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Il Financier procedeva attraverso lo stretto di Active Pass, dirigendosi a nord attraverso lo stretto di Juan de Fuca. Una brezza sferzante raffreddava l’aria dell’oceano, dando un sollievo benvenuto dalle temperature estive soffocanti di Vancouver. Harry e Gia giocavano a carte sottocoperta, nella cambusa con l’aria condizionata, mentre Jace e Raffaele erano seduti sul ponte e parlavano di navigazione.

Kat sedeva da sola a poca distanza, su una sdraio da porticato. Era fuori portata d’orecchi e non riusciva a concentrarsi, sapendo che Gia era nei guai. Aveva riletto la stessa pagina del suo giallo ancora e ancora, incapace di assimilare la storia. Non riusciva a smettere di pensare a Gia e Raffaele. Nonostante le affermazioni di Gia, il suo istinto le diceva che la sua amica era vicina a commettere un terribile errore.

Con qualche domanda generale aveva fatto arrabbiare sia Jace che Gia, ma erano domande che dovevano essere poste. Qualcuno doveva farlo e lei non poteva semplicemente restare in disparte e guardare qualcuno approfittarsi della sua amica. Era già abbastanza difficile essere civile con Raffaele.

Benché non avesse prove che fosse una persona diversa da chi diceva di essere, Kat si era sempre fidata del suo istinto. Quell’uomo nascondeva qualcosa e lei non si sarebbe sentita a suo agio finché non avesse scoperto il suo segreto.

Un cambio di scenario era esattamente quello che le ci voleva per formulare una strategia. Si alzò e camminò lentamente attorno al ponte per sgranchirsi le gambe. C’erano dei modi per controllare Raffaele senza far ulteriormente arrabbiare Gia. Se non avesse trovato scheletri nel suo armadio, tanto meglio. Ma se avesse scoperto qualcosa, almeno Gia avrebbe saputo la verità.

Qualche minuto dopo, Kat si trovò dal lato opposto della barca, da sola. Stando a distanza da Raffaele, quasi si dimenticò di lui. Si appoggiò alla ringhiera e inspirò l’aria salmastra. L’oceano aveva qualcosa che era sempre capace di allontanare le sue preoccupazioni.

Sobbalzò quando qualcosa spruzzò e irruppe sopra il pelo dell’acqua. Era un branco di orche, a una trentina di metri di distanza. Fecero breccia e spruzzarono una nebbia di goccioline mentre giravano le une attorno alle altre con fare giocoso, ignare di lei e della barca.

Le orche se la spassavano mentre saltavano sempre più in alto. Onde circolari si spandevano dal punto in cui giocavano. Erano meravigliose, così senza pensieri e selvagge.

Prese in considerazione l’idea di chiamare gli altri, ma decise di non farlo. Le orche sarebbero scomparse presto. Voleva godersele prima che l’incantesimo fosse rotto. Era bello restare sola con i suoi pensieri per un po’.

Inoltre, non voleva rischiare un altro alterco con Gia. Si conoscevano da così tanto che praticamente si leggevano nel pensiero. Stare un po’ ognuna per conto proprio avrebbe dato loro l’occasione di calmarsi.

Le orche scomparvero dalla vista mentre lo yacht passava oltre. Il Financier aveva attraversato lo stretto Juan de Fuca e sarebbe dovuto arrivare a De Courcy entro un’ora.

Il tempo che trascorse da sola le diede anche l’occasione di scovare qualche informazione. Passeggiò in cerchio sul ponte, nella speranza di imbattersi in qualche membro dell’equipaggio senza che Raffaele o gli altri lo notassero.

Una conversazione casuale con un membro dell’equipaggio poteva essere un modo per racimolare qualche informazione in più sul passato di Raffaele. Per iniziare, avrebbe potuto determinare quando e come avesse preso lo yacht. Una domanda che suonava innocente e che avrebbe potuto confermare o screditare le sue affermazioni, e magari le avrebbe dato altri indizi sulla sua storia. Le informazioni di Gia erano troppo scarse per valutare davvero in cosa si era cacciata. La sua amica era cotta e sembrava che non le importasse di scoprire di più.

Dieci giri più tardi, Kat non aveva ancora visto un’anima. Dovunque fosse l’equipaggio, non era sul ponte. A testimoniare i suoi sforzi c’erano solo i vestiti bagnati di sudore e la gola secca. Sospirò e si diresse verso le scale e il conforto della cabina con l’aria condizionata.

“Arggh!” Svoltò l’angolo e finì dritta contro un uomo biondo dal fisico atletico. Aveva la barba lunga e indossava pantaloncini logori e una maglietta macchiata. Sembrava più un tossico che un membro dell’equipaggio, decisamente fuori posto nel lusso del Financier. Inoltre puzzava come se non si facesse la doccia da una settimana. E sembrava intento a evitarla, un’impresa non da poco visto che si erano appena scontrati.

“Mi scusi.” Distolse rapidamente lo sguardo e si fece da parte.

“Un secondo—lei fa parte dell’equipaggio, vero?” Benché non si fosse aspettata che l’equipaggio di Raffaele fosse in uniforme, per lo meno credeva che avrebbero avuto un’aria presentabile. E che l’avrebbero guardata negli occhi. Questo tizio non soddisfaceva nessuna delle due aspettative, cosa che la metteva a disagio.

“Già.” L’uomo fece un passo indietro e si voltò per andarsene.

“Dev’essere affascinante lavorare a bordo di un’imbarcazione all’avanguardia come questa.” Il Financier aveva tutto: gli ultimi ritrovati tecnologici per la navigazione così come gli strumenti elettronici più avanzati nelle cabine. Guardò in su, verso la piccola telecamera montata sopra di loro. Ovviamente uno yacht di quelle dimensioni aveva un sistema di sorveglianza.

Lui si strinse nelle spalle. “È un lavoro.”

Una strana risposta. Avrebbe scommesso che la maggior parte dei marinai avrebbe ucciso per lavorare su una nave così lussuosa e hi-tech. “Non ha un accento italiano. È stato assunto da poco?” Non aveva neanche l’aspetto di un italiano. A giudicare dai suoi vestiti e dall’inglese privo di inflessioni, poteva essere uno del posto.

Il suo volto arrossì. “Devo andare.”

“Dev’essere bello navigare intorno al mondo.” Kat gli bloccò la strada e sorrise. I suoi sforzi per iniziare una conversazione si stavano dimostrando infruttuosi.

“Non saprei dire.” Il tipo voltò la testa, come se cercasse qualcuno. “Ho iniziato un paio di settimane fa.”

“Allora non ha viaggiato con Raffaele molto a lungo.”

“In effetti no.” Sembrò confuso per un momento. “Come ho detto, sono stato assunto da poco.” Si voltò per andarsene.

Per arrivare in yacht dall’Italia avevano dovuto attraversare un sacco di mare aperto, con pochi porti in cui assumere nuovo personale. “Dove si è unito all’equipaggio?”

L’uomo la ignorò. Finse di esaminare ringhiera mentre indietreggiava.

“Un momento—come si chiama?”

Lui fece una pausa, come se fosse incerto. “Pete.”

“Piacere di conoscerla, Pete. Io sono Kat.” Tese la mano.

Dopo un momento di imbarazzo, Pete fece un passo avanti per stringerle la mano. “Ora devo davvero andare. Non dovrei stare in giro. Ho del lavoro da fare.”

“Immagino che ci stia portando sull’Isola di De Courcy.” Anche se aveva passato tutta la vita a Vancouver, non aveva mai sentito parlare dell’Isola di De Courcy finché Jace non l’aveva menzionata. Non era sorprendente, considerando gli accessi limitati all’isola, raggiungibile solo con voli o imbarcazioni private. C’erano solo qualche dozzina di case e nessun servizio. Il cibo e le altre forniture dovevano essere trasportate sull’isola via mare.

Lui rise piano. “Eh già.”

“Conosce la leggenda riguardo a Fratello XII e la Fondazione Acquariana?”

“È il culto, giusto?” Pete diede un calcio a un sasso immaginario sul ponte immacolato.

Kat annuì. “Circolano anche voci su lavoro da schiavi. Le persone venivano ingannate e indotte a dare i loro soldi alla fondazione una volta raggiunta l’isola. Separavano mogli e figli, costringendoli a lavorare per molte ore.”

“Alcune di quelle storie probabilmente sono esagerate.” Il volto di Pete si incupì. “Negli anni ho sentito parlare di magia nera, occultismo e cose del genere. Per la maggior parte sono storie inventate.”

Parole che si applicavano allo stesso modo a Raffaele. Pete conosceva la storia. Doveva essere di quelle parti.

“Difficile saperlo per certo,” Kat si disse d’accordo. “Sono certa che la storia sia stata romanzata nel corso degli anni.” Prese un appunto mentale di chiederlo a Jace.

“Probabilmente.”

“Quel tizio, Fratello XII—ho sentito che ha preso i soldi di tutti non appena sono arrivati. Come se fossero una proprietà comune o qualcosa del genere,” disse Kat. “Peccato che abbia usato i soldi per sé stesso. La Fondazione Acquariana ha pagato le proprietà, ma tutti gli atti erano a suo nome.”

Pete sorrise. “È quello che dicono. Parlano anche di un tesoro seppellito da qualche parte sull’isola. I cacciatori di tesori hanno cercato ovunque negli anni, ma sono sempre rimasti a bocca asciutta. Pare che ci siano barili d’oro seppelliti da qualche parte, anche se nessuno ha mai trovato niente.”

“Sembra affascinante. Mi piacerebbe saperne di più.”

Kat non vedeva l’ora di esplorare l’isola. Voleva fare qualche ricerca sul misterioso Fratello XII per conto suo. Ma per adesso il suo obiettivo rimaneva Raffaele. Ora che aveva rotto il ghiaccio con Pete, forse lui si sarebbe aperto a proposito di come era finito sullo yacht di Raffaele. Questo avrebbe potuto fornirle un punto di partenza per fare indagini su Raffaele lei stessa. Gia si fidava di lui, ma lei no.

“Più tardi.” Lui annuì e scomparve dietro l’angolo.

Kat trascorse i minuti successivi a scandagliare l’orizzonte. Erano circondati da isole, anche se non riusciva a identificarne nessuna. Si chiese come mai Fratello XII avesse scelto questo posto per il suo culto. Non era facile da raggiungere. Naturalmente, questo rendeva anche più difficile andare via.

I suoi pensieri tornarono a Pete e si chiese come lui e Raffaele si fossero conosciuti. Probabilmente al porticciolo locale, ma perché Raffaele aveva assunto un equipaggio del posto per gestire la vita a bordo del suo yacht italiano? Gli equipaggi normalmente viaggiavano con l’imbarcazione, ovunque andasse.

Forse uno dei membri italiani aveva lasciato o era stato licenziato, ma sembrava improbabile che accadesse in un paese straniero così lontano da casa. Quel Pete dall’aspetto trasandato sembrava come una specie di ultima spiaggia, specialmente per un miliardario. I miliardari in genere controllavano scrupolosamente i loro impiegati, specialmente quelli che dovevano vivere sul loro yacht. Come minimo dovevano avere un aspetto professionale. Pete non corrispondeva al profilo.

A parte i pochi uomini dell’equipaggio improvvisato di Raffaele e le telecamere, non c’era altra sicurezza a bordo. Si era aspettata come minimo una guardia del corpo. Pochi miliardari si rendevano così vulnerabili e indifesi in mare aperto, dove non c’erano controlli.

Pete poteva avere un pezzo del puzzle per svelare le vere intenzioni di Raffaele. Se solo fosse riuscita a farlo parlare.

Si voltò per andarsene e quasi si scontrò con Harry. Quell’angolo sembrava essere un’area ad alto tasso di incidenti. Raffaele avrebbe dovuto mettere uno specchio o qualcosa del genere.

Pete apparve all’improvviso dietro di lui.

Harry indicò a tribordo. “Terra!”

Pete lo seguì e scoppiò a ridere. “Non lo sento dire da un sacco di tempo.”

“Ha il lavoro migliore del mondo,” disse Harry. “Secondo a quello del suo capo, naturalmente. Da quanto lavora per Raffaele?”

“Qualche settimana,” disse Pete. “Sono qui fino alla fine del mese, come gli altri ragazzi.”

Kat non aveva nemmeno preso in considerazione che Pete potesse essere un lavoratore temporaneo. Anche se Raffaele aveva intenzione di attraccare il suo yacht, non poteva abbandonarlo completamente senza equipaggio, specialmente visto che era la sua residenza.

Che cosa sarebbe accaduto alla fine del mese per far sì che Raffaele congedasse l’equipaggio? Quasi non voleva saperlo.

Bastava lasciare la cosa a Harry. Nel giro di un minuto ottenne tutte le notizie senza impicciarsi per niente. L’intero equipaggio era nuovo, cosa che confermava che Raffaele probabilmente aveva mentito dicendo di aver navigato fin dall’Italia. Certamente gli sarebbe servito un equipaggio completo per più di qualche settimana se voleva tornare in Italia.

Raffaele probabilmente non avrebbe ammesso nulla, ma Kat aveva intenzione di cavare altre informazioni a Pete. Forse Raffaele non era nemmeno il proprietario della barca. Poteva tranquillamente averla noleggiata. Quella teoria aveva senso se l’equipaggio se ne andava alla fine del mese.

Ma se Pete fosse andato via alla fine del mese, probabilmente lo stesso si poteva dire di Raffaele. Questo collocava l’ora zero a meno di due settimane di distanza. Naturalmente stava saltando alle conclusioni, perché non aveva prove che ci fosse qualche illecito. Era solo una sensazione.

Se Raffaele aveva già i soldi di Gia, sarebbe potuto sparire in qualsiasi momento. A meno che non volesse impadronirsi di più soldi. Non aveva idea di quanto Gia avesse già investito, ma ci voleva una piccola fortuna solo per le operazioni giornaliere dello yacht. Anche se Gia avesse investito tutto quello che aveva, avrebbe coperto appena le spese di Raffaele. Probabilmente stava tramando per avere altro denaro. Era così, oppure lei si stava sbagliando completamente su quel tipo. Gli affari di Raffaele potevano essere completamente legittimi, come diceva Gia.

Pete aprì un deposito e sollevò i giubbotti di salvataggio.

“Lasci che la aiuti.” Harry si unì a lui e i due uomini impilarono i giubbotti di salvataggio sul ponte dietro il deposito.

“Che cosa farà una volta finito qui?” chiese Harry.

“Non lo so. Immagino che cercherò un altro lavoro.”

“Su una barca?”

Pete sospirò. “Mi piacerebbe, ma è piuttosto difficile trovare lavoro adesso. Questo è spuntato all’ultimo minuto.”

Kat rizzò le orecchie. La mancanza di lavoro implicava una competizione dura per i pochi posti disponibili e Pete non sembrava proprio un candidato di primo livello. “Come ha scoperto di questo lavoro?”

Pete si accigliò. “Ne ho sentito parlare.”

La sua domanda l’aveva reso sospettoso. Harry se la cavava molto meglio a fare domande disinvolte. Probabilmente perché non era a caccia di risposte, tanto per cominciare. “Da dove? Qualcuno che conosce?”

Pete fece un gesto con il braccio. “Siamo quasi all’isola. È meglio che prendiate la vostra roba e vi prepariate.”

Kat lanciò un’occhiata ad Harry, sperando che continuasse a fare domande.

Lui non mancò di cogliere il suggerimento. “È lo yacht più bello su cui abbia lavorato?”

Pete annuì. “È il solo su cui abbia lavorato. Ne è valsa la pensa solo per tornare qui.”

“Tornare da dove?” chiese Harry. “Era via da qualche parte?”

“Devo tornare al lavoro.” Pete praticamente abbatté Harry nella sua fretta di andarsene. “Questa nave non attraccherà da sola.”

Mentre Pete scompariva dietro l’angolo, Kat si lambiccò sul suo commento. Pete aveva suggerito di essere del luogo. E a differenza di Raffaele, sembrava conoscere l’Isola di De Courcy. Da dove era tornato esattamente? Aveva intenzione di scoprirlo.