31

Il mattino seguente, Remi chiamò il loro contatto al British Museum chiedendo di poter visionare i manufatti storici prestati da Grace Herbert-Miller e da suo cugino. Una giovane donna dal lievissimo accento britannico la informò che la signorina Walsh non sarebbe stata in ufficio prima del ricevimento di quel fine settimana.

Remi chiese se ci fosse qualcun altro in grado di aiutarli. A quanto pareva, non c’era nessuno che potesse permettere loro di visionare la collezione o di dare un’occhiata al magazzino in cui erano conservati gli oggetti restanti. Ogni cosa era stata programmata in vista del ricevimento e, se non disponevano di un invito, i Fargo avrebbero dovuto attendere la settimana successiva.

«Fantastico», disse Remi, facendo scivolare il telefono sul tavolo per la frustrazione. «Una strada senza uscita.»

«Chissà che Selma non riesca a fare una magia», suggerì Sam. «O Lazlo. Deve avere ancora qualche conoscenza in città.»

«Possiamo solo sperare.» Remi diede un’occhiata all’orologio e sottrasse le otto ore di fuso. Spedì i dettagli via email a Selma. «Adesso aspettiamo.»

Sam prese le loro giacche. «Oppure ci facciamo una passeggiata fino al museo per una piccola ricognizione. Giusto per capire con cosa abbiamo a che fare.»

«Mi piacciono i tuoi modi, Fargo.»

Il museo distava poco meno di un chilometro dal loro albergo e, nel giro di un’ora, si ritrovarono a camminare tra le teche. A un certo punto si fermarono davanti alla stele di Rosetta, un manufatto che aveva sempre intrigato Remi. «Non sarebbe carino se la chiave del nostro disco cifrante fosse proprio qui?»

Sam, sempre all’erta in cerca di eventuali segni della presenza degli uomini di Avery, staccò gli occhi dalla folla e studiò la grande pietra. «E che soddisfazione sarebbe?»

«Chiede l’uomo a cui non tocca il compito di decifrare.» Remi si guardò intorno. «Comunque, non è la sala giusta.» Agitò la mappa. «Questa è la sala della scultura egizia.»

Lui la prese per un braccio, allontanandola dalla stele di Rosetta. «L’inconveniente è che Avery potrebbe aver mandato qualcuno.»

«Ottima osservazione.»

«La tua mappa ti dice dove si terrà questo evento speciale?»

«No, ma mi aspetto che una servizievole guida ci indirizzi nel posto giusto.»

La trovarono. Una donna con i capelli grigi disse loro che la mostra era ospitata nella sala 3. «Arrivate nel cortile interno, attraversatelo tutto e troverete l’ingresso sulla destra», aggiunse.

La ringraziarono, dopo di che attraversarono il vasto atrio, la cui volta quadrettata in vetro e acciaio regalava una luminosità da era spaziale. Alla fine, trovarono la sala in questione.

L’accesso era vietato e c’era un addetto alla sorveglianza.

Aveva poche informazioni o forse non era disposto a condividerle.

Sam e Remi fissarono l’area sigillata.

«Qualche idea?» chiese Remi.

«Nessuna.» Sam guardò l’orologio. «Se siamo fortunati, a quest’ora Selma avrà scoperto qualcosa.» Recuperò i loro soprabiti dal guardaroba e, una volta usciti, trovarono un punto tranquillo da cui chiamare Selma. Tenne il telefono in maniera che anche Remi potesse sentire. «Dimmi che hai buone notizie.»

«Spiacente, signor Fargo. È un evento ambitissimo, con tanto di lista d’attesa. A meno che non riusciate a convincere gli organizzatori che siete più importanti delle svariate celebrità che figurano su quella lista, non credo che possiate entrare.»

«E Lazlo? Sono sicuro che abbia ancora delle conoscenze qui.»

«Quella del docente universitario non è esattamente una professione che apra le porte dei reali. Così come non basta essere multimilionari. In realtà, però, una buona notizia ce l’ho.»

«E quale sarebbe?»

«La carriera universitaria va benissimo per fare ricerche sul blasone. Quanto vi intendete di araldica?»

Fu Remi a rispondere. «Abbastanza da sapere che affannarsi con la lingua antica fa venire sonno.»

«Esatto. Secondo Lazlo, sembra che la moglie del vostro contadino e suo cugino di Nottingham non siano parenti del semplice figlio illegittimo di un esponente di secondo piano della nobiltà terriera. Si tratterebbe di un esponente di secondo piano della nobiltà terriera che, a quanto pare, era figlio illegittimo di Edmund Mortimer, secondo lord Mortimer.»

«E perché sarebbe importante?» chiese Sam.

«Il padre di Roger Mortimer, terzo lord Mortimer, aveva guarda caso una relazione con la regina Isabella. Senza dubbio una delle ragioni per cui è stato giustiziato da suo figlio Edoardo III.»

«Capisco. Qualche legame con questa faccenda del disco cifrante?»

«Difficile a dirsi. Ci sto ancora lavorando, così come sul resto dello stemma. È una specie di lingua straniera. Ogni dettaglio significa qualcosa.»

«Sai dove trovarci.» Sam chiuse la comunicazione. «Propongo di trovare un buon pub, pranzare e pensare alla nostra prossima mossa.»

Si avviarono lungo la strada. Avevano percorso appena mezzo isolato quando una Rolls-Royce si fermò accanto a loro. Il finestrino posteriore si abbassò, rivelando un uomo con i capelli neri, brizzolati sulle tempie. Rivolse loro un sorriso, ma i suoi occhi scuri erano tutt’altro che amichevoli, pensò Remi.

«Voi dovete essere i Fargo.»

Sam prese per mano sua moglie, frapponendosi tra lei e l’auto. «Mi faccia indovinare. Charles Avery?»

«Mi spiace deluderla. Colin Fisk. Sembra che voi e il mio datore di lavoro stiate inseguendo lo stesso modesto gingillo. Il disco cifrante originale.»

«Non sono sicuro di capire cosa sta dicendo.»

«Suppongo che non siate riusciti a procurarvi un invito per la festicciola di stasera al museo, giusto?»

Sam scrollò le spalle, con noncuranza. «Ci saranno altre mostre e altri eventi.»

«Peccato. Io invece ci sarò.»

«E com’è riuscito a procurarsi un invito?» chiese Remi, curiosa.

«Amicizie. Dipende tutto da chi si conosce. È un evento di quelli a cui non si può mancare. A meno che il vostro nome non sia Fargo. Da quel che so, siete sulla lista nera. Buon soggiorno a Londra. Alloggiate al Savoy, vero?»

«E lei?»

«Da un’altra parte.» Rivolse loro un altro sorriso freddo e poi chiuse il finestrino, mentre l’auto si allontanava.

Remi si spostò accanto a Sam, osservando il veicolo finché non sparì alla vista. «Mi ha inquietata un po’.»

«Sono sicuro che fosse proprio questo lo scopo.»

«Secondo te, come ha fatto a scoprire dove alloggiamo? Non ci siamo registrati con i nostri veri nomi.»

«Ha cercato negli alberghi a cinque stelle e ha avuto fortuna.»

«Forse avremmo fatto meglio ad alloggiare in un posto meno raffinato.» Lo prese sottobraccio. «Be’, cosa dicevi a proposito del pranzo e della nostra prossima mossa? Qualcosa mi fa pensare che ne avremo bisogno.»

Trovarono un pub nelle vicinanze e ordinarono fish and chips con purè di piselli e una pinta di Guinness a testa. Sam portò la birra al tavolo, dove erano seduti dando le spalle al muro e in una posizione favorevole per osservare le vetrate e l’ingresso, per maggior sicurezza.

Diede una pinta a Remi.

Lei bevve un sorso di birra scura, a temperatura ambiente, e si appoggiò allo schienale, pensando al recente incontro. «Com’è possibile che Fisk sia riuscito a procurarsi un invito e noi no?»

«Perché lui è disposto a infrangere la legge.»

«Dobbiamo trovare il modo d’intrufolarci.»

«Accetto suggerimenti.»

«Anch’io», disse Remi, mentre una cameriera portava i loro piatti. Mangiarono e Sam ordinò un’altra birra mentre sua moglie osservava due donne che passarono accanto al loro tavolo per raggiungere l’uscita.

Una delle due disse: «Non so perché sei tanto turbata. Soprattutto considerato che ci sarà il tuo ex. Non sarà altro che un branco di individui odiosi che canteranno buon compleanno. Io non ci vado, se la cosa ti fa stare meglio. A meno che tu non voglia imbucarti».

«Remi...? Hai sentito qualcosa di quello che ti ho appena detto?»

Guardò Sam. «Scusami. No.»

«Se preferisci, ci penserò io. Abbiamo riabilitato il buon nome di Bree e...»

«Cosa? No. L’ultima cosa che voglio è darla vinta a uno come Charles Avery.»

«Non è un gioco.»

«Ha cercato di ucciderci.»

«Remi...»

«Imbuchiamoci.»

«Cosa?»

«Le donne che se ne sono appena andate stavano parlando di imbucarsi a una festa di compleanno. Potremmo farlo anche noi.»

Sam aspettò che si spiegasse meglio.

«A quante raccolte fondi siamo stati invitati in cui qualcuno non si è presentato? E a quante ha finito per presenziare qualcun altro senza invito?»

«Un sacco.»

«Esatto. Alla peggio, può succedere che ci respingano all’ingresso. Nella migliore delle ipotesi, entriamo e troviamo quello che stiamo cercando.»

Pirati
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