9
Bree si aggrappò al braccio di Remi. «Per favore. Potrebbe essere in pericolo.»
«Ha ragione. Dobbiamo verificare come sta», disse Sam.
«Signore», intervenne il vicesceriffo Wagner rivolto a Sam. «Dovrò fidarmi di lei, sperando che sappia quello che fa. Non ho idea di che tipo di rinforzi Beaufort stia mandando e ho appena chiesto all’unico altro vicesceriffo che si trova a una distanza percorribile in auto di occuparsi di tre uomini armati. Non intendo lasciarlo senza una copertura.»
«Comprendiamo.»
Il vicesceriffo guardò severo Bree. «A cose fatte, voglio voi tre – quattro, se trovate la cugina a casa – nell’ufficio dello sceriffo per raccogliere le vostre deposizioni.»
Salì rapidamente sulla sua volante e si allontanò, facendo rombare il motore.
«Andiamo», disse Sam, aprendo la portiera del guidatore.
«E la nostra macchina?» chiese Remi, salendo sul sedile anteriore del passeggero.
«Passeremo a prenderla al ritorno.»
Bree scivolò sul sedile dietro quello di Remi. «Per favore, facciamo in fretta», disse a Sam.
«Allacciatevi le cinture.» Sam partì in direzione di Harlowe, azionando i tergicristalli. Il vento ululava dal lunotto infranto e la pioggia penetrava dal finestrino del guidatore, sferzandolo sul viso e sulla spalla.
Persino Remi, accanto a lui, si bagnò. Si voltò per controllare come stesse Bree. La ragazza sembrava sotto shock. «Mi dispiace tanto per tuo zio», le disse ad alta voce, per farsi sentire nel vento impetuoso.
«Lo so. Non... non riesco a credere che tutto questo sia successo.» Un attimo dopo, Bree si sporse in avanti, una mano sulla spalla di Remi. «Grazie per essere venuta.»
Sam si sporse leggermente verso il centro dell’abitacolo, dato che la pioggia si era fatta più insistente. «Siamo felici che tu stia bene», disse girandosi a guardare Bree, per poi riportare subito l’attenzione sulla strada.
«Le ultime notizie ti davano in viaggio verso l’aeroporto. Abbiamo ipotizzato che stessi andando a San Francisco.»
«È così. Mi hanno fatta finire fuori strada e non ci sono mai arrivata.»
«Selma ci ha contattati per dirci che la polizia aveva trovato la tua macchina», spiegò Remi. «Ero fuori di me finché non mi hai chiamata.»
«Avevo una pistola puntata addosso. Non vi avrei mai messi in pericolo.»
Il vento e la pioggia che penetravano dai vetri rotti rendevano difficoltosa la conversazione. «Andiamo a vedere come sta tua cugina e poi ne parliamo.»
Impiegarono una decina di minuti per arrivare. Non appena Sam fermò l’automobile, Bree schizzò fuori dal SUV e salì i gradini dell’ingresso. Tentò di aprire la porta e iniziò a bussare con forza, gridando: «Larayne! Larayne!»
Remi e Sam la raggiunsero. Davanti all’ingresso, Sam disse: «Vado a vedere se c’è un altro modo per entrare».
Le due donne lo seguirono, correndo sotto la pioggia.
Sam provò ad aprire la porta sul retro, chiusa a chiave anche quella.
«Non può abbatterla con un calcio?» chiese Bree.
«Potrebbe non essere necessario.» Sam studiò la serratura e, dopo aver tirato fuori il portafogli da una tasca, prese una carta di credito e la inserì tra lo stipite della porta e la serratura. La mosse leggermente in ogni direzione finché il congegno non scattò. «Tua cugina farebbe bene a procurarsi un catenaccio», disse, aprendo la porta.
Bree lo superò di slancio, attraversando la cucina. «Larayne! Dove sei?»
Remi e Sam si affrettarono a seguirla mentre correva nel corridoio, aprendo porte e sbirciando all’interno.
Remi, scostandosi i capelli bagnati dal viso, stava salendo i primi gradini della scala quando le parve di udire qualcosa proveniente dal basso. Si fermò, in ascolto. Sì, sotto di lei si sentiva un rumore sordo. «Qui dentro!» gridò, notando la porta di uno sgabuzzino nel sottoscala. La aprì mentre Bree correva verso di lei, tuffandosi nella stanza per tirar fuori la cugina.
«Larayne!» disse, aiutandola ad alzarsi. Come Bree, la donna era stata legata e imbavagliata. Bree le strappò il bavaglio dalla bocca. «Stai bene?»
Larayne annuì.
Sam tagliò le corde intorno alle mani e ai piedi, e la sorresse.
Bree la strinse in un abbraccio e la condusse fino al divano. «Ero tanto preoccupata per te.»
«Come hai fatto a venire qui?» chiese Larayne.
«I miei amici. I Fargo. Sono loro ad aver portato il libro.»
Larayne li scrutò. «Non riesco a crederci. Io...» Si udì il rombo di un tuono lontano e il cielo che si scatenava, la pioggia martellante contro il tetto. La donna si alzò di scatto. Le tremavano le mani. «Ho bisogno di bere qualcosa.»
«Si sieda. Posso pensarci io», le disse Remi. «Acqua?»
«Grazie, ma credo di aver bisogno di qualcosa di più forte.»
La seguirono nell’atrio e, da lì, in cucina. Tirò fuori un bicchiere dalla lavastoviglie, poi prese una bottiglia di vodka dal freezer e se ne versò diverse dita.
Bree fece un timido sorriso. «Sei sicura che sia una buona idea? Dobbiamo ancora parlare con la polizia.»
«È un’ottima idea. Sai anche solo lontanamente come ci si senta a essere chiusi in uno sgabuzzino, senza sapere se qualcuno verrà mai a cercarti?»
Remi cinse Bree con un braccio rendendosi conto di quanto fosse angosciata. «Non riesco a immaginare cosa avete passato entrambe, considerato che nessuna delle due sapeva dove fosse l’altra. Dev’essere stato terribile.»
«Lo è stato», disse Bree, incrociando lo sguardo della cugina.
Larayne abbassò il bicchiere, apparentemente sorpresa da quelle parole. «Oh, Bree... Mi dispiace. Ti chiedo perdono.»
«Per cosa?»
«Sei stata rapita. Dev’essere stato orribile quello che ti è successo.»
«Non hai nulla da farti perdonare. Sono solo felice che il signore e la signora Fargo mi abbiano trovata subito.»
«Sì, una vera fortuna.»
«Dov’è il telefono?» chiese Remi a Larayne. «Penso che sia il caso di chiamare l’ufficio dello sceriffo. Vorranno sapere se sta bene.»
«Ci sono un paio di cordless in giro. Dovrebbe essercene uno nel corridoio, accanto alle scale.»
Sam andò a cercarlo. Quando tornò in cucina, stava già parlando con il centralino. «Sì, capisco. Saremo qui.» Chiuse la comunicazione e posò il telefono sul bancone. «Manderanno qualcuno della polizia investigativa.»
Bree annuì.
«E i sospettati?» chiese Remi. «Ti hanno detto se li hanno presi?»
«Forse ne sapremo di più all’arrivo del detective.»
Larayne scrutò la bottiglia di vodka e chiese a Sam: «Perché li mandano qui?»
«La polizia? Per raccogliere le nostre deposizioni e cercare prove.»
Quella risposta parve scioccarla. «Che tipo di prove?»
«Impronte digitali, immagino.»
Larayne si scolò la vodka e mise giù il bicchiere. «Che incubo, tutta questa faccenda.»
Bree si chinò ad afferrare la mano della cugina. «Scopriranno chi è stato. È possibile che i responsabili siano già stati catturati.»
La cugina reagì versandosi altra vodka nel bicchiere. Non che Remi la biasimasse. Dopotutto, aveva appena perso il padre e ora era successo quello che era successo. «Forse, dovremmo sederci tutti e cercare di rilassarci», disse sfilando una sedia da sotto il tavolo.
«Buona idea», disse Larayne, portandosi appresso la bottiglia. «Bree, prenditi un bicchiere e unisciti a me.»
«Sto bene.»
«Non è vero. C’è mancato poco che ti ammazzassero. Fatti uno shot.»
Bree, invece, si riempì il bicchiere d’acqua e si sedette accanto alla cugina. «Non so come tu faccia a bere quella roba.»
«Ci si fa l’abitudine», rispose Larayne, prendendo un lungo sorso.
Preoccupata che quella donna non fosse in condizioni di parlare con la polizia non appena fosse arrivata, Remi decise che poteva rivolgerle anche lei qualche domanda. «Spero che la mia curiosità non la infastidisca, ma posso chiederle cosa sta succedendo esattamente?»
Larayne scosse la testa. «Mi piacerebbe saperlo.»
«Ha a che fare con il libro di mappe di suo padre?»
La donna scambiò un’occhiata con Bree. «Se mio padre l’avesse venduto all’acquirente che gli avevo trovato io, forse tutto questo non sarebbe successo.»
«Aveva trovato un acquirente?» chiese Remi.
«Sì, una persona disposta a pagare più di quanto mio padre avrebbe potuto ricavare dalla vendita.»
«Chi?» volle sapere Remi, cercando d’ignorare il rumore dei passi di Sam che andava da una finestra all’altra, fino all’ingresso della casa.
«Il nome non me lo ricordo.»
«Io sì», intervenne Bree. «Un certo Charles Avery.»
«Chiunque sia.» Larayne scrutò il suo drink. «Tutto quello che so è che mio padre all’improvviso si è tirato indietro e non ha voluto spiegarmi perché.»
«Era preoccupato», disse Bree. «Aveva ricevuto delle telefonate in cui gli chiedevano della sua copia. E poi una strana visita di una persona che chiedeva informazioni al riguardo. Penso che sia stato il tempismo a farlo riflettere.»
Sam era tornato in cucina e stava guardando fuori, verso il lungo vialetto d’accesso. «Il tempismo?» chiese.
Bree annuì. «Mio zio era venuto a sapere del furto dei risguardi delle altre prime edizioni. Credo che avesse iniziato a sospettare che qualcuno volesse rubare anche quelli della sua.»
«Una congettura ragionevole», disse Sam. «Come ci siamo finiti di mezzo noi?»
«Quando ho iniziato a lavorare per la signora Fargo, ho parlato a mio zio della fondazione e degli enti benefici che traevano vantaggio dalla vostra attività di cacciatori di tesori. È stato allora che lui mi ha detto che si sarebbe tolto un grosso peso dalle spalle se quel libro fosse finito nelle mani di due persone come voi.»
«Questo spiega tutto», disse Larayne, con una voce che certo non stillava felicità. «Non voleva venderlo a quel collezionista perché puntava a venderlo a voi.»
Remi pensò alle circostanze che l’avevano portata alla libreria. «Non sembrava che ci stesse aspettando quando siamo arrivati.»
«Mi dispiace», ribatté Bree. «L’ho chiamato la mattina in cui siete partiti per San Francisco ma era molto distratto, quando gli ho detto che stavate per andare da lui. Aveva ricevuto un’altra telefonata di minacce.» Fece un sorriso contrito. «Immagino di aver pensato che si sarebbe sistemato tutto, una volta che quel libro fosse uscito dal suo negozio.»
«Come no», disse Larayne. «E adesso è morto.»
Bree posò una mano su quella della cugina. «Ho provato ad andare da lui quella sera, dopo aver saputo della rapina.» Aveva gli occhi lucidi. «Mi dispiace, ma non ce l’ho fatta. Mi hanno buttata fuori strada mentre andavo in aeroporto. E poi mi sono ritrovata qui.» Si asciugò le lacrime dalle guance, provando a sorridere a Remi. «Dicevano che ci avrebbero uccise se non avessimo recuperato il libro. Ho pensato che parlassero sul serio. Non avrei mai...»
«Bree», disse Remi. «Non dubiterei mai che tu non abbia fatto quello che dovevi fare.»
Sam riprese a passeggiare da una finestra all’altra, guardando fuori. E, ogni volta che si avvicinava a Bree e Larayne, loro gli rivolgevano sguardi preoccupati.
Remi sorrise alle due donne e si alzò. «Credo di aver bisogno di un po’ d’acqua.» Raggiunse la credenza, trovò un bicchiere e se lo riempì, quindi si avvicinò al marito. «Cosa stai facendo? Le stai mettendo in agitazione.»
Lui diede la schiena alle donne e parlò a bassa voce: «Con una sola pistola a disposizione, qui in mezzo al nulla, siamo un bersaglio facile».
Nel cielo balenò un fulmine talmente intenso da illuminare la cucina, seguito da un tuono che scosse i vetri delle finestre. La mano di Bree scattò al petto. Subito dopo, il telefono sul tavolo squillò e le cugine lo fissarono, scioccate.
Alla fine, Larayne lo prese e rispose. «Pronto?... Pronto?» Chiuse la comunicazione e lo lasciò cadere. «Forse hanno sbagliato numero.»
Sam e Remi si guardarono. A quanto pareva, stavano pensando la stessa cosa. I cattivi avevano chiamato per verificare se erano entrambe a casa. Remi controllò la porta sul retro per essere certa che fosse chiusa a chiave.
Sam estrasse la pistola, dopo di che si rivolse a Larayne: «Ci sono altre armi?»