38
Colin Fisk nascose lo stupore nel vedere Alexandra Avery nella hall dell’albergo. Le rivolse un flebile sorriso, avvicinandosi. «Signora Avery. Non avevo idea che si trovasse a Londra.»
«Ne sono certa», ribatté la donna, impassibile come lui. «Però, a me piacciono le sorprese. A lei no?»
«Cosa fa qui?»
«Quello che fa lei, suppongo. Sto cercando questo tesoro misterioso da cui mio marito è tanto ossessionato. Ha avuto fortuna?»
«Stiamo facendo progressi.»
«Uhmm. E i Fargo? Non vi stanno intralciando?»
«Per niente.» Il fatto che quella donna fosse al corrente dei Fargo lo preoccupava, ma si disse che non era il caso di sorprendersi. Da quando lavorava alle dipendenze di Charles Avery, aveva capito che sua moglie non era certo la sciocca donna di mondo che lui credeva che fosse. «Il signor Avery sa che lei è qui?»
Lei rise. «Certo che no. L’ultima cosa che mi serve è farmi tenere d’occhio da lui. Anzi, sono venuta per intercettare lei: mi faccia partecipare alla caccia o sappia che i fondi che mio marito sta usando per finanziare la sua impresa spariranno all’improvviso.» Gli rivolse un sorriso soave. «Sono sicura che le abbia riferito che tutti i suoi beni sono al momento congelati.»
«Sì, l’ha fatto.»
«È possibile che si sia dimenticato di informarla che il mio contabile forense dispone di ottime informazioni su questi fondi a cui pare che Charles attinga per pagare il suo stipendio. Soprattutto in considerazione del fatto che provengono dal mio conto nascosto. E, visto che tecnicamente sto finanziando questa impresa, sono disposta per il momento a far finta di niente. Sempre che lei sia disposto a fingere di non avermi vista qui.» Di nuovo quel sorriso soave.
Fisk le tese una mano. «Benvenuta alla festa.»
Alexandra gliela strinse. «Sono molto contenta che lei la veda come me. Dunque... qual è il prossimo impegno in agenda?»
«Perché non ne discutiamo davanti a un drink?» L’interruzione gli avrebbe dato il tempo di riorganizzare le idee. L’ultima cosa di cui avesse bisogno era una donna di mondo come Alexandra Avery tra i piedi.
«Mi faccia strada.»
«Dove alloggia?» le chiese, una volta seduti a un tavolo.
«Be’, qui, ovvio. Solo per una notte, però. Domani, andremo a King’s Lynn.»
Fisk la fissò, scioccato.
«È la sua prossima tappa, no?»
«Come ha fatto a saperlo?»
Stavolta, il sorriso della donna non fu altrettanto innocente. «Pago profumatamente per essere sempre informata, signor Fisk. È una cosa che ho imparato da mio marito.» Si chinò verso di lui e gli diede un buffetto su una mano. «Inutile preoccuparsi di dettagli banali su come ottengo le mie informazioni. Propongo invece di confrontare i nostri piani. Chissà che non si scopra di poterci essere utili a vicenda.»
Una riflessione interessante. Forse c’era un modo per trarre vantaggio dalla presenza di quella donna. Ivan e Jak non erano certo menti sopraffine. Uno sguardo nuovo era forse quello che gli serviva per avvantaggiarsi finalmente sui Fargo.
Più ci pensava, più l’idea gli sorrideva. Alexandra Avery era molto più intelligente di quanto Charles non avesse mai creduto. Aveva chiaramente messo sotto controllo il computer o il telefono del marito. O, forse, aveva piazzato delle cimici nel suo ufficio. In quale altro modo avrebbe potuto essere al corrente dei loro piani? E, sebbene ciò lo preoccupasse, c’erano dei sistemi per tenerla a bada. Inoltre, non doveva per forza informare Charles sulle azioni della moglie. Almeno, non subito.
Forse, avrebbe funzionato...