Capitolo 29

Kevan

 

 

 

 

 

 

Gli occhi di Abby sono colmi di cieca fiducia, ma se solo sapesse. Le dirò tutto. Devo dirle tutto. Ne sento l’assoluto bisogno. Non voglio che ci siano muri o segreti a incrinare il nostro rapporto. Ha il diritto di sapere, e poi decidere se continuare a guardarmi nel modo in cui è solita fare, come se fossi una specie di eroe.

«Questa è solo la punta dell’iceberg», dice Lexion. Si avvicina a Samuel con passo lento. Evita accuratamente di guardare lo schermo. «Non tutti vengono uccisi, solo quelli i cui poteri non hanno utilità. Gli ibridi telepatici o telecinetici… non servono granché allo scopo, dato che tutti gli alieni hanno il dono della telepatia, e parecchi della telecinesi. La Confederazione cerca chi ha poteri speciali». Lexion si volta a guardare i ragazzi seduti sul divano e in piedi dietro di noi. «Come Jay, che ha il dono di scatenare il fuoco. Come Birdy, che ha la capacità di comandare le piante». Il suo sguardo si ferma su una ragazza bionda seduta a gambe incrociate su una poltrona poco distante. È magra come un chiodo e a guardarla non si direbbe affatto che abbia qualche straordinaria abilità.

«Come fanno a distinguere il potere di ognuno?», domanda Abby. Mi tiene ancora una mano sulla spalla e, in un gesto che sembra inconsapevole, continua ad accarezzarla. Ha l’incredibile capacità di rilassarmi.

«Dal loro codice genetico. È inconfondibile, diverso da quello terrestre e da quello alieno, con particolari che la scienza umana non è in grado né di capire né di scoprire. Ogni dna ha una sorta di tatuaggio genetico, che identifica il potere, o i poteri, di cui ogni ibrido è provvisto. È il segno distintivo ed è il risultato della combinazione fra le strutture genetiche. È lo sviluppo all’ennesima potenza di una propria particolare attitudine, anche inconscia».

«Che vuol dire?», insiste ancora Abby.

«Vuol dire che io sono sempre stato un potenziale piromane», interviene Jay.

«Qualcosa di simile, anche se nel caso di Jay non era certo la piromania la sua attitudine. Piuttosto la rabbia».

«Possono vederlo anche se il potere non si è ancora sviluppato?».

Lexion annuisce con espressione grave. «In parte. Il tatuaggio è visibile solo nel momento in cui l’ibrido inizia a manifestare le sue capacità, ma la sua struttura genetica presenta fin dalla nascita alcuni particolari aspetti che sanno indicare se il soggetto è predisposto ad abilità uniche, le quali si modificheranno durante la crescita, quando l’individuo avrà cominciato a sviluppare il proprio carattere e le proprie attitudini. Pertanto molti di voi vengono esaminati da bambini». La sua voce tentenna, trema. Non ho mai visto il capitano così insicuro. La moglie Emily gli si avvicina, gli stringe il braccio e appoggia la testa sulla sua spalla sussurrando: «Va tutto bene, Lexion». L’uomo si volta per sorriderle, le stringe la mano poggiata sul braccio e non la lascia andare più.

«Da quanto va avanti questa… strage?», chiedo.

«Da sempre».

«Perché nessuno di noi sapeva niente?». Stringo i pugni. Per anni abbiamo vissuto senza sapere nulla del marcio che la Confederazione nascondeva sotto le mentite spoglie di comunità pacifista.

«La Confederazione non rivela facilmente i suoi segreti ai membri. Eravamo addestrati solo per combattere e sterminare gli ibridi. Eravamo – e molti di noi lo sono ancora – convinti che fossero una razza impura che minacciava gravemente la nostra. Samuel con i suoi attacchi non ci aiutava a pensare il contrario. Lui e i suoi erano il nemico». Lexion fissa Dakota che, da un po’ di tempo, non apre più bocca. Mi verrebbe da pensare che sia del tutto indifferente a ciò che ha visto, se non fosse per quell’impercettibile tremolio delle mani che riesco a scorgere.

Samuel spegne lo schermo e fa un passo avanti. «La verità è che nessuno, tranne le alte gerarchie della Confederazione, sapeva davvero ciò che Rhio stava progettando».

«Quanto alte?», chiedo ancora, tutto sommato curioso.

«I vertici. Generali e…».

«E io».

Quasi in contemporanea ci voltiamo verso la voce delicata, ma allo stesso tempo decisa di Avril. Il mio sguardo finisce alla base della scalinata che porta al piano di sopra. Avril è ferma a metà rampa. Ci raggiunge lentamente.

«Ero al vertice della piramide».

Sento Abby muoversi nervosamente accanto a me, fino a che non dice: «Vuol dire che sei… anche tu…».

«Una di loro? Già», ammette Avril. «Ero molto vicina a Rhio visto che ero la sua compagna».

Il gelo avvolge improvvisamente la stanza, e tutto il calore di quel finto Natale svanisce.

«Capisco la vostra reazione, ma vi assicuro che non ho scelto Rhio per il suo fascino, né per altro. A dire la verità non l’ho scelto affatto, è lui che ha scelto me, e non ho potuto fare altro che piegarmi alla sua volontà, fino a che non ho incontrato Samuel Fitzgerald e la sua banda di ribelli, grazie al capitano Lexion che era già passato dalla parte opposta della barricata. Mi hanno aiutato a fuggire, sfidando la sorte e rischiando la pelle». Avril fa una pausa, infine riprende: «Sapete, è difficile dare fiducia alla moglie del cattivo e all’inizio nessuno, a parte Lexion, si fidava di me, Samuel in particolare. Ma lo comprendevo: erano tutti sotto la sua protezione e io ero… be’, è inutile che mi ripeta».

«Poi ha cominciato a rivelare il piano originale di Rhio guadagnandosi così la mia fiducia», continua Samuel. «Mi resi improvvisamente conto di quanto fossi lontano dalla verità. Credevo che volesse sterminarci solo perché di razza impura, perché era un folle senza limiti, e invece ho scoperto in lui un essere lucidissimo».

«L’obiettivo di Rhio non è lo sterminio. O almeno… non lo è in assoluto», riprende Avril avvicinandosi al camino e ravvivando il fuoco, buttandoci dentro altri piccoli ciocchi di legno. «Il suo obiettivo è quello di formare un esercito di ibridi che abbiano poteri straordinari».

«Ma perché ordinarci di uccidere tanti ibridi se il suo scopo è… accumularli?». La domanda viene da Dakota.

«Rhio ha molti difetti, ma non è uno stupido. Come vi ha già spiegato Lexion, gli ibridi con poteri inutili non servono a nulla, sono solo d’intralcio. Possono essere sacrificati».

«Mentre gli altri vengono catturati per far parte del suo esercito?»

«Esatto».

«Ma a che scopo?».

Si sente una risatina sommessa alle spalle di Dakota. «Dio, quanto sei stupida!», esclama Jay.

«Ragazzo!», lo rimprovera Avril.

Jay sbuffa, ma alla fine tace.

«L’obiettivo di Rhio è succhiare la vita di questo pianeta fino al midollo. All’inizio, dopo la guerra su Niviux, era solo un posto in cui rifugiarsi, ma la Terra, con tutte le sue risorse, è un piatto troppo ricco per poterci rinunciare e lasciarlo solo agli umani, che non hanno la più pallida idea di come sfruttarlo al massimo. Prenderà tutto, lo sta già facendo, da anni. In un modo che non potete nemmeno immaginare. E quando avrà finito qui, quando avrà tutto ciò che gli serve, sarà pronto a sfidarli. Con il suo esercito di ibridi in schiavitù. Manca poco ormai al loro arrivo».

«Dell’arrivo di chi parlate?»

«Di una razza aliena che cerca vendetta. I Gadoriani».

Un sussulto mi scuote quando sento quel nome. I Gadoriani, ancora, di nuovo. «Hanno già distrutto Niviux», commento con il cuore in gola. «Vogliono anche la Terra?»

«Non vogliono la Terra. Vogliono colui che ha saccheggiato e distrutto un’intera stirpe: Rhio. Gador era un regno pacifico prima della venuta dei Niviuxiani. Hanno preso le loro donne, le hanno costrette alle più orribili torture, hanno preso i loro bambini e li hanno resi schiavi per la brama di potere, e dopo aver ucciso il re, hanno preso la loro regina: Shantia. Ragrax, il padre di Rhio, la voleva per sé, per generare con lei una razza superiore, una nuova era di super alieni. I Gadoriani infatti, sono dotati di poteri straordinari, più grandi rispetto a quelli dei Niviuxiani. Possono modificare la materia, addirittura scomporla, comandare persino il tempo. Volendo, grazie ai loro poteri, possono rendersi temporaneamente sterili. Ed è ciò che fece la regina, per questo Ragrax non fu in grado di generare nessun figlio nei tre anni in cui Shantia rimase suo ostaggio. Rhio era solo un ragazzo allora, ma era già generale dell’esercito di Niviux, e fu proprio lui a rapire la regina. Dopo svariati tentativi della milizia Gadoriana ormai indebolita, Shantia fu finalmente messa in salvo e spedita sulla Terra, dove qualche tempo dopo incontrò un uomo, un umile minatore di cui si innamorò. Ebbero un figlio, un ibrido con poteri fuori dall’ordinario perché nelle sue vene scorreva sangue gadoriano. Il nome di quel minatore era Samuel. Samuel Fitzgerald Senior».

Non riesco a credere alle mie orecchie. Mi si è appena aperto un mondo. Tutte le mie convinzioni stanno crollando una a una. Ho l’impressione che alla fine non raccoglierò altro che macerie e polvere. Fisso il mio sguardo su Abby e ora so. Un moto d’orgoglio mi riempie il cuore alla vista di questa donna piccola, caparbia, vitale, e un’emozione nuova, destabilizzante e allo stesso tempo inebriante, si fa strada in me. I battiti accelerati del muscolo al centro del mio petto mi danno prova del fatto che Abby mi abbia in qualche modo incatenato, e non ho intenzione di liberarmi.

«Quindi la colonizzazione forzata…», inizio, per fermarmi un attimo dopo. Temo di conoscere già la risposta.

«Un clamoroso falso storico. Rhio si è nascosto sulla Terra per sfuggire ai Gadoriani che gli hanno giurato vendetta, non perché Niviux sia stata colonizzata violentemente. Ci sono voluti anni, ma Gador ha rimesso in sesto il suo esercito e ora è pronto a prendersi una bella rivincita».

«Come fai a sapere tutto questo?»

«Sono una di loro. Una Gadoriana. Mia madre era una delle prigioniere dei Niviuxiani. Sono nata in schiavitù qui sulla Terra. Quando crebbi, Rhio mi scelse fra mille come moglie. Ero terrorizzata. Lui era il nemico, aveva distrutto la mia gente, e oltretutto era molto più vecchio di me. Disse che avrei dovuto essere onorata, invece in quel momento desideravo solo morire. Non mi tolsi la vita solo per amore di mia madre, che fu minacciata di morte. Se avessi osato uccidermi, avrebbero assassinato anche lei. Sono stata la sua compagna per anni, ma non gli ho dato figli, e per questo motivo ho subito orribili torture. Quando mia madre morì per cause naturali, decisi che sarei fuggita. Ed eccomi qui. Ad aspettare la mia gente per una vendetta che sarà anche la mia». Avril estrae dalla tasca dei jeans una curiosa pietra di un blu luminescente. «Viene da Gador, è stata raccolta sulle sue spiagge, dove era confusa tra la sabbia bianca come neve. Sembra roccia, ma è metallo. Il pianeta né è ricolmo, è la lega metallica più diffusa. Mi è stata donata da mia madre come ricordo della mia terra. Brilla, vedete? E più brilla, più significa che altre pietre sono vicine, e per vicine intendo anche a milioni di anni luce di distanza. Un nutrito gruppo di questi piccoli sassolini è in grado di sprigionare un’energia potentissima. Ma solo se sono vicini. È come se prendessero forza gli uni dagli altri. Non è un caso che le armi dei Gadoriani siano ricavate da questo stesso metallo».

Le spiegazioni di Avril sono dettagliatissime, così dettagliate che non possono essere bugie, ma ho ancora una curiosità che mi preme soddisfare. «E Shantia?»

«Rhio sapeva che Shantia era sulla Terra e fece l’impossibile per trovarla. Quando ci riuscì seppe che aveva dato alla luce un ibrido dalle straordinarie capacità e tentò più volte di rapirlo, ma Samuel dimostrò sin da bambino di essere in grado di tenere testa all’alieno. Così mi è stato raccontato dal diretto interessato. Col passare del tempo, Sam divenne un ragazzo, si innamorò anche lui e… be’, questa parte della storia non spetta a me raccontarla». Avril guarda Samuel e gli concede un sorriso che sa d’amore, devozione e rispetto. Lui lo ricambia con altrettanta dolcezza e annuisce. «Ero convinto che Rhio volesse Shantia, mia madre», commenta, «ma non era solo lei che voleva. Desiderava anche me per sfruttare i miei poteri, non per uccidermi. L’ho saputo in seguito, solo grazie ad Avril. Mia madre non visse abbastanza a lungo per svelarmi tutta la verità, né ci riuscì mio padre. In realtà credo che non volessero dirmi nulla per proteggermi da me stesso e da ciò che sarei stato in grado di fare con le mie capacità: i miei poteri non si erano ancora sviluppati del tutto e, fino a una certa età, cercarono di farmi vivere la normale vita di un qualsiasi adolescente, nonostante la mia natura. Sapevo solo che Rhio odiava la mia razza e che voleva sterminarla per una sorta di maligna follia». Tace per un momento, infine fa per parlare di nuovo, ma viene interrotto da un gemito di frustrazione.

Abby si alza in piedi e si mette al centro del salotto, indicandoci tutti con l’indice. «Tutto molto ben orchestrato, devo dire. Cavolo, vi siete davvero impegnati. Ci ho quasi creduto… i filmati, i piccoli von Trapp, un Truman Show con i controfiocchi. Ma andiamo… la faccenda comincia a somigliare tanto a un episodio di Star Trek, o peggio ancora, di Mignolo e Prof. Credo che possiamo anche smetterla».

Abby sta tremando di nuovo. Sento che nemmeno lei crede a quello che dice. Ha visto quello che posso fare, e sono successe troppe cose fuori dall’ordinario perché possa indurmi a pensare che non è convinta della verità.

«E poi sarei io la stupida», commenta Dakota. Ma anche lei sta tremando. Quello che ha appena saputo è una doccia gelata per chi, come noi, ha sempre creduto a un’altra storia.

«Sentiamo: quale sarebbe il mio potere se è vero che anche io sono… un ibrido?», chiede Abby, completamente indifferente alla frecciata di Dakota.

«Sei una precognitrice. E hai anche il dono della telecinesi. E… be’, sei molto altro, Abby», esordisce Emily. «Ho avuto modo di studiare il tuo dna e mi ha dato le risposte che cercavo. Dovrai solo imparare a gestire la tua forza e le tue capacità… col tempo».

«Cosa sarebbe una precognitrice?»

«Qualcuno che vede il futuro. Ne esistono pochi di ibridi così, ma ce ne sono abbastanza perché siano utili al progetto di Rhio. Attraverso i precognitori riesce ad anticipare tutte le mosse nemiche e, in generale, quello che succede intorno a lui. Se gli ibridi non collaborano, sfrutta i memocatcher per assorbire i loro pensieri, e quindi le loro visioni».

Abby scuote la testa e si tasta la fronte, poi sospira. C’è qualcosa di esasperato nella sua voce quando chiede: «Cosa sono i memocatcher

«Sono degli organismi per metà meccanici e per metà alieni, in grado di raccogliere informazioni con…», risponde Emily.

«Con dei tentacoli metallici alle cui estremità ci sono dei lunghi aghi che ti penetrano nel cervello per risucchiare la tua memoria», la interrompe Dakota. «Ho sperimentato di persona quanto possono essere terribili».

«C’è un modo per fermarli?». Abby fissa lo sguardo su Samuel, ed è incredibile quanto i loro occhi siano simili. La ragazza non sa di essere sua figlia, né di essere discendente di una Gadoriana. È aliena quasi quanto me. Come reagirà alla notizia?

«Ci stiamo lavorando. Un po’ alla volta stiamo smantellando le loro basi. I ribelli sono molti, ma abbiamo perso tanti uomini. I gruppi di ibridi disseminati negli altri Stati sono allo stremo e ne stiamo reclutando quanti più possibile per colmare le perdite. Ma serve tempo per allenarli, istruirli alla lotta. Non è semplice», le spiega Samuel.

«Farete così anche con me?».

L’uomo annuisce.

«Ma la mia vita? I miei amici? La mia famiglia?»

«Non ci sarà più una vita, né degli amici o una famiglia se Rhio prende il sopravvento».

Abby tace per qualche secondo prima di riprendere con voce più cupa: «Qualcuno mi spiegherà mai da dove diavolo spunto? Chi sono i miei veri genitori?».

Nessuno osa parlare, fino a che non è proprio Samuel a parlare. «Quando sarà il momento».

«Tipico». Abby fa un sorriso rassegnato e un sospiro le sfugge dalle piccole labbra. «Ora, se volete scusarmi, esco a prendere un po’ d’aria».

Immediatamente Lexion mi fa cenno con il capo di seguirla. Osservo Samuel che dà il suo consenso e seguo Abby fuori dalla casa. L’avrei fatto comunque, con o senza l’approvazione di suo padre. Non ho nessuna intenzione di allontanarmi da lei.