Prologo
Alla fine quello che ogni ragazza desidera davvero, è un ragazzo gentile che la sappia amare, abbastanza intelligente da poter sostenere con lui delle interessanti conversazioni, e figo a sufficienza da poterlo esibire senza vergogna con le amiche. Insomma, uno normale.
Questo nella maggior parte dei casi. Non nel mio a quanto pare.
Per una tipa come me, cresciuta a pane e Superman – che è stato sempre l’ideale di uomo a cui ho paragonato tutti gli altri – ogni confronto diventa un tormento. La realtà, infatti, mi offre scenari post apocalittici in fatto di ragazzi. Uno è troppo basso, l’altro troppo magro, l’altro ancora troppo pesce lesso. Non c’è via di scampo.
Non che io sia mai stata un tipo difficile, anzi. Il fatto è che quando la tua mente contorta fissa le sue sinapsi su un obiettivo ben definito, ogni tua reazione è destinata a riassumersi in un Bleah quando il tuo compagno di classe più carino ti invita al ballo di primavera. Poco importa se l’obiettivo in questione è solo immaginario e vaga senza meta nella tua fantasia. Per la cronaca, è privo di volto, ma con una parlantina davvero notevole. Già, dato che è prodotto dal mio cervello iperattivo, non può fare altro che avere una chiacchiera apprezzabile, logorroica oserei dire. Credo sia il minimo se pensiamo che a scuola mi chiamano Abby Fiumidiparole Allen.
In realtà il mio vero nome è Abigail Eglantine Allen, ma fingete che non ve l’abbia detto. È probabile che mia madre fosse fatta quando lo ha scelto.
Eglantine? Ma dài!
A ogni modo, a conti fatti, la normalità non mi ha mai affascinata, ma adesso non diamo giudizi affrettati e non diciamo che Abby Allen è in cerca di un tizio che vola per il cielo con un mantello rosso che gli svolazza sulle spalle, una tutina blu attillata per mettere in risalto i muscoli, e le mutande sui pantaloni. No!
Cerco solo un tipo che mi prenda per la vita – inteso come girovita – e mi porti a volare fra le stelle e, nel mentre, che mi guardi come se fossi l’ottava meraviglia del mondo. Che sia così forte da poter sollevare il pianeta e, nonostante ciò, abbia la delicatezza di una piuma. Non letteralmente, è ovvio. Dove lo trovo uno che vola? Sono solo degli esempi per spiegare come deve essere il ragazzo che cerco.
Essere una nerd senza speranza non vuol dire che io non debba essere anche romantica. Andiamo! Stupidi pregiudizi. Non è che io me ne stia tutto il giorno a recitare le battute di Guerre Stellari, anche se non sarebbe un problema. Conosco la trilogia a memoria.
So anche essere una super sentimentale al momento giusto, e recitare il sonetto numero 116 di Shakespeare su richiesta. L’unico che conosco in verità. E non perché lo abbia letto o sia una fan del Bardo, ma perché mia madre avrà visto Ragione e sentimento qualche migliaio di volte, costringendomi a vederlo insieme a lei. Vuoi o non vuoi, nella scena in cui Marianne recita il celebre componimento in versi del buon vecchio William – guardando in completa adorazione quel tale… come si chiamava? Wickam! Sì, Wickam! Oddio no, quello era in Orgoglio e pregiudizio… insomma, un tale – io fra una sgranocchiata di patatine e pop-corn sapientemente mischiati nella stessa scodella, e un sorso di Coca-Cola, alla fine, l’ho imparato a memoria.
Sono o non sono un genio? E poi dicono che la tv non insegna nulla.
In definitiva, sapete cosa cerco? Cerco un eroe. Probabilmente influenzata da tutti quei nerdosissimi colossal che ho visto fin da bambina, dai Superman degli anni Ottanta, con il compianto Christopher Reeve – pace all’anima sua –, alla più recente serie Smallville. Ovviamente preferisco l’ultima sopracitata perché più adatta alla mia età e perché Tom Welling è decisamente giovane e figo.
Voglio uno così. Già. E per trovarlo non diventerò una straordinaria giornalista d’assalto modello Lois Lane, che a parer mio era piuttosto scema se in tanti anni di film e fumetti non si è accorta che, nonostante gli occhialoni da sfigato, Clark e Superman sono lo stesso uomo. No, non lo farò. E sapete perché? Perché non so un accidente di come si scrive un articolo di giornale. Sono decisamente pessima con le parole.
Troverò il mio uomo qui, nella mia scuola, all’ultimo anno delle superiori.
Ne sono convinta.
Da cosa scaturisce tutta questa determinazione? Non voglio prendervi in giro. Il fatto è che forse e senza forse, quell’eroe, l’ho già trovato.
Ma cominciamo dall’inizio…