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Kat era in piedi a prua e scandagliava l’orizzonte. Le previsioni meteo davano una tempesta di tuoni e lampi, inconsueta per la costa in estate avanzata. L’acqua era immobile, come se aspettasse la tempesta. Il sole del tardo pomeriggio si nascondeva dietro i cumuli bassi che si erano addensati in cielo nell’ora precedente. Avevano portato con loro un silenzio e un’oscurità opprimente. Anche i gabbiani avevano smesso di volare.
Guardò alle sue spalle, dove Gia e Zio Harry erano radunati attorno al tavolo. L’umore non era esattamente quello di una celebrazione. Anzi, era teso. Se Raffaele non l’aveva ancora notato, se ne sarebbe accorto presto. Il cambiamento era nell’aria, in più di un modo.
Zio Harry voltò la testa e la guardò. “Che cosa faremo?”
Kat lanciò un’occhiata in direzione del bar, dove Raffaele stava preparando dei drink. “State al gioco per adesso. Andrò sotto coperta tra qualche minuto. Aspettate dieci minuti e poi dite a tutti che state male. Poi venite da me nella mia cabina.” Jace era seduto al bar e parlava con Raffaele. Non sarebbe riuscita a informare Jace in tempo, ma era certa che avrebbe capito quando avesse visto Harry allontanarsi.
Raffaele portò a Gia un martini e birre per tutti gli altri. Kat lo trovò strano, visto che non aveva chiesto loro che cosa volessero. Gli ci era voluto molto tempo per preparare un solo martini.
La perquisizione che Kat e Gia avevano condotto nella cabina non aveva portato ad altre sorprese. Il kit da omicida preoccupava Kat, ma almeno non avevano trovato altre armi nella stanza. Non trovare niente le aveva confortate; almeno alcune aree della barca erano sicure, anche se c’erano un sacco di altri nascondigli in cui non avevano guardato. Le cose sarebbero degenerate in fretta una volta smascherata la verità e il cambiamento nel comportamento di Raffaele indicava che il confronto era all’orizzonte.
Kat avrebbe voluto sapere di più sui rapporti tra Pete e Raffaele. Era suo complice o solo un mercenario?
All’improvviso, Raffaele si alzò. “Devo andare. L’equipaggio dice che c’è un problema.” Baciò Gia sulla guancia e si diresse verso la prua.
Kat non aveva visto nessuno dell’equipaggio e Raffaele non aveva risposto al telefono. Probabilmente era solo un trucco. Rabbrividì involontariamente. “Andiamo dentro.”
“Vado nella mia cabina,” disse Gia. “All’improvviso non mi sento tanto bene.”
Un’ora dopo Kat, Jace e Zio Harry erano seduti in salotto, paralizzati davanti allo schermo della TV. I tuoni rombavano fuori e i lampi saettavano in cielo. La tempesta era in pieno svolgimento.
Il conduttore del telegiornale delle sei del pomeriggio sedeva davanti a uno sfondo che mostrava la barca carbonizzata dei Bukowski e ricapitolava la storia della famiglia scomparsa.
Qualche secondo dopo, l’immagine staccò su una conferenza stampa della polizia. La portavoce della polizia era in piedi dietro un podio fiancheggiata da diversi agenti in uniforme. “Il medico legale ha dichiarato che le morti di Emily e Melinda Bukowski sono omicidi. La posizione di Frank Bukowski è ancora sconosciuta. La polizia è ansiosa di parlare con chiunque fosse in contatto con i Bukowski prima della loro scomparsa.”
“Considerate il marito un sospettato per l’omicidio?” chiese una donna che non era inquadrata. “L’ottanta per cento delle volte è il marito, non è così?”
Una voce maschile forte si levò sopra le altre. “Il fuoco è la causa ufficiale del decesso? Come sono morte?”
La portavoce agitò una mano come per scacciare quelle domande. “Nessun’altra domanda per oggi. Vi aggiorneremo domani pomeriggio sugli eventuali sviluppi.” Spense il microfono e scese dal podio mentre i reporter strillavano le loro domande.
L’inquadratura si spostò su un reporter sulla cinquantina con una calvizie incipiente, che stava in studio davanti a uno sfondo con un’immagine della barca bruciata dei Bukowski risalente a due settimane prima. Lo scafo carbonizzato era la sola parte ancora intatta dell’imbarcazione.
“La polizia non ha rilasciato commenti sulla causa della morte, tranne definirla sospetta. Frank Bukowski è ancora scomparso, anche se la polizia non l’ha ancora dichiarato sospettato.”
“Date le circostanze sospette, però, è importante notare quello che la polizia non ha detto.” Indicò lo scheletro bruciato della barca. “Gli esperti di incendi dolosi che abbiamo consultato hanno rivelato che le tracce lasciate dall’incendio indicano l’uso di un accelerante, come la benzina. In secondo luogo, chiunque abbia appiccato l’incendio si trovava sulla barca.”
Jace e Zio Harry si scambiarono un’occhiata nervosa.
Kat tirò fuori il cellulare e fu costernata di scoprire che non c’era segnale. Avrebbero dovuto vedersela con Raffaele finché il servizio non fosse stato ripristinato abbastanza a lungo da chiamare aiuto.
La telecamera fece una panoramica verso il reporter per un primo piano. “La polizia rifiuta di fare ipotesi riguardo a Frank Bukowski. Non è chiaro se sia un sospettato o una vittima del crimine. In situazioni come questa, il coniuge è sempre un sospettato ed essendo scomparso, non è possibile stabilire se sia ancora vivo. Comunque, quello che la polizia non dice rivela molte cose.”
Kat afferrò il telecomando e spense il televisore. “Non possiamo permettere che Raffaele ci becchi a guardare questa roba. Se sapesse che abbiamo scoperto la sua identità, sarebbe costretto ad agire.” Pensava ancora a lui come Raffaele e non Frank, nonostante quello che sapeva. “Spero che Gia stia bene, forse dovrei controllare.”
Jace si strinse nelle spalle. “Probabilmente sta solo riposando. Dalle un po’ di tempo.”
“Ci serve un piano per superare le prossime ore,” disse Kat. “E convincerlo a tornare a Vancouver.”
Jace scosse la testa. “Non tornerà mai indietro. È un ricercato ed è sicuro di essere riconosciuto.”
“Allora la nostra sola opzione è renderlo innocuo,” disse lei. “Ma che mi dici dell’equipaggio? Non credo che Pete e gli altri facciano parte del piano di Raffaele. Ma se invece fosse così?”
“Allora siamo in pesante inferiorità numerica.” Zio Harry si grattò la testa. “Loro sono cinque, incluso Pete. Con Raffaele fa sei. Contro tre di noi, quattro inclusa Gia.”
La porta esterna si spalancò e una folata di vento soffiò nella stanza, seguita da Raffaele. Rimase in piedi alla porta. “Chi può darmi una mano? Abbiamo una perdita.”
Kat aggrottò la fronte. Lo yacht non si era mosso da dove aveva gettato l’ancora ed era improbabile che uno yacht di così recente costruzione fosse in qualche modo carente quanto a manutenzione.
“Normalmente non è l’equipaggio a occuparsi di cose del genere?” chiese Harry.
“Sono già tutti impegnati a cercare di contenere la perdita.” Raffaele fece un passo indietro verso la porta. “Presto. La nave potrebbe affondare.”
Kat incrociò lo sguardo di Jace. Se era vero, non potevano fare finta di niente. Non avevano altra scelta che seguire Raffaele. Se era un trucco, allora avrebbero dovuto mettersi in azione molto prima del previsto.
“Andiamo,” Jace gesticolò perché Kat e Harry lo seguissero.
Kat camminava nella scia degli altri mentre si dirigevano verso il centro della barca. Rallentò mentre passavano davanti a una cassa di stoccaggio aperta. Sbirciò dentro.
La cassa conteneva giubbotti salvagente e altri kit di sopravvivenza. Si fermò. Se lo yacht rischiava di affondare, avrebbero dovuto prendere i giubbotti per precauzione. Allungò una mano nella scatola e rimase paralizzata quando un luccichio metallico attrasse il suo sguardo.
Spinse da parte il giubbotto più in alto e rimase a fissare una pistola. Era in cima alla pila di giubbotti di salvataggio. Non sapeva quasi niente di pistole, tranne che avevano un unico scopo: uccidere le persone. Risistemò i giubbotti e diede un’occhiata più da vicino, facendo attenzione a non toccare la pistola.
Era la pistola di Raffaele o apparteneva al proprietario della barca? Era uno strano posto per tenere un’arma. La maggior parte della gente teneva le armi con sé, o almeno in stanze private, sotto chiave. Non aveva idea se i marinai portassero abitualmente armi, ma molti probabilmente si portavano una protezione quando viaggiavano in luoghi remoti. Però solo uno sciocco avrebbe buttato la propria pistola in una cassa non chiusa a chiave sul ponte.
Uno sciocco o qualcuno pronto a usarla.
Si piegò per dare un’occhiata più da vicino. Non aveva idea se l’arma fosse carica, né come controllare. Jace e Zio Harry probabilmente non ne sapevano più di lei. Considerò le sue opzioni. Poteva togliere la pistola per sicurezza, anche se questo avrebbe potuto allertare Raffaele. Se l’avesse lasciata lì però Raffaele avrebbe potuto usarla contro di loro.
Naturalmente Raffaele poteva non sapere niente degli oggetti nella cassa visto che non era nemmeno il suo yacht. Comunque, dal momento che la cassa era aperta, quasi certamente era stato lui a mettere lì la pistola o sapeva della sua esistenza.
Kat guardò verso gli uomini, che ormai erano a una decina di metri da lei. Si voltò verso la cassa e spostò i giubbotti da una parte all’altra per vedere meglio il contenuto. Sul fondo c’era una corda arrotolata. Questo non la allarmò, finché non vide gli altri oggetti.
Per poco non le sfuggì un grido quando vide l’accetta, la motosega e una scatola di guanti di lattice.
“Kat?” Jace la incitò a seguirli. “Vieni.”
Gli fece cenno di proseguire. Doveva spostare la pistola e l’accetta, ma non sapeva dove nasconderli. Il posto più sicuro era la sua cabina, ma avevano pianificato di restare insieme. Andarsene adesso poteva mettere a repentaglio la loro sicurezza.
“Kat, sbrigati.” Jace era in piedi alla porta.
Afferrò l’accetta e la spinse sotto il cuscino di uno dei divanetti. Sarebbe tornata a prenderla dopo. Si infilò la canna della pistola nella cintura dei jeans come aveva visto fare nei film. Sperò ardentemente che non facesse fuoco. Non aveva idea se la pistola fosse carica, e nemmeno era in grado di capire se la sicura era inserita. Camminò rigidamente verso Jace, pietrificata all’idea che la pistola potesse sparare accidentalmente.
Jace corrugò la fronte mentre le teneva la porta aperta. “Dovremmo restare insieme.”
Kat annuì e fece scendere lo sguardo verso la cintura. Mentre gli occhi di Jace erano fissi nei suoi, sollevò la camicia e gli mostrò la pistola infilata nei jeans.
“Ma che diavolo, Kat?” Jace fissava la pistola. “Potresti farci uccidere.”
Era difficile spiegare come si fosse trasformata in un pirata con pochi sussurri, quindi non ci provò nemmeno. Invece si concentrò sul compito che avevano davanti: neutralizzare un uomo disperato e prendere il controllo di una barca che non era la loro.
Almeno Jace sapeva che aveva la pistola, anche se non sapeva che poteva non essere carica. Raffaele invece lo sapeva, quindi usarla come minaccia poteva essere rischioso. Seguì Jace mentre entravano nel passaggio che portava alla sala macchine. Raffaele e Zio Harry aspettavano dentro.
“Dobbiamo dividerci e conquistare. C’è una perdita nello yacht e la pompa di sentina è rotta.” Raffaele indicò Kat e Harry. “Voi due, controllate la sala macchine e impedite all’acqua di entrare. Io e Jace cercheremo di sigillare lo scafo.”
Kat esitò, ma non potevano rifiutarsi di eseguire le istruzioni di Raffaele se lo yacht stava davvero imbarcando acqua. “Siamo rimasti ancorati qui tutto il tempo. Come mai all’improvviso c’è una perdita?” La maggior parte delle imbarcazioni di quelle dimensioni avevano un doppio scafo per prevenire situazioni di quel genere. Lo sapeva perfino lei. Anche le probabilità che la pompa di sentina non funzionasse erano scarse.
“Cercheremo di capirlo più tardi,” disse Raffaele. “Ogni secondo che sprechiamo peggiora la situazione. Andate lì dentro e iniziate a sgottare.”
Kat seguì suo zio oltra la porta e dentro la sala motori. Era più pulito di quanto si fosse aspettata, ma non c’erano finestre. Luci violente e fluorescenti illuminavano il pavimento facendolo scintillare. Era scivoloso a causa dell’acqua.
Comunque fosse entrata l’acqua, Kat doveva collaborare. Fare qualcosa di diverso da buttare fuori l’acqua da una barca che stava affondando avrebbe fatto nascere dei sospetti ovvi in Raffaele. Decise di non estrarre la pistola. Visto che non sapeva come usarla, quasi certamente sarebbe stato un disastro.
“Non so da dove venga l’acqua.” Scandagliò la stanza alla ricerca di un secchio o qualcosa con cui poter allontanare l’acqua ma non trovò niente. Un secchio sarebbe stato poco pratico tanto per cominciare, visto che c’era solo qualche centimetro d’acqua sul pavimento. Si voltò verso Zio Harry. “Dovremmo sgottare la sentina, non la sala macchine.”
Non c’era nemmeno un posto in cui svuotare l’acqua. Kat si rese conto che Raffaele li aveva separati per poter mettere fuori gioco Jace. Sarebbe tornato dopo per lei e Zio Harry. Il cuore prese a martellarle nel petto quando si rese conto che non vedeva Gia da più di un’ora. Se la situazione era così disperata, perché Raffaele l’aveva lasciata a dormire in cabina?
Lontana dalla vista di Raffaele, poteva almeno mostrare la pistola a suo zio. Forse lui sapeva come usarla.
Per fortuna, era così. “Dove l’hai presa?” Controllò la sicura, poi aprì la camera. Si rigirò la pistola tra le mani. “È carica.”
Raccontò dei suoi ritrovamenti tra i giubbotti di salvataggio. “Sei sicuro di saper sparare se necessario?”
“È passato un po’, ma è come andare in bicicletta. Non è una cosa che si dimentica facilmente.” Harry se la rigirò tra le mani e gliela restituì.
“No, tienila tu. Potremmo aver bisogno di usarla.” Kat la allontanò con la mano. “Per te sarà più facile nasconderla.”
“Stai dicendo che sono grasso?” Zio Harry si diede una pacca sullo stomaco. “Devo mangiare, come chiunque altro.”
“Certo che no. È solo che il tuo gilet ha così tante tasche, Raffaele non la noterà.”
“Vero.” Harry tirò giù la zip del gilet e mise la pistola in una tasca interna. “Non premo un grilletto da decine di anni.”
Il livello dell’acqua si alzò di un paio di centimetri. Allarmante, ma non certo una catastrofe. “Dubito che ci sia una perdita qui. L’acqua è troppo bassa. Forse è stato rovesciato qualcosa.” In ogni caso, era strano che quel costoso yacht non avesse un sistema ausiliario. Forse qualcosa era stato staccato per errore.
Zio Harry si guardò intorno alla ricerca di strumenti che potessero servire ad allontanare l’acqua. “Anch’io non vedo dove sia il problema. Questa barca può sopportare un po’ d’acqua.”
Fuori non si sentivano le voci degli uomini, solo il picchiettio costante delle gocce. “Non è certo l’emergenza che Raffaele ha voluto farci credere.”
“Ci ha mandati qui a perdere tempo.” Zio Harry si voltò verso l’entrata. “Cerchiamo Jace.”
Kat afferrò il braccio di suo zio. “Aspetta. Prima ci serve un piano.”
Il suono di metallo su metallo stridette da qualche parte sopra di loro, seguito da un forte colpo.
Le mani di Zio Harry andarono a coprirgli le orecchie. “Cos’è stato?”
Lo sgocciolio dell’acqua era aumentato fino a diventare un flusso costante, come se fosse stato aperto un rubinetto. Si infiltrava nella sala macchine da sopra di loro, non da sotto. “Sta allagando la sala motori con l’acqua. Andiamo!”
Kat corse verso la porta e afferrò la maniglia. La girò, ma non si mosse.
Il livello dell’acqua cresceva rapidamente e ora le arrivava agli stinchi. La sala motori probabilmente era a tenuta stagna. Se era così, sarebbero affogati in pochi minuti a meno che non trovassero e fermassero la fonte dell’allagamento.
Sobbalzò quando un forte colpo echeggiò tra le pareti. Le luci si spensero così come il motore. Qualcuno aveva tagliato l’alimentazione.
C’era un assassino a piede libero e loro non potevano fermarlo.