III

RIMEDI CONSIGLIATI DA WILLIS (1672),
HEBERDEN (1802) E GOWERS (1892)

Considerare quali rimedi fossero prescritti in epoche più antiche ha un interesse non soltanto storico. Riportiamo perciò, in parte, resoconti sul trattamento dell’emicrania presi da tre testi famosi: di Willis (1672), di Heberden (1802) e di Gowers (1892).

 

 

«Molti rimedi furono somministrati, per conseguire una cura, o piuttosto per un tentativo, lungo l’intero decorso della malattia, sia dai medici più abili del nostro paese, sia seguendo le prescrizioni di altri medici d’oltremare, senza alcun successo o sollievo; ella provò anche rimedi importanti di ogni tipo e forma, ma sempre invano. Alcuni anni prima, un unguento a base di argento vivo le aveva procurato una lunga e fastidiosa salivazione, tanto che ne fu in pericolo la sua vita. Successivamente, per due volte (anche se invano) si tentò di curarla, attraverso un flusso alla bocca, con una polvere mercuriale che era comunemente prescritta dal famoso empirico Charles Hues; con lo stesso insuccesso ella provò i bagni, e le acque di Spa e di ogni tipo e natura; permise frequenti salassi, e una volta anche l’apertura di un’arteria; si era anche fatta incidere, a volte sulla nuca, a volte sulla fronte, e in altre parti. Oltre a quella dei suoi luoghi natii, prese l’aria di altre contee, e andò in Irlanda e in Francia; non c’era medicina – per la testa, contro lo scorbuto, contro l’isteria, tutti gli specifici più famosi – che ella non avesse preso, dal sapiente e dall’ignorante, dal ciarlatano e dalla vecchia; e nonostante ciò, ella dichiarava che non aveva tratto alcunché di cura o di sollievo da alcun rimedio o metodo di terapia, ma che la sua indocile e ribelle malattia rifiutava di essere domata, sorda alle lusinghe di ogni medicina» (Willis, De anima brutorum).

 

«Fra i tentativi di curare questa malattia, le evacuazioni si sono dimostrate non solo inutili, ma nocive; e in particolare i salassi sono stati molto dannosi. I cataplasmi non sono stati tollerati molto bene, e hanno piuttosto aggiunto altre sofferenze a quelle dei pazienti. La corteccia di china è stata provata molto spesso, invano, come pure la radice di valeriana, assafetida, mirra, muschio, canfora, oppio, estratto di cicuta, polveri starnutatorie, vescicanti, caustici, applicazioni di elettricità, impacchi caldi con decotto di cicuta, pediluvi tiepidi, epitemi d’etere, balsamo anodino, spiritus vini, linimentum saponaceum, olio d’ambra, incisione dell’arteria temporale, estrazione di qualche dente; né il sopravvenire di un attacco di gotta modificò in alcun modo tale ostinata indisposizione. Tuttavia, la corteccia di china ha dato qualche saltuario risultato, e non tanto raramente, anzi al punto che è consigliabile raccomandarla per prima: bisognerebbe somministrarne un’oncia, o poco meno, tutti i giorni, per una settimana. L’applicazione di vescicanti dietro le orecchie sembra avere smorzato la violenza degli attacchi; e non mancano esempi dei buoni risultati ottenuti con l’estratto di cicuta somministrato quotidianamente nella massima dose che può essere tollerata senza dar luogo a vertigini. In alcuni casi, quando tutti gli altri rimedi si sono rivelati inutili, un sorso d’acqua con un quarto di grano di tartaro emetico e quaranta gocce di tintura di oppio, preso prima di andare a letto per sei notti consecutive, ha prodotto un beneficio durevole» (Heberden, Capitis dolores intermittentes).

 

«Il trattamento specifico consiste, in primo luogo, nella continua somministrazione di farmaci durante gli intervalli, con l’obiettivo di rendere gli attacchi meno frequenti e meno intensi; in secondo luogo, nel miglioramento degli attacchi stessi. Di regola, le misure terapeutiche che fanno bene durante gli intervalli non hanno alcuna influenza sugli attacchi ... Come ho già detto, misure che sono efficaci in un caso falliscono in un altro, apparentemente del tutto simile ...

«... L’effetto del bromuro sull’epilessia ci induce naturalmente a rivolgerci a esso come probabilmente utile in un disturbo che ha così tanti aspetti in comune con quella malattia ... È soprattutto probabile che esso sia efficace nei casi in cui non ci sono cambiamenti nel colorito del volto, o quando il viso avvampa durante l’attacco. Allora può spesso essere utile combinare con il bromuro la segale cornuta. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, e specialmente quando c’è pallore notevole negli stadi precoci, il farmaco più efficace è la nitroglicerina. Somministrata con regolarità durante gli intervalli, proprio come si fa con il bromuro nell’epilessia, essa ha su molti pazienti un effetto straordinario ... Una combinazione molto utile si ha con la tintura di Nux vomica, con la tintura di Gelsemium, con acido fosforico diluito, oppure con citrato di litina e con lo sciroppo acido di limoni. A volte si trae maggiore beneficio dalla combinazione con bromuro ... Ho trovato queste combinazioni di preparazioni liquide di nitroglicerina con altri farmaci di gran lunga più utili della somministrazione della nitroglicerina in compresse. Non è bene continuare ad assumerla durante un attacco; si può prendere una dose proprio al suo insorgere, ma se non ha effetto bisognerebbe non prenderne più finché l’attacco non è passato; di rado essa allevia i sintomi, e a volte li fa peggiorare...

«Durante un attacco è essenziale il riposo assoluto ... Bisognerebbe evitare ogni stimolazione sensoriale violenta ... Una dose piena di bromuro allevia il dolore, e il suo effetto è potenziato dall’aggiunta di 5÷10 minime di tintura di canapa indiana; la somministrazione può essere ripetuta ogni due o tre ore ... I farmaci che provocano la contrazione delle arterie sono quasi inefficaci; tutto ciò che si ottiene con una dose piena di ergotina è di attutire la martellante intensificazione del dolore lamentata da alcuni pazienti. Sono rimedi popolari tè e caffè forti, che a volte procurano un netto sollievo, cosa che si può anche ottenere con qualche grano di caffeina ...

«Sono state raccomandate come efficaci galvanizzazioni ripetute del sistema simpatico ... Il valore di questo trattamento è, a dir poco, raramente percepibile» (Gowers, A Manul of Diseases of the Nervous System).