Capitolo 32
Kevan
«Come stai?», chiedo a Dakota mentre l’accompagno nella stanza che Emily le ha assegnato. Ci sono due letti, uno appoggiato alla parete sinistra, uno a quella destra, con delle coperte patchwork a coprire dei materassi più alti della norma. Di sicuro più alti di quelli che vengono usati negli alloggi della Confederazione.
Un’ampia porta-finestra al centro della stanza divide un letto dall’altro. Sul balcone si vedono dei piccoli arbusti. La fronda di un abete che oscilla al vento sembra spiarci di sottecchi.
L’aiuto a sedersi su uno dei due letti, senza lasciarla mai.
«Come vuoi che stia? Quel mostro mi ha umiliata come nessun altro ha mai fatto».
«Mi dispiace. Non avrei dovuto lasciarti da sola».
«No, non avresti dovuto, ma eri occupato a stare dietro all’ibrido». Usa un tono colmo di disprezzo mentre parla di Abby. «È colpa sua se siamo in questa situazione».
«Non è esattamente così, Dakota. Lo sai».
Mi osserva con cipiglio corrucciato, ma non risponde per almeno cinque secondi. «Non potevo saperlo. Non avevo idea di che cosa sarebbe successo. Come potevo immaginare che Lexion fosse invischiato con i ribelli?», dice infine.
«Hai ragione, nessuno ti rimprovera per aver compiuto quello che era… che pensavi fosse un tuo dovere, ma ora basta, Dakota. Abby non si tocca», le rispondo risoluto, mentre osservo i suoi occhi farsi sempre più cupi e lanciarmi lampi di accusa.
«Perché continuate a difenderla come se fosse l’essere più prezioso del mondo? Ti sarei grata se me lo spiegassi una buona volta».
«Abby non è l’essere più prezioso del mondo, ma ha delle capacità speciali, è vero. Ciò che la rende intoccabile, però, è il fatto che sia la figlia di Samuel Fitzgerald».
Dakota salta su dal letto al mio ultimo commento. Reazione prevedibile. La sua bocca spalancata tradisce perfettamente lo shock.
«È stato proprio Samuel a dirmelo», le spiego, afferrandole una mano e portandola lentamente di nuovo sul letto. Dakota sbatte le ciglia come se all’improvviso una luce abbagliante l’avesse accecata.
«È la figlia di Fitzgerald?», ripete come se non ci credesse davvero.
Annuisco. «Capisci che non puoi torcerle nemmeno un capello?».
Stavolta è lei ad annuire. «Credi che sia vero?», mi chiede di punto in bianco.
«Che cosa?», domando, guardandola confuso.
«Quello che abbiamo visto in quei video. Quello che ci hanno raccontato».
Le immagini di quei file tornano a straziarmi come le scene di un pessimo film dell’orrore. Scavano buchi nel mio cuore e piantano chiodi dolorosi nella mia testa. Non ho compiuto io quelle atrocità, ma lo ha fatto la mia gente, quindi sento parte della colpa ricadere su di me. «Temo di sì».
«Com’è possibile? Com’è possibile che non sapessimo niente?»
«Evidentemente Rhio non si fida nemmeno della sua razza».
«Ero convinta di uccidere esseri pericolosi, ero convinta di farlo per il bene della nostra gente. Ero certa che gli ibridi fossero degli psicopatici, dei folli che prima o poi avrebbero fatto del male a qualcuno. Ci hanno sempre insegnato così, mentre adesso mi chiedo: come possono quei bambini che ho visto di sotto essere degli psicopatici? O tutti gli altri ragazzi che erano lì con noi? Dal gruppo escludo certamente Jay: lui psicopatico lo è davvero, per motivi che ignoro».
Sono sorpreso dalle parole di Dakota, ma allo stesso tempo ne sono entusiasta. Da molto speravo che si rendesse conto di quanto fosse sbagliato ciò che siamo stati educati a fare.
«Non fartene una colpa. Quello che è stato, è stato».
«No, no, Kevan». Appoggia le mani sulle ginocchia e piega la testa verso il pavimento, scuotendola. «No. Non è così. Ho ucciso una di loro e ti ho accusato di codardia perché non sei riuscito a farlo. Questo fa di me un mostro e mi chiedo perché me ne rendo conto solo adesso». Rialza la testa e fissa gli occhi lucidi nei miei. Vorrei solo stringerla tra le braccia e fare in modo di cancellare tutto il suo dolore, proprio come un fratello, il che mi lascia davvero stupito. Nel cuore non ho più un guizzo di emozione nei suoi confronti che non sia fraterna.
«Avevi capito tutto, Kevan. Sei sempre stato migliore di me».
«Non parlare così, Dakota. Non sono migliore di nessuno, sono solo più debole».
«Più debole? Sei la persona più coraggiosa che abbia mai conosciuto e anche quando ti sei rifiutato di uccidere quella ragazza, mi sono chiesta da dove venisse fuori tutto quel coraggio. Ti ho accusato di essere un vigliacco, ma la verità è che ammiravo la tua assoluta risolutezza nel rifiutare di portare a termine una missione. Sapevi cosa ti aspettava, sapevi che saresti stato punito severamente. Saresti potuto morire, eppure ciò non ti ha fermato. L’ideologia di Rhio mi ha trasformata in un essere senza cuore, mentre ha fatto di te una specie di eroe».
Scuoto la testa con convinzione, ma una parte di me esulta per le parole di Dakota; non perché sono una sviolinata nei miei confronti, ma perché finalmente ha aperto il suo cuore, e vi ha lasciato entrare un po’ di quella luce di cui, ero certo, aveva bisogno.
«Ho ucciso un essere vivente per cosa? Non perché fosse pericoloso, non perché sarebbe potuto impazzire e fare del male a qualcuno, ma perché non aveva poteri abbastanza utili», continua.
«Il passato non si può cancellare, Dakota, ma hai l’occasione di rimediare ai tuoi errori. Non sprecarla».
Finalmente sorride. «Non illuderti che sarò meno stronza di prima».
«Su questo ci contavo». Sorrido anche io.
«E continuo a desiderare di spaccare la faccia a Jay».
«Potrebbe essere divertente vedertelo fare».