Prefazione alla prima edizione del 1970

All’epoca in cui mi trovai di fronte il mio primo paziente emicranico, pensavo che l’emicrania fosse né più né meno che un particolare tipo di mal di testa. Poi, dopo averne visitati altri, capii che il mal di testa non era mai l’unica caratteristica di un’emicrania e, ancora più tardi, che non era nemmeno una caratteristica necessaria di tutte le emicranie. Fui indotto perciò a fare ulteriori indagini su una materia che sembrava ritrarsi di fronte a me e che, quante più cose nuove imparavo su di essa, tanto più diveniva complessa, meno comprensibile, ribelle a ogni tentativo di delimitarla. Mi tuffai allora nella letteratura, ne fui sommerso e poi riemersi, per certi aspetti meglio informato, ma per altri più confuso. Tornai allora ai miei pazienti, che trovai più istruttivi di qualunque libro; e dopo che ne ebbi visitato un migliaio, mi accorsi che la materia aveva un senso.

La complessità delle storie che ascoltavo sulle prime mi aveva sconcertato; in seguito mi affascinò. Mi trovavo davanti a qualcosa che, in pochi minuti, poteva passare da lievissimi disturbi della percezione, del linguaggio, della sfera emotiva e del pensiero, all’intera gamma dei sintomi vegetativi. Ogni paziente con un’emicrania classica mi schiudeva, per così dire, un intero trattato di neurologia.

Dagli interessi neurologici mi riscossero le sofferenze dei miei pazienti e le loro richieste d’aiuto. Ad alcuni potei dar sollievo somministrando loro dei farmaci, ad altri con il magico potere dell’attenzione costante. Con i pazienti più gravi, i miei sforzi terapeutici fallirono finché non cominciai a indagare minuziosamente e con tenacia nella loro vita emotiva. Compresi allora che molti attacchi di emicrania erano impregnati di significato emotivo e non potevano essere studiati con profitto, né tanto meno curati, se non se ne svelavano i precedenti e gli effetti di natura emotiva.

Dovevo adottare continuamente una sorta di doppia visione: considerare cioè l’emicrania simultaneamente come una struttura, le cui forme erano implicite nel repertorio del sistema nervoso, e come una strategia che poteva essere impiegata per qualsiasi fine emotivo o, in ultima analisi, biologico.

Nello scrivere questo libro, mi sono sforzato di tenere sempre bene a fuoco entrambe le prospettive, e di rappresentare le emicranie come eventi sia fisici, sia simbolici. La Parte prima descrive gli attacchi di emicrania nelle diverse forme in cui vengono vissuti dal paziente e osservati dal medico. La Parte seconda riguarda le molte circostanze – fisiche, fisiologiche e psicologiche – che possono scatenare attacchi di emicrania, isolati o ripetuti. La Parte terza prende in considerazione i meccanismi fisiologici dell’attacco di emicrania e discute il ruolo, biologico e psicologico, che possono avere le emicranie e certi disturbi affini. La Parte quarta riguarda gli orientamenti terapeutici e rispetto alle parti precedenti rappresenta sia un corollario, sia un supplemento.

Ho usato un linguaggio semplice ovunque possibile, ricorrendo al linguaggio tecnico dove non si poteva farne a meno. Le prime due parti di questo libro sono principalmente descrittive, mentre la terza è piuttosto esplicativa e dedicata alla riflessione; ma mi sono sempre mosso liberamente, forse troppo, fra l’esposizione dei dati e l’esame del loro significato. Il quadro di riferimento si amplia con regolarità; ma ciò è reso necessario dalla varietà e dall’abbondanza dei fatti, a volte molto singolari, che siamo costretti a considerare.

Mi auguro che tre tipi di lettori possano trovare qualcosa di interessante in questo libro. In primo luogo, coloro che sono afflitti dall’emicrania e i loro medici, che cercano una descrizione comprensibile della sua natura e delle possibilità di curarla. In secondo luogo, gli studiosi e i ricercatori, che troveranno in questo libro un testo di consultazione particolareggiato, anche se un po’ discorsivo. Infine, il vasto pubblico dei lettori inclini alla riflessione (non necessariamente uomini di medicina!), che sono invitati a vedere nell’emicrania un fenomeno con numerose e familiari analogie tra la fisiologia dell’uomo e quella dell’animale, un modello che illumina l’intera gamma delle reazioni psicofisiologiche, ricordandoci più e più volte l’assoluta continuità che esiste fra il corpo e la mente.

 

O.W.S.