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“Non torneremo indietro prima.” Raffaele non aveva intenzione di tornare a Vancouver. Era troppo rischioso. La sua fotografia era su tutti i telegiornali locali ed era certo che sarebbe stato riconosciuto. Tastò la tasca della giacca. Tutto quello che gli serviva era lì dentro. Il passaporto, i soldi e le password della banca. Era ora di ricominciare da capo.
Gia tirò fuori i vestiti dall’armadio e li lanciò in un borsone sul letto. “Dobbiamo tornare indietro. Questo viaggio in Costa Rica è spuntato fuori troppo all’improvviso. Mi sono portata medicine a sufficienza solo per un weekend. Non posso andare senza altre medicine.”
“Puoi prendere tutto là, bellissima.” Non l’aveva mai vista prendere medicine e non aveva idea di cosa le servisse. Inoltre non gli importava davvero.
“No, Raffaele. Ho la scorta ancora per un giorno. Me ne servono abbastanza per tutta la navigazione, più qualcuna di scorta per sicurezza. Dobbiamo tornare indietro.” Gia gli strinse le braccia attorno. “Non ci vorrà molto.”
Qualsiasi ritardo sarebbe stato troppo. “Ti farò arrivare le medicine via corriere al nostro prossimo porto di attracco. Problema risolto.”
“No, Raffaele. Inoltre devo sistemare alcuni affari per il salone. Ci vorranno solo un paio di giorni. Dobbiamo comunque tornare per riportare a casa Kat, Jace e Harry.” Gli premette la guancia sul petto. “Ehi, cosa c’è nella tua tasca?”
“Niente. Non toccare.”
“Che modo è di parlare?” Gia fece un passo indietro e lo guardò negli occhi. “Mi nascondi qualcosa.”
“Non nascondo niente.”
Ma la mano di Gia era già nella sua tasca. Estrasse la busta prima che lui potesse fermarla.
Il suo cuore prese a martellare mentre lei apriva la busta. Conteneva tre passaporti, biglietti aerei e abbastanza contanti da tenerlo fuori dai radar per qualche mese.
Gia estrasse i biglietti aerei e li studiò. “Cosa sono? Ehi, chi è Frank Buk—”
“Dammeli.” Le strappò la busta dalle mani e se la ficcò in tasca.
“Fammi vedere.” Gia tirò di nuovo fuori la busta dalla tasca. Corse fino al letto e gettò il contenuto sul copriletto damascato.
Il suo cuore sprofondò mentre lei afferrava i passaporti e li apriva con uno scatto.
“Perché hai questi?”
“Dammeli, Gia.” Il suo passaporto falso era nella busta insieme a quello vero. Non aveva avuto scelta, aveva dovuto conservare la sua vera identità visto che i conti bancari in Costa Rica erano sotto il suo vero nome. Non aveva ancora spostato i soldi sul conto sotto la sua nuova identità.
Lei lo ignorò.
Sarebbe dovuto andare via prima dal paese, ma non si era aspettato di fare un colpo così grosso con Gia e i suoi amici. Ora aveva soldi a sufficienza per vivere una vita agiata in Costa Rica. Non avrebbe lavorato un altro giorno della sua esistenza. Una volta arrivato al sicuro lì, sarebbe stato fuori portata e intoccabile.
“Chi diavolo è Frank Bukowski?”
Se non lo sapeva già, l’avrebbe scoperto presto. Il suo nome era su tutti i notiziari, con la scoperta del corpo di Melinda. Doveva andarsene finché poteva.
“Raffaele? Rispondimi.”
Aveva altri due passaporti. Uno sotto il nome di Raffaele e uno con un nome spagnolo. Avrebbe dovuto disfarsi del suo vero passaporto, ma temeva di averne bisogno, anche se aveva in programma di usare quelli falsi. Sarebbe entrato in Costa Rica attraverso un piccolo porto. Lì il suo passaporto sarebbe stato ispezionato solo visivamente, senza la scansione elettronica. I suoi documenti falsi avrebbero superato l’esame facilmente, a meno che qualcuno non lo riconoscesse. Se non si fosse comportato in modo da sollevare sospetti, sarebbe stato libero.
“Lo tengo io.” Gia tenne il braccio in alto. “Almeno finché non mi dirai chi è Frank Bukowski e che cosa ci fanno qui il suo biglietto aereo e il suo passaporto.”
Raffaele espirò. “É una storia lunga, te la racconto un altro giorno.” Si arrampicò sugli specchi per inventare una storia. Almeno Gia non aveva aperto il passaporto per guardare la fotografia, così non aveva fatto il collegamento. Sembrava che non avesse visto i servizi in televisione. Era la sua salvezza, ma non sarebbe durata. Se fosse rimasto calmo, nessuno avrebbe avuto sospetti.
“No, Raffaele. Siamo soci in affari e ora siamo anche sposati. Non puoi nascondermi le cose.”
“Non è come pensi, bellissima.” Tese le braccia ma lei le allontanò con un gesto.
“Non mentirmi.” Le lacrime le scendevano sulle guance mentre studiava i biglietti. “Due biglietti aerei per il Brasile? Che cos’è questa storia?”
“Non so di cosa parli. Non ti ho mentito su niente. Perché dovrei mentire a mia moglie?”
“Non hai risposto alla mia domanda.” Gia sollevò il biglietto e lo studio. “Come con Maria e chissà chi altri. Mi tradisci.”
Raffaele rise, sollevato che Gia non avesse indovinato la verità. “Sai che non ti tradirei e non ti mentirei mai, bellissima.”
“In realtà non lo so. Mi stai mentendo proprio adesso.” Gia tolse l’anello e lo tirò sul letto. “Non mi dirai nemmeno la verità.”
“Solo perché questo rovinerebbe la mia sorpresa per te.” La sua mente galoppava alla ricerca di una scusa. Aveva permesso all’avidità di avere la meglio su di lui. Ma comunque, il viaggio era stato più redditizio di quanto avesse previsto, visto che aveva ottenuto investimenti da più di una persona a bordo. La sua fortuna però si stava esaurendo. Era meglio fuggire finché poteva.
Gia si fermò prima parlare e si asciugò una lacrima. “Quale sorpresa?”
“I biglietti sono per mio cugino Frank e sua moglie. Li ho comprati così che possano venire a incontrarti. Ora ho rovinato la sorpresa.”
“Ma non capisco. Vivono in Italia, non in Canada.” La fronte di Gia si increspò. “Perché hai tu i loro biglietti?”
“Sono solo copie, perché li ho pagati io. Mio cugino ha già i loro biglietti.” Era una forzatura ma Gia credeva praticamente a tutto quello che lui diceva.
“Ma questi biglietti sono da Vancouver a Rio de Janeiro. Noi stiamo andando in Costa Rica. Come posso credere a quello che dici se continui a cambiare versione?”
“Ho prenotati i biglietti prima che venisse fuori l’incontro in Costa Rica.” Gia doveva aver frugato nelle sue tasche, il che significava che sospettava qualcosa. Si tamburellò la fronte. “Me n’ero dimenticato. Dovrò sostituirli.”
Gia lo fissava con sguardo assente.
“Voglio che tu li incontri, ma visto che non torneremo in Italia per qualche mese pensavo che questa fosse la risposta.” Le rivolse quello che sperava fosse un sorriso docile. “Non vedono l’ora di conoscerti.”
“Davvero?” Gia si tamponò le guance bagnate di lacrime.
“Non posso fare a meno di parlare di te, quindi ovviamente sono curiosi.” Raffaele tese le braccia aperte. “Ora vieni qui.”
Gia corse tra le sue braccia. “Oh, Raffaele, mi dispiace così tanto. Come ho potuto non fidarmi di te?” Nascose il viso nel suo petto. “Mi sento malissimo.”
“No, sono io che dovrei essere dispiaciuto. Mi rendo conto adesso di come debba essere sembrato.” Era così bravo a improvvisare stronzate che impressionava perfino sé stesso. “La prossima volta ci rifletterò meglio prima di fare una cosa simile. Ma è solo una parte della sorpresa.”
“C’è altro?” Gli angoli della bocca di Gia si sollevarono in un sorriso. “Non ho mai davvero dubitato di te, ma non riuscivo a capire chi fossero quelle persone. Immagino di essere saltata alle conclusioni.”
Gia era così credulona, aveva abboccato alla sua bugia. Questo gli avrebbe fatto guadagnare tempo, ma era chiaro che doveva fare la sua uscita il più presto possibile. Quel tizio, Fratello XII, aveva capito come andavano le cose. Aveva preso quello che aveva potuto e aveva capito quando era il momento di mollare. I soldi facili non erano più così facili.
“Solo una cosa, bellissima. Abbiamo un programma molto stretto, questo vuol dire che non possiamo tornare a Vancouver dopo tutto.”
“E gli altri? Dobbiamo riportarli indietro.”
“Li lasceremo a Friday Harbor domani mattina. Farò in modo che un volo charter li riporti a Vancouver da lì.” Non aveva intenzione di tornare nel porto in cui aveva rubato lo yacht, ma non c’era bisogno che Gia lo sapesse.
“Ma Raffaele, le mie medicine, ricordi? Ne ho bisogno. Ci vorranno solo poche ore per tornare a Vancouver. Possiamo sempre partire prima.”
Scosse la testa. “Il mio medico personale sistemerà tutto. Le tue medicine verranno consegnate alla nave quando attraccheremo a Friday Harbor.” Le diede una pacca sul sedere formoso. Il grasso in eccesso di Gia probabilmente l’avrebbe fatta galleggiare meglio di Melinda. Avrebbe dovuto appesantirla abbastanza da farla affondare. “Scrivi quello che ti serve e manderò tutto a lui.”
“Ma Vancouver è una breve deviazione. Non capisco perché non possiamo—”
“Rilassati, bellissima. Mi prenderò cura di tutto.” Di lì a qualche ora, i suoi problemi sarebbero scomparsi per sempre.