Capitolo 16
Kevan
Le fruste elettriche stringono polsi e caviglie in maniera inverosimile. La stoffa della tuta, pur essendo concepita per sopportare alte temperature, comincia in parte a sciogliersi attaccandosi alla pelle. Tendo i muscoli per sopportare meglio il dolore; le scariche risalgono per il corpo rendendomi impossibile persino respirare. Chiudo gli occhi con un ultimo lungo spasmo di dolore, quando il polso e la caviglia destri vengono all’improvviso liberati dalla morsa elettrica in cui erano stretti fino a qualche secondo fa. Riapro gli occhi lasciando ricadere il braccio lungo il fianco e vedo il capitano Lexion che tiene stretta la sua frusta elettrica attorno al collo della guardia che mi teneva bloccato.
Ne impugna subito un’altra estraendola dalla cintura con un gesto rapido. La frusta si allunga all’estremità in un fascio di luce elettrificato e serpeggiante che sembra mordere l’aria. Lexion lo scaglia contro l’altra guardia e il nastro ondulato si avvolge a spirale attorno ai suoi fianchi. Il capitano tira verso di sé e la guardia mi lascia andare, perdendo l’equilibrio e cadendo lunga distesa a terra.
In un attimo mi ritrovo a cadere anche io sul pavimento del laboratorio, ma non ho il tempo di lamentarmi per il colpo; con una rapida capriola all’indietro, mi allontano dalla guardia che cerca di riacciuffarmi. Apro la mano e una luce azzurrognola si allarga verso l’esterno. Al suo interno piccoli filamenti di energia si muovono zigzagando come tanti micro fulmini, scagliandosi verso l’obiettivo che do loro: la guardia rimane distesa a terra, il corpo è scosso dalle convulsioni che la mia energia gli provoca fino a che non rimane paralizzato.
Posso finalmente alzarmi e correre in soccorso di Dakota, ma Lexion mi ferma con un braccio. Con un movimento veloce del polso, dà uno strattone alla frusta che stringe ancora il collo della prima guardia che sento spezzarsi con un rumore sordo e rapido. Il capitano poi ritira la frusta e il corpo scivola sul pavimento senza vita.
Le guardie che tengono bloccata Dakota la lasciano finalmente andare, mentre Shentius indietreggia con lo strano oggetto pieno di tentacoli metallici stretto fra le braccia. Lo tiene come se lo cullasse e ora so perché quell’affare è così prezioso. Leggere i pensieri per noi è semplice, ma i ricordi è impossibile. Provo a inseguire il dottore, ma ancora una volta Lexion mi blocca.
«È troppo tardi, Kevan». Mi indica lo schermo su cui campeggia l’immagine di Abby e non posso dargli torto. A quest’ora il mandato di cattura sarà arrivato a ogni Niviuxiano presente sulla faccia della Terra. Vorrei chiedere a Lexion tante di quelle cose. Perché Abby? Chi è davvero? Perché sembra essere così importante? Ma non è il momento giusto.
«Ora va’, ci penso io a Dakota. Va’ da Abby e portala in salvo», ordina Lexion mentre si prepara a lottare contro le due guardie che fanno sibilare le fruste per aria.
«Dove? Dove devo portarla?». Lexion indietreggia e io lo seguo lentamente intanto che le guardie si fanno sempre più vicine. Dakota resta a terra priva di sensi.
«Riceverai istruzioni. Non fare più domande! Vai!».
Non posso andare e lasciarlo combattere da solo, anche se sono convinto che potrebbe farcela. Lexion incrocia il mio sguardo e stringe le labbra impaziente; Shentius, nel frattempo, sparisce oltre la porta di servizio.
«Dannata testa calda», mi rimprovera il capitano, mentre mi passa una delle sue fruste.
Gli concedo un sorriso di sbieco prima di dire: «Facciamo valere l’appellativo di Rivoluzionario». Schiocco la frusta in aria, mi abbasso e la faccio scivolare sul pavimento. L’estremità si attorciglia attorno alla caviglia di una guardia, che perde l’equilibrio e barcolla all’indietro; non cade solo perché Lexion la trattiene attorcigliandole la frusta attorno al collo. Mentre soffoca, l’alieno caccia comicamente fuori la lingua e Lexion stringe di più, lo sguardo deciso, nessun ripensamento, gli occhi lucidi di determinazione, la mascella squadrata tesa nell’atto di stringere i denti, ogni muscolo contratto. Un altro colpo secco. Un altro collo spezzato.
È rimasta solo una guardia. Siamo due contro uno ed è l’unica cosa che sembra fermarci dal compiere l’ennesimo delitto. L’alieno si arrende senza neanche provare a combattere e fugge dal laboratorio a gambe levate.
Lexion mi prende per le spalle e mi spinge via in malo modo. «Devi fare in fretta. Va’ a prendere Abby, è a casa. Proteggila a costo della vita, Kevan, questo è un ordine!».
Guardo Dakota stesa sul pavimento del laboratorio. Sembra inerme ed è sicuramente ferita. «Ci penso io a lei, non preoccuparti, è al sicuro con me. Ci ritroveremo presto, Kevan, ma ora, per l’amor del cielo, vai. Vai!».
Non posso aspettare oltre. Il suo tono sempre più imperioso e preoccupato mi convince ad agire subito, e corro via dal laboratorio. Ripercorro il corridoio fino all’uscita, ma stavolta non c’è solo il bianco ad accompagnarmi. Sul lato destro della parete tanti piccoli schermi digitali si librano nell’aria e su ognuno di essi è presente l’immagine di Abby in ginocchio sul pavimento della palestra, durante il ballo di primavera, seguita dalle parole: ricercata. ibrido. catturare viva.
Mi insegue passo dopo passo e sembra implorare il mio aiuto. Non so cosa farò, non so cosa ne sarà di lei, non so nemmeno chi è davvero, ma adesso ho l’assoluta certezza che è una di loro.
Penso al giorno in cui le ho sfilato alcuni capelli dalla coda con l’intento di farli analizzare e oggi, per mia sfortuna, ho avuto modo di vedere cosa ne ha comportato l’analisi. Una parte di me è sollevata dal fatto di non essere stato complice dell’accaduto, ma non posso fare a meno di provare pena per Dakota. Né io né lei siamo del tutto consapevoli del guaio in cui ci siamo cacciati, ma la differenza è che io sapevo di stare per finirci dentro, mentre lei era all’oscuro di tutto.
Ho soffocato per troppo tempo la curiosità per il mistero che è Abby. Devo sapere. Voglio scoprirlo. Voglio sapere ogni cosa di lei. Sento che è diventata un’esigenza vitale. Nonostante tutto, non riesco a sentirla diversa, non riesco a vederla come una nemica. Non lo è. Presto, mi dico, presto è probabile che tutta la verità verrà a galla, ora devo solo portare via Abby, anche se ancora non so dove.
Al momento mi preoccupo solo di oltrepassare la soglia che conduce all’uscita, dove mi aspettano due guardie. Prima ancora di raggiungerla, raccolgo il potere che mi servirà per liberarmi di loro, sperando che non mi facciano perdere troppo tempo.