Teddy

«Capisco che tu debba andarci, ma perché non posso venire con te?».

«Te l’ho detto, cara, è una cosa di famiglia e poi non ci sarà spazio. Siamo già tanti».

«Tu sei venuto a conoscere la mia famiglia!».

«È diverso. E poi non mi sembra che possiamo definirlo un grande successo, no?».

«Per quanto ti fermi?».

«Non lo so. Quattro o cinque giorni, credo».

Le scostò i capelli dal viso. «Tesoro, smettila di fare storie. I tuoi ti aspettano. Non rovinare la nostra ultima sera insieme».

«Che intendi per “ultima sera”?».

«Domani è la vigilia. Mi aspettano per cena».

«Oh», fece lei con una vocina infantile. «Credevo intendessi l’ultima in senso assoluto».

Non era vero. Teddy ormai conosceva i suoi trucchetti e non gli piacevano. Il punto non erano mai i suoi veri sentimenti, ma quelli che voleva che lui le attribuisse. Gli attraversò la mente l’idea che forse non gli sarebbe dispiaciuto poi tanto se fosse stata davvero la loro ultima sera, ma la scartò subito. Lui l’amava, no?

«Dai, ti porto a cena fuori».