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Il masso si schiantò contro la piccola apertura, sbarrando la sola uscita di Kat. L’unica voce che sentiva fuori era quella di Raffaele. In effetti, non aveva sentito affatto Jace.

“Jace? Sei lì?” Perché era Raffaele a parlare e non Jace?

Silenzio.

“Raffaele, dov’è Jace?” Ricordò all’improvviso il commento di Jace riguardo al gommone. Aveva detto che non riusciva a trovarlo. Eppure Raffaele era lì. Era tornato sull’isola da solo? “Chi c’è con te, Raffaele?”

Nessuna risposta.

“Fammi uscire!” Ovviamente lei non piaceva a Raffaele, ma intrappolarla in una grotta era come assassinarla. Il cuore prese a batterle all’impazzata mentre si chiedeva dove fossero Jace, Harry e Gia. Chiunque di loro avrebbe mollato tutto per andare a cercarla. Jace sapeva che era intrappolata, perché non era già lì? Kat sentì montare il panico.

Forse era successo qualcosa anche a loro.

Probabilmente stava solo cadendo in preda alla paranoia. Ma se era così, perché Raffaele non le rispondeva? Era certa solo di due cose: aveva riconosciuto la voce di Raffaele fuori dalla grotta e la roccia che ora bloccava la sua uscita non si era spostata da sola. Raffaele l’aveva intrappolata invece di salvarla.

Era una pazzia a meno che Raffaele non avesse un segreto ancora più sinistro della frode ai danni di Gia. Era certa che Raffaele stesse sottraendo a Gia il suo denaro, ma la sua amica non era esattamente milionaria. Raffaele avrebbe potuto facilmente coprire le tracce, prendere i soldi e scappare. Non doveva commettere un omicidio per farla franca.

C’era qualcos’altro, ma Kat aveva solo dei sospetti e nessuna prova per spiegare questo comportamento estremo. Che cosa poteva esserci di così grave da ucciderla?

Jace sbagliava di grosso riguardo a Raffaele, ma a meno che non tornasse in sé, non avrebbe creduto che avesse delle motivazioni nascoste. E si sarebbe fidato di Raffaele per andarla a salvare. Tornò con la memoria alla loro conversazione al telefono. Jace ancora non sospettava che ci fosse qualcosa di strano.

Fuori scricchiolarono dei passi.

“Cosa succede?”

Il grido di Kat incontrò solo il silenzio. Il cuore le martellava nel petto e la claustrofobia minacciava di sopraffarla. La grotta sembrava ancor più buia e l’aria ancor più stantia.

Doveva mantenere il controllo.

Jace l’avrebbe tirata fuori. Sarebbe arrivato in un lampo.

Se avesse potuto.

Le si strinse il petto mentre il panico la travolgeva. E se fosse successo qualcosa anche a lui? Qualsiasi cosa Raffaele stesse nascondendo, la considerava un buon motivo per correre il rischio di intrappolarla nella grotta. L’avrebbe lasciata morire se avesse potuto.

Basta.

I sopravvissuti sopravvivono.

Una dozzina di respiri profondi più tardi, giunse a una conclusione inequivocabile. Non si sarebbe salvata aspettando passivamente che qualcuno andasse a tirarla fuori. Per iniziare, doveva liberare il braccio. Fece una smorfia per il dolore mentre contorceva il braccio avanti e indietro. Dopo diversi minuti passati a tirare e spingere riuscì finalmente a liberarsi. Sospirò per il sollievo dello scampato pericolo. Ora doveva tornare sul sentiero. Fece rotolare via le rocce che le premevano sullo stomaco e sedette. Si arrampicò per tornare a livello del sentiero e zoppicò verso l’apertura della grotta.

Spinse contro la roccia, sapendo ancor prima di provare che era inutile. Non si mosse di un millimetro.

Sconfitta, si appoggiò alla pietra. Aveva la gola secca per la sete. Non aveva neppure pensato di portare una bottiglia d’acqua visto che avevano in programma solo una breve passeggiata. Neanche a farlo apposta, il suo stomaco brontolò, affamato.

Aveva usato la maggior parte della batteria del cellulare per la torcia. Avrebbe funzionato ora che la grotta era completamente chiusa?

Era tutto quello che aveva. Digitò il numero di Jace. Il suo spirito si risollevò quando la chiamata partì. Sarebbe stata fuori di lì entro pochi minuti o, al massimo, un’ora.

Il suo cuore sprofondò di nuovo quando la chiamata deviò sulla segreteria telefonica. Era preoccupante. Jace non spegneva mai il cellulare.

L’indicatore della batteria lampeggiò, per questo decise di lasciare un messaggio. Parlò velocemente, diede istruzioni sulla posizione della roccia che bloccava l’entrata nascosta e su come muoversi nella grotta. Fece attenzione a non implicare Raffaele, nel caso che avesse lui il cellulare di Jace.

Zio Harry era la sua ultima speranza. Sperava di avere abbastanza batteria per chiamarlo. Però c’erano buone probabilità che non avesse nemmeno portato il cellulare. E anche quando lo aveva in tasca, di solito non lo sentiva. Digitò il suo numero e aspettò.

Uno, due, tre squilli, nessuna risposta.

Zio Harry rispose al quarto squillo. “Kat, dove diavolo sei? Ti stiamo aspettando.”

“Sono in una grotta sull’isola.”

“Sei cosa? Ti sento appena. Forse dovresti richiamare

“No—non riattaccare. Ascolta attentamente, Zio Harry.” Si avvicinò di qualche centimetro all’apertura coperta dalla roccia per cercare di far aumentare il segnale. “Trova Pete e digli che sono intrappolata nella grotta.”

“Quale grotta? Che cosa c’entra Pete?”

“Non è importante adesso. Trovalo e venite qui.”

“Ma Raffaele ha il gommone…” la voce di Harry si affievolì, poi si spense all’improvviso quando il cellulare morì.

Kat fissò il telefono, avvilita. Almeno aveva fatto la chiamata e Zio Harry sapeva che si trovava nella grotta. Era una magra consolazione, ma prima o poi sarebbero arrivati i soccorsi. Poteva contare su suo zio per quello. Quello su cui non poteva fare affidamento però era la sua discrezione. Sicuramente avrebbe coinvolto Raffaele prima di andare da Pete.

Poteva essere un problema, ma alla fine non aveva importanza. Non importava quanto fosse imbarazzante, suo zio non avrebbe rinunciato a trovarla. Si sarebbe preoccupata di Raffaele una volta fuori.

Scivolò lungo la parete della grotta fino a mettersi sedersi e cominciò a sudare freddo. Pochissime persone sapevano dell’esistenza di quella grotta e, da quello che le aveva detto Pete, ancora meno sapevano dei corridoi e delle svolte che portavano in quella zona in particolare. Con le rocce a bloccare l’apertura, l’ingresso era invisibile per chiunque non la conoscesse bene. Sarebbe potuta restare bloccata lì dentro, morendo lentamente di fame mentre i pochi visitatori esploravano altri corridoi. Tremò e si strinse le braccia attorno alle ginocchia.

Le venne anche in mente che lei, Zio Harry, Jace e—per quel che ne sapeva—Gia, non avevano detto a nessuno del loro viaggio improvvisato. Nessuno conosceva la loro destinazione. Raffaele avrebbe potuto sbarazzarsi di tutti loro. Non c’era anima viva che sapesse dove si trovavano in quel momento. Era difficile da credere, ma anche credere che Raffaele potesse intrappolarla in una grotta lo era.

Se e quando fosse stata trovata, sarebbe stata ormai solo un altro artefatto da museo?