14

Sam diede un’occhiata alle barche che si avvicinavano, vide i lampi di altri colpi d’arma da fuoco. Sperava che quella gente non notasse le due sagome scure che stavano per gettarsi in acqua. «Sei pronta?»

«Pronta.»

Si sedettero sulla paratia, si girarono e si lasciarono cadere in mare. La barca continuò a procedere a tutta velocità.

Sam scese a capofitto nell’acqua fredda, percependo la presenza di Remi al suo fianco. Pochi secondi dopo, un bagliore li illuminò mentre l’esplosione scuoteva l’aria sopra le loro teste, proiettando un’onda d’urto in tutta l’insenatura. Rottami in fiamme piovvero in acqua. Sam e Remi scalciarono ancora più forte. Lui sperava che lo scafo della barca non li raggiungesse. Non aveva idea di quanti metri avessero percorso a nuoto e sperava soltanto di poter arrivare alla distanza di sicurezza rappresentata dall’albero. Dopo aver scalciato ancora un po’, protese le braccia e sfiorò il tronco con una mano.

Si voltò, afferrò Remi per un braccio e la trascinò con sé sotto il tronco sbucando sul lato opposto. Una volta riemersi, rifiatarono tenendosi a galla. Poco più avanti, udirono il crepitio e il rombo di un enorme fuoco. L’aria rosseggiava. Il rumore dei motori delle barche si fece più vicino.

Sam si appoggiò a un ramo per sollevarsi leggermente, così da dare una sbirciata oltre l’albero.

La loro barchetta da pesca era capovolta e ciò che ne restava stava bruciando in una vampa accecante, alimentata dal carburante fuoriuscito. Le due imbarcazioni con i sicari si avvicinarono al relitto e una si portò proprio a ridosso dello scafo. Un uomo puntò l’arma verso l’insenatura e fece fuoco. Decine di colpi tempestarono la barca in fiamme e l’acqua tutt’intorno.

Finalmente l’uomo si fermò, si guardò intorno e fece un segnale al pilota. La barca virò e Sam si calò in acqua silenziosamente, osservando le imbarcazioni allontanarsi rapide verso nord.

Lui e Remi non si mossero finché il rumore dei motori non si spense in lontananza. Quando ritennero che il pericolo fosse cessato, passarono sotto il tronco e sbucarono sul lato opposto.

Lo spostamento d’aria provocato dall’esplosione aveva spinto la loro barca al centro dell’insenatura. Poco oltre, c’erano gli esigui resti del masso che aveva nascosto l’esplosivo. Si era spaccato in due e la forza della deflagrazione ne aveva mandato una metà in mille pezzi, mentre l’altra metà aveva scavato una buca profonda sulla riva.

Sam tornò a guardare la barca. Non voleva nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto succedere se sua moglie non avesse visto il cavo d’innesco e avessero proseguito per scoprire dove avevano scavato quegli uomini.

Nemmeno Remi riusciva a staccare gli occhi da quella scena.

«Andiamo», le disse Sam.

«Dove?»

«Possiamo tornare a Oak Island a nuoto. Al centro visitatori ci sarà un telefono. Male che vada, raggiungeremo la terraferma a piedi attraverso la strada rialzata.»

Avevano coperto grosso modo metà della distanza, circa trecento metri, quando Sam udì il rombo di una grossa imbarcazione a sud.

Guardò in quella direzione, temendo che gli uomini di Avery stessero tornando, ma vide che l’imbarcazione aveva dei lampeggianti accesi sulla sommità e alcuni fari che perlustravano l’acqua davanti alla prua. I soccorsi erano arrivati.

Gridarono entrambi, sbracciandosi, e si sentirono sollevati quando il faro puntò verso di loro, accecandoli per un attimo mentre i soccorritori si avvicinavano.

Furono issati a bordo dalla Royal Canadian Mounted Police, e Sam raccontò l’accaduto al capitano. «Mi sta dicendo che siete sopravvissuti a un’esplosione sottomarina?» chiese l’uomo.

«No, le sto dicendo che siamo andati sott’acqua per sopravvivere a un’esplosione di superficie. Quel masso ha deviato dall’acqua buona parte della forza deflagrante.»

«Una fortuna sfacciata», commentò il capitano.

«Per usare un eufemismo.»

«Cosa le fa pensare che foste voi le vittime designate?»

Sam scoccò un’occhiata a Remi, che era seduta di fronte a lui sul lato opposto del tavolo, avvolta in una coperta. «È una lunga storia.»

«Io vengo pagato a ore, perciò racconti pure.»

Sam gli fornì la versione più breve che poté, dal viaggio a San Francisco al sequestro di Bree, fino alla discussione tra i rapitori udita casualmente.

«Una storia interessante, signor Fargo. C’è modo di verificarla?»

«Senza problemi. Può chiedere alla polizia di San Francisco e al vicesceriffo della contea di Carteret nel North Carolina.»

«Controlleremo. Questa vostra collaboratrice, Bree Marshall. Siete sicuri di potervi fidare di lei? Non pensate che potrebbe avervi ingannati?»

«Mi fido ciecamente di lei», s’inalberò Remi.

«E io mi fido del giudizio di mia moglie.»

«Era solo un’ipotesi. Non sarebbe la prima volta che si verifica un tradimento dall’interno.» Il capitano guardò i suoi appunti e poi di nuovo Sam. «Credo di non avere altre domande, per ora.»

«Ne ho una io», disse Sam. «Quante probabilità ci sono che lei possa ignorare ufficialmente di averci trovati?»

«Non sono sicuro di aver capito bene.»

«Se lei non ci avesse trovati, quale sarebbe stata la sua impressione della scena del crimine?»

«Di primo acchito? La barca in fiamme dopo un’esplosione? Un’operazione di salvataggio. Ricerca dei superstiti.»

«Quindi, se deve rilasciare un comunicato stampa, non può dire questo?»

Il capitano guardò Sam negli occhi, come se stesse soppesando i pro e i contro. Un attimo dopo, annuì. «D’accordo. Se la vostra storia verrà confermata dai nostri controlli, immagino che si possa fare.»

«Lo apprezzeremmo molto», disse Sam, ignorando l’occhiata minacciosa di Remi.

 

 

Mentre guidava per tornare all’albergo, Sam guardò sua moglie. Non riusciva a vedere l’espressione del suo viso nella luce dell’alba, ma ne avvertiva la tensione. «Che c’è?»

«Davvero vuoi far credere a tutti che siamo morti?»

«È un piano geniale.»

«È un piano orribile. Dopo tutto quello che Bree ha passato, credi veramente che possa sopravvivere a un altro trauma emotivo pensando che siamo morti? E per colpa sua?»

«Sarebbe solo per uno o due giorni.»

«E che mi dici di Selma e del resto del nostro staff?»

«A loro lo diremmo, naturalmente.»

«E a Bree no?»

«Hai sentito quello che ha detto il capitano. Un tradimento dall’interno.»

«Era un’ipotesi, Sam. Non significa che sia andata davvero così.»

«Sembra proprio che in tutto quello che ci è successo ci sia stato lo zampino di Bree.»

«È stata una vittima anche lei.»

Sam la guardò, poi tornò a fissare la strada. «Ne sei sicura?»

«Come puoi pensarla diversamente?»

«Hai detto che suo zio non ti stava aspettando. E sei rimasta coinvolta in una rapina sotto la minaccia delle armi. Le hai lasciato un messaggio per dirle che alloggiavamo al Ritz-Carlton, e si sono presentati dei sicari. Poi lei sarebbe stata rapita...»

«Sarebbe?»

«... e ci chiede di recapitare il libro a casa di sua cugina. Il libro sparisce e noi per poco non restiamo uccisi per salvarla. Poi salta fuori la storia su Oak Island e quasi ci restiamo secchi anche qui.»

«Mi rifiuto di crederci.»

«Remi... Hai sentito cos’ha detto il comandante.»

«Una coincidenza. Nient’altro. E una bella sfortuna. Quante volte mi hai detto che la prospettiva di trovare un tesoro tira fuori il peggio dalle persone?»

«E non pensi che possa tirare fuori il peggio anche da Bree?»

«No.» Remi incrociò le braccia. «E mi rifiuto anche di permettere che sia tu a pensarlo. Perciò, fatti venire in mente un altro piano.»

«Secondo me, stiamo sbagliando.»

«Be’, non sarà la prima volta», disse, secca.

Lui diede un’occhiata allo specchietto retrovisore per controllare i fari che gli stavano sempre dietro da diversi chilometri, e a un tratto si chiese se qualcuno non li stesse seguendo. Tuttavia, quando rallentò, il veicolo accelerò superandoli.

Forse era solo paranoico, ma ne aveva motivo dopo gli ultimi sviluppi. Per il momento, avrebbero dovuto accontentarsi di non essere d’accordo, sebbene ciò significasse lasciar credere a Remi di averla avuta vinta. Quando c’era di mezzo la sicurezza di sua moglie, Sam non era propenso a correre rischi. «Una volta in albergo, escogiteremo un piano B.»

Ovviamente, il piano B di Sam e il piano B di Remi erano parecchio diversi. Lei avrebbe voluto chiamare Selma appena rientrati in albergo per farle sapere che stavano bene. Sam preferiva invece non dire nulla.

«In cosa differisce dal tuo piano di prima?»

«Nessuno la contatterà per dirle che siamo morti o che è stata rinvenuta la nostra barca.» La seguì nella camera da letto della loro suite.

Lei lo bloccò sulla soglia. «Non riuscirò a prendere sonno finché non avremo risolto questa cosa.»

«Che c’è da risolvere?»

«Il fatto che io ho ragione e tu torto.»

Questa donna è tanto ostinata quanto bella, pensò, stringendola tra le braccia e baciandola. «Sai che ho ragione.»

«Davvero? Che ne dici di carta-forbice-sasso?»

«È così che vorresti decidere? Con un gioco?»

«Altre volte ha funzionato.»

Sam si lasciò cadere sul letto, esausto. «D’accordo», disse, chiudendo gli occhi. «Ho solo bisogno di riposarmi un momento...»

Crollò in un sonno profondo e agitato, e si svegliò con lo squillo del telefono. Confuso dall’ambiente in cui si trovava, si alzò a sedere, guardò l’apparecchio sul comodino e, senza pensare, rispose. «Pronto?»

«Signor Fargo.» La voce di Selma penetrò nella nebbia del suo cervello. «Ero preoccupata, non mi avete dato più notizie.»

«Stiamo bene», le disse, sentendo la porta del bagno che si apriva e vedendo Remi ferma sulla soglia, meravigliosa nella sua vestaglia di seta color avorio. «È Selma.»

Lei si avvicinò e prese la cornetta. «Selma.»

«Signora Fargo, che piacere sentirla. Mi stavo chiedendo com’è andata la notte scorsa.»

Remi scrutò Sam. «Magari, vuoi rispondere tu?»

A quanto pareva, non le era ancora passata. «Abbiamo avuto giusto un problemino, quando la nostra barca è esplosa.»

«Contatterò l’assicurazione.»

«In realtà, per il momento sarebbe meglio che non lo facessi.»

«Non sono sicura di capire.»

«La Royal Canadian Mounted Police ha accettato di tenere momentaneamente segreta la notizia del nostro salvataggio. Per farci guadagnare un po’ di tempo.»

«Tempo per fare cosa?» chiese Selma.

«È la stessa domanda che gli ho fatto io», intervenne Remi.

«Se chi ci ha incastrati ieri sera pensa che siamo morti, forse smetterà di darci la caccia. La mia speranza è che nel frattempo riusciamo a fare qualche progresso con le mappe per trovare quel disco cifrante.»

«Il guaio è che siamo registrati in hotel con i nostri veri nomi», disse Remi.

Giusto, pensò Sam. «Speriamo che l’esplosione sia stata abbastanza convincente da far sì che non chiamino tutti gli alberghi della zona per scoprire se siamo sopravvissuti. Ora, a proposito del disco cifrante.»

«È per questo che chiamavo», disse Selma. «Bree ci ha detto che lei, signor Fargo, aveva avuto l’idea di studiare la forma delle isole rappresentate sulla mappa per verificare se presentassero somiglianze con altre isole.»

«Io?»

«Ha detto che ne avete parlato in aereo. Che somigliavano a varie altre isole dell’Atlantico. Bree ha consigliato di escludere quelle che non erano frequentate dai pirati e di confrontare la mappa con quelle isole che sono in qualche modo legate a voci su presunti tesori, come la leggenda di Oak Island per esempio.»

«Quella non è finita bene.»

Selma si schiarì la voce. «Comunque, mentre ieri sera lavoravamo sul disco cifrante, senza particolare fortuna, Bree ha preso l’illustrazione del libro che si pensava rappresentasse Oak Island e ha iniziato a confrontarne la forma con quella di altre isole dell’Atlantico. Ne ha individuata una che sembra molto simile: l’isola di Queimada Grande, al largo delle coste del Brasile. Quadra con il serpens latino trovato da Lazlo nel testo.»

Sam notò che l’espressione da «te-l’avevo-detto» di Remi si era trasformata in una faccia preoccupata. Nessuno dei due era mai stato su quell’isola, ma conoscevano bene l’area. L’avevano studiata in passato a causa di voci su un presunto tesoro inca lì sepolto. L’isola di Queimada Grande, soprannominata opportunamente Isola dei Serpenti, era l’habitat del ferro di lancia dorato, un crotalo talmente velenoso che la marina brasiliana aveva ormai proibito l’accesso all’isola. In base alla storia geologica dell’isola, l’innalzamento del livello del mare aveva separato Queimada Grande dalla terraferma più di undicimila anni prima. L’isolamento era il motivo per cui i crotali si erano trasformati nei serpenti più velenosi della Terra. Siccome sull’isola approdavano solo uccelli marini e nessuna altra preda, i serpenti avevano bisogno di un veleno ad azione rapida in grado di neutralizzare l’uccello prima che potesse volare via. Serpenti a parte, nell’area intorno all’isola era stata documentata la presenza di diversi relitti.

«Cosa dobbiamo cercare?»

«Se la mappa è autentica, un relitto davanti all’estremità meridionale dell’isola.»

«Anche se cercassimo per anni, le probabilità di trovare il disco cifrante resterebbero quasi nulle.»

«Ammesso che stessimo davvero cercando il disco cifrante», disse Selma. «Mi accontenterei dell’alternativa: identificare la nave.»

«Mi sono persa qualcosa?» Remi aggrottò la fronte.

Anche Sam era confuso. «In che modo ci aiuterebbe?»

«Lazlo pensa che il disco cifrante rubato fosse una copia e che il capitano abbia deliberatamente affondato la sua nave per impedire che qualcuno mettesse le mani sul disco. Questo significa che il disco cifrante originale si trova ancora là. Se restringiamo il campo di ricerca su dove e quando è stata costruita quella nave, forse riusciamo a identificarne l’armatore tramite i documenti ufficiali di bordo. E se scopriamo l’armatore...»

«... troviamo il disco cifrante originale», proseguì Sam. «Mandaci quello che hai.»

«Già fatto. E vi ho mandato anche il piano di volo per il Brasile che inoltrerò all’equipaggio.»

Una volta chiusa la comunicazione, Sam lasciò il telefono sul letto e raggiunse sua moglie nell’altra stanza. «Mi pare promettente.»

«Mi stai chiedendo scusa?» disse lei, andandogli incontro.

«Non posso chiederti scusa per aver pensato alla tua sicurezza.»

«Ti sbagli su Bree. Non sta passando il tempo a comporre il numero di Charles Avery per comunicargli ogni nostro spostamento.»

C’era qualcosa di strano. Sam non sapeva di cosa si trattasse e non intendeva certo guastare quel momento con i suoi sospetti. «Ti chiedo scusa per averti dato la sensazione di non crederti. Non era mia intenzione.»

Lei gli gettò le braccia al collo. «Scuse accettate.»

«Si va in Brasile, allora?»

«Adoro il Brasile in questo periodo dell’anno.»

Pirati
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