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Il pomeriggio seguente, Sam e Remi lasciarono l’auto al parcheggio e s’incamminarono verso il cuore della città, lungo Purfleet Quay. Dovevano incontrare Nigel Ridgewell al centro informazioni turistiche in cui lavorava e che era ubicato nella vecchia dogana, un edificio in pietra dal tetto di mattonelle a spiovente, con tanto di abbaini, sormontato da una torre campanaria di legno.
Diversi turisti erano assiepati davanti all’edificio, alcuni dei quali fotografavano il fiume. Alla testa del gruppo, un tizio allampanato con i capelli castani poco meno che quarantenne alzò gli occhi. «Siete qui per la visita?» chiese. «Fate ancora in tempo a comprare i biglietti.»
«Stiamo cercando Nigel Ridgewell», annunciò Sam.
«Sono io.» Disse qualcosa al gruppo e poi andò verso di loro. «Dovete essere i Fargo.»
Sam scrutò la gente in attesa davanti all’ufficio turistico. «Forse ho capito male l’orario. Pensavo che ci avesse chiesto di incontrarla qui.»
«Mi dispiace, avrei dovuto avere il pomeriggio libero, ma una delle altre guide si è data malata. Possiamo incontrarci più tardi?»
«Non dovrebbe essere un problema. A che ora?»
«Diciamo verso le sei? Così avrò il tempo per una breve pausa tra la visita guidata e il nostro incontro. Ovviamente, se volete partecipare anche voi, siete i benvenuti. O, se preferite risparmiare cinque sterline, potete prendere una mappa in ufficio e visitare il posto da soli.»
«Grazie», disse Sam. «Magari diamo un’occhiata in giro.»
Nigel tornò al suo gruppo di turisti. «Se volete seguirmi, si comincia.» Li condusse dietro l’angolo e attaccò: «King’s Lynn era uno dei porti di mare più importanti del Medioevo, un tempo nota come Bishop’s Lynn...»
«Mi sembra abbastanza simpatico», osservò Remi.
Furto a parte, pensò Sam. Lo infastidiva sapere che quel tizio aveva rubato la ricerca di Madge Crowley. Non si espresse e tenne la porta aperta per Remi mentre entravano nel centro informazioni per dare un’occhiata ai dépliant dei vari tour.
Sam stava aprendo l’opuscolo della visita guidata di storia marittima, quando Remi disse: «Questo mi pare interessante. Il lato più oscuro di Lynn. Storie di omicidi, tradimenti, impiccagioni e stregoneria». Lo rimise nell’espositore. «Non importa. Lo fanno solo d’estate.»
Lui le passò il suo dépliant. «Allora il tour a piedi sulla storia marittima vince a tavolino.»
Invece di partecipare alla visita guidata sponsorizzata, sfruttarono l’opuscolo per andare a vedere da soli alcuni luoghi d’interesse nel centro storico di King’s Lynn. Remi scattò con il cellulare un paio di foto del municipio, uno splendido edificio dalla facciata a graticcio. Percorsero una pittoresca strada lastricata con le case di mattoni e legno risalenti al XV secolo. Poi, a metà di Nelson Street, Remi indicò una targa sopra un ingresso ad arco che immetteva in un’angusta stradina. «Devil’s Alley, il vicolo del diavolo. Mi piacerebbe sapere che storia c’è dietro.»
Sam cercò nell’opuscolo. «Qui non c’è.»
«Magari rientra nel tour del lato oscuro. Quello di streghe e assassini.»
Sbirciarono oltre l’ingresso ad arco proprio mentre dal vicolo usciva una donna, la cui mano nodosa stringeva con forza un bastone da passeggio. Vestita di nero da capo a piedi, con la schiena curva per l’età, si fermò quando li vide osservare la targa. La indicò con il bastone. «È stato qui.»
«Chi, il diavolo?» chiese Remi.
«Già. Un giorno, è arrivato in nave. Un prete, però, lo ha fermato con una preghiera e l’acqua santa. Il diavolo ha piantato un piede e ha lasciato la sua impronta nel vicolo. O, almeno, è quello che si dice.»
Remi adorava le vecchie leggende. «Andiamo a dare un’occhiata.»
Sam ringraziò la donna e stava per seguire sua moglie nel vicolo, quando l’anziana disse: «Attenti al Vecchio Shuck».
«Il Vecchio cosa?»
«Shuck. Il mastino infernale dagli occhi rossi. Spunta con l’arrivo delle tenebre. Ho sentito dire che è qui in questo momento. Con il diavolo.» Si allontanò con andatura malferma, sbattendo il bastone a ogni passo e brontolando tra sé.
Sam si voltò verso Remi, impegnata a cercare l’impronta del diavolo tra i blocchi di pavé. Il sole, che aveva abbondantemente superato lo zenit, proiettava lunghe ombre su una parte del vicolo, accentuando ogni protuberanza e irregolarità e dando la sensazione che un’intera mandria di creature dotate di zoccoli caprini vi avesse lasciato la propria impronta.
«Vedi qualcosa?» le chiese.
«No.» Remi scattò ugualmente una foto al vicolo e proseguirono, passando accanto a una serie di edifici, finché non raggiunsero il fiume Great Ouse lungo South Quay. Dovendo ingannare il tempo, passeggiarono fino al ristorante Marriott’s Warehouse, dove si fermarono a bere qualcosa. Sam era sempre pronto a farsi una Guinness, così si sedettero a un tavolo affacciato sul fiume. Mentre il pomeriggio si trasformava in sera, una nebbia leggera si alzò dall’acqua, riducendo la visibilità. Quando fu quasi ora d’incontrare la guida, tornarono all’ufficio turistico.
Nigel non c’era e, dunque, lo aspettarono fuori, mentre la nebbia s’infittiva. Sam diede un’occhiata all’orologio, notando che l’uomo era in ritardo di una ventina di minuti. Chiamò Selma, che gli fornì il numero del cellulare di Nigel. Sam gli lasciò un messaggio sulla segreteria, dicendogli che lo stavano aspettando davanti al centro informazioni. Dopo un’altra decina di minuti, stava per suggerire di chiuderla lì, quando una sagoma spuntò dalla foschia, andando loro incontro. Non era Nigel, però.
«Posso aiutarvi?» chiese l’uomo.
«Stiamo aspettando Nigel Ridgewell.»
«Era un po’ in ritardo con l’ultima visita guidata. Mi aveva detto di dover incontrare qualcuno qui, se la cosa può aiutarvi.»
«Grazie», disse Sam.
L’uomo aprì la porta dell’ufficio con la chiave ed entrò nell’edificio.
«Spero che arrivi presto. Inizia a fare freddo», disse Remi avvolgendosi il petto con le braccia.
Sam l’attirò a sé.
Qualche minuto dopo l’uomo uscì, richiuse a chiave la porta e rivolse loro un cenno mentre se ne andava.
«Mi scusi», disse Sam, fermandolo. «Sa qual è stata l’ultima visita guidata che ha fatto Nigel?»
«Sono abbastanza certo che fosse quella marittima. Si conclude su South Quay, di fronte al Marriott’s Warehouse. Potreste dare un’occhiata lì. Molti turisti si fermano a cenare al termine della visita.»
«Grazie.»
«Ci siamo appena stati.»
«Torniamo a controllare», disse Sam a Remi. «Magari, qualcuno sa se ci è mai arrivato.»
«E se così non fosse?»
«Iniziamo a cercarlo.»
Quando giunsero al bar del ristorante, la visibilità si era notevolmente ridotta. Il delicato sciabordio dell’acqua contro il molo accelerò all’approssimarsi di un’imbarcazione, invisibile nella nebbia. Aloni diffusi di luce avvolgevano i lampioni, che faticavano a illuminare il suolo.
Entrarono nel locale e si guardarono intorno, ma senza scorgere Nigel. La direttrice di sala che prima li aveva accompagnati al loro tavolo sorrise. «Avete scordato qualcosa?»
«Stiamo cercando una persona», spiegò Sam. «Per caso, conosce una guida turistica che si chiama Nigel Ridgewell?»
«Sì, ma stasera non l’ho visto. Aveva una visita. Ho servito alcuni del suo gruppo.» Indicò un tavolo accanto alla vetrata, dove erano sedute due coppie che stavano bevendo vino.
Sam la ringraziò, poi estrasse il cellulare e disse a Remi: «Provo a richiamarlo».
«Io chiedo a quelle persone.» E s’incamminò verso il tavolo.
Sam uscì dal ristorante e provò a richiamare. Il telefono squillò diverse volte prima che rispondesse qualcuno.
«Sì?»
«Signor Ridgewell?»
«Chi... chi parla?»
«Sam Fargo. Ci saremmo dovuti incontrare. Dove si trova?»
Diversi secondi di silenzio, poi: «Ai silos... Credo... di essere stato rapinato».
Dalla voce, Sam pensò che Nigel fosse brillo e, quando provò a chiedergli dove fossero i silos, udì un leggero bip e la comunicazione s’interruppe. Tornò nel ristorante e vide Remi che parlava con le persone che avevano partecipato al tour guidato da Nigel. Fece per andarle incontro, ma si fermò quando vide la direttrice di sala tornare alla sua postazione. «Dove si trovano i silos?» le chiese.
«I silos? Non ci sono più.»
«Non ci sono più?»
«Sono stati demoliti anni fa. Perché?»
«Se qualcuno le dicesse che si trova ai silos, dove sarebbe?»
«Poco più avanti.» Indicò la strada in direzione sud. «Non può sbagliare. I terreni sono ancora sgombri.»
Sam capì che la donna si riferiva ai lotti vuoti lungo Devil’s Alley. Remi tornò in quell’istante e Sam la trascinò fuori. «È successo qualcosa a Nigel», disse, mentre si avviavano nella direzione indicata. «Mi ha detto che l’hanno rapinato.»
«Ha chiamato la polizia?»
«Non lo so. Tu hai scoperto qualcosa?»
«Non molto. È stato qui, ma si è allontanato subito.»
Sam prese Remi sottobraccio e affrettarono il passo, rischiando quasi di mancare il vicolo a causa della fitta nebbia. Sam si fermò, in ascolto, ma non udì altro che lo sciabordio ritmico dell’acqua.
«Che ci facciamo qui?» sussurrò Remi.
«Ha detto che era ai silos.»
«Non ci sono silos qui.»
«Una volta c’erano.» La prese per mano e la condusse lungo il vicolo. Purtroppo, la visibilità era solo di pochi metri. Si fermò. «Nigel?»
Nessuna risposta.
Sam si voltò udendo rumore di passi, ma non vide nessuno. Chiunque fosse, proseguì dietro l’angolo e i passi si persero in lontananza.
«Ascolta», disse Remi. «Mi sembra di sentire qualcosa.»
Sentì anche Sam. Proveniva da un punto imprecisato alla loro sinistra. «Aspettami qui», le disse e oltrepassò il cavo che delimitava il sentiero pedonale. Prese il telefono e attivò la torcia. Erbacce lunghe e ciuffi d’erba crescevano qua e là sul terreno roccioso, apparentemente indisturbati. Spingendosi leggermente oltre, però, si accorse che qualcuno li aveva calpestati. Segni di trascinamento, capì. Li seguì, fino a giungere in corrispondenza di una macchia di cespugli accanto all’edificio confinante. Qualcosa scompigliò i rami più bassi.
Si chinò, puntò la torcia dentro i cespugli e vide Nigel strizzare gli occhi per proteggersi dalla luce. «L’ho trovato!»
Nigel faticò a tirarsi su. Sembrava confuso. Si sfiorò la nuca con una smorfia.
«Sta bene?» chiese Sam, mentre Remi li raggiungeva.
«Penso di sì. Abbiamo appena parlato?»
«Al telefono.»
«Giusto.»
Sam gli porse una mano e Nigel la strinse, consentendogli di aiutarlo a rimettersi in piedi. «Pensa di riuscire a camminare?»
«Sì.» Fece un passo, poi barcollò.
Remi si protese verso di lui nello stesso momento in cui lo fece Sam. «Forse, è il caso di chiamare un’ambulanza.»
«No, sto bene. Datemi solo un minuto.»
«Remi ha ragione. Deve farsi visitare.»
Nigel sorrise, come per dimostrare che stava bene. «Mi serve solo qualcosa di forte da bere.»
Sam lo sorresse sul terreno irregolare fino al sentiero pedonale. Remi invece era di guardia sul lato opposto. Per quanto ne capiva Sam, Nigel non sembrava ferito. Non c’era sangue, solo sporcizia, foglie e capelli umidi di nebbia. Dopo che ebbero scavalcato il cavo, Nigel si scrollò un po’ di terra dall’abito grigio, decisamente intontito.
Remi inclinò la testa verso di lui. «Sicuro di stare bene?»
«Avrò un discreto mal di testa per un po’.»
«Cos’è successo?» chiese Sam.
«Non ne sono sicuro. Ho finito la mia visita guidata e stavo per tornare da voi, ma qualcuno mi ha detto che su South Quay c’erano dei tizi loschi, quindi ho pensato di prendere una scorciatoia per evitarli. Sono arrivato fin qui, credo, o comunque non molto oltre, quando qualcuno mi ha colpito alle spalle.»
«Sembra una rapina», osservò Sam.
Lui si tastò le tasche e fece una risatina. «Mi hanno preso il portafogli, ma rimarranno delusi. Avrò avuto non più di cinque sterline dentro.»
Sam stava per suggerire di chiamare la polizia, quando udirono un ringhio sordo provenire dal lungofiume. Anche gli altri lo udirono, e tutti e tre si voltarono nel momento in cui apparve un grosso cane scuro, una specie di visione nella foschia. Era fermo, con la testa bassa, e ringhiava mostrando i denti.
Sam allungò un braccio, piazzandosi davanti a Remi per proteggerla.
Insieme, i tre indietreggiarono lungo il vicolo, mentre Sam teneva d’occhio non solo il cane ma anche l’uomo dalle spalle larghe che gli era apparso dietro.