32

Dal sedile posteriore della Mercedes a noleggio, Sam guardò l’ingresso davanti al quale le berline depositavano ospiti in abito formale e poi si allontanavano. Non sarebbe stato facile intrufolarsi a un evento scrupolosamente controllato e presidiato da numerosi addetti alla sicurezza. Il personale in livrea stazionava accanto alle porte, verificando gli inviti prima di consentire l’accesso.

«Idee?» chiese a Remi.

«Entriamo con disinvoltura come se questo posto ci appartenesse?»

«Non credo che funzionerà. Ci serve un diversivo. Qualcosa di creativo...»

«I reali sono sempre un ottimo diversivo.»

«Per caso, sai se ne viene qualcuno?» chiese Sam, mentre la loro Maybach si fermava.

«La serata è stata intitolata Notte reale al museo. Di certo, qualcuno si farà vedere.»

«Oppure è solo un tema, che spiegherebbe la servitù in livrea.»

Un valletto si avvicinò per aprire la portiera della loro automobile. Un attimo dopo, Sam e Remi erano in attesa in coda dietro altre persone, nei pressi dell’ingresso.

Sam notò qualche sguardo di ammirazione verso di loro, certamente diretto a Remi, con il suo lungo abito smanicato di seta nera e un ciondolo con diamante che attirava l’occhio verso l’accenno di décolleté. Era di qualche stilista. Chanel, forse, o Armani. Non appena lei glielo aveva detto, lui l’aveva rimosso, non che gli importasse. Ciò che importava era che sua moglie fosse bellissima.

Remi indicò il valletto. «Annunciano i nomi alla porta.»

«È un po’ un problema, per noi. Almeno, se vogliamo mantenere un profilo basso.»

«Allora qual è il piano?»

«Ci sto lavorando.» In realtà, non gli era ancora venuto nulla in mente. Nel giro di pochi secondi sarebbero arrivati alla porta: davanti a loro restavano solo altre due coppie.

Sam si guardò intorno, sperando che gli venisse qualche idea, quando udì il valletto annunciare: «Sir John Kimball, lady Kimball».

«Sam», sussurrò Remi, con un sorriso stampato sul viso. «Tocca quasi a noi.»

«Quella non è la Rolls-Royce di Charles Avery? O, piuttosto, del suo tirapiedi?»

Remi si girò. «Sembra di sì.»

«Che probabilità ci sono che lui o il suo autista abbiano una pistola in macchina?»

«Più o meno il cento per cento.»

Sam si chinò verso di lei, sussurrando: «E cosa succederebbe se una donna bellissima e spaventata lo rendesse di dominio pubblico?»

«Ne conosci qualcuna?»

«Bellissima, sì. Spaventata, mai.»

«C’è un solo modo per scoprirlo...»

Mentre giungevano all’ingresso, il valletto chiese loro l’invito.

Remi si portò una mano alla gola e i suoi splendidi occhi verdi si illanguidirono mentre diceva: «Sia ringraziato il cielo». Si avvicinò, abbassando la voce. «Non sono mai stata tanto spaventata in vita mia. C’è un uomo armato laggiù, ha una pistola.»

Il valletto s’irrigidì e scrutò la folla alle spalle di Remi. «Dove?»

«In piedi, accanto a quella Rolls-Royce. Alto, capelli scuri, brizzolati sulle tempie. Vede come ci guarda? Se n’è accorto.»

«Attendete qui, per favore.»

Li abbandonò per andare a parlare con un paio di uomini in completo scuro che erano fermi a tre metri di distanza alla loro destra: decisamente membri della squadra di sicurezza.

Sam sfruttò quel momento per prendere Remi sottobraccio e condurla dentro. Furono fermati da un altro valletto che chiese loro l’invito. «L’ho dato all’altro signore», disse Sam, indicando uno dei tre uomini che stavano avanzando verso Fisk e la Rolls-Royce.

Il valletto li scrutò, leggermente confuso. «Chi devo annunciare?»

Remi si fece avanti. «Longstreet», disse, fornendo il suo cognome da nubile.

«Il signore e la signora Longstreet», aggiunse Sam.

«Il signore e la signora Longstreet», intonò quello, facendo loro cenno di entrare.

Sam allontanò rapidamente Remi dalla porta, per perdersi tra la folla prima che qualcuno si rendesse conto di cos’era accaduto. Soprattutto se Fisk avesse capito che era dovuto a loro il controllo da parte della sicurezza. «Ha funzionato alla grande», disse, una volta che furono al sicuro all’interno, certi che nessuno li stesse cercando.

Un cameriere in livrea passò con un vassoio pieno di calici di champagne.

Sam ne prese due e ne passò uno a sua moglie. «Alle belle donne che sono pure brave attrici.»

«E agli uomini avvenenti che sanno prendere decisioni su due piedi.» Sfiorò il bicchiere del marito con il suo e bevvero qualche sorso mentre si aggiravano per l’atrio, non avendo la minima intenzione di perdere tempo a socializzare.

Quando uscirono per raggiungere la sala della mostra, Sam si guardò alle spalle.

«Qualcosa che non va?» chiese Remi.

«Forse abbiamo sollevato un vespaio, sguinzagliando la sicurezza contro gli uomini di Avery.»

«Con un po’ di fortuna, riusciremo a entrare e uscire prima di essere punti.»

«Speriamo.» Giunti al capannello di ospiti che visitava la mostra, Sam studiò l’ambiente circostante alla ricerca di chiunque avesse l’aria minimamente sospetta. Notò alcuni addetti alla sicurezza sotto copertura, com’era prevedibile. Non rappresentavano una minaccia e cercò, piuttosto, qualcuno che magari lavorasse per Avery o Fisk.

Fin lì, tutto bene.

Una donna all’ingresso della sala diede loro un pieghevole a colori.

Remi vi diede un’occhiata, mentre Sam approfittò di quel momento per studiare gli ospiti ammassati nella lunga sala. Nessuno sembrava prestare loro attenzione.

«Interessante», disse Remi.

«Che cosa?»

Lei indicò l’opuscolo. «Considerato il tema della mostra, avrebbero potuto trovare un nome diverso per l’evento. Ufficialmente, è intitolato Figli reali illegittimi d’Inghilterra

«Non so perché, ma credo che non avrebbe avuto la stessa eleganza di Notte reale al museo.» Scrutò la sala e notò un gran numero di persone anziane. «Alcuni dei presenti potrebbero avere difficoltà a scrivere la versione ufficiale nei loro libretti degli assegni.»

Remi rise. «Ottima osservazione, Fargo. Andiamo a vedere a cosa si deve tutto questo clamore?»

Lui la prese sottobraccio e iniziarono la visita. La mostra era allestita in ordine cronologico, ordinata per anno e per famiglia interessata.

Più o meno a metà, videro la teca che conteneva gli oggetti donati da Grace Herbert-Miller e da suo cugino, e si fermarono a studiare attentamente ogni cosa. C’erano, tra le altre cose, alcuni dipinti, un’armatura, armi e gioielli. Se il disco cifrante era lì, non balzava all’occhio.

«Tu scatta qualche foto», disse Sam. «Io starò attento a Fisk.»

Remi fotografò ogni oggetto con il telefono. «Fatto», disse, dopo un paio di minuti.

Una donna in tailleur si avvicinò: la targhetta agganciata al taschino la identificava come una dipendente del museo. «Interessante, vero?»

Il primo istinto di Sam sarebbe stato di dichiararsi d’accordo con lei, ma decise che così facendo non avrebbe ricavato informazioni. «Che cosa?» chiese invece.

«La collezione Mortimer. È la nostra collezione più recente. Ho contribuito io stessa ad allestirla.»

Sam e Remi si scambiarono un’occhiata fugace e lei si avvicinò, sorridente. «Che lavoro affascinante dev’essere il suo, signorina...?»

«Walsh. Meryl Walsh. E... sì... è senza dubbio affascinante.»

«Cosa può dirci della collezione?» chiese Sam. «Che cosa c’entra Edmund Mortimer, secondo lord Mortimer?»

«È stata la nonna di Mortimer, Maud de Braose, a suscitare il nostro interesse per questa mostra, oltre che a darci l’idea per il titolo dell’evento, Notte reale al museo. Maud de Braose è imparentata non solo con gli ultimi re plantageneti, da Edoardo IV a Riccardo III, ma anche con tutti i monarchi inglesi da Enrico VIII in poi. Quando Grace Herbert-Miller ci ha offerto i manufatti per allestire una mostra, non abbiamo saputo resistere.»

«Notevole», commentò Sam. «C’è qualche motivo per cui si era distinto il figlio illegittimo di Mortimer, a parte la lontana parentela con la famiglia reale?»

«A differenza dei suoi antenati che di certo avevano parecchi scheletri nell’armadio – massacri, congiure per detronizzare il re –, sir Edmund Herbert e i suoi discendenti sembrano aver condotto una vita alquanto monotona ed esemplare, sempre che si sorvoli sulla faida del suo fratellastro con questo insigne personaggio.» Si spostò verso la teca adiacente. «Ed ecco il nipote illegittimo di Hugh le Despenser, un uomo che sembra abbia avuto una relazione con re Edoardo II. La regina Isabella lo odiava e aveva convinto suo marito a mandarlo in esilio, nel corso del quale pare che Despenser si sia dedicato alla pirateria.»

Un’illustrazione a china di un veliero monoalbero era esposta lungo la linea temporale di Despenser, in corrispondenza dell’anno 1321, con una didascalia in cui si definiva Despenser «il mostro del mare».

Remi si sporse per guardare meglio. «Immagino che questa faida sia il motivo per cui questi due figli sono stati messi l’uno accanto all’altro.»

«Esatto», rispose la donna. «Quando Despenser ha preso la via del mare, ha attaccato una nave della famiglia Mortimer che trasportava un tesoro appartenente alla regina Isabella. Roger Mortimer, che aveva aiutato la regina a deporre dal trono il marito, Edoardo II, alla fine è stato giustiziato e c’è chi dice che è dipeso dalla perdita del tesoro.»

«Se ricordo bene la storia studiata a scuola, però, Mortimer è stato giustiziato diversi anni dopo Despenser», disse Remi.

«Vero», continuò la donna. «Ma c’era anche la questione dell’onore famigliare. Per generazioni, Mortimer e i suoi antenati avevano giurato fedeltà ai re che servivano. Edoardo III avrebbe potuto perdonarlo per il ruolo svolto nella deposizione di suo padre, la cui relazione con Despenser aveva messo in pericolo tutta l’Inghilterra. Tuttavia, una volta che Edoardo II aveva abdicato, il dovere di Mortimer sarebbe stato farsi da parte. Ma non lo ha fatto.»

Sam, che era sempre stato un appassionato di storia, assorbì ogni informazione, osservando al contempo gli oggetti esposti nelle teche. «E questi figli illegittimi che ruolo hanno, a parte essere nati fuori dal vincolo matrimoniale?»

«Sir Edmund Herbert, il fratellastro di Mortimer, è riuscito a recuperare una parte del tesoro di Isabella rubato da Despenser che, a sua volta, ha fatto tornare i Mortimer nelle grazie di Edoardo III. Per contro, il figlio illegittimo di Despenser, Roger Bridgeman, ha portato avanti la tradizione di famiglia della pirateria.»

Bridgeman? Ecco spiegato l’interesse di Avery, pensò Sam.

«Davvero molto interessante», disse Remi. «Non c’è altro?»

«Prego?»

«Voglio dire, gli oggetti appartenenti al lato Mortimer della famiglia sono tutti qui? Abbiamo avuto la fortuna di conoscere Grace Herbert-Miller, che ci ha detto di aver consegnato tutto a voi. Ci chiedevamo se è tutto qui o se ci sono altri oggetti che non sono esposti.»

«Be’, ovviamente, non c’è spazio per tutto, quindi abbiamo selezionato i pezzi più rilevanti o quelli che riguardavano più da vicino il tema della nostra mostra. C’è qualcosa in particolare che sareste interessati a vedere? Potrei riuscire a organizzarvi una visita privata.»

«Ci piacerebbe molto», disse Remi. «Avete un inventario dettagliato della collezione?»

La signorina Walsh esitò, vedendo che Remi digitava qualcosa sul suo telefono. «Posso chiedervi che interesse avete?»

«Siamo scrittori», rispose Sam. «Speravamo di compilare una storia della famiglia Mortimer. E ora che sappiamo che esiste un Mortimer-Herbert nato fuori dal matrimonio, vorremmo inserire anche lui.»

Remi annuì, mostrando il telefono. «Appunti.»

«Oh», disse la donna. «In tal caso, vi siete rivolti alla persona giusta. Permettetemi di prendere nota dei vostri nomi e numeri di telefono, per me sarà un piacere chiamarvi.» Estrasse un piccolo taccuino e una penna da una tasca.

«Longstreet. Il signore e la signora Longstreet», disse Remi, aggiungendo il numero del suo cellulare.

«Vi darò un colpo di telefono.»

Mentre la donna si allontanava per parlare con altri ospiti, Sam chiese a sua moglie: «Hai preso nota?»

«Sto inviando tutto a Selma in questo momento e lo sto anche imparando a memoria.»

Remi aveva una memoria quasi fotografica, perciò Sam non ne dubitò. «Vediamo cos’altro riusciamo a scoprire.» Alzò lo sguardo e vide Colin Fisk avvicinarsi con un bastone da passeggio dall’impugnatura in ottone: non che desse la sensazione evidente di zoppicare. «Indovina chi è appena arrivato.»

«Fantastico. E dire che ce la stavamo spassando.»

«Che trovata originale», disse Fisk. «Un uomo armato di pistola, eh? Non vi è venuto in mente altro?»

Sam mostrò indifferenza, facendo spallucce mentre scrutava la sala per individuare altri eventuali uomini di Avery. «Ha funzionato.» Fu sorpreso di vedere Fisk senza nessun tirapiedi alle calcagna. «Niente ’più uno’?»

«Alcuni hanno il buonsenso di lasciare le loro splendide mogli a casa, quando il pericolo è in agguato.»

Sam avvertì l’irritazione di Remi di fronte a quella minaccia velata. «Le chiederei cosa la porta qui, ma conosciamo già la risposta.»

«Davvero? Vedo che avete trovato la collezione Mortimer. Un vero peccato che l’abbiano sistemata accanto alla teca dei Despenser.»

«A me sembra la collocazione perfetta, considerata la loro storia.»

«Se solo sapeste...» Fece un sorriso freddo e concentrò per un attimo lo sguardo su Remi, per poi distoglierlo. «Ora, se voleste essere così gentili da precedermi fuori dalla sala, verso il retro...»

«Pensa che verremmo da qualche parte con lei?»

«No, naturalmente no. Per questo mi sono preso la libertà di assicurarmi la vostra collaborazione. Quella giovane curatrice... Walsh, credo che si chiami... Sul lato opposto della sala...»

Sam guardò in quella direzione. La donna sembrava osservarli, pallida. Due scagnozzi di Fisk, Ivan e uno nuovo, erano alle sue spalle: troppo vicini, capì Sam. «E se scegliessimo di non collaborare?» chiese.

«Avreste sulla coscienza la morte della deliziosa signorina Walsh.»

«Pensa davvero di riuscire a farla franca? Nel cuore del British Museum?»

«Sta già succedendo. La domanda è: quante persone volete che si facciano male?»

«Cos’è che sta già succedendo?» chiese Sam.

«Tra meno di un minuto, scatteranno gli allarmi antincendio. Il personale del museo, ottimamente addestrato, farà defluire tutti con ordine verso l’uscita. Quello che non sanno è che ci sarà un’ambulanza carica di esplosivo che basterebbe a distruggere la facciata del palazzo. Sta arrivando proprio in questo momento, per curare un uomo che lamenta dolori al petto. Perciò a lei la scelta, signor Fargo: quando scatteranno gli allarmi, può uscire insieme a centinaia d’altre persone mettendo in pericolo la sua splendida moglie in una deflagrazione che causerà sicuramente un gran numero di vittime. Oppure, può salvare decine di persone, sua moglie compresa, venendo con me e la spaventata curatrice che, indubbiamente, in questo momento avverte la punta affilatissima del pugnale di Marlowe contro la schiena.» Sollevò il bastone, come per indicare che era in quel modo che il coltello era stato introdotto nel museo. «Inoltre, nonostante la fatica sprecata nell’additarci agli addetti alla sicurezza, Ivan è riuscito comunque a entrare con una pistola.»

Sam scrutò i due uomini. Ivan gli sorrise, la mano destra nella tasca della giacca, come se sapesse di essere l’oggetto della loro conversazione. Poi, quasi a riprova delle parole di Fisk, sollevò la giacca puntando verso di loro la mano e l’arma nascosta. Un attimo dopo, gli allarmi antincendio scattarono.

«La decisione spetta a lei, signor Fargo. Faccia in fretta.»

Pirati
9788830456921-cov01.xhtml
9788830456921-presentazione.xhtml
9788830456921-tp01.xhtml
9788830456921-cop01.xhtml
9788830456921-occhiello-libro.xhtml
9788830456921-fm_1.xhtml
9788830456921-fm_2.xhtml
9788830456921-p-0-c-1.xhtml
9788830456921-p-0-c-2.xhtml
9788830456921-p-0-c-3.xhtml
9788830456921-p-0-c-4.xhtml
9788830456921-p-0-c-5.xhtml
9788830456921-p-0-c-6.xhtml
9788830456921-p-0-c-7.xhtml
9788830456921-p-0-c-8.xhtml
9788830456921-p-0-c-9.xhtml
9788830456921-p-0-c-10.xhtml
9788830456921-p-0-c-11.xhtml
9788830456921-p-0-c-12.xhtml
9788830456921-p-0-c-13.xhtml
9788830456921-p-0-c-14.xhtml
9788830456921-p-0-c-15.xhtml
9788830456921-p-0-c-16.xhtml
9788830456921-p-0-c-17.xhtml
9788830456921-p-0-c-18.xhtml
9788830456921-p-0-c-19.xhtml
9788830456921-p-0-c-20.xhtml
9788830456921-p-0-c-21.xhtml
9788830456921-p-0-c-22.xhtml
9788830456921-p-0-c-23.xhtml
9788830456921-p-0-c-24.xhtml
9788830456921-p-0-c-25.xhtml
9788830456921-p-0-c-26.xhtml
9788830456921-p-0-c-27.xhtml
9788830456921-p-0-c-28.xhtml
9788830456921-p-0-c-29.xhtml
9788830456921-p-0-c-30.xhtml
9788830456921-p-0-c-31.xhtml
9788830456921-p-0-c-32.xhtml
9788830456921-p-0-c-33.xhtml
9788830456921-p-0-c-34.xhtml
9788830456921-p-0-c-35.xhtml
9788830456921-p-0-c-36.xhtml
9788830456921-p-0-c-37.xhtml
9788830456921-p-0-c-38.xhtml
9788830456921-p-0-c-39.xhtml
9788830456921-p-0-c-40.xhtml
9788830456921-p-0-c-41.xhtml
9788830456921-p-0-c-42.xhtml
9788830456921-p-0-c-43.xhtml
9788830456921-p-0-c-44.xhtml
9788830456921-p-0-c-45.xhtml
9788830456921-p-0-c-46.xhtml
9788830456921-p-0-c-47.xhtml
9788830456921-p-0-c-48.xhtml
9788830456921-p-0-c-49.xhtml
9788830456921-p-0-c-50.xhtml
9788830456921-p-0-c-51.xhtml
9788830456921-p-0-c-52.xhtml
9788830456921-p-0-c-53.xhtml
9788830456921-p-0-c-54.xhtml
9788830456921-p-0-c-55.xhtml
9788830456921-p-0-c-56.xhtml
9788830456921-p-0-c-57.xhtml
9788830456921-p-0-c-58.xhtml
9788830456921-p-0-c-59.xhtml
9788830456921-ind01.xhtml
Il_libraio.xhtml