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Kat sedeva sul letto matrimoniale della cabina, il portatile aperto accanto a lei. Per fortuna aveva una connessione a internet, ma la sua ricerca online, sia su Raffaele che sul Financier, non aveva prodotto risultati. Uno yacht come quello doveva spuntare fuori da qualche parte online, in una fotografia o sul sito del fabbricante. La sua conversazione con Pete le aveva dato un’idea.
Le compagnie capaci di costruire grandi yacht di lusso come quello di Raffaele erano poche, per questo riuscì a mettere insieme rapidamente una lista di una mezza dozzina di compagnie. Gli yacht erano per lo più costruiti a mano e spesso ci voleva un anno o più per completarli. Se avesse trovato il costruttore, forse sarebbe riuscita a rintracciare il proprietario dello yacht. In un modo o nell’altro, avrebbe smascherato Raffaele come un imbroglione.
Chi entrerebbe illegalmente in Canada e rischierebbe di farsi sequestrare il suo yacht da milioni di dollari? Nemmeno un miliardario. Ma un ladro sì.
Fece scorrere la lista e cliccò sul primo nome, Prima Yachts.
Niente.
Con le speranze già deluse, controllò la seconda voce sulla lista. Majestic Yachts, una compagnia con base a Seattle, Washington, aveva una lista di yacht nuovi e di seconda mano in vendita. Sorrise mentre immaginava miliardari che scambiavano i loro vecchi yacht per modelli più recenti, un po’ come lei faceva con l’auto. Probabilmente però non aspettavano dodici anni.
Un colpo di fortuna. Una nave identica al Financier era nella lista, solo che aveva un nome diverso. Il Catalyst era vecchio di quattro anni, con un prezzo di 6.9 milioni di dollari americani.
Lo yacht da quarantacinque metri aveva quattro cabine doppie e appartamenti per sei membri dell’equipaggio. C’erano solo quattro membri dell’equipaggio a bordo, incluso Pete, quindi probabilmente erano impegnati al massimo a gestire un’imbarcazione che prevedeva un equipaggio più grande. Sembrava che Raffaele non fosse coinvolto nelle operazioni di manovra e lei non aveva visto un cuoco o altro personale a bordo.
Uno staff ridotto all’osso poteva andare bene per viaggi brevi in acque tranquille, ma nessuno avrebbe lesinato sull’equipaggio rischiando uno yacht da sette milioni di dollari in un naufragio.
Fece scorrere le fotografie del Catalyst, strizzando gli occhi per individuare i dettagli. La barca sembrava identica al Financier, fino alle combinazioni di colori e al mobilio. Le sembrava strano che una barca costruita su misura avesse una gemella identica.
Smise per un attimo di cercare lo yacht e considerò quello che sapeva di Raffaele.
Il fatto che non avesse trovato niente su Raffaele la convinse che non fosse chi diceva di essere. Ma non aveva prove concrete da mostrare agli altri, specialmente a Gia. Non avrebbe mai creduto che l’uomo che amava—e in cui aveva investito—avesse imbrogliato anche lei.
Forse Jace aveva ragione. Il lavoro che svolgeva la rendeva sospettosa per natura nei confronti delle presone. Stava interferendo nella vita di Gia, a torto o a ragione. Che cosa avrebbe detto la sua amica se avesse saputo che stava conducendo delle ricerche sulla storia di Raffaele, per scovare ragioni per cui avrebbe dovuto scaricarlo? Le avrebbe detto di farsi gli affari suoi.
Ma tenere le sue preoccupazioni per sé avrebbe solo fatto del male a Gia alla fine. A volte gli amici la sapevano più lunga.
Nonostante le sue riserve, la sua ricerca online non aveva rivelato niente di niente su Raffaele. Avrebbe dovuto almeno trovare qualche briciola di informazione pubblica su qualcuno che dichiarava di essere miliardario. Eppure non c’era nulla su di lui o sulla sua compagnia. Questo di per sé era un campanello di allarme.
Aveva scandagliato tutte le riviste di forniture di prodotti di bellezza e i siti delle relative compagnie e non aveva trovato niente. Poi c’era il suo yacht. Pete non aveva confermato che il Financier fosse rubato, ma non l’aveva neanche negato. O il Financier era l’improbabile gemello identico del Catalyst o era il Catalyst camuffato.
Un’altra cosa strana riguardo a Raffaele era la quantità di tempo libero che si godeva. Kat aveva incontrato un sacco di miliardari e milionari nella sua precedente vita da consulente finanziaria. Doveva ancora trovare un singolo tycoon che non pianificasse i suoi impegni al millisecondo con settimane di anticipo. Il loro tempo libero era organizzato allo stesso modo. Raramente avevano tempo per viaggi improvvisati, decisi sull’onda del momento, come quello di Raffaele, che li aveva accompagnati sull’Isola di De Courcy. O Raffaele era unico o non era chi diceva di essere.
Chiunque fosse davvero, era molto bravo a coprire le sue tracce. E stava per sparire nel nulla.
Kat chiuse il portatile. Raffaele era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere, ma doveva andare di sopra. Era un errore restare nella cabina separata dagli altri. A parte lo stesso Raffaele, Gia era la sua sola fonte di informazioni per arrivare al cuore della questione. Doveva trascorrere ogni momento di veglia vicino alla coppia, sia per smascherare le bugie di lui che per impedire a lei di investire di più.
Controllò l’orologio. Jace se n’era andato solo da venti minuti, quindi non era troppo tardi per la cena. Infilò le scarpe. Poteva riuscire a comportarsi gentilmente per un paio d’ore.
Kat uscì dalla sua stanza e notò che la porta della cabina padronale era socchiusa. Gia doveva essere tornata per rinfrescarsi. Quello era un momento buono come un altro per parlarle in privato e determinare quanto Raffaele avesse condiviso con lei riguardo al suo passato.
Bussò leggermente.
Nessuna risposta.
“Gia?”
Sbirciò attraverso la fessura della porta e non vide alcun movimento.
Doveva entrare?
Considerò di bussare più forte ma non voleva che qualcun altro sentisse.
Poteva essere la sua sola occasione di parlare con Gia da sola, decise. Aprì la porta di qualche altro centimetro e fece un passo all’interno.
La cabina era vuota. Si voltò per andarsene ma esitò. Non aveva sconfinato di proposito, ma adesso aveva l’opportunità perfetta per dare un’occhiata veloce in giro. Forse poteva trovare un indizio che la aiutasse a smascherare le intenzioni di Raffaele.
E se si fosse imbattuta in Raffaele? Come diavolo avrebbe fatto a spiegare perché era lì?
Come scusa avrebbe detto che Gia le aveva chiesto di prenderle qualcosa.
Fece scorrere lo sguardo sulla stanza e si diresse al bagno, che era altrettanto vuoto. La cabina era due volte più grande della sua e anche più lussuosa. La presenza di Gia era ovunque, dall’armadio traboccante, al profumo e ai gioielli sparsi sulla cassettiera. Praticamente si era trasferita lì con Raffaele.
Kat zoppicò verso il comò e quasi inciampò su un portafogli da donna sul pavimento. Si piegò per raccoglierlo, pensando che fosse caduto dalla borsa di Gia. Stava per posarlo sulla cassettiera quando notò le iniziali impresse sulla pelle nera sgualcita. Molti portafogli e borsette avevano le iniziali, ma quel portafogli decisamente non era firmato. A parte essere vecchio, era semplice e pratico, l’esatto opposto dei gusti di Gia in fatto di moda. Se non era suo, di chi era?
C’era un solo modo per scoprirlo. Il cuore le martellava nel petto mentre apriva il portafogli. Non aveva assolutamente alcuna ragione per trovarsi nella cabina di Raffaele, tanto meno a frugare nel portafogli di un estraneo.
Tirò fuori una patente. Apparteneva a una donna di nome Anne Bukowski. Secondo i dati anagrafici, aveva trent’anni e viveva a Vancouver. Forse Gia o Raffaele avevano trovato il portafogli e avevano in programma di restituirlo.
O forse Raffaele aveva un’altra fidanzata. Kat avrebbe scommesso sulla seconda.
“Che cosa fai qui?” Raffaele era in piedi sulla porta.
Sorpresa, Kat spinse il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni. “Uh, cercavo Gia. Avrei dovuto incontrarla qui.”
“È di sopra, come tutti gli altri.” Raffaele fece roteare il braccio facendole segno di uscire. “Dopo di te.”
“Grazie.” Uscì con il viso in fiamme. Non era sicura se lui avesse visto il portafogli nella sua tasca. Se l’avesse visto, di certo avrebbe detto qualcosa.
Ma l’interrogativo continuava a essere che cosa ci facesse il portafogli di un’altra donna nella stanza di Raffaele.
C’erano un gran numero di spiegazioni innocenti. Forse l’aveva trovato o forse l’aveva dimenticato un’ospite precedente. La risposta più probabile era che Anne fosse una attuale o precedente fidanzata. Dubitava ce Gia avesse visto il portafogli, perché avrebbe dato di matto e Kat ne avrebbe sentito parlare.
Gia non l’avrebbe mai saputo, ora che Kat aveva portato via il portafogli dalla cabina. L’avrebbe restituito più tardi. Sarebbe stato meglio se Gia l’avesse trovato da sola e avesse domandato spiegazioni a Raffaele direttamente. Non erano affari suoi, quindi ne sarebbe rimasta fuori.
Qualsiasi fosse la spiegazione di Raffaele, probabilmente Gia avrebbe sospettato qualcosa. Forse avrebbe avuto il cuore spezzato per un po’, ma avrebbe rotto con Raffaele e forse anche recuperato i soldi. Alla fine poteva essere una buona cosa. Kat però non nutriva molte speranze sull’ultima parte.
Salì le scale, persa nei suoi pensieri. Non aveva più fame e con la scoperta del portafogli, voleva solo tornare alla privacy della sua cabina. Chi era Anne Bukowski e cosa c’entrava col piano di Raffaele?