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Gia frugò nell’armadio di Raffaele mentre Kat restava di guardia alla porta.
Kat studiò la sua amica. “Hai davvero fatto centro con quei passaporti. Sei sicura di non avergli fatto capire niente?”
“Non credo che abbia capito, Kat. Anche se hai ragione ed è Frank Bukowski, non è un assassino. Non può essere.” Gia fece una pausa, la mano in una tasca mentre frugava tra i vestiti di Raffaele.
“I fatti non mentono. Le persone normali non hanno identità multiple. Ho sempre pensato che il suo nome fosse inventato. Ora abbiamo le prove.” Raffaele Amore sembrava il nome di uno di quegli eroi strappa-corsetti raffigurati a petto nudo sulle copertine dei romanzi d’amore.
“Cosa c’è che non va con Raffaele Amore? Suona romantico. Gia Amore suona molto meglio di Gia Camilletti. E non voglio continuare a cercare.” Gia protestò. “Ogni nuova scoperta mi deprime di più.”
“Meglio il diavolo che conosci che quello che non conosci.” Kat non poteva biasimare Gia, nemmeno un po’. Una storia d’amore travolgente, un matrimonio e un tradimento tutto nell’arco di poche settimane. Era la stoffa di cui erano intessuti i brutti film. “Una volta che avrai finito coi vestiti, controlla le scarpe, specialmente sotto le solette.”
“Le solette? Cosa potrebbe nascondere lì?”
Kat fece cenno a Gia di tornare all’armadio. “Finirò il resto dei cassetti. Poi guarderemo sotto il tappeto.”
“Ti è già capitato di fare una cosa del genere. Da quando i contabili forensi frugano negli armadi della gente?”
“Ordinaria amministrazione.” Non avevano tempo da perdere. Raffaele sarebbe potuto tornare in ogni momento e coglierle sul fatto.
“Mi sono sempre immaginata che passassi il tempo a fare calcoli,” disse Gia. “Se la mia vita non fosse rovinata, potrei perfino trovarlo divertente.”
Kat avrebbe preferito perquisire tutto da sola e risparmiare a Gia il dolore, ma non c’era abbastanza tempo. Gia non era la persona più meticolosa che conoscesse, ma era completamente concentrata sul loro obiettivo.
La sola preoccupazione di Kat era l’esitazione di Gia riguardo a Raffaele. Esercitava ancora un certo potere su di lei e giocava con le sue emozioni. Gia desiderava così ardentemente poter credere alla sua versione della storia al punto da ignorare alcune bugie che aveva proprio sotto il naso. Comunque collaborava quando Raffaele non era in vista, anche se in maniera riluttante.
La perquisizione della cabina non serviva solo per incriminare Raffaele. Kat doveva assicurarsi che non ci fossero armi nella stanza. Inoltre Kat sperava di poter trovare altre prove compromettenti. Se le avessero trovate, avrebbe potuto convincere Gia una volta per tutte che Raffaele era un truffatore. Kat sperava anche di trovare dei resoconti bancari per recuperare i loro soldi, ma quella era una possibilità remota. Nel caso peggiore, se i soldi fossero già spariti, i documenti bancari potevano provare il crimine.
La loro ricerca doveva ancora portare a qualcosa. “Sei in fase di negazione, Gia. Ha già preso i tuoi soldi, che mi dici della tua vita? Corriamo un pericolo reale fino a quando non scenderemo da questa barca.”
“Possiamo andarcene col gommone. Problema risolto.”
“Non riguarda solo noi. Scappare non lo consegna alla giustizia.”
“Non spetta a noi consegnarlo.” Gia tirò su col naso.
“Se non a noi, allora a chi? Pensa a quella bambina. Ha ucciso la sua stessa figlia. Per non parlare di sua moglie. Perché dovrebbe essere diverso con te?” Finché Gia fosse stata in dubbio e fosse rimasta con Raffaele, aveva davanti a sé una morte quasi certa. “Non possiamo permettere che se ne vada.”
“Non lo farà. Non credo ancora che sia un assassino però. Dev’esserci una spiegazione logica per tutto. Forse non è davvero Raffaele, ma chiunque sia, lo amo, Kat. So che è stupido, ma non posso farci niente.” La voce di Gia si spezzò mentre passava il passaporto a Kat. “Anche con questo.”
Kat rimase a bocca aperta. “Avevi detto che se l’era ripreso.”
“L’ha fatto. Ma poi l’ho ripescato dopo, quando era distratto. Era così concentrato nel fare pace con me che non si è nemmeno accorto della mia mano nella sua tasca.”
“Gia, sei un genio. Dove hai imparato a borseggiare?”
“Diciamo che sono una donna dai molti talenti.” Sospirò. “In qualche modo vorrei non averlo preso, però. Nel profondo del cuore so che hai ragione, ma non voglio rovinare i miei sogni più di così. Probabilmente c’è più di una persona al mondo che si chiama Frank Bukowski.”
“Meglio saperlo che non saperlo. Almeno puoi proteggerti.” Kat aprì il passaporto alla pagina della fotografia. Il volto di Raffaele la fissava dal passaporto di Frank Bukowski. “Non puoi avere ancora dei dubbi, Gia.”
Gia scosse la testa. “So che è un truffatore. Ma spero che il Raffaele finto mi ami. Magari quello è il suo gemello o qualcosa del genere. Ha detto che Frank è suo cugino…”
“Niente di quello che racconta è reale, Gia. Ti sei innamorata di una persona che non esiste.” Indicò la foto sul passaporto di Frank. “Vedi quel ciuffo ribelle? È identico a quello nei suoi capelli. E che mi dici di quella voglia? È uguale alla sua.”
“Probabilmente hai ragione.” Le spalle di Gia si afflosciarono. “Immagino di non conoscerlo affatto. Come ho potuto essere così stupida?”
“Non sei stupida. Sei stata abbastanza intelligente da prendere il suo passaporto, e hai preso quello giusto. È stato un colpo di genio. Ora che sappiamo che è un imbroglione, sappiamo cosa fare. Non può scappare.”
“Può ancora, visto che ho preso solo un passaporto. Se avessi preso gli altri l’avrebbe notato di sicuro.”
“Potrebbe avere un passaporto a nome Raffele Amore.” Molti truffatori non arrivavano al punto da avere un passaporto falso, anche se è possibile comprarne uno facilmente, conoscendo le persone giuste. Ma la maggior parte degli artisti della contraffazione non erano assassini a sangue freddo.
Il labbro inferiore di Gia tremò mentre si sedeva lentamente sul letto. “Come ho fatto a farmi imbrogliare da lui? Mi sento un tale fallimento. Ho ipotecato il salone e ho dato a quel cretino tutti i miei risparmi. Come farò a recuperarli?” Gia colpì il materasso con il pugno.
“Troveremo un modo.” A ogni granello di informazione che racimolava, Kat dubitava sempre più delle sue stesse parole. Raffaele—o Frank—sembrava essere un assassino a sangue freddo con un piano ben congegnato. Un piano di cui ora facevano tutti parte.
Gia si alzò e iniziò a passeggiare avanti e indietro. “Non gliela farò passare liscia.”
La sete di vendetta di Gia sarebbe stata utile prima. Ora il suo desiderio di rivalsa poteva mettere a repentaglio la loro sicurezza. Col senno di poi erano stati fortunati a non scoprire la vera identità di Raffaele fino a quel momento. “Se lo affrontassimo, ucciderebbe anche noi.”
“Per lo meno rivoglio i miei soldi. C’è qualche speranza per questo?”
“Forse.” Kat ne dubitava seriamente. “Quanto hai perso esattamente?”
“Abbastanza da dover lavorare finché avrò ottant’anni solo per ripagare l’ipoteca.”
“Mi farò venire in mente qualcosa.” Kat sospirò. Avevano già passato venti minuti nella cabina a cercare. Jace stava tenendo Raffaele impegnato con delle domande, ma non sarebbe durata a lungo. “Dovremmo tornare sul ponte. Raffaele si starà chiedendo che cosa abbiamo in mente.”
“Pensa che stiamo guardando i vestiti.”
“Lo siamo facendo.”
“I miei vestiti, non i suoi.” Gia sospirò. “Non puoi hackerare il suo conto o qualcosa di simile?”
“Non abbiamo abbastanza tempo. Anche se l’avessimo, dubito che i soldi siano in un conto bancario sotto il suo vero nome.” Kat fece una pausa. “Informeremo la polizia e lasceremo che se ne occupino loro, ma prima dobbiamo togliergli la possibilità di scappare.” Una volta che sicuri che non avesse accesso ad alcuna arma, lo avrebbero rinchiuso a bordo.
Gia fece una smorfia. “Non riesco a credere di aver sposato quello stronzo. Sono una tale idiota, ho creduto a tutto.”
“Non sei sola, Gia. Sarebbe potuto succedere a chiunque.” Kat controllò l’orologio. “Finiamo la nostra ricerca.” Si voltò versò i cassetti della scrivania. Era al terzo cassetto quando sentì qualcosa incastrato in fondo. Tirò e fu ricompensata con una scatola di cartone della dimensione di un pacchetto di sigarette. La aprì e non riuscì a credere ai suoi occhi. “Gia, guarda qua.”
Gia quasi cadde all’indietro. La scatola conteneva sei anelli di diamanti, tutti identici. Guardò la sua mano e poi tornò a guardare la scatola. “Sono tutti come il mio anello di fidanzamento. Perché ha tutti questi anelli?”
Kat sollevò le sopracciglia. “Sono certa che tu abbia qualche idea.” Gli anelli di platino e diamanti erano da togliere il fiato, ciascuno con un solitario da due carati. In fondo alla scatola c’era un foglio piegato. Lo tirò fuori e lo aprì. La fattura indicava sette anelli d’argento con zirconi provenienti da una compagnia di Hong Kong. Rimise il foglio nella scatola. Il cuore di Gia era già spezzato, non c’era bisogno di farla sentire ancora peggio.
Il finto anello di fidanzamento di Gia era una prova sufficiente. Raffaele era proprio come ogni altro viscido imbroglione che aveva incontrato nelle sue indagini per frode. Riusciva a individuarli a un chilometro di distanza con le loro auto fiammanti, i vestiti firmati e i regali stravaganti. Sempre comprati coi soldi di qualcun’altro.
“Vuoi dire che mi aveva presa di mira fin dall’inizio?” Gia sussultò. “Tutto il turbine del mio corteggiamento era premeditato?”
Kat annuì. “Non so come ti abbia trovata, ma so perché. I tuoi risparmi, la tua attività di successo.”
“Mi ha seguita? Quel bastardo!” La voce di Gia si alzò e ruppe in singhiozzi. “Immagino di non contare niente per lui.”
“Gia, abbassa la voce. Non vogliamo che venga qui.”
Gia finalmente era convinta. Era una buona cosa, perché una Gia tradita e che meditava vendetta era un’arma segreta potente che non avrebbe augurato di incontrare neanche al suo peggior nemico.
Gia si asciugò le lacrime sulla manica e la sua espressione si illuminò. “Almeno possiamo recuperare un po’ di soldi con questi anelli.” Gia guardò speranzosa verso Kat.
Silenzio.
“Anche gli anelli sono falsi?”
Kat annuì.
“Non mi ama, vero? Probabilmente non gli piaccio neppure.” Una singola lacrima cadde dagli occhi di Gia. “Sono solo una tra tante, non è così?”
“Temo di sì. Dobbiamo fermarlo.” I soldi rubati erano l’ultimo dei loro problemi. Raffaele—o Frank—aveva già commesso il più efferato dei crimini uccidendo sua moglie e sua figlia. La sua ultima moglie era certamente la sua prossima vittima.
“Come faccio a tenermelo per me?” Gia picchiò il piede a terra. “Voglio ucciderlo.”
Kat finì con i cassetti e rivolse l’attenzione a un angolo del tappeto che era stato strappato via dal battiscopa. Lo tirò indietro lentamente, chiedendosi se Raffaele l’avesse usato come nascondiglio per dei documenti, o magari dei soldi. “Devi trattenerti, Gia. Anche se non vedi l’ora. Se dici qualcosa adesso la farà franca per i suoi crimini, te l’assicuro.” E ne avrebbe commessi altri.
“Farla franca con cosa?” Raffaele era sulla porta, le braccia incrociate. Guardava storto Kat.
Kat balzò in piedi e rabbrividì. Non aveva sentito la porta aprirsi.
“S-sei già tornato?” Gia balbettò mentre scattava per fronteggiare Raffaele. “Credevo fossi di sopra.” Emise una risata nervosa. “Stavamo solo parlando di—”
“Come alcune persone siano ordinate e altre no.” Kat finì la frase. “Per esempio, io e Jace. Lui è ordinatissimo, mentre io sono disordinata. Sta sempre a riordinare il mio casino.”
Raffaele interruppe. “Perché stavi sollevando il tappeto? Hai perso qualcosa?”
“Kat mi stava aiutando a cercare il mio orecchino.”
Il cuore di Kat martellava così forte che la sua camicetta si muoveva a ogni battito. Era grata che a Gia fosse venuta in mente una scusa così in fretta. Aveva ancora una mano sul tappeto che aveva tirato su. Restò paralizzata, temendo che ogni movimento potesse rivelare le sue azioni.
Raffaele si avvicinò e studiò le orecchie di Gia. “Qui ci sono tutti e due gli orecchini. Li hai indosso.”
Colte sul fatto. Un leggero velo di sudore apparve sul labbro superiore di Kat.
Gia lo punzecchiò con un dito al centro del petto. “Non quelli che ho addosso, sciocchino. Gli altri.”
“Quali?”
“I miei orecchini di diamanti e smeraldi. Li stavo mostrando a Kat quando ne ha fatto cadere uno. Devo trovarlo.” Gia estrasse una scatola dalla borsa e ne fece saltare via uno furtivamente con l’unghia. Cadde in fondo alla sua borsa.
“Odio perdere le cose.” Raffaele accarezzò il mento di Gia. “Vi lascio tornare alle vostre faccende. Non metteteci troppo però. Ho una sorpresa sul ponte.”
Kat rabbrividì involontariamente.
“Torneremo su tra un paio di minuti.” Gia lo baciò sulla guancia. “Ricomincia la ricerca.”
“Come vuoi.” Raffaele arretrò verso la porta.
Kat aspettò finché i passi di Raffaele non si spensero lungo il corridoio. “Molto convincente.”
“Grazie.” Gia fece un sorriso a trentadue denti sollevando la borsa. “Seriamente, però—ora devo trovare quell’orecchino in fondo alla borsetta. Prima di fare altre perquisizioni.”
“Certo.”
Gia scaricò il contenuto della borsa sul letto e passò al setaccio gli oggetti uno a uno.
“Trovato.” Gia ripescò l’orecchino e lo mostrò a Kat. “Ora che facciamo?”
Kat si portò l’indice alle labbra. “Guarda tra le cose di Raffaele in bagno. Vedi cosa trovi.”
“Tipo? Un altro passaporto?”
“Non si può mai sapere. Magari ci sono dei contanti, o degli assegni o cose simili. Non dimenticare che ti nasconde queste cose mentre dividete la stessa stanza. Il bagno è un nascondiglio perfetto. Guarda dove non ti verrebbe mai in mente di cercare.”
“Beh, se mi sta nascondendo delle cose, perché nasconderle qui dentro?”
“Perché ha bisogno di poterle recuperare velocemente se necessario. Non può lasciare le sue cose nelle aree comuni, come la cucina—”
Gia la corresse. “Cambusa, non cucina. Mi mancherà così tanto non avere uno yacht. Perché le cose non hanno funzionato con lui?”
“È un ladro, ricordi? Preferiresti andare in prigione con lui, Gia?”
Gia scosse la testa. “Rivoglio solo i miei soldi. Avrei dovuto ascoltarti fin dall’inizio. Anche se è stato divertente.”
“È tutto un’illusione, Gia. Scommetto che questo yacht costa una fortuna in carburante. Da dove vengono i soldi per il carburante?”
“Credi che stia spendendo i miei soldi?” Gia rimase a bocca aperta.
“Non lo credo, lo so. Prima lo fermeremo, più chance avremo di recuperare quello che è rimasto.”
“Giusta osservazione.” Le spalle di Gia si afflosciarono e lei scomparve nel bagno.
Gli uomini spesso nascondevano le cose in cantina o in garage, ma non c’era nessuno dei due luoghi su una nave. Il suo nascondiglio sullo yacht probabilmente era in un posto di cui poteva controllare l’accesso e dove aveva la possibilità di recuperare velocemente la sua roba. Le aree comuni erano accessibili all’equipaggio e agli ospiti, quindi la sua cabina era la sola scelta logica.
Gia emerse dal bagno. Uno sguardo al suo viso disse a Kat che era di nuovo sconvolta. “Che succede?”
“Non ho intenzione di toccarlo. Vieni a vedere.”
Kat seguì Gia in bagno dove il coperchio della cassetta dello sciacquone era aperto e appoggiato contro il muro. Sbirciò dentro il serbatoio e imprecò tra i denti. C’era una busta di plastica. Da quello che poteva vedere, il contenuto includeva una corda e diverse paia di guanti di lattice.
Un kit da assassino.
Li aveva già usati sulla sua famiglia, o erano lì per un utilizzo futuro?
Gia indietreggiò fino alla porta. “Che diavolo è quella roba?”
“Ho alcune idee, nessuna positiva. L’hai toccato?”
Gia scosse la testa.
“Bene. Lascialo lì e rimetti a posto il coperchio.”
Gia fece come le era stato detto. “Non posso stare qui dentro con lui, Kat. E se cercasse di uccidermi?”
“Beh, ci inventeremo qualcosa.” In un modo o nell’altro, quella sarebbe stata la loro ultima notte a bordo dello yacht.