto studi di diritto?»

«A mio parere» disse Lydgate «gli studi di diritto non fanno che rendere un uomo più incompetente in questioni che richiedono una conoscenza di altro tipo. La gente parla di prove come se queste potessero davvero essere pesate su una bilancia da una Giustizia cieca. Nessuno può giudicare la validità di una prova in un caso specifico, a meno di non conoscere bene la materia. Un avvocato non è più bravo di una vecchia nell’esame di un post mortem. Come può conoscere l’effetto di un veleno? Sarebbe come dire che l’arte della prosodia insegna a misurare anche il raccolto delle patate.»

«Sapete bene, suppongo, che non è compito del coroner esaminare un post mortem, ma solo raccogliere le prove del teste medico» disse Mr Chichely con un certo sdegno.

«Il quale è spesso ignorante quanto lo stesso coroner» disse Lydgate. «Le questioni di medicina legale non dovrebbero essere affidate alla modesta competenza occasionale di un teste medico, e il coroner non dovrebbe essere un uomo che crede che la stricnina distrugge le pareti dello stomaco, se accade che un medico ignorante gli dica questo.»

Lydgate aveva assolutamente dimenticato che Mr Chichely era coroner di Sua Maestà, e terminò innocentemente con questa domanda: «Non siete d’accordo, Dr. Sprague?».

«Fino a un certo punto... per ciò che riguarda i distretti densamente popolati e la capitale» disse il dottore. «Ma spero che passerà molto tempo prima che questa parte del paese perda i servizi del mio amico Chichely, anche se dovesse succedergli l’uomo migliore tra quelli che esercitano la nostra professione. Sono sicuro che Vincy mi approva.»

«Sì, sì, datemi un coroner che sia bravo nella caccia coi levrieri» disse Mr Vincy con tono allegro. «E a mio avviso ci si sente più sicuri con un avvocato. Nessuno può sapere tutto. La maggior parte delle cose sono “opera del Signore”. E quanto all’avvelenamento, ebbene, ciò che bisogna conoscere è la legge. Andiamo, vogliamo unirci alle signore?»

L’opinione personale di Lydgate era che Mr Chichely avrebbe potuto essere proprio il coroner privo di pregiudizi riguardo alle pareti dello stomaco, ma egli non aveva inteso fare allusioni di carattere personale. Questa era una delle difficoltà nel frequentare la buona società di Middlemarch: era pericoloso insistere sulla competenza come requisito necessario per qualsiasi impiego salariato. Fred Vincy aveva definito Lydgate pedante, e adesso Mr Chichely era incline a definirlo borioso, specialmente quando, nel salotto, dette l’impressione di rendersi assai amabile agli occhi di Rosamond, la quale era stata facilmente monopolizzata da lui in un tête-à-tête, mentre Mrs Vincy era seduta al tavolo da tè. Quest’ultima non affidava alcuna mansione domestica a sua figlia; e il viso raggiante e bonario di questa matrona, insieme ai nastrini rosa troppo vezzosi che svolazzavano sulla sua bella gola e al comportamento gaio che aveva col marito e i figli, erano certamente tra le grandi attrattive di casa Vincy, attrattive che rendevano ancora più facile innamorarsi della figlia. Il pizzico di volgarità innocente e senza pretese di Mrs Vincy dava più risalto alla raffinatezza di Rosamond che oltrepassava ogni aspettativa di Lydgate.

Senza dubbio i piedi piccoli e le spalle perfettamente tornite contribuiscono a creare l’impressione di una raffinatezza di modi, e ogni parola giusta appare singolarmente giusta quando si accompagna al movimento delicato delle labbra e delle palpebre. E Rosamond sapeva parlare a proposito, perché possedeva quel tipo di intelligenza che coglie qualsiasi sfumatura, eccetto quella umoristica. Fortunatamente non tentava mai di scherzare, e questo, forse, era il tratto più caratteristico della sua abilità.

Lei e Lydgate cominciarono a conversare senza alcuna difficoltà. Lui si rammaricava di non averla sentita cantare, l’altro giorno, a Stone Court. L’unico diversivo che si era concesso durante l’ultima parte del suo soggiorno a Parigi era stato quello di andare ad ascoltare della musica.

«Avete studiato musica, forse?» disse Rosamond.

«No, conosco il canto di molti uccelli, e conosco molte melodie a orecchio; ma la musica che ignoro totalmente, e di cui non posseggo la minima nozione, mi incanta... mi commuove. Quant’è stupido il mondo che non fa maggiore uso di un piacere così facile da ottenere!»

«Sì, e scoprirete che a Middlemarch la musica è assai carente. Non c’è quasi nessun buon musicista. Conosco soltanto due signori che cantano abbastanza bene.»

«Penso che sia di moda cantare delle canzoni umoristiche in una maniera ritmica, lasciando che uno si immagini la melodia – pressappoco come se venisse ritmata su un tamburo?»

«Ah, avete ascoltato Mr Bowyer» disse Rosamond con uno dei suoi rari sorrisi. «Ma noi stiamo parlando molto male dei nostri vicini.»

Lydgate quasi dimenticava di dovere procedere nella conversazione, pensando com’era deliziosa quella creatura il cui abito sembrava fatto del più pallido cielo azzurro: lei stessa era di un biondo così puro, come se i petali di qualche fiore gigantesco si fossero appena dischiusi e l’avessero svelata; e pure con questo biondo infantile mostrava tanta grazia pregna di naturalezza e sicurezza di sé. Dopo il ricordo di Laure, Lydgate aveva perso ogni predilezione per gli occhi grandi e silenziosi: lo splendido animale non l’attraeva più, e Rosamond era esattamente il suo contrario. Ma ritornò in sé.

«Spero che mi farete ascoltare un po’ di musica questa sera.»

«Vi farò ascoltare i miei saggi, se volete» disse Rosamond. «Papà non mancherà di insistere perché io canti. Ma tremerò davanti a voi che avete ascoltato i migliori cantanti di Parigi. Io ne ho ascoltati molto pochi: sono stata a Londra soltanto una volta. Ma il nostro organista di St Peter è un buon musicista e studio ancora con lui.»

«Raccontatemi ciò che avete visto a Londra.»

«Molto poco.» (Una ragazza più ingenua avrebbe detto: «Oh, tutto!». Ma Rosamond era più avveduta.) «Alcuni di quei soliti posti dove si portano sempre le ragazze rozze di provincia.»

«Vi definite una ragazza rozza di provincia?» disse Lydgate, guardandola con uno slancio di ammirazione involontaria che fece arrossire di gioia Rosamond.

Ma lei restò semplicemente seria, girò appena il collo slanciato e sollevò la mano per toccare le sue trecce meravigliose – un gesto abituale per lei, grazioso come i movimenti della zampa di un gattino. Non che Rosamond somigliasse minimamente a un gattino: era una silfide catturata in tenera età e educata alla scuola di Mrs Lemon.

«Vi assicuro che la mia intelligenza è assai rozza» rispose subito. «A Middlemarch riesco a cavarmela. Non ho paura di parlare coi nostri vecchi vicini. Ma di voi ho davvero paura.»

«Una donna raffinata quasi sempre ne sa di più di noi uomini, sebbene le sue conoscenze siano di tipo diverso. Sono sicuro che potreste insegnarmi mille cose – come un uccello leggiadro potrebbe insegnarne a un orso, se avessero un linguaggio comune. Fortunatamente c’è un linguaggio comune tra gli uomini e le donne, e quindi è possibile ammaestrare gli orsi.»

«Ah, ecco che Fred comincia strimpellare! Devo andare a impedirgli di fare vibrare tutti i vostri nervi» disse Rosamond dirigendosi verso la parte opposta della stanza dove Fred, dopo avere aperto il pianoforte su richiesta del padre, il quale desiderava che Rosamond suonasse un po’ di musica per loro, aveva esordito eseguendo Ciliegia matura! con una sola mano. Uomini intelligenti che hanno superato gli esami, a volte, fanno cose del genere non meno di Fred che era stato bocciato.

«Fred, ti prego, rimanda a domani i tuoi esercizi; farai stare male Mr Lydgate» disse Rosamond. «Lui ha orecchio.»

Fred rise e andò avanti fino alla fine con il suo motivo.

Rosamond si girò verso Lydgate, sorridendo dolcemente, e disse: «Vedete, non sempre gli orsi si lasciano ammaestrare».

«A te ora, Rosy!» disse Fred balzando dallo sgabello e facendolo ruotare per adattarlo alla sua altezza, pregustando il divertimento che lo attendeva. «Prima qualche bel motivo vivace.»

Rosamond suonò in modo ammirevole. Il suo maestro, alla scuola di Mrs Lemon (vicina a una cittadina dal passato memorabile le cui vestigia consistevano nella chiesa e nel castello), era uno di quegli eccellenti musicisti che si incontrano talvolta nelle nostre province, degni di essere paragonati a molti famosi Kapellmeister di un paese che può vantare maggiori glorie musicali. Rosamond, oltre ad avere capacità intuitive personali, si era impadronita della sua maniera di suonare e riproduceva con la precisione di un’eco il suo modo eccellente di interpretare una musica sublime. Quando la si ascoltava per la prima volta si restava quasi senza parole. Sembrava che dalle dita di Rosamond fluisse un’anima nascosta; e così era, in realtà, giacché le anime dimorano negli echi perenni e in ogni espressione raffinata si riscontra in qualche modo un’attività creativa a cui un interprete in qualche misura dà origine. Lydgate ne fu stregato e cominciò a ravvisare in lei qualcosa di eccezionale. Dopotutto, pensò, non bisogna sorprendersi di incontrare quelle rare combinazioni della natura sotto apparenze sfavorevoli: dovunque compaiano, esse dipendono sempre da cause invisibili. Rimase seduto a guardarla e non si alzò per farle dei complimenti, lasciando agli altri questo compito, ora che la sua ammirazione diventava più profonda.

Il suo canto era meno eccezionale, ma anch’esso ben esercitato e dolce a udirsi come uno scampanio armonioso. È vero che cantò Vieni da me al chiaro di luna e Andavo errando, perché i mortali devono seguire la moda del tempo, e soltanto gli antichi possono essere sempre classici. Ma Rosamond era anche capace di cantare bene Susan dagli occhi neri o le canzoni di Haydn, oppure Voi che sapeteb o Batti, batti* – non chiedeva che di sapere i gusti dei suoi ascoltatori.

Suo padre girava lo sguardo intorno agli ospiti compiacendosi della loro ammirazione. Sua madre se ne stava seduta come una Niobe prima delle sue pene, con la figlioletta più piccola sulle ginocchia, e segnava il tempo muovendo dolcemente la mano della bambina. E Fred, malgrado il suo generale scetticismo verso Rosy, ascoltò la musica con perfetta riverenza, augurandosi di essere capace di fare altrettanto con il suo flauto. Era la più piacevole riunione di famiglia a cui Lydgate avesse assistito dal suo arrivo a Middlemarch. I Vincy erano portati a divertirsi, a respingere ogni preoccupazione e a riporre fiducia negli aspetti più gai della vita, il che rendeva la loro casa inconsueta in gran parte delle città di provincia, in quel tempo in cui la dottrina evangelica aveva diffuso un’ombra di sospetto, quasi si trattasse di una malattia infettiva, sui pochi divertimenti sopravvissuti. Dai Vincy si giocava sempre a whist, e in quel momento i tavolini da gioco erano pronti rendendo alcuni tra gli ospiti segretamente impazienti di ascoltare la fine della musica. Prima che questa cessasse entrò Mr Farebrother – un uomo di bell’aspetto, dal torace possente ma di statura bassa, che aveva circa quarant’anni e il cui abito nero appariva assai logoro: la luminosità era concentrata tutta nei suoi vivaci occhi grigi. La sua apparizione sembrò rischiarare piacevolmente la scena; si fermò per rivolgere qualche parolina paterna alla piccola Louisa mentre questa veniva accompagnata fuori dalla stanza da Miss Morgan; salutò ognuno dei presenti con qualche parola particolare, e parve condensare in dieci minuti più parole di quante fossero state pronunciate durante tutta la serata. Ricordò a Lydgate la sua promessa di andarlo a trovare: «Non posso dispensarvi da questo, sapete, perché ho da mostrarvi alcuni coleotteri. Noi collezionisti siamo interessati a conoscere ogni persona nuova finché essa non ha visto tutto ciò che abbiamo da mostrarle».

Ma presto si diresse verso il tavolo del whist, fregandosi le mani e dicendo: «Suvvia, siamo seri! Mr Lydgate? Voi non giocate? Ah! Siete troppo giovane e vivace per cose di questo genere».

Lydgate pensò tra sé che questo ecclesiastico, le cui capacità facevano tanto soffrire Mr Bulstrode, pareva avere trovato un piacevole rifugio in quell’ambiente senza dubbio privo di cultura. Riusciva in parte a capirlo: era possibile che il buonumore, l’amabilità dei vecchi e dei più giovani, e la maniera di trascorrere il tempo senza il minimo impegno intellettuale conferissero a quella casa una certa attrattiva per la gente che non sapeva come impiegare il proprio tempo libero.

Tutto appariva splendente e gaio, tranne Miss Morgan che era bruna, insignificante, rassegnata, e tutto sommato, come diceva spesso Mrs Vincy, proprio il tipo adatto a fare l’istitutrice. Lydgate, da parte sua, non intendeva ritornarvi di frequente. Sarebbe stato un modo di sprecare le proprie serate; e ora, dopo avere conversato ancora un po’ con Rosamond, si proponeva di scusarsi e prendere congedo.

«Noi di Middlemarch non vi piaceremo, ne sono certa» disse lei quando i giocatori di whist si furono accomodati. «Siamo molto stupidi, e voi siete abituato a cose del tutto differenti.»

«Penso che tutte le città di provincia più o meno si assomiglino» disse Lydgate. «Ma ho notato che si crede sempre che la propria città sia la più stupida. Ho deciso di accettare Middlemarch così com’è, e sarò molto felice se i suoi abitanti mi accetteranno allo stesso modo. Senza dubbio ho trovato in essa delle attrattive superiori alle mie aspettative.»

«Vi riferite ai sentieri per cavalcare verso Tipton e Lowick; piacciono a tutti» disse Rosamond con candore.

«No, mi riferisco a qualcosa che è molto più vicina a me.»

Rosamond si alzò, prese il suo lavoro e poi disse: «Vi interessa la danza? Mi domando se gli uomini intelligenti ballano, qualche volta».

«Ballerei con voi, se me lo permetteste.»

«Oh!» disse Rosamond con una risatina di leggera disapprovazione. «Volevo soltanto dire che qualche volta diamo dei balli e sapere se trovereste offensivo un eventuale invito.»

«Non alla condizione che ho menzionato.»

Dopo questa chiacchierata Lydgate decise di andarsene, ma mentre si dirigeva verso i tavoli da whist fu attratto dalla maniera di giocare di Mr Farebrother, che era magistrale, e anche dalla sua espressione, che possedeva una sorprendente mescolanza di astuzia e di mitezza. Alle dieci fu servita la cena (secondo le usanze di Middlemarch) e si bevve del ponce; ma Mr Farebrother bevve soltanto un bicchiere d’acqua. Stava vincendo, ma sembrava che la partita non dovesse mai terminare e Lydgate infine si accomiatò.

Ma poiché non erano ancora suonate le undici, decise di fare una passeggiata nell’aria fresca verso la torre di St Botolph, la chiesa di Mr Farebrother che si stagliava scura, squadrata e massiccia nel chiarore stellare. Era la chiesa più vecchia di Middlemarch; la canonica, tuttavia, non rendeva più di quattrocento sterline all’anno. Lydgate lo aveva sentito dire, e adesso si domandava se Mr Farebrother non tenesse molto al denaro che vinceva giocando a carte. “Mi sembra molto simpatico” pensava “ma Bulstrode potrebbe avere le sue buone ragioni.” Molte cose sarebbero apparse più facili a Lydgate, se avesse potuto dimostrare che Mr Bulstrode in linea di massima aveva ragione. “Che m’importa della sua dottrina religiosa, se a essa si accompagnano delle buone idee? Bisogna servirsi delle intelligenze che si riescono a trovare.”

Queste furono, in realtà, le prime riflessioni di Lydgate mentre si allontanava dalla casa di Mr Vincy, e per questo motivo temo che molte donne lo riterranno a stento degno della loro attenzione. Egli pensò a Rosamond e alla sua musica solo in un secondo momento; e anche se, quando giunse il suo turno, si soffermò a riflettere sulla sua immagine per tutto il resto della passeggiata, non provò alcun turbamento e non si accorse per nulla che un nuovo corso si era introdotto nella sua vita. Non poteva e non desiderava sposarsi per diversi anni ancora; e quindi non era pronto a considerarsi innamorato di una ragazza che gli capitava di ammirare. Provava davvero una grande ammirazione per Rosamond; ma quella follia che una volta lo aveva sconvolto per Laure era assai improbabile, pensava, che si riproducesse a causa di un’altra donna. Certo, se doveva innamorarsi, la cosa sarebbe stata del tutto priva di pericoli con una creatura come questa Miss Vincy che possedeva proprio il tipo di intelligenza che si desidera ritrovare in una donna – raffinata, distinta, ricettiva, adatta a completare ogni delizia della vita, e custodita in un corpo che esprimeva tutto ciò con tanta persuasione che ogni altra evidenza diventava inutile. Lydgate era sicuro che, se mai si fosse sposato, sua moglie avrebbe avuto quella radiosità femminile, quel fascino particolare che va classificato insieme ai fiori e alla musica, quel tipo di bellezza che per la sua stessa natura è virtuosa ed è plasmata unicamente in funzione di gioie pure e delicate.

Ma poiché non aveva intenzione di sposarsi per i prossimi cinque anni... il suo compito più pressante era quello di immergersi nello studio del nuovo libro di Louis11 sulla febbre, a cui era tanto più interessato perché aveva conosciuto Louis a Parigi e seguito molte delle sue dimostrazioni anatomiche allo scopo di verificare le differenze specifiche tra il tifo e la febbre tifoidea. Andò a casa e lesse fino a notte inoltrata, applicando a questo studio di patologia un’attenzione per i dettagli e per le relazioni molto più analitica di quanto avesse mai pensato fosse necessario dedicare alle complessità dell’amore e del matrimonio, perché in questi argomenti si sentiva ampiamente informato dalla letteratura e da quella saggezza tradizionale che viene tramandata nel gioviale conversare degli uomini. La febbre, invece, aveva delle motivazioni oscure e gli procurava quel delizioso lavorio dell’immaginazione che non è una mera arbitrarietà, bensì l’esercizio di una facoltà intellettuale disciplinata, che combina e costruisce conservando la massima attenzione per le probabilità e la più completa obbedienza alla scienza; e che poi, unita ancora più saldamente all’imparziale Natura, si tiene in disparte per inventare delle prove di riscontro attraverso le quali verificare il proprio lavoro.

Molti uomini sono stati elogiati per la loro vivace inventiva sulla scorta della profusione di disegni mediocri e di racconti scadenti da essi forniti: resoconti di misere conversazioni fatte in orbite lontane; o raffigurazioni di Lucifero che discende per mettere in opera i suoi propositi malvagi sotto le apparenze di un uomo grande e orribile con ali di pipistrello e sprazzi fosforescenti; oppure esagerazioni bizzarre che sembrano riflettere la vita in un sogno malsano. Ma Lydgate considerava questo tipo d’ispirazione assai volgare e dovuta all’ubriachezza, paragonata all’attività di pensiero che rivela i meccanismi sottili inaccessibili a ogni sorta di lente, ma rintracciati in quell’oscurità esterna, attraverso lunghi sentieri di deduzioni inconfutabili, dalla luce interiore che costituisce il massimo affinamento dell’Energia capace di inondare persino gli atomi eterei nel suo spazio idealmente illuminato. Lui, per conto suo, aveva respinto ogni facile invenzione in cui l’ignoranza si scopre competente e soddisfatta: era innamorato di quell’ardua invenzione che è il fulcro stesso della ricerca, e crea provvisoriamente il proprio oggetto correggendone sempre più l’esattezza dei rapporti; voleva penetrare l’oscurità di quei minuscoli processi che preparano la sofferenza e la gioia umana, gli invisibili percorsi che sono i primi recessi in cui si celano l’angoscia, la follia e il crimine, l’equilibrio delicato e la transizione che determinano lo sviluppo di una coscienza felice o infelice.

Dopo avere richiuso il libro, allungò le gambe verso la brace nella griglia e intrecciò le mani dietro il capo, immerso in quella sensazione piacevole che permane quando il pensiero passa dall’esame di un oggetto specifico alla vaga percezione dei suoi legami con tutto il resto della nostra esistenza – e sembra che, per così dire, galleggi sul dorso, dopo una nuotata vigorosa, per fare riposare una forza non ancora esausta; Lydgate provò un entusiasmo trionfante per i suoi studi e una sorta di pietà per quegli uomini meno fortunati che non svolgevano la sua professione.

“Se non avessi intrapreso questa strada, quando ero ragazzo,” pensò “mi sarei potuto impegolare in qualche stupido lavoro adatto a un cavallo da tiro e avrei vissuto coi paraocchi. Non avrei mai trovato la felicità in una professione che non avesse richiesto il più alto sforzo intellettuale mantenendomi in un contatto vivo e umano con i miei simili. In questo non c’è nulla che possa paragonarsi alla professione medica: si può condurre una vita eminentemente scientifica, che mira a prospettive lontane, e allo stesso tempo assistere i parrucconi della parrocchia. Per un ecclesiastico è un po’ più difficile: sembra che Farebrother costituisca un’eccezione.”

Quest’ultima riflessione lo riportò ai Vincy e a tutte le immagini della serata. Esse vagarono nella sua mente in modo assai piacevole, e quando prese la candela per la notte, le labbra gli si incresparono con quel leggero sorriso che accompagna i ricordi gradevoli. Era un giovane ardente, ma al momento il suo ardore era assorbito dalla passione per il suo lavoro e dall’ambizione di fare apparire la propria vita come un fattore determinante nel miglioramento dell’umanità – come altri eroi della scienza i quali, come punto di partenza, non avevano altro che un’oscura attività professionale svolta in provincia.

Povero Lydgate! O forse dovrei dire povera Rosamond! Ognuno viveva in un mondo del quale l’altro non sapeva nulla. Lydgate non immaginava di essere l’oggetto di una meditazione appassionata per Rosamond, la quale, da parte sua, non aveva alcun motivo di relegare il suo matrimonio in una prospettiva lontana, né alcuno studio di patologia che distogliesse la sua mente dall’abitudine alla riflessione, da quell’interiore ripetersi di sguardi, parole e frasi che occupa gran parte della vita di quasi tutte le ragazze. Egli non aveva inteso guardarla o parlarle con più ammirazione e attenzione di quanto un uomo inevitabilmente dedichi a una bella ragazza; in verità, gli sembrava che il piacere procuratogli dalla sua musica era rimasto quasi inespresso, perché temeva di apparire scortese rivelandole il suo grande stupore di fronte a un simile talento. Ma Rosamond aveva registrato ogni sguardo e ogni parola, e li aveva considerati come episodi preliminari di una storia d’amore già prefigurata – episodi che acquistano valore man mano che la storia si sviluppa e raggiunge il culmine previsto. Nel romanzo d’amore di Rosamond non era necessario fantasticare molto sulla vita interiore dell’eroe, o sulle sue occupazioni di rilievo nel mondo: naturalmente lui aveva una professione, ed era non solo intelligente, ma anche molto bello; ma ciò che destava interesse, in Lydgate, erano i suoi buoni natali che lo distinguevano da tutti gli ammiratori di Middlemarch e presentavano il matrimonio come un mezzo per passare a un rango sociale più elevato, per avvicinarsi un po’ di più a quella condizione celeste, sulla terra, dove lei non avrebbe avuto più nulla a che fare con la gente ordinaria; e forse finalmente avrebbe frequentato una parentela davvero all’altezza di quell’alta società di provincia che guardava dall’alto in basso gli abitanti di Middlemarch. Parte della sagacia di Rosamond consisteva nel discernere sottilmente ogni più fievole aroma del rango, e una volta, avendo visto le due Miss Brooke che accompagnavano lo zio alla Corte d’Assise della contea prendere posto tra l’aristocrazia, le aveva invidiate malgrado la semplicità del loro abbigliamento.

Se pensate che sia poco credibile che la sola idea dei buoni natali di Lydgate potesse produrre in Rosamond dei fremiti di soddisfazione capaci di rivelarle il suo amore per lui, vi esorterò a usare meglio la vostra capacità di fare paragoni e a considerare se un abito rosso e delle spalline non abbiano mai esercitato un’influenza di quel genere. Le nostre passioni non vivono isolate in stanze chiuse a chiave, ma, vestite delle loro poche idee, portano i loro viveri a una tavola comune e banchettano insieme, nutrendosi delle provviste comuni secondo il loro appetito.

Rosamond, in realtà, era del tutto presa non certo dalla vera natura di Tertius Lydgate, ma da ciò che egli era rispetto a lei; ed era comprensibile che una ragazza abituata a sentire dire che tutti i giovani potevano, potrebbero, sarebbero, o effettivamente erano innamorati di lei, credesse subito che Lydgate non poteva costituire un’eccezione. I suoi sguardi e le sue parole, per lei, erano più importanti di quelli degli altri uomini perché le stavano più a cuore: pensò a essi assiduamente, e assiduamente curò quella perfezione dell’aspetto, del comportamento, dei sentimenti e di tutte le altre raffinatezze che avrebbero trovato in Lydgate un ammiratore ancora più degno di quanto lei ne fosse consapevole.

Perché Rosamond, anche se non avrebbe mai fatto nulla che le risultasse sgradevole, era ingegnosa; e ora più che mai si dette da fare a disegnare paesaggi, bancarelle del mercato e ritratti di amici, a esercitarsi nella musica e a comportarsi dal mattino alla sera secondo il suo ideale di una perfetta gentildonna, avendo sempre in mente un pubblico immaginario al quale talvolta si aggiungeva un pubblico esterno, più vario e ben gradito, formato dai numerosi visitatori della casa. Trovò anche il tempo di leggere i migliori romanzi, e persino quelli di second’ordine, e imparò molte poesie a memoria. La sua poesia preferita era Lalla Rookh.12

“La migliore ragazza del mondo! Quello che l’avrà sarà un uomo fortunato!” Questo era il parere degli anziani signori che si recavano in visita dai Vincy; e i giovani respinti meditavano di provare una seconda volta, come si usa nelle città di provincia dove l’orizzonte non è denso di nuovi rivali. Ma Mrs Plymdale trovava che l’educazione di Rosamond fosse stata spinta a livelli assurdi, perché a cosa servivano tutte quelle raffinatezze che sarebbero state abbandonate non appena si fosse sposata? Mentre sua zia Bulstrode, che nutriva un affetto sincero per la famiglia di suo fratello, aveva due cose da augurare a Rosamond: che potesse rivelare un temperamento più serio, e che potesse trovare un marito la cui ricchezza corrispondesse alle sue esigenze.

a. Funzionario incaricato, ancora oggi, di condurre l’inchiesta nei casi di morti sospette o violente: può essere un avvocato oppure un medico.

b. In italiano nel testo.

Middlemarch
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