21

Selma li richiamò su Skype. Glielo aveva chiesto Sam, che voleva vedere lei e gli altri per farsi un’idea di quanto fossero brutte le notizie. Archer aveva appoggiato la scelta e si era allontanato dall’inquadratura della telecamera, per poter osservare senza essere visto. Il tablet di Remi si era illuminato, ma invece di Selma era comparsa Bree in piedi, con gli occhi rivolti verso il basso, che guardava Sam e Remi sullo schermo.

Un’espressione sollevata parve farsi strada sul suo viso e si avvicinò alla telecamera, sporgendosi leggermente in avanti. «Sia ringraziato il cielo. Ero preoccupata.»

«Preoccupata?» disse Sam, cauto. Impossibile non esserlo dopo aver sentito che Selma sapeva già del fallimento dell’operazione. Scrutò Selma e Lazlo, entrambi in piedi dietro Bree, l’espressione insondabile. Rivolse nuovamente l’attenzione su Bree. «Preoccupata per cosa?» chiese.

«Che vi fosse successo qualcosa.»

«Bree, cosa ti faceva pensare che potesse essere successo qualcosa?» intervenne Remi.

«Perché quello che è successo alla prima immersione... credo sia stata colpa mia.»

Non era la reazione che Sam si era aspettato. Una negazione, sì, ma quello? «Per favore, spiegati meglio.»

«Mia... mia cugina potrebbe aver trasmesso delle informazioni.»

Remi si agitò un po’ accanto a lui. «Larayne?»

«Sì. All’inizio, non ho capito cosa stesse succedendo. Ci avevano minacciate entrambe. Ci avevano legate. Lei era una vittima tanto quanto me. Per lo meno, così mi sembrava. Perciò, quando mi ha chiesto di voi, non mi è mai passato per la testa che avrei potuto mettervi in pericolo dicendole qualcosa. Io...» Cercò di ricomporsi, asciugandosi le lacrime dalle guance. «Mi dispiace. Non avrei mai detto nulla se l’avessi saputo.»

Sam la osservò. Sembrava sincera, ma non intendeva affatto abbandonare ogni prudenza e perdonarla subito. «Cosa ti ha fatto pensare che ci fosse sotto qualcosa?» le chiese.

«È stato dopo che ho scoperto quello che... quello che era successo durante la vostra prima immersione. E poi il fatto che Larayne mi abbia chiesto se avessi vostre notizie. È stato...» Si protese verso qualcosa fuori dall’inquadratura. Probabilmente un fazzolettino di carta. «Ho... ho iniziato ad avere dei sospetti. Per cui, quando Selma e Lazlo mi hanno detto che avreste provato a cercare il secondo disco, ho mentito a Larayne dicendole che non sapevo dove foste o cosa steste facendo. Ero preoccupata.» Il sorriso di Bree vacillò. «Se vi fosse successo qualcosa...»

Crollò e a quel punto Selma prese il tablet e si spostò nella stanza. Videro Lazlo che abbracciava Bree, sullo sfondo, e la ragazza che singhiozzava contro la sua spalla.

«E questo è quanto», disse Selma.

Sam si rivolse a Remi. «Riflessioni?»

«Io le credo.»

«Selma?» chiese Sam.

«Immagino che potrebbe essere l’attrice migliore del mondo. Però, come la signora Fargo, le credo. Ha senso. E voi non c’eravate quando è venuta a parlarci. Era praticamente inconsolabile. C’è voluto tutto questo tempo solo per farla calmare a sufficienza da poter parlare con voi.»

«Fantastico», disse Sam. «L’unica volta in cui abbiamo bisogno che trasmetta un’informazione, si accorge a un tratto di avere una coscienza...»

«Oppure, come ha detto lei, ha capito il pericolo che stava per farci correre», disse Remi, guardandolo torva.

«Be’, almeno ora sappiamo chi è responsabile della fuga di notizie.»

«Purtroppo non vi aiuterà a incastrare Charles Avery o i suoi uomini», commentò Selma.

«Ogni cosa a suo tempo.»

Selma abbassò la voce. «Ammesso che stia dicendo la verità, dobbiamo ipotizzare che Avery e i suoi scagnozzi stiano cercando di scoprire l’identità di quella nave. E ora hanno un vantaggio di un paio di giorni buoni.»

«E quindi cosa facciamo?»

«Ci mettiamo in pari.»

«Meglio muoversi, allora», disse Sam. «Non sarebbe male scoprire a cosa conduce la mappa. Un tesoro, si spera.»

«Un tesoro, una tomba? Chi lo sa? Qualunque cosa sia, qualcuno si è preso parecchio disturbo per assicurarsi che fosse ben nascosto.» Selma fece una pausa e, dopo un’occhiata a Lazlo e Bree alle sue spalle, tornò a concentrarsi sullo schermo. «Dovrebbe essere tutto. Nel frattempo, vi ho prenotato un albergo a South Beach. Consideratelo l’inizio di quella vacanza che avevate provato a fare. Noi intanto svolgeremo ulteriori ricerche e voi potrete rilassarvi un po’ dopo lo stress degli ultimi giorni.»

«Grazie mille, Selma. Tienici informati.»

Sam terminò la comunicazione e chiuse la custodia del tablet. «Non era quello che mi aspettavo di sentire.»

«Questo spiegherebbe perché nessuno ha abboccato al nostro gustoso amo», intervenne Archer. Guardò Remi. «Immagino che non abbiate fatto nessuna ricerca sul suo passato prima di assumerla, vero?»

«Le solite cose essenziali», rispose Remi. «Ha lavorato solo nell’ambito di una raccolta fondi.»

«A questo punto, cosa consiglieresti tu?» gli chiese Sam.

«Una verifica completa. Non solo su di lei. Farei ricerche anche su sua cugina, per vedere cosa può saltar fuori. Se non altro, potremo verificare la versione della signorina Marshall e stare tranquilli.»

«Remi?» domandò Sam.

«Vorrei dimostrare la sua estraneità. Per cui, d’accordo.»

Archer annuì. «In tal caso, mi metto subito al lavoro.» Si chinò in avanti per stringere la mano a Remi. «È stato un piacere rivederla. Mi dispiace che l’operazione sia stata un buco nell’acqua.»

«Non fa niente.»

Sam si alzò. «Ti accompagno fuori.» Giunti all’auto di Archer, gli disse: «Remi ha davvero un debole per quella ragazza».

«Me ne sono accorto. Effettuerò una ricerca esaustiva su entrambe le donne. Non preoccuparti.»

Il giorno dopo, mentre Sam si rilassava a bordo piscina a South Beach, Archer lo chiamò per fargli un resoconto preliminare delle verifiche.

Remi stava nuotando. Sam era spaparanzato su una sdraio a osservarla. «C’è qualcosa di cui dobbiamo essere preoccupati?» chiese.

«Pare che il sesto senso di tua moglie sia fondato. Non c’è nulla di anomalo riguardo a Bree Marshall. Buona reputazione, una storia professionale eccellente e, da quello che abbiamo scoperto a una prima indagine, era anche molto vicina allo zio.»

«Come avete fatto a stabilirlo?»

«Ho mandato un paio di ragazzi del mio ufficio di San Francisco a fare qualche domanda porta a porta nella zona intorno alla libreria. C’è un vicino che ha accolto il gatto dopo la morte del vecchio. Dice che Bree passava regolarmente a trovarlo, a differenza di sua figlia Larayne.»

«Forse perché vive sulla costa est?»

«Possibile, ma il mio agente ha rilevato che il libraio era più affezionato alla nipote.»

«Questo non significa che la figlia sia colpevole di qualcosa.»

«No, ma lo stato delle sue finanze rende più probabile il fatto che si sia assunta dei rischi. La morte del marito l’ha lasciata con molti debiti e la fattoria sta per essere pignorata.»

«Precedenti penali?» chiese Sam. Remi intanto si fermò all’estremità opposta della piscina, rivolse lo sguardo verso di lui e, vedendolo al telefono, gli andò incontro a nuoto.

«Nessuno.»

«Cosa suggerisci?»

«Dipende fin dove sei disposto a spingerti e quanto vuoi spendere.»

«Non preoccuparti delle spese», gli disse, mentre Remi si issava fuori dall’acqua, schizzando una pioggia di goccioline. Un’Afrodite dalla chioma ramata, una dea che Sam intendeva tenere al sicuro. «Fa’ tutto ciò che serve per ottenere le risposte che vogliamo.»

«Molto bene. Tanto per cominciare, metterò un paio di agenti a tenere d’occhio la casa. Vedremo cosa combina quella donna e se salta fuori qualcun altro. Nel frattempo, penso sia meglio che tu faccia come se niente fosse, almeno per quanto riguarda le eventuali conversazioni tra Bree e sua cugina. Vorrei mantenere aperto quel canale senza lasciar trapelare che siamo a conoscenza della falla. In questo modo, non le faremo capire che siamo al corrente di come la banda di Avery abbia scoperto dove trovarvi.»

«D’accordo. C’è altro?»

«Solo una cosa: mi sono preso la libertà di procurarmi una copia dei rapporti della polizia di San Francisco. Non ci sono le impronte digitali dei falsi poliziotti che avete sorpreso mentre buttavano all’aria la vostra camera d’albergo. Però c’è l’impronta del ladro della libreria, e ha una corrispondenza: Jakob Stanislav, detto Jak.»

«Immagino sia un nome conosciuto nel sistema.»

«Ha sicuramente una fedina penale lunga. Proviene da una famiglia criminale sospettata di svariati casi di persone scomparse, i cui corpi non sono mai stati rinvenuti.»

«Ne prendo nota.»

«Se dovessi scoprire altro, te lo faccio sapere.»

«Grazie.» Chiuse la comunicazione.

Remi prese il suo telo e vi si avvolse, poi si sedette sulla sdraio accanto al marito. «Chi era?»

«Archer. Sembra che Bree non c’entri.»

«Uhmm», disse con tono compiaciuto.

«Farà altre ricerche su Larayne. Pare che sia in difficoltà finanziarie e che stia per perdere la fattoria.»

«Al punto da incastrare suo padre?»

«C’è gente che ha fatto di peggio per molto meno. La buona notizia è che, finché Archer non avrà finito con la sua indagine e Selma non avrà terminato la sua ricerca, non avremo niente di meglio da fare che proseguire la vacanza che ti avevo promesso.»

«Una splendida prospettiva, Fargo, ma abbiamo promesso a tua madre di andare a farle visita oggi pomeriggio.»

Sua madre Eunice, ancora in gran forma anche dopo aver superato i settanta, viveva a Key West e gestiva una barca a noleggio per gli appassionati di snorkeling e di pesca in mare aperto. «Sono sicuro che capirà.»

Remi corrugò la fronte. «E cosa le dirai per spiegarle che abbiamo dovuto annullare la visita?»

Prima che riuscisse a farsi venire in mente qualcosa di adeguato, gli squillò il telefono per la seconda volta nella mattina. Era Selma. Inserì il vivavoce.

«Mi spiace interrompere la vostra vacanza, signor Fargo, ma Lazlo pensa di sapere in che modo possiamo trovare quel disco cifrante.»

Pirati
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