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Qualche minuto dopo Selma richiamò, dicendo che la conversazione tra Bree e la cugina era andata secondo le attese. «Speriamo che dalle vostre parti succeda qualcosa appena l’informazione verrà trasmessa. Sempre che le credano.»
Sembrarono crederle. Mentre Jak cercava tra l’edera con il bastone, il braccio gli sprofondò quasi del tutto nei rampicanti. Proprio in quel momento dovette squillargli il cellulare, perché fece un passo indietro, infilò una mano in tasca e lo estrasse. Dopo una breve conversazione, chiamò Fisk.
«Guarda Nigel», disse Remi. «Credo stia cercando di scappare.»
L’attenzione di Alexandra era su Fisk e Jak, e Nigel ne aveva approfittato per allontanarsi leggermente, in direzione dell’edera, sparendo alla vista.
«Non so se sia stata una mossa brillante o stupida», disse Sam, con una mano sulla pistola e l’altra sulla portiera.
«Non può essere più brillante o più stupida del tuo piano per farli allontanare.»
Osservarono Jak e Ivan. Sembrava avessero trovato l’ingresso della grotta ma che i due si rifiutassero di entrare, finché Fisk non gli puntò contro la pistola. Alexandra scosse la testa, come esasperata, e si avvicinò all’edera, quindi scostò i rampicanti e li seguì dentro. Fisk sollevò i rampicanti a sua volta e indietreggiò. Sam capì che si stava chiedendo se valesse la pena tener conto della traccia sul castello di Nottingham ricevuta per telefono e agire di conseguenza. Si voltò e lanciò qualcosa a uno dei tizi nuovi, probabilmente le chiavi dell’auto, e i due scagnozzi s’incamminarono verso la Mercedes. Poi Fisk seguì gli altri dentro la grotta.
«Immagino che, dopotutto, il nostro piano abbia funzionato», disse Sam, mentre la Mercedes si allontanava.
«Non come avremmo voluto.»
«Ci siamo sbarazzati di due di loro. È già un passo avanti. Manda un messaggio a Selma per dirle che entriamo a recuperare Nigel.»
«Così saprà dove mandare la cavalleria?»
«Ci serve un piano B.»
Attesero un minuto per essere certi che dall’edera non spuntasse nessuno, poi percorsero il vialetto di accesso nel quale avevano parcheggiato e attraversarono la strada.
Remi seguì Sam tra i pesanti e intricati rampicanti e, da lì, nella galleria buia. Indugiarono per un attimo, abituando la vista alla poca luce. La pioggia cadeva più forte, schizzando sulle foglie di edera: avrebbe coperto qualsiasi rumore prodotto scendendo lungo quel corridoio ripido. Furono costretti a camminare in fila indiana, il pavimento ghiaioso sotto i piedi. Sam strinse la torcia elettrica in una mano, coprendone buona parte per far sì che ne uscisse solo una sottile lama di luce in grado d’illuminare la loro avanzata.
Il pavimento della galleria s’inclinò bruscamente e poi si rialzò. Alla fine, videro davanti a loro una camera ampia, molto simile a quella visitata insieme a Percy. Si fermarono un po’ prima e Sam sbirciò dentro, quindi si ritrasse rapidamente e sollevò una mano.
Udirono dei passi sul pietrisco e poi qualcuno che diceva: «Giù, da questa parte».
Attesero che l’eco dei passi nella camera si fosse affievolita, e uscirono allo scoperto.
Sam puntò la lama di luce sulle pareti di arenaria e vide diverse gallerie grezze che partivano dalla camera principale. Qualcosa in cima attirò l’attenzione di Remi e lei lo indicò. Il nodo celtico menzionato da Percy, inciso nell’arenaria sopra l’apertura. Controllò le altre gallerie: cinque in totale, quattro delle quali con l’identico nodo celtico inciso sulla sommità. La quinta, che non presentava alcun segno, era la galleria superiore, che conduceva all’esterno.
Sam studiò nuovamente i simboli. Dovevano portare alle quattro camere di cui aveva parlato Lazlo. Puntò la luce sull’imboccatura di ogni galleria e si concentrò sulla terza. Orme sul fondo di arenaria. Gli altri corridoi non ne avevano.
La galleria era abbastanza ampia da consentire a due persone di procedere fianco a fianco, ma nella discesa c’erano ancora più svolte di quella precedente, e in più c’erano diversi corridoi minori che si dipartivano su entrambi i lati.
Lo spazio iniziò a restringersi quando la pendenza aumentò in maniera brusca, poi una ventina di metri più avanti la galleria svoltava a destra. Giunsero in corrispondenza di un avvallamento, i piedi grattarono il terreno e il rumore si riverberò.
Sam spense subito la luce e si fermarono.
«Cos’è stato?» Sembrava la voce di Jak. «Qualcuno sta scendendo dalla camera principale.»
«Saranno Victor e Rogen», disse Fisk. «Speriamo che siano tornati con delle torce perché voi idioti vi siete portati solo i cellulari.»
Il loro piano non aveva funzionato e la conferma giunse quando Ivan chiese: «E la telefonata di Larayne? Perché nessuno è andato al castello?»
«Perché il disco cifrante indica le quattro caverne.»
«Camere», lo corresse Alexandra. «Potrebbe trattarsi di un posto completamente diverso.»
«Vuole il tesoro?» La voce di Fisk sembrava seccata. «Trovi la guida turistica. Se il tesoro non è qui come dice, gli spezzerò ogni osso che ha in corpo prima di ammazzarlo.»
Procedettero lungo la galleria e il rumore dei loro passi si spense.
Sam e Remi iniziarono a seguirli, poi però udirono un pesante rumore di stivali che giungeva dalla camera principale.
Victor e Rogen erano tornati.
E loro erano in trappola.