20

«Comincia dalla buona notizia», disse Sam a Lazlo, mettendosi seduto accanto a Remi.

«Le fotografie subacquee che avete fatto sono ottime. Siamo riusciti a ingrandire i dettagli... be’, in realtà, è merito di Pete e Wendy», disse Lazlo, riferendosi agli assistenti di ricerca di Selma, Pete Jeffcoat e Wendy Corden. «Photoshop, credo, o qualcosa del genere. A ogni buon conto, gli oggetti che avete rinvenuto ci hanno consentito di restringere il campo sui Paesi di origine.»

«Una splendida notizia.»

«Sì. Se non fosse che ho detto Paesi, al plurale.»

Remi sospirò. «C’è sempre qualcosa, eh?»

«Quasi, ma c’è un aspetto positivo. Il sigillo di piombo apparteneva a un’azienda tessile inglese che fu in attività soltanto tra il 1691 e il 1696. Il mattone giallo trovato nella zavorra, invece, è olandese.»

«E la cattiva notizia qual è?» chiese Remi.

«Io e Selma stiamo ancora cercando di escogitare un piano per identificare la fonte della fuga d’informazioni.»

«A dire il vero, ho pensato a un modo», disse Sam. «Fingiamo di aver perlustrato il relitto sbagliato e di aver scoperto solo ora l’ubicazione di quello giusto, dopo di che vediamo cosa succede.»

«Pensate che possa funzionare?» disse Lazlo.

«Se la talpa è davvero Bree, allora non vedo come possa fallire. Gli uomini che hanno sequestrato il Golfinho vogliono il disco cifrante, non dei manufatti che potrebbero condurre all’identificazione della nave. Fargli credere che sappiamo dove si trova il disco cifrante – oppure, addirittura, che stiamo per acquisirlo – mi sembra il modo migliore per attirarli. Se non ci sono obiezioni, dovreste contattare Ruben Hayward e chiedere la sua assistenza.»

«Molto bene», disse Lazlo. «Ci muoviamo subito.»

Sam chiuse la conversazione e guardò sua moglie. «A te sta bene?»

Come poteva non starle bene? Quegli uomini erano assassini e andavano fermati. Inoltre, solo a sentir nominare Hayward si sentiva tranquilla. Era un agente operativo del Directorate of Operations della CIA, addestratosi in operazioni sotto copertura con Sam quando lui era nella DARPA. Erano rimasti grandi amici da allora, e Hayward non avrebbe mai lasciato che Sam si facesse coinvolgere in qualcosa che non fosse in grado di gestire, anche se ciò avesse significato far intervenire ogni tanto un aiuto esterno.

Remi annuì. «È l’unico modo per esserne sicuri.»

«In tal caso, non possiamo far altro che aspettare.»

Non dovettero attendere a lungo. La mattina dopo, Selma li chiamò per informarli di aver detto a Bree che le ricerche erano state condotte sul relitto sbagliato e che era imminente un’immersione nel sito giusto, ora che lo avevano trovato. Pensarono di dover concedere ad Avery almeno un giorno per preparare i suoi uomini, ipotizzando che avrebbe trovato il modo per colpire in mare o in porto. E, per essere certi che le informazioni sensibili venissero inviate, Selma e Lazlo misero Bree al corrente dei loro piani per l’allestimento dell’immersione: la barca presa a noleggio, la data e il luogo della partenza, e la destinazione, ancora una volta al largo dell’Isola dei Serpenti, ma un po’ più a nord del sito della prima immersione. «Quanto alla sicurezza, il signor Hayward ha preso accordi con una società che si chiama Archer Worldwide Security», aggiunse Selma. «Ha detto che avreste saputo di chi si tratta e di aspettarvi una chiamata.»

«Nicholas Archer. Si è addestrato con noi alla DARPA», disse Sam.

«Molto bene. Sembra tutto pronto, allora. Buona fortuna.»

«Anche a voi», disse Sam. «Facci sapere se lì salta fuori qualcosa su Bree.»

Adesso che tutto era pronto, Remi pensò che forse sarebbe riuscita a rilassarsi. Invece quella notte, dopo che furono andati a dormire, si girò e si rigirò nel letto, cercando di far combaciare Bree con l’amica che pensava di conoscere. Un tradimento come quello sembrava davvero estraneo alla sua personalità, e questo la spinse a chiedersi se qualcuno non la stesse ricattando, se magari non le stessero forzando la mano in qualche modo.

Deve essere così, decise, e il pensiero la calmò abbastanza da consentirle finalmente di dormire.

Il mattino dopo, partirono per l’immersione insieme a un uomo della Archer Security a fare loro da pilota.

Remi aveva incontrato Nicholas Archer in passato e, pur essendo al corrente dei suoi trascorsi alla DARPA con Sam e Rube, aveva solo una vaghissima idea di quello che avevano davvero fatto lì. Erano sempre stati molto abbottonati al riguardo. Aveva capito che Sam doveva aver inventato qualcosa per il governo, che comportava viaggi all’estero in cui erano richieste competenze nell’autodifesa e negli armamenti. Ovviamente, l’addestramento era tornato utile a Sam anche dopo che aveva lasciato la DARPA. Il che era un vantaggio: in molte delle loro avventure alla ricerca di tesori si erano cacciati in situazioni davvero pericolose.

Se Sam era uscito dalla DARPA per dedicarsi al settore privato, Archer invece era rimasto al servizio del governo per diversi anni, spostandosi all’FBI, e solo in seguito ne era uscito anche lui fondando una società di sicurezza internazionale.

Ciò che faceva di lui un’ottima risorsa era il fatto che avesse mantenuto tutti i suoi vecchi contatti nel governo e nelle forze dell’ordine, uno dei quali era Rube Hayward, perché in tal modo aveva accesso a preziose informazioni riservate in caso di necessità. Cosa ancor più importante, era in grado di mettere in piedi quasi senza preavviso una squadra all’estero, formata da ex agenti con esperienza in operazioni speciali, tutti addestratissimi ed estremamente affidabili. Secondo Sam, qualunque cosa facessero lui e Remi finiva per sembrare, con quella gente, un gioco da ragazzi.

Remi non era molto propensa a sminuire così suo marito, ma era felice di sapere che si trovavano in buone mani. Come previsto, ogni aspetto dell’operazione era stato predisposto fin nei minimi dettagli, compresa una squadra che si sarebbe tenuta pronta a intervenire nella loro casa di La Jolla. Se la talpa era Bree, entro la fine della giornata l’avrebbero avuta sotto custodia.

Ma allora perché le batteva così forte il cuore quando partì in barca verso l’Isola dei Serpenti, insieme a Sam e Archie?

Suo marito le si avvicinò dopo che si furono messi in viaggio. «Tutto ok?»

«La notte scorsa non ho dormito bene.»

«Lo so. Ti ho sentita rigirarti per tutta la notte.»

«E se stessimo facendo un grosso errore?»

«Non lo stiamo facendo», disse lui, mentre Archer si univa a loro. «C’è un solo modo per cui qualcuno possa sapere che saremmo venuti qui. Non possiamo far altro che sperare che lei abbocchi all’amo una seconda volta e che gli uomini di Avery si facciano vedere.»

Remi studiò la barca. All’esterno sembrava un semplice yacht trasformato in imbarcazione da ricerca ma, a sentire Archer, disponeva di un motore più potente e di un equipaggio nascosto con una potenza di fuoco sufficiente a far colare a picco una nave da crociera, se fosse stato necessario. Archer aveva addirittura fornito a Sam un giubbotto da pescatore dall’aspetto del tutto innocente, che però era dotato di una tasca segreta in cui era astutamente custodita la sua Smith & Wesson.

Sam e Remi non si sarebbero neppure immersi. Due agenti l’avrebbero fatto al posto loro.

Remi sorrise ad Archer. «Devo ammettere che il vostro equipaggio ha l’aria leggermente più affidabile dell’ultimo che abbiamo avuto.»

«Ogni membro è stato passato al vaglio da me in prima persona, signora Fargo.»

«Remi, per favore.» Aveva incontrato Archer solo un paio di volte, però le piaceva. Assomigliava a Sam per statura e corporatura, alto e con le spalle larghe. E, proprio come Sam, aveva un aspetto ingannevole. Abbronzato, con una folta chioma bionda, sembrava più un surfista che un agente superaddestrato. «So che ha parlato a lungo con mio marito di questa cosa, ma io sono ancora preoccupata. E se dovesse andare storto qualcosa?»

«Abbiamo valutato tutti gli scenari possibili. Sarete sotto la nostra protezione, signora... ehm... Remi. Sarete al sicuro e, se tutto va secondo i piani, effettueremo l’immersione, riporteremo in superficie i manufatti falsi e poi consegneremo quegli uomini alle forze dell’ordine locali.»

«Lo spero.» Remi scrutò l’orizzonte. L’Isola dei Serpenti era un puntino lontano, che però si faceva sempre più grande. Quello che mancava era una barca che viaggiasse nella stessa direzione. Lo fece notare.

Archer le passò un binocolo. «È possibile che attendano il nostro ritorno in porto domani, prima di fare la loro mossa. Se dovesse vedere una barca, forse riconoscerà i sospettati prima di noi.»

Lei si appese il binocolo al collo. «Terrò gli occhi aperti.»

L’altro se ne andò per sovrintendere al resto dell’operazione, lasciando lei e Sam da soli.

«Va’ pure con lui», disse Remi al marito.

«Sono felicissimo di restare qui con te.»

«Lo so, ma so anche che hai nostalgia dei giorni alla DARPA e delle missioni che svolgevate tu e Archer.»

Sam le sorrise. «Non sarebbe male avere un aggiornamento su quello che hanno in mente di fare.»

Lei sollevò il binocolo. «Se dovessi vedere qualche individuo sospetto che veleggia da queste parti, ti avviso.»

«Ecco cosa mi piace di te. Uno dei motivi per cui ti amo», le disse a voce alta, mentre seguiva Archer dentro la cabina.

Tuttavia, per tutto il tempo che impiegarono a raggiungere l’Isola dei Serpenti e, l’indomani, consentire ai due sub che si fingevano Sam e Remi di fare l’immersione, le poche imbarcazioni di passaggio non si avvicinarono mai a tal punto da rappresentare una minaccia.

Dopo otto ore Archer dichiarò conclusa l’operazione, sulla base del fatto che, se fosse dovuto succedere qualcosa, a quel punto sarebbe già successo. Avevano appena salpato l’ancora quando un motopeschereccio a strascico girò intorno alla punta meridionale dell’Isola dei Serpenti. La tensione s’impossessò di tutti, mentre ognuno prendeva il proprio posto in silenzio. L’imbarcazione sferragliò accanto a loro, senza che nessuno a bordo li degnasse della minima attenzione, tranne qualche sguardo fugace.

A mano a mano che il peschereccio procedeva verso ovest, Remi percepì la delusione che serpeggiava tra l’equipaggio.

Archer controllò l’orologio. «È ora di tornare. Tenete gli occhi aperti. È molto probabile che ci attendano in porto.»

Il pericolo, però, non si materializzò mai.

Nel porto non c’era nessuno ad attenderli.

E nessuno li seguì sulla tortuosa strada di montagna verso l’aeroporto.

«Non capisco. Avrebbe dovuto funzionare», disse Sam quella sera, a bordo dell’aereo, seduti al tavolo.

Archer, che li aveva accompagnati per essere certo che decollassero senza problemi, disse: «Il piano era buono. Forse, una parte delle informazioni non era buona come pensavamo».

Sam si alzò dal tavolo e si avvicinò al bar. «Qualcosa da bere?»

«No, grazie», disse Archer. «Devo tornare dal mio equipaggio per il debriefing.»

«Remi?» chiese Sam, sollevando la bottiglia di Glenfiddich.

«A dire il vero, in questo momento mi andrebbe un bicchiere di porto.»

Sam posò il Glenfiddich e aprì l’armadietto dei vini a temperatura controllata per prendere il porto. «Quindi, avete idea di cosa possa essere andato storto?» chiese ad Archer, dopo aver aperto la bottiglia del vino invecchiato cinquant’anni e averlo versato in un bicchiere. «Possibile che sapessero che era una trappola?»

«Tutto è possibile. Da quel che vedo, al porto non c’erano segni del fatto che qualcuno vi avesse spiati prima o dopo il vostro arrivo. Direi che non si è mai presentato nessuno.»

Sam diede il bicchiere a Remi. «È il caso di chiamare Selma. Si starà chiedendo com’è andata.»

Remi sorseggiò il porto, pensando che l’operazione che avevano pianificato con tanta meticolosità avrebbe dovuto avere successo. Bree li aveva scoperti in qualche modo e aveva avvisato Avery e i suoi? «Chiamala.»

Sam pescò il cellulare dalla tasca e chiamò casa loro con il vivavoce inserito. «Come andiamo, Selma?»

«Signor Fargo. Immagino che l’operazione sia stata un fallimento.»

Non era una domanda. Remi guardò Sam che, a sua volta, guardò Archer.

«Come fai a dirlo?» chiese Sam.

«Perché... be’, temo di avere brutte notizie.»

Pirati
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