12
Kat annaspò mentre uno spasmo di dolore le percorreva la gamba.
Era inciampata sul terreno scosceso ed era ruzzolata giù lungo il percorso. Era così concentrata a cercare la roccia frastagliata che non aveva notato il ripido strapiombo accanto al sentiero. Il ginocchio gonfio e la caviglia distorta rendevano sempre più difficile camminare e mantenere l’equilibrio. Mettendo più peso sulla gamba sana, aveva sforzato la caviglia ed era inciampata, entrando in una voragine.
Ma quella era l’ultima delle sue preoccupazioni. Era bloccata da una roccia, tra incudine e martello.
Letteralmente.
La caduta aveva fatto cadere diversi massi e il braccio di Kat era bloccato sotto alcuni di essi. Imprecò tra sé e sé mentre considerava quali fossero le probabilità di farsi male tre volte in meno di un’ora. Era davvero così goffa?
No, era solo stupida.
A che cosa stava pensando? Mettere le infradito e andare in escursione da sola. Ma non era da sola quando era partita.
Sospirò ed estrasse il telefono per illuminare il posto. Era a pochi metri dall’ingresso della grotta, così vicina che poteva quasi assaporare l’aria fresca. Il profumo probabilmente era solo dovuto all’immaginazione che le giocava brutti scherzi, ma il segnale crescente del cellulare decisamente non era frutto dell’autosuggestione. Contro ogni previsione, il telefono prendeva di nuovo. Spinse il dito sul numero di Jace e lo chiamò.
“Kat, dove sei?” La sua voce andava e veniva. “Ti abbiamo cercata dappertutto.”
“Bloccata nella grotta.” Pete sapeva che era andata nella grotta. Di certo doveva essersi accorto dello scompiglio sullo yacht, mentre cercavano di capire dove fosse finita. O forse non si erano neanche accorti che mancava. Ma davvero, non ci voleva pensare.
“Com’è possibile? La grotta è profonda solo pochi metri.”
“No, è molto più grande. Ho trovato un’apertura nascosta. Ci sono capitata praticamente per caso. Ma ora non importa. Devi tirarmi fuori. Sono bloccata.”
“Bloccata come?”
Descrisse brevemente la sua situazione. “I dettagli non sono importanti e non voglio sprecare la batteria del cellulare. Sono caduta diverse volte. Potresti portarmi un bastone da passeggio o qualcosa del genere. E delle scarpe.”
Ci fu una lunga pausa dall’altra parte. “Ok.”
“Chiedi a Pete della grotta. Lui la conosce.”
“Chi è Pete?”
“Un membro dell’equipaggio di Raffaele. Devi averlo visto sul sentiero. Era lì nello stesso momento in cui c’eravamo noi.”
“Non ho visto nessuno sul sentiero. C’era un tizio sulla spiaggia però.” Jace lo descrisse. “Ora che ne parli, Raffaele sembrava conoscerlo. Gli ha parlato per qualche minuto prima di tornare alla barca.”
“È lui. Uno con l’aspetto da orso.” Era sorpresa che Jace non l’avesse notato sullo yacht. Ma d’altra parte, Jace era rimasto seduto al bar, praticamente incollato a Raffaele per la maggior parte del viaggio.
“Ha detto a Raffaele che saresti rientrata con lui. Per questo io e Raffaele siamo tornati alla barca.”
“È ridicolo, Jace. Pete è arrivato sull’isola a nuoto.” Almeno era quello che Pete le aveva detto.
“Perché avrebbe dovuto venire a nuoto quando poteva venire nel gommone con noi?”
“Non ne ho idea, ma questo non ha importanza. Non mi chiedi nemmeno se sto bene e ora credi di più alla parola di Raffaele che alla mia?” Kat si sentì arrossire mentre cercava di mantenere la calma. “E se fosse un criminale o qualcosa del genere?”
“Ok, forse non ci ho riflettuto bene. Visto che Raffaele lo conosceva, ho pensato che fosse tutto a posto.” Nella sua voce comparve la prima traccia di dubbio.
“Raffaele viene dall’Italia, stiamo visitando un’isola su cui non è mai stato, come fa a conoscere un qualche barbone da spiaggia trasandato?” Se quella non era una prova delle incongruenze nella storia di Raffaele, non sapeva che cosa lo fosse.
“Non essere arrabbiata con me. Mi hai appena detto che fa parte dell’equipaggio, quindi alla fine torna tutto, giusto?”
“Non è questo il punto, Jace.” Discutere non l’avrebbe tirata fuori dalla grotta, ma doveva sapere se Pete era coinvolto. “Pete te l’ha detto di persona oppure te l’ha riportato Raffaele?”
“Raffaele,” ammise Jace.
“Pete sapeva che stavo cercando di raggiungervi. Perché avrebbe dovuto mentire?” Non era stato Pete a mentire, ma Raffaele. Jace però non le avrebbe dato retta. Era così infatuato che non avrebbe creduto a qualcosa di negativo su di lui. Raffaele sveva mentito per liberarsi di lei. Kat sentì montare la rabbia. “Come sarei potuta tornare allo yacht quando voi avevate il gommone?”
“Pete ha detto che ti avrebbe riportato indietro nella sua barca.”
“Raffaele ti ha detto anche questo, eh?”
Silenzio.
“Raffaele sapeva che c’era un solo gommone.” Pete quasi certamente avrebbe offerto il suo aiuto per trovarla. Raffaele gli aveva nascosto anche questo?
“Oh.”
“È tutto quello che hai da dire?”
Jace sospirò. “Mi dispiace, ok. Ho solo immaginato che fossi con Pete. Essendo un’isola così piccola e tutto…”
“Vieni a tirarmi fuori da qui.”
“Lo farò. Appena riesco a trovare Raffaele. Non so dov’è il gommone.”
Il cellulare di Kat emise un bip per segnalare che la batteria stava per scaricarsi. “Il mio telefono sta morendo. Sbrigati.” Avrebbe parlato con Pete una volta tornata a bordo e avrebbe sentito la sua versione della storia. “Fai venire Pete con te. È già stato nella grotta.”
“Non preoccuparti,” disse Jace. “Ti tireremo fuori. Sono sicuro che ci siano un sacco di attrezzi sullo yacht.”
“Solo vieni qui più in fretta che puoi.” Kat si rese conto che era quasi ora di cena. Stava per diventare buio e salvarla sarebbe stato difficile di notte. L’ultima cosa che voleva era passare la notte in una grotta buia e umida. Perché si cacciava di continuo in quei casini? Perché la sua curiosità aveva la meglio su di lei, ogni volta.
I suoi pensieri scivolarono fino a Fratello XII e al suo insediamento. I suoi seguaci avevano creduto al suo sogno senza pensarci due volte. Molti erano scomparsi senza lasciare traccia. Rabbrividì al pensiero e si chiese se qualcuno giacesse tra le pareti della grotta, smarrito proprio come lei.
I discepoli di Fratello XII gli avevano dato i loro soldi, avevano lavorato la terra per niente, solo per rendersi conto troppo tardi di essere stati raggirati. Forse alcuni si erano avventurati in quella stessa grotta, cercando di scappare, o forse alla ricerca dei chiacchierati tesori di Fratello XII.
Di certo il tesoro di Fratello XII apparteneva davvero a loro, visto che proveniva dal denaro che aveva ammassato quando loro gliel’avevano ceduto per unirsi al gruppo. Forse si erano pentiti di avergli dato tutti i loro soldi ed erano tornati a riprenderli. Avevano cercato un modo per andare via dall’isola, ma una volta rimasti senza denaro non avevano alcuna casa in cui tornare.
Le anime perse dell’epoca di Fratello XII avevano dovuto trovare da sole la loro via di fuga. Nessuno era alla loro ricerca, né aveva denunciato la loro scomparsa alle autorità. Erano persone dimenticate che avevano cessato di esistere per il mondo esterno. Quando si erano arresi alla Fondazione Acquariana, erano scomparsi nel tempo.
Kat rabbrividì al pensiero. Sarebbe potuta svanire nella grotta lei stessa, se non fosse stato per la moderna comodità di un cellulare.
Venne strappata ai suoi pensieri dalla voce di un uomo.
“Kat, mi senti?” La voce di Raffaele arrivò dalla direzione dell’ingresso. La sua voce era attutita, probabilmente a causa dell’acustica della grotta o della mancanza di essa.
“Quaggiù. Dritto verso il muro, poi gira a sinistra. Dov’è Jace?”
“Cosa? Non riesco a sentirti.” La sua voce si affievolì.
“Cammina dritto verso il muro di fondo,” gridò Kat. “Poi segui la parete a sinistra.” Perché non riusciva a sentirla? Benché la voce di Raffaele fosse attutita, lei riusciva a sentirlo bene senza che gridasse.
All’improvviso ci fu un assordante fragore di rocce, pietre e macigni.
La pallida luce svanì, rimpiazzata dall’oscurità. La piccola apertura ora era completamente chiusa.
Qualcosa aveva bloccato l’uscita.
Qualcosa o qualcuno.