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La finestra dell’ufficio di Katerina Carter, in centro, incorniciava una vista spettacolare del porto di Vancouver. Era perfetto per i sogni a occhi aperti, non così perfetto per riuscire a combinare qualcosa. Controllò l’orologio e si rese conto di due cose: era rimasta a fissare fuori dalla finestra per venti minuti buoni e il suo fidanzato, Jace Burton, era in ritardo.
Jace era sempre puntuale, ma sarebbe dovuto essere già lì per partire per il loro fine settimana. Non avevano molto tempo prima che il volo charter partisse per l’Isola di De Courcy, una piccola isola scarsamente popolata nello stretto di Juan de Fuca, vicino all’Isola di Vancouver.
L’ultimo progetto di Jace per il Sentinel riguardava delle storie folcloristiche basate su un culto degli anni Venti. Secondo Jace, il culto era stato coinvolto in un sacco di scandali, sesso e si vociferava perfino di un tesoro nascosto. L’uomo dietro a tutto si faceva chiamare Fratello Dodici, o meglio, Fratello XII, come insisteva dovesse essere scritto. A quanto sembrava, gli dei Egizi con cui comunicava avevano un debole per i numeri romani.
Il viaggio era tecnicamente un weekend di lavoro per Jace. L’incarico su Fratello XII faceva parte di una serie di articoli storici che stava scrivendo. Jace era un giornalista freelance, per cui una serie a lungo termine era una buona cosa. Forniva un lavoro stabile e delle gratifiche ricorrenti, come viaggi gratis in tutto il Nord America, a seconda della storia.
Questo incarico lo portava nelle vicinanze, ma avrebbe potuto anche essere a migliaia di chilometri di distanza. L’Isola di De Courcy si trovava nella parte meridionale della catena delle Isole del Golfo, annidata tra l’Isola di Vancouver e l’Isola Gabriola. L’isola era a meno di cinquanta chilometri al largo, eppure era accessibile solo da barche private o voli charter con idrovolanti.
De Courcy era una specie di isola fantasma. Come una città fantasma, aveva passato da tempo il suo momento di splendore e aveva solo poche dozzine di abitanti. Meno di cento anni prima, De Courcy era stata la sede del misterioso culto di Fratello XII, la Fondazione Acquariana. Poco dopo il suo inizio, il fondatore aveva spostato l’organizzazione da Cedar-by-the-Sea, sull’Isola di Vancouver, per trasferirlo sulle più isolate Isole di De Courcy e di Valdes, per sfuggire allo scrutinio e alle critiche pubbliche.
Il culto intrigava Kat. L’idea che leader carismatici riuscissero a ingannare persone altrimenti intelligenti e informate l’affascinava sempre. Fratello XII ne era un esempio perfetto. Il suo vero nome era Edward Arthur Wilson. Dichiarava di essere nato in India da una principessa, anche se i fatti suggerivano che venisse da una famiglia della classe medio bassa di Birmingham, Inghilterra.
Fratello XII aveva basato il suo culto sugli insegnamenti della Società Teosofica, attirando donazioni sostanziose da migliaia di persone ricche, inclusi magnati milionari. Temevano l’Armageddon dell’economia mentre il mercato finanziario globale era al collasso.
Fratello XII li convinse che il suo occultismo New Age li avrebbe salvati e che sarebbero stati al sicuro negli insediamenti autosufficienti sull’isola della Fondazione Acquariana. Invece la Fondazione Acquariana era andata in fumo. Fratello XII era scomparso per non essere più rivisto, lasciando i suoi seguaci in rovina.
Oggi la Fondazione Acquariana è stata per lo più dimenticata, ma nei suoi giorni di gloria si era trattato di uno scandalo mondiale. Era buffo come la storia ripetesse gli stessi drammi, solo con piccoli cambiamenti di cast e ambientazione. Le persone credevano a quello a cui volevano credere, anche con prove soverchianti del contrario. Kat lo vedeva ogni giorno nel suo lavoro di contabile forense e investigatrice di frodi.
Carter & Associati, il suo studio di contabilità forense e investigazioni, era impegnativo e remunerativo e aveva fatto molti straordinari per mettersi in pari prima del loro viaggio per il fine settimana. Si sentiva in vena di fare festa ed era pronta per qualche giorno di sole, sabbia e relax.
Per tutta la settimana aveva fatto il conto alla rovescia, ansiosa di dare una prima occhiata a quello che restava dell’insediamento. Aveva anche in programma di stare un po’ in spiaggia mentre Jace faceva ricerche su Fratello XII e il suo culto.
Controllò l’orologio e sentì una fitta di ansia. Jace ormai era in ritardo di mezz’ora e rischiavano di perdere il loro volo charter. Fece scorrere lo sguardo sul porto, fuori dalla finestra, e si chiese quale della mezza dozzina di idrovolanti fosse il loro.
“È arrivato finalmente, Kat.” Zio Harry scivolò nel suo ufficio, sorprendentemente arzillo per i suoi settanta e più anni. “Il ragazzo ha bisogno di un orologio nuovo.”
“Zio Harry, rallenta o ti romperai un’anca.” Tecnicamente suo zio non era sul libro paga della Carter & Associati, eppure trascorreva in ufficio quasi tanto tempo quanto lei. Si era trasformato in un volontario permanente—e ospite fisso—del suo studio. Senza avere dei compiti precisi assegnati, non aveva una vera ragione per essere lì. Tuttavia era di compagnia.
“Accidenti, Kat. Sono in perfetta forma. Dammi un po’ di fiducia.” Harry roteò di lato prima di colpire il muro. “Ouch.”
“Stai bene?”
“Certo.” Fece una smorfia. “Lo yoga farà male domani.”
“Potresti prenderti un giorno di pausa.” Lo yoga di Zio Harry a quanto sembrava era uno sport estremo, le sue costanti ammaccature erano una prova perenne. Che cosa era preso a un settuagenario per indurlo a iscriversi a un corso di yoga, tanto per cominciare? Donne settuagenarie, senza dubbio.
“Potrei. Ma poi la mia flessibilità andrebbe a rotoli. Oh, anche Gia è qui.”
“Ma siamo già in ritardo.” Kat e Gia Camilletti erano state amiche fin dalla terza classe. Non l’aveva vista né l’aveva sentita per settimane e voleva fare una chiacchierata di aggiornamento con lei, ma non era il momento.
“È con un tipo affascinante.” Harry si piegò in avanti per toccarsi gli alluci. Arrivò fino a metà polpaccio prima di grugnire e tornare diritto.
L’aria trasportò un profumo floreale fin nell’ufficio di Kat, seguito pochi secondi più tardi da Gia. Indossava un vestito senza maniche con una fantasia a fiori fucsia abbinato a tacchi da dieci centimetri coordinati. Tutto il metro e mezzo di curve procaci tendevano le cuciture del vestito. Era dieci chili in più di quanto il vestito potesse reggere. “Kat! Ti presento il mio nuovo fidanzato, Raffaele.”
Raffaele era bello da perdere la testa, quanto i più affascinanti attori o stelle dei reality della TV. Il ragazzo al braccio di Gia non sembrava neppure reale. La sua abbronzatura mediterranea spiccava in contrasto con la camicia bianca di lino su misura. La camicia parzialmente sbottonata gli conferiva un look casual e mostrava anche un petto muscoloso. Indossava pantaloni di cotone e mocassini dall’aria costosa.
“È un piacere incontrarla.” Raffaele sorrise e baciò la mano di Kat con un gesto esagerato e plateale. Aveva i denti così bianchi che sembravano colpiti da una luce ultravioletta. La camicia aderiva alla sua pelle a causa del caldo fuori, accentuando le spalle larghe e il torso slanciato. Era più perfetto di un modello da rivista ritoccato, se era possibile.
Kat drizzò subito le antenne. Ragazzi come Raffaele raramente gravitavano attorno a hair stylist paffute come Gia. Benché fosse attraente per natura, era chiaro che aveva speso parecchi soldi per il suo aspetto. La maggior parte degli uomini non si curavano molto di vestiti costosi e impianti dentali. Forse era vanesio o forse lo considerava una specie di investimento.
Era sorpresa di vedere Gia con Raffaele, visto che aveva giurato di smetterla con gli uomini dopo che il fidanzato delle superiori l’aveva abbandonata all’altare due anni prima. Lo sposo non si era mai presentato—né si era preso il disturbo di cancellare—lasciando Gia umiliata a giurare vendetta.
“Kat?” Gia tirò più vicino il suo spasimante. “Smettila di fissare. Dì ciao.”
Kat arrossì, imbarazzata di aver già immaginato la rovina di Raffaele per mano di Gia. Almeno era quello che sperava succedesse. Quel tipo le dava i brividi. Mormorò un ciao.
Raffaele le tenne la mano ancora un momento in più del necessario e la guardò negli occhi con aria seducente. Era freddo come la pioggia e Kat istintivamente diffidava di lui.
Il motivo per cui Gia fosse attratta da lui era evidente. Il ragazzo aveva l’aria di andare in palestra un paio d’ore al giorno. Gia, d’altro canto, non avrebbe mai messo piede in una palestra. Nonostante il suo aspetto da modello non sembrava il tipo di ragazzo che avrebbe fatto felice Gia. Uno come Raffaele l’avrebbe fatta solo sentire più insicura. Era alto, abbronzato e totalmente fuori dalla portata di Gia. Il suo aspetto curato proveniva direttamente dalle pagine di una rivista per uomini.
Inoltre Raffaele sembrava il polo opposto rispetto allo stile eccentrico e anticonvenzionale di Gia. Benché l’entusiasmo contagioso di Gia fosse divertente, gli uomini come Raffaele tendevano a guardare più all’aspetto che alla personalità. Era sbagliato dare giudizi avventati sul ragazzo, ma l’istinto di Kat in genere ci prendeva in pieno.
Raffaele si chinò e piazzò un bacio sulla fronte di Gia mentre teneva ancora la mano di Kat. “Bellissima, non avevi mai parlato della tua affascinante amica.” Si voltò verso Kat e la squadrò da capo a piedi prima di gettare un’occhiata sprezzante al suo ufficio.
“È anche intelligente.” Gia fece l’occhiolino a Kat. “È una contabile forense. Indaga sulle frodi.”
Raffaele lasciò cadere la mano di Kat come se fosse radioattiva. Da affascinante a tossica in pochi secondi. “Raffaele è nel business della compravendita.” Gia si rivolse a lui raggiante. “È appena arrivato dall’Italia e ha chiuso un affare multimilionario per la linea Nord Americana dei suoi rivoluzionari prodotti per capelli. Andremo a vivere insieme.”
“Interessante.” Fu tutto quello che Kat riuscì a dire senza tradire i suoi sospetti. Gia era sua amica fin dall’infanzia e diceva tutto a Kat. Sapeva per certo che, fino a un paio di settimane prima, non c’era alcun uomo nella vita di Gia. Eppure stavano panificando di andare a vivere insieme. Era come se Raffaele si fosse materializzato dal nulla. Le cose stavano andando troppo in fretta.
Gia aggrottò le sopracciglia e studiò Kat. “È tutto quello che hai da dire? Credevo saresti stata interessata. Gli accordi di affari sono il tuo forte.”
“Mi piacerebbe molto conoscere i dettagli, ma siamo in ritardo per il nostro viaggio.” Sarebbe dovuta essere felice per Gia, invece era irritata. Non con la sua amica, ma con Raffaele. Lo conosceva da pochi minuti e già si sentiva insicura e inadeguata nel suo piccolo ufficio trasandato. Non lo sopportava, visto quanto era orgogliosa dello studio che aveva costruito dal niente. Ma in confronto a Raffaele, sembrava che non avesse ottenuto molto.
Che cosa poteva esserci di rivoluzionario nei prodotti per capelli? Era cinica quando si trattava di prodotti di bellezza. Lo shampoo era solo sapone glorificato, rimpacchettato e pubblicizzato a ingenui consumatori—e hair stylist. Sarebbe rimasta fedele al suo shampoo da supermercato piuttosto che comprare prodotti da salone di bellezza dal prezzo sproporzionato, anche se non lo avrebbe mai ammesso con Gia.
Gia, essendo una hair stylist, la pensava diversamente. Ogni nuovo shampoo o aiuto per le acconciature era come la scoperta del fuoco o qualcosa del genere. Rimproverava Kat a ogni taglio perché usava prodotti economici. Kat prometteva di cambiare se Gia avesse dimostrato che i suoi prodotti da salone erano migliori. Naturalmente Gia non poteva, perché non c’era alcuna prova scientifica o differenza di formulazione tra i prodotti.
“Kat?” Jace era in piedi alle spalle della coppia, un borsone morbido appeso a una spalla.
Raffaele si voltò immediatamente e si presentò. I due uomini si strinsero la mano mentre Gia sorrideva a Kat.
Jace si rivolse a Raffaele e si presento.
Finalmente salva. Fece cenno a Jace e tamburellò sull’orologio. “Siamo in ritardo, Jace. Perderemo il volo se non usciamo adesso.”
“Un secondo. Ho appena ricevuto un messaggio dalla compagnia aerea.” Jace aggrottò le sopracciglia mentre studiava lo schermo del telefono. Anche con la testa piegata in avanti era alto quasi quanto la cornice della porta. Era diversi centimetri più alto di Raffaele, ma allampanato e asciutto in confronto al fisico muscoloso di Raffaele.
Harry si insinuò nella stanza passando oltre a Jace. Tese una mano verso Raffaele. “Sono Harry Denton, l’associato di Kat.” In realtà la Carter & Associati non aveva associati, ma a Harry piaceva l’andirivieni dell’ufficio e lavorava part-time, anche se gli piaceva così tanto che passava lì molto più tempo del necessario. Non era molto ferrato con la tecnologia quindi non c’era molto che potesse fare tranne stare alla reception e fare qualche lavoretto di archiviazione. Tuttavia i clienti lo adoravano ed era bello avere compagnia. Era una situazione che faceva comodo a entrambi.
Raffaele gli strinse la mano. “Che cosa fa esattamente un, uh, associato da queste parti?”
“Aiuto Kat con le investigazioni sulle frodi.” Harry indicò Kat. “Ha smascherato delle stranezze. Da miliardi, perfino, come il caso dei diamanti insanguinati della Liberty.”
“Davvero?” Raffaele si irrigidì e fece scorrere lo sguardo sull’ufficio con aria disgustata. “Non l’avrei mai detto dall’aspetto di questo posto.”
Kat arrossì. “In genere incontro i clienti nel loro ufficio, quindi non c’è bisogno di mantenere le apparenze.” Si pentì immediatamente della risposta. Praticamente si era insultata da sola. Ora sembrava solo sulla difensiva.
“Probabilmente farei lo stesso.” Raffaele si voltò dall’altra parte.
Stava insinuando che il suo ufficio non era abbastanza per avere ospiti? La sostanza batteva l’apparenza nell’opinione di Kat. Raffaele già non le piaceva. Che cosa gli dava il diritto di entrare lì e criticare il suo ufficio?
“Ho in programma dei rinnovamenti. Questo posto ha solo bisogno di un po’ di olio di gomito,” Harry si asciugò la fronte. “Devo rifare il parquet e dare una mano di pittura e rimpiazzare la perlinatura. Non ci sono abbastanza ore al giorno. Devo sempre occuparmi di altre cose.”
Raffaele rise. “Non sarà certo un lavoro facile.”
Vabbè. A lei piaceva il suo ufficio a Gastown stile ventesimo secolo così com’era. Shabby-chic, con il legno in bella vista e le finestre grandi che incorniciavano il panorama del porto. Il fatto che non fosse alla moda voleva anche dire affitto economico e spese basse. Ignoralo, ricordò a sé stessa.
Infilò il portatile in borsa e si alzò, pronta ad andare. Non vedeva l’ora di lasciarsi alle spalle il fidanzato maleducato di Gia.
Quando alzò lo sguardo dal telefono, Jace aveva le sopracciglia aggrottate. “Vorrei non dovertelo dire, ma il nostro volo è stato cancellato. Problemi meccanici. E non ci sono altri voli fino a martedì.”
“È terribile.” Kat sospirò. Un weekend di agosto da trascorrere con Jace con un volo charter verso un’isola scarsamente popolata, tutto spesato? Naturalmente era troppo bello per essere vero. “Magari il prossimo fine settimana?”
Jace si strinse nelle spalle. “Non posso aspettare tanto a lungo. La scadenza è per venerdì prossimo. Devo trovare un altro modo per arrivarci.”
“Perché non venite con noi all’Isola di De Courcy?” Raffaele fece un gesto verso la vista del porto. “Sul mio yacht.”
“Una fortuna nella sfortuna!” Gia batté le mani. “Ora possiamo stare insieme.”
Il ragazzo di Gia aveva uno yacht? Stava diventando sempre più difficile da credere.
“Uh, no. Non posso approfittare di te in questo modo.” Jace posò il borsone sulla sedia da ufficio di Kat. “Immagino che voi due abbiate altri programmi.”
Sì, per favore, fa che abbiano altri programmi. Kat prendeva le misure alla gente piuttosto in fretta ed era sicura che Raffaele non avesse buone intenzioni. Che cosa vedeva Gia in lui?
Domanda sciocca. Raffaele non era solo un bell’uomo ma a quanto pareva era anche ricco.
“In effetti no, e non è affatto un problema,” disse Raffaele. “Ho sempre voluto esplorare le isole. È l’occasione perfetta.”
I braccialetti di Gia tintinnarono mentre saltellava sue giù sui tacchi da dieci centimetri. “Ci divertiremo così tanto! Avremo tempo di andare in giro e Jace potrà scrivere la sua storia. Possiamo esplorare l’isola e dopo rilassarci a bordo!”
Jace spostò il peso da un piede all’altro. “Se ne siete assolutamente sicuri, sarebbe perfetto. Devo davvero rispettare la scadenza e l’unico altro modo per andare lì è in barca. Posso contribuire con i soldi per il carburante…”
“Magari c’è un’altra compagnia aerea…” La mente di Kat volava. Il carburante per uno yacht probabilmente costava migliaia di dollari. Jace non si rendeva conto di cosa stava accettando.
“Non dire sciocchezze.” Raffaele rise. “Sarei andato comunque da quella parte. Di cosa parla la tua storia?”
“Un culto degli anni Venti, completo di scandalo sessuale e tesoro nascosto,” disse Jace. “Un tizio che si faceva chiamare Fratello XII fondò la Fondazione Acquariana nel 1927. La presentava come una comunità spirituale che aspettava l’Età dell’Acquario. Ma il prezzo per entrare era alto. Cercava di coinvolgere solo membri ricchi. Visto che alla fine è sparito coi soldi di tutti, si trattava di un culto, di una truffa o di entrambe le cose.”
“Una truffa,” disse Kat. “I culti sono quasi sempre truffe. Specialmente quando il primo punto all’ordine del giorno è convincere i seguaci a cedere tutti i loro beni.”
Raffaele rise di lei. “Sei un tipo da bicchiere mezzo vuoto, vedo.”
Kat lo guardò torva.
Gia pronunciò mi dispiace con le labbra verso Kat e tirò il braccio di Raffaele. “Adoro le cacce al tesoro!”
“Non intendevo offendere,” disse Raffaele. “Nella mia esperienza però i conta fagioli sono sempre pessimisti. Dicono sempre no quando tutti gli altri dicono sì.”
Jace rise. “Sono realisti, di certo, ma c’è un vantaggio. Kat è più brava di chiunque altro a fiutare i criminali. In più sa come recuperare i soldi.”
Parlavano di lei come se non fosse nemmeno nella stanza. Aprì la bocca per rispondere ma si fermò. Jace non aveva interpretato il commento di Raffaele come maleducato, quindi forse lei stava esagerando. Di certo sembrava un insulto. Ma non voleva iniziare una discussione, quindi strinse i denti e sorrise.
“Fratello XII sembra un tipo interessante,” disse Raffaele.
“Come minimo era un personaggio carismatico,” rispose Jace. “Il suo vero nome era Edward Arthur Wilson. Affermava di essere la reincarnazione del dio Egizio Osiride e la sua Fondazione Acquariana era basata sul presupposto di un’imminente apocalisse. Diceva che la fine era vicina e che solo un gruppo di credenti prescelti avrebbero avuta salva l’anima.”
“E la gente ci ha creduto?” Raffaele inarcò le sopracciglia. “Non proprio dei furboni.”
“Sorprendentemente, molti di loro erano davvero persone intelligenti e istruite,” disse Jace. “Uno dei membri del consiglio della Fondazione Acquariana era un editore di giornali rinomato a livello internazionale. Fratello XII avuto un sacco di pubblicità grazie alle sue pubblicazioni e anche agli altri. Diedero a Fratello XII un pubblico mondiale. Infatti ottenne rapidamente migliaia di seguaci ricchi e influenti, perfino candidati alla presidenza.
Misero a disposizione di Wilson e della sua Fondazione Acquariana milioni e lui usò i fondi per istituire una società autosufficiente e un insediamento con lui stesso al timone. Centinaia di persone da tutto il mondo si trasferirono qui per unirsi a lui, la maggior parte gli cedette tutti i suoi possedimenti.”
“Dovevano essere pazzi per dare a lui i loro soldi,” disse Gia. “Chi rischierebbe di perderli in questo modo?”
“È sorprendente quello che farebbe la gente,” Raffaele si sfregò il mento. “Pagherebbero somme enormi per avere quello che vogliono. Non sempre sono soldi e ricchezza. A volte vogliono solo far parte di qualcosa di più grande di loro.”
Jace annuì. “Col senno di poi è facile parlare. Raffaele ha ragione. La maggior parte di quelle persone era già ricca. Quello che volevano davvero era essere accettati e appartenere a qualcosa. Fratello XII ha soddisfatto quel bisogno. A metà degli anni Venti, pubblicò una serie in Inghilterra nell’Occult Review. Affermava di avere abilità psichiche e che il giorno del giudizio era imminente. Fu facile convincere i suoi seguaci iniziali a unirsi a lui nel 1927. Fecero la fortuna di Fratello XII perché erano tutti ricchi e cedettero i loro beni a lui e alla Fondazione Acquariana.”
“Perché qualcuno farebbe una cosa del genere?” chiese Harry. “È da matti.”
“Anch’io la penso così,” disse Jace. “Ma erano presi dall’idea che stessero per entrare nell’Era dell’Acquario. Si aspettavano la resa dei conti e pensarono che questo li avrebbe messi dalla parte giusta della barricata quando il giorno del giudizio fosse finalmente arrivato. Inoltre, Fratello XII li fece sentire speciali, inizialmente invitò solo dodici persone.”
Raffaele annuì con l’aria di chi apprezza la trovata. “Solo su invito. Un’idea valida.”
“Io non mi farei ingannare,” disse Harry.
“Ne saresti sorpreso,” replicò Jace. “Ci fu un sacco di battage pubblicitario tra la stampa. Le persone la videro come un’occasione di quelle che arriva una volta nella vita. Inoltre che valore potevano avere i loro soldi se il mondo stava per finire?”
“Posso capirlo,” aggiunse Gia. “Tutti i giornali davano credito alle sue affermazioni, quindi è normale che la gente si sia fatta prendere dall’isteria.”
“Esattamente,” Jace si dichiarò d’accordo. “E i ricchi discepoli di Fratello XII erano sospettosi verso le motivazioni degli scettici, per questo non tennero in considerazione le accuse mosse a Fratello XII.”
“Un uomo intelligente, anche se era un disonesto.” Raffaele batté le mani. “Beh? Che cosa stiamo aspettando? Andiamo all’Isola di De Courcy. Possiamo andare a piedi fino alla barca. È ormeggiata al porticciolo.”
“Oooh, una vera avventura!” esclamò Gia. “Non vedo l’ora.”
“Anch’io! Prendo le mie cose.” Zio Harry corse via dall’ufficio di Kat prima che lei potesse protestare. La sua fuga romantica con Jace si era trasformata in una gita di gruppo. Ma a Jace serviva la storia, quindi chi era lei per discutere?