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Alexandra Avery vide la guida turistica che avevano rapinato la sera prima, ferma a pochi metri di distanza da loro. Lui sembrava, però, non averli visti. «Come diavolo ha fatto ad arrivare qui?»
«Ci penso io.» Jak le passò il guinzaglio del cane ed estrasse la pistola.
Lei gli abbassò il braccio. «Mettila via. O, almeno, fa’ in modo che non si veda. Questo posto brulica di turisti e per di più siamo in Gran Bretagna: qui non vanno in giro armati.»
«Si rende conto di chi è quell’uomo?» chiese Jak.
«Certo che me ne rendo conto. La domanda che dovresti farti è: come mai è qui?» Rivolse un’occhiata a Ivan, lieta che lui invece non avesse reagito in modo eccessivo: aveva la mano in tasca, anche se di certo stringeva la pistola. «Cos’hai scoperto?»
«Non ci sono gallerie, qui», rispose Ivan.
Lei riportò l’attenzione sulla guida turistica. Nigel... Ridgewell. Ecco come si chiamava. Gli si avvicinò con un gran sorriso. «Signor Ridgewell. Che sorpresa.»
L’uomo la guardò, con un’espressione non certo felice. «Lei era nel gruppo della mia visita guidata di ieri sera.»
«E l’ho trovata interessantissima. Lavora anche qui, immagino.»
«Dov’è?»
«Dov’è cosa?»
«Il mio taccuino.»
«Non ho idea di cosa stia parlando.»
«Se non lei, uno di quei due», disse, indicando Jak e Ivan con un cenno. «Me l’avete rubato.»
«Le assicuro che io non c’entro nulla.»
«Mi ha fatto delle domande sull’inglese antico durante la visita. E adesso è qui. Perché?»
«Per visitare i monumenti della zona.» Non le piaceva il modo in cui la stava torchiando. Qualcuno iniziava a fissarli. Un nutrito gruppo di turisti stava puntando proprio verso di loro. Quel posto si stava facendo decisamente troppo affollato. «Lei, più di ogni altro, dovrebbe saperlo.»
«Mi stavate seguendo?»
Ivan si fece avanti e puntò contro un fianco di Nigel la pistola ancora nella tasca. «Ne ho abbastanza delle tue domande.»
Fantastico, fortuna che doveva essere la testa meno calda dei due, pensò Alexandra.
Iniziò a chiedersi se Fisk non avesse mire tutte sue sul tesoro. Non sarebbe stato ironico? Ovviamente, in tal caso, lei avrebbe dovuto fare attenzione.
A quel punto, non faceva la minima differenza. Assicurarsi che nessuno chiamasse la polizia, invece, era fondamentale. Con quei due tizi dal grilletto facile, sarebbe stato un disastro. Posò una mano sul braccio di Ivan. «Non facciamoci notare. Occupiamocene altrove, magari, dove non c’è tutto il circondario a fare da testimone.»
Lui annuì e si avvicinò ancora a Nigel. «Se vuoi un consiglio, cammina molto lentamente fino al parcheggio e ti prometto che non sparo.»
Una decina di secondi dopo, si ritrovarono a sgomitare per farsi largo in mezzo a una decina di turisti. Una donna, infagottata come un’eschimese, andò a sbattere contro Nigel, mugugnando una scusa mentre lo superava di slancio. Se non avessero fatto attenzione, lo avrebbero perso nel gruppo che stava andando loro incontro, così Alexandra passò il guinzaglio del cane a Jak e si portò sull’altro fianco di Nigel, prendendolo sottobraccio.
«Meglio collaborare. Questi due sono mine vaganti e non posso garantirle la sua sicurezza.»
Nigel deglutì, impallidendo, consapevole del guaio in cui era finito. «Non lo dirò a nessuno. Lasciatemi andare.»
«In realtà, saremmo comunque venuti a trovarla, ma visto che ci ha risparmiato la fatica va benissimo così.» Gli sorrise, sperando che lui si rilassasse, almeno finché non fossero giunti all’automobile. «Le prometto che, se viene con noi senza protestare, non le succederà nulla. Ci serve che lei traduca per noi altre cose.»