57

Il giorno dopo, Sam, Remi e Nigel raggiunsero Newark in macchina sotto un cielo scuro che minacciava pioggia. Parcheggiarono di fronte al fiume Trent e attraversarono il ponte verso la fortezza imponente, sferzati dalle raffiche di vento. Da quel lato il castello sembrava integro, ma, giunti sull’altra sponda, fu chiaro che della notevole struttura di un tempo restavano solo la cinta muraria quasi intatta lungo il fiume, il corpo di guardia, una grossa torre esagonale sull’angolo nordoccidentale e una torre più bassa all’estremità sudoccidentale, dove si diceva che era morto re Giovanni.

«Non resta granché», osservò Sam mentre perlustravano con lo sguardo quella specie di parco che era stata la fortezza.

Il vento sibilava tra le rovine, scompigliando i capelli di Remi. Con un cenno, lei indicò la torre più bassa. «Scommetto che è lì che è morto re Giovanni. L’enigma si riferisce chiaramente alla sua morte.»

«Non ti pare un tantino ovvio?» chiese Sam.

«Nascosto sotto il naso di tutti. Perché no?»

Sam prese alcuni opuscoli per far sì che sembrassero turisti in visita e non ladri che intendevano insinuarsi nelle aree del castello chiuse al pubblico. «E dove l’avrebbero nascosto, con tutte le occupazioni e le ricostruzioni che questo posto ha subito?»

«È lo scopo della nostra visita, no?»

Sam prese il cellulare e aprì il messaggio con l’enigma decifrato mandatogli da Selma.

La quarta camera. Sopra la morte. Sotto la morte. Con l’ultimo pasto.

Remi diede un colpetto sullo schermo. «Camera potrebbe essere la stanza in cui è morto.»

«L’ultimo pasto potrebbe indicare una sala da pranzo.»

«Che non c’è più da tanto tempo.»

«Comincia la visita guidata», disse Nigel, indicando il piccolo assembramento nei pressi della torre meridionale.

Seguirono gli altri dentro la torre, salendo i gradini di pietra, a mano a mano che la guida forniva un resoconto dettagliato delle origini dell’edificio. «Nel 1646, dopo la guerra civile, il Parlamento ordinò la distruzione del castello. Non ne sarebbe rimasto più nulla se lo scoppio di una pestilenza in città non avesse bloccato tutto.»

Mentre percorrevano in fila il corridoio ed entravano in una stanza, una folata di vento s’insinuò nelle rovine, producendo un suono simile a un lamento umano.

«Un fantasma!» disse qualcuno, suscitando un risolino tra gli astanti.

«In realtà, si dice che il castello è infestato dalle persone che sono state assassinate qui nel corso dei secoli», intervenne la guida. «Infatti, questa è la stanza in cui è morto re Giovanni, secondo alcuni avvelenato dai suoi nemici. Poi, molto più in basso, ci sono i sotterranei dove centinaia di poveracci venivano torturati e lasciati morire di fame, e i ratti li divoravano fino a lasciare solo un mucchietto di ossa.»

Quando il gruppo avanzò, Sam trattenne Nigel e Remi. L’ex professore si piazzò di guardia nel corridoio mentre i Fargo studiavano la stanza in cui re Giovanni aveva esalato l’ultimo respiro, cercando porte nascoste, assi sconnesse nel pavimento o passaggi segreti. Dopo una ventina di minuti, non avevano trovato nulla.

«A quanto pare, il vecchio re Giovanni si è portato nella tomba il segreto del suo tesoro», disse Sam.

«Ci sono ancora parecchie camere da perlustrare nella parte principale del castello», ribatté Remi.

Uscirono in fretta e raggiunsero il gruppo mentre la guida finiva di parlare delle cucine. Poi l’uomo li condusse giù da una scalinata circolare, citando nuovamente il fatto che quel posto fosse infestato dai fantasmi di chi vi era morto. Superarono il piano della cloaca e della cantina. Subito dopo, si fermarono davanti a un’apertura nel pavimento da cui una scala a pioli conduceva direttamente alle lugubri prigioni sotterranee, e il gruppo ascoltò la storia delle raccapriccianti torture inflitte ai prigionieri politici.

«Chi di voi ha il coraggio di scendere può vedere alcune incisioni sulle pareti che, secondo la tradizione, sono state fatte dai cavalieri templari imprigionati laggiù.»

Ovviamente, Sam, Remi e Nigel scesero e furono accolti da un gemito che ricordava un coro di spettri. Sapevano che si trattava di una registrazione proveniente da una delle varie celle.

Remi osservò le incisioni sulla pietra, mentre Sam e Nigel studiarono le pareti stesse, tastando e premendo per individuare movimenti sospetti o echi che potessero indicare la presenza di una galleria.

«Circolano storie sul fatto che re Giovanni abbia nascosto qui il suo tesoro?» chiese Sam, dopo che furono usciti dai sotterranei.

La guida aggrottò la fronte. «Qui? Sarebbe un interessante sviluppo della leggenda secondo cui il tesoro andò perso nelle paludi. Ora, se volete seguirmi...»

«Una domanda», intervenne Remi. «Riguarda un antico enigma su re Giovanni.»

L’uomo la guardò, restando in attesa.

«La quarta camera. Sopra la morte. Sotto la morte. Con l’ultimo pasto. Ha idea di che posto potrebbe essere, se si riferisse a questo castello?»

«Facile.» La guida fece un sorrisino. «È la cantina. Al quarto piano sopra i sotterranei più bassi e sotto la torre in cui è morto re Giovanni.»

«E dove sarebbe?»

«La cantina? L’abbiamo superata prima.» Puntò il dito verso l’alto. «Può andare a dare un’occhiata, se vuole, visto che con lei c’è il signor Ridgewell.»

Ci andarono. Tuttavia, come negli altri posti, non sembrava che ci fosse nessuna camera nascosta. Gli antichi muri di pietra sembravano compatti dopo ottocento anni di muffa, polvere e umidità.

Stavano per andarsene, quando Sam si fermò a fissare un arco su una parete, grande più o meno quanto una finestra ma chiuso da solidi mattoni. Considerando quanto fosse spoglia e desolata la cantina, non sembrava probabile che qualcuno nel XX secolo avesse deciso di dare un tocco decorativo a una stanza sotterranea concepita per conservare le patate durante l’inverno.

«Remi, guarda lì. Non lo trovi strano?»

Lei puntò la torcia su quella specie di finta finestra e rimase un momento a osservarla. «Chiunque sia stato a scavare la camera, doveva avere un lato artistico.»

Sam non rispose. Si mise a picchiettare con la parte posteriore della torcia contro la parete e udì solo un tintinnio sordo, prova del fatto che i mattoni erano stati impilati in modo irregolare o che celavano uno spazio.

Iniziò a spingere e dare calci. Alla fine, uno si staccò. Ci volle un minuto per estrarlo. A quel punto, Sam lo usò per colpire o rimuoverne altri, quindi si fermò e puntò la torcia sul fondo buio.

«Cosa vedi?» chiese Remi, impaziente.

Sam fece spallucce. «Immagino che non serva sprecare altro tempo a cercare il tesoro di re Giovanni.»

«Non c’è niente, vero?» brontolò Nigel, con una voce carica di delusione.

«Al contrario. Allungate una mano e toccatelo», disse Sam, con un bel sorriso.

Pirati
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