Capitolo 7
Kevan
Sento pizzicarmi la pelle quando vedo entrare Abby Allen nella classe, come se qualcuno mi stesse sparando addosso tanti piccoli spilli che si conficcano uno a uno nel mio corpo. Non è una bella sensazione.
Mi tornano in mente le parole di Dakota: «Vedi di avvicinarti alla cosa buffa, intesi?» e un sottile senso di colpa mi pervade. Non sono abituato ad agire nascondendo le mie reali intenzioni. Ma questa è la mia missione, lo scopo della mia vita. Sono un cacciatore di ibridi e non posso dimenticare quanto devo a Rhio. Non posso nemmeno pensare di deluderlo sottraendomi ai miei doveri, anche se vorrei solo essere… normale, per quanto la mia natura me lo consenta.
Abby ha l’aria smarrita mentre si dirige verso il suo banco, come se stesse cercando una via di fuga e trovasse solo muri davanti a sé. Dakota si sbaglia, non è un ibrido, non può esserlo. È così impacciata. Che io sappia gli ibridi non lo sono. A malapena riesce a stare in piedi, questo essere così strano e comico. Non lo so perché, ma mi fa sorridere e più la guardo, più avverto la sensazione di trovarmi davanti a qualcuno di davvero singolare. E allora il senso di colpa prende di nuovo il sopravvento. Se fosse davvero quello che Dakota ritiene che sia – e, ripeto, ho dei seri dubbi in proposito – liberarci di lei mi costerebbe più fatica del previsto.
Ce lo impone la nostra dottrina: mai farsi controllare da emozioni come pietà e compassione, i sentimenti sono il primo ostacolo al compimento della missione. Gli ibridi sono il nemico e vanno estirpati come erbacce velenose dalla faccia della Terra.
Ma onestamente, faccio una terribile fatica a vedere Abby Allen come un’erbaccia velenosa e minacciosa. Sembra più simile a una margherita in un prato, e probabilmente io, o Dakota, o qualcun altro dei nostri, saremo quelli che dovranno schiacciarla se mai i sospetti della mia collega risultassero fondati.
Raggiunge il banco insieme alla sua amica, e si siede dandomi le spalle. Mi lancia un’occhiata di sfuggita prima di sedersi, fingendo un’indifferenza che chiaramente non sente. Il rossore che le imporpora le guance quando le sorrido, conferma la tesi di Dakota: la ragazza ha una cotta per me.
Il treno è al completo, Abby.
Non è solo chi sono a impedirmi di avere rapporti troppo intimi con i terrestri, ma anche e soprattutto quello che provo per la ragazza seduta accanto a me.
È dall’inizio della lezione che Dakota a malapena si accorge della mia presenza. È totalmente concentrata sul capitano Lexion, che ha il solito aspetto fiero, anche nei finti panni del professor Trevor Lexi.
È stato informato su Abby Allen proprio da Dakota che non vedeva l’ora di dimostrare all’uomo che desidera la sua efficienza; quindi ora, in modo discreto e con atteggiamento insospettabile, la tiene costantemente d’occhio. Naturalmente Dakota gli ha riferito anche che farò in modo di procurarmi l’indispensabile per capire se la ragazza è davvero un ibrido. A questo punto, Lexion mi ha espressamente ordinato di concentrarmi su Abby e non ho più potuto rifiutarmi.
Capisco perché insistano tanto affinché sia io a portare a termine questo compito: mi stanno mettendo alla prova. Vogliono testare la mia… umanità, se così possiamo definirla. Sperano che dopo l’ultima volta non me ne sia rimasta molta.
Quelli come noi, con il nostro compito, non possono permettersi di esserlo.
Non dovrò fare granché, dopotutto. Mi basterà recuperare anche solo un capello della ragazza. Dopo aver analizzato il suo codice genetico e scoperto che è solo un’umana come tante, potremo lasciarla vivere in pace.
Per ora i sospetti sono tutti concentrati su di lei. Dakota ne ha paura perché gli ibridi non possono essere riconosciuti come gli alieni. La loro energia extraterrestre è nascosta e mescolata a quella umana. Un giorno tale flusso energetico scoppierà come una bolla, e verranno investiti di poteri che buona parte di loro non riuscirà a gestire, almeno all’inizio. Dovranno combattere contro l’alta probabilità di venire sopraffatti dalla loro stessa forza, se non sarà controllata.
È proprio questa doppia lotta che rafforzerà il loro corpo e aumenterà il loro potere, espandendolo a un punto tale, che in alcuni casi sarà quasi impossibile da contenere. Il corpo alla fine si adatterà, secondo il classico principio dell’evoluzione, solo che non avrà bisogno di milioni di anni per farlo. A volte solo giorni o, nel peggiore dei casi, qualche mese.
“Stai fissando la testa di Abby da un quarto d’ora”, mi dice Dakota entrando nella mia mente. “A che cosa stai pensando?”
“Che ha dei bei capelli”, mento.
“Non è che hai paura di portare a termine il tuo compito?”
“Io non ho paura di niente”.
“Discutibile”.
“Dubiti?”
“Ti conosco”.
“Forse non quanto credi”.
“Meglio di quanto credi”.
Mi lascio andare a un sospiro, tanto che attiro l’attenzione di Abby alla quale si irrigidiscono le spalle.
“Fatela finita voi due.” Il capitano Lexion si intromette nella nostra testa, sorprendendoci. Serro improvvisamente i miei pensieri perché nessuno dei due li possa leggere più, ma Lexion continua. “L’ordine è chiaro, Kevan, e tu non farai altro che eseguirlo. Ti renderò il compito più semplice e ti metterò in condizione di svolgerlo più facilmente”.
“Che cosa intendi, Lexion?”.
Il capitano non mi risponde, si alza dalla cattedra e viene verso di noi. Si ferma a pochi passi dal banco di Abby e la osserva come fisserebbe una mosca bloccata nella tela di un ragno. Abby si irrigidisce ancora di più e la vedo tendersi all’indietro. Lo sguardo di Lexion è freddo, i suoi occhi verdi sono come due raggi laser che la sondano in ogni fibra del corpo. Sono certo che la sta mettendo terribilmente a disagio, posso avvertire la sua energia vibrare.
Stringo i pugni tentando di sopportare questo tipo di comportamento. Lexion ci guarda, e mi consola il fatto che la nota di biasimo nei suoi occhi, è rivolta non solo a me, ma anche a Dakota.
Non abbasso lo sguardo. Continuo a sostenere quello di Lexion. Se solo sapesse quante volte ho desiderato prendere a pugni quella sua bella faccia. Ma non è colpa sua se Dakota è innamorata di lui. Perlomeno ha il buonsenso di non darle troppa corda.
«Ora che la signorina Allen e la signorina Bennett ci hanno onorato della loro presenza, direi che possiamo iniziare la lezione, che oggi…», Lexion fa una breve pausa per poi riprendere, «sarà un po’ particolare. Presumo che ognuno di voi abbia un periodo storico preferito e, se non ce l’avete, trovatevene uno. Signorina Allen, qual è il suo periodo storico preferito? C’è un fatto del passato di questo nostro mondo che l’ha colpita particolarmente?».
Lexion appoggia una mano sul banco della ragazza e si china leggermente verso di lei, scrutandola come farebbe con una cavia.
«La… la Ri-rivoluzione francese», la sento balbettare.
«L’Ancien Régime, il dispotismo. Molto bene, signorina Allen. E ora sentiamo uno dei suoi compagni. Kevan Quill, qual è il periodo storico che ritiene più interessante?».
Sono tentato di nominare un qualsiasi altro periodo storico, ma so perché Lexion mi ha appena fatto questa domanda. «La Rivoluzione francese», dico fra i denti.
Lexion sorride soddisfatto. «Abbiamo appena trovato la nostra prima coppia di studio».
Abby si muove a disagio sulla sedia e dice: «No, professore, io non credo che…».
«Non le piace il compagno che ho scelto per lei, signorina Allen?».
Abby si gira verso di me e mi fa un sorriso imbarazzato, poi torna a guardare il professore. «No, no, anzi. Cioè… voglio dire… è solo che, magari lui preferisce qualcun altro, capisce cosa intendo?»
«No, non credo di capire».
«Solo che… non lo so, magari vorrebbe far coppia con la sua ragazza». Indica con il pollice Dakota, che sorride grata di questo aiuto imprevisto al suo piano per far ingelosire Lexion. Cosa che le riuscirebbe di certo meglio se lui la tenesse in considerazione.
«Sentiamo cosa ne pensa il suo… ragazzo».
Scrollo le spalle e mi appoggio allo schienale della sedia. «Per me non c’è problema, faccio volentieri coppia con Abby».
Le spalle della ragazza si irrigidiscono come il cemento, mentre la sua amica le lancia uno sguardo stupito di sottecchi, che, però, non sfugge ai miei occhi.
«Bene. Una volta che avremo formato tutte le coppie, vi dirò quale sarà il vostro compito».
Nei dieci minuti successivi, si formano diverse coppie di studio. Qualcuno si inventa di tutto pur di stare in coppia con Dakota, ma Lexion la mette insieme a Tess, probabilmente perché mi rimanga vicina e tenga sotto controllo ogni mia mossa, accertandosi che io faccia il mio dovere. Solo gli obblighi verso il capitano e l’affetto verso Dakota mi impediscono di dir loro di fottersi.
«Dovrete preparare un progetto multimediale che descriva tutto il periodo storico di cui vi occuperete: nascita, evoluzione, declino, caduta. Da questo momento, avete una settimana per lavorarci».
Lexion torna a sedersi dietro la cattedra e da lì ci fa cenno di cominciare subito. Dakota si alza nello stesso istante di Abby. Indecisa, la ragazza si sposta dal suo banco a quello della mia compagna. Ha uno sguardo quasi terrorizzato, le tremano le mani, e il suo viso si è riempito di brutte chiazze rosse. Ferma di fronte a Dakota, così perfetta, sicura e algida, sembra un uccellino spaurito, ma mi sorprende di nuovo. Alza impettita la testa, la fissa dritta negli occhi e dice: «Ti dispiace spostarti, giraffona? Non te lo tocco, se è questo che temi».
Dakota solleva un sopracciglio e aggrotta la fronte. È confusa, e le mie labbra si piegano in un sorriso spontaneo. Lo nascondo dietro un pugno, mentre abbasso la testa sul libro di testo.
«Tu hai dei seri problemi, ragazza», ribatte Dakota, guardandomi e dicendomi mentalmente: “Goditela”.
Abby si siede accanto a me, rigida come un tronco d’albero, con il sedere sulla punta della sedia. Alzo leggermente la mano in un cenno di saluto e le sorrido, lei risponde al saluto con l’aria di chi non ha bene idea del perché sia al mondo. Mi chino verso di lei e le dico: «Rilassati, non sono cattivo come sembro».
Sento che trattiene il respiro per tutti i due secondi che le sono troppo vicino. Dopo la breve apnea respira a fondo, e ridacchia piegando la testa verso il banco. Non sembra neanche più la ragazza che mi ha rimproverato per lo spettacolino che io e Dakota abbiamo dato nel corridoio della scuola. È totalmente fuori di testa. Alla faccia della personalità multipla.
«Sono rilassatissima, non si vede?», mi dice respirando velocemente, tanto che temo vada in iperventilazione. Sono divertito, e spero davvero che non sia un ibrido. Non vorrei che le venisse fatto del male.
Batte con insistenza il piede sul pavimento, facendo tremare il banco ogni volta che il suo ginocchio ci picchia ripetutamente contro. Sembra non accorgersene.
«Va tutto bene?». Metto una mano sulla sua nel tentativo di calmarla, ma commetto il primo grosso errore. Non appena le mie dita sfiorano le sue, la vedo saltare dalla sedia e mettersi in piedi, come se avessi fatto scattare una molla. Mi sposto all’indietro allontanandomi leggermente, per un attimo intimorito dalla sua strana reazione.
Anche Dakota si volta verso di noi, come il resto della classe, d’altra parte. Abby non è una che passa inosservata a quanto pare, e per motivi non necessariamente positivi.
Il capitano abbassa il giornale che sta leggendo e con voce calma dice: «Signorina Allen, c’è qualche problema?»
«Posso andare in bagno, professore? Non credo di sentirmi molto bene», risponde Abby con il fiato corto.
«È proprio necessario?». Lexion non è contento di questo imprevisto. Ma di che si preoccupa? Avrò tanto di quel tempo per recuperare un po’ di dna.
«A dire il vero, sì, è proprio necessario. A meno che non voglia vedermi vomitare qui davanti a lei».
Vomitare? Ma che diamine! È questo l’effetto che ho su di lei?
«No, per l’amor del cielo, vada pure. Signorina Bennett, accompagni la sua amica e, se serve, la porti in infermeria.»
Tess Bennett si alza immediatamente e in un attimo è accanto a Abby. La sostiene per un braccio e la accompagna verso l’uscita. Prima che escano dalla classe, Abby sussurra un debole ringraziamento a Lexion. Si volta a guardarmi per un istante, e con la bocca mima uno scusami che mi intenerisce. Pessima cosa.
Sospiro, grattandomi la testa confuso, mentre Dakota mi lancia uno sguardo di rimprovero. Con un’alzata di spalle fingo di leggere un interessante testo sul libro davanti a me, ignorando il disagio che sento al momento.
Davvero il vomito non lo avevo considerato.