Archie e Clary
Alla fine avevano dovuto rimandare la vacanza per poter partecipare al funerale. I soldi del traghetto li avevano persi, ma la compagnia di noleggio francese aveva acconsentito a dare loro una roulotte per una settimana senza trattenere il deposito. Ma la loro fortuna si limitò a questo. La traversata del Canale fu movimentata e i bambini ebbero entrambi il mal di mare; Clary dovette dare loro una sommaria ripulita in cabina, dove c’erano un gabinetto e un lavandino, cercare in valigia dei vestiti puliti e chiedere a un membro dell’equipaggio un sacchetto dove mettere quelli sporchi. Nessuno riuscì a dormire, in cabina c’era puzza di vomito e i piccoli stettero male per tutta la notte. Archie fece di tutto per aiutare Clary, andò in macchina a prendere le valigie, al bar per le bibite: acqua d’orzo al limone per Harriet e Bertie, brandy e ginger ale per Clary. «Il tuo drink delle emergenze», lo aveva definito lui ed era stato ricompensato con un sorriso stanco ma pieno di gratitudine. Sistemarono i bambini sulle cuccette e passarono la notte a leggere loro dei libri.
Il mattino dopo il cielo era grigio, con deboli raggi di sole, e la giornata cominciò con la lunga procedura per far scendere le macchine dal traghetto. Arrivarono a Saint-Malo e davanti a loro si parò un’ampia schiera di caffè pittoreschi. «Adesso facciamo tutti una bella colazione!», esclamò Archie.
La colazione fu un successo. I bambini andavano pazzi per i croissant e per il café au lait, ma il culmine del divertimento fu quando arrivò un vecchio che faceva lentamente su e giù con un ghepardo al guinzaglio. La cosa naturalmente li mandò in estasi e l’uomo, che chiaramente se ne era accorto, si fermò al loro tavolo. Il ghepardo si chiamava Sonia e il padrone incoraggiò i bambini ad accarezzarle la testa. Archie si rese conto appena in tempo che l’uomo si aspettava una mancia e, non avendo monete, dovette dargliene una molto generosa. Ne era valsa la pena: i bambini erano al settimo cielo.
La vacanza proseguì fra alti e bassi. Piovve molto, ad Archie la gamba doleva più spesso che mai e la roulotte si rivelò uno spazio non certo ideale per trascorrevi lunghe ore. Quando c’era il sole i bambini adoravano la spiaggia, le piscine naturali tra gli scogli, la sabbia: ognuno di loro si appropriava di una piscina e passavano ore a dare la caccia ai gamberetti.
Archie e Clary presidiavano la spiaggia a turno oppure rassettavano la roulotte, stendevano gli asciugamani così da averne sempre qualcuno asciutto per i bambini, facevano la spesa, preparavano il pranzo al sacco. Una volta Bertie si lamentò che il suo panino sapeva di sabbia e Harriet lo rimbrottò: «Certo che sa di sabbia. Perché credi che si chiami sandwich?2».
«In Inghilterra però non sanno di sabbia». Bertie era prossimo alle lacrime.
Clary cercò di pulirgli la manina sudicia e fece altrettanto con il sandwich.
«In Inghilterra c’è stata una guerra gigantesca, e Mrs Burrell a scuola ha detto che mancava tutto. Perciò sarà mancata pure la sabbia, stupidino».
«Io non sono stupido. Sei tu che sei cattiva».
«Non certo quanto te».
Si guardarono in cagnesco.
Archie allora finse di scoppiare in singhiozzi. «Come ho fatto a fare due bambini così cattivi? Deve essere colpa tua». E rivolse un’occhiata torva a Clary, che stette al gioco.
«Colpa tua, vorrai dire. Io non sono cattiva per niente. Sei tu il cattivo!». E si mise a piangere anche lei.
Harriet allora gettò le braccia al collo del padre. «Oh, no, papà! Tu non sei cattivo. E nemmeno mamma». Allungò il braccino per carezzare la madre. «Voi vi volete bene, no? Così Bertie si spaventa. Non litigate, per favore!».
Archie prese la mano di Clary e la baciò. «Mi dispiace moltissimo, tesoro. Non volevo».
«Va tutto bene. Scusami tu». E mentre i bambini assistevano alla scena con sollievo e piacere, Clary disse: «E voi, Harriet e Bertie, anche voi vi volete bene, no?».
Vi fu un silenzio, poi Harriet disse: «Sì, fino a un certo punto». Poi guardò il faccino rosso e prossimo alle lacrime del fratello e s’intenerì un po’. «In effetti sei carino», disse. «Certe volte».
Allora Archie disse: «Abbraccialo, no?».
Harriet obbedì e poi disse: «L’ho fatto anche se puzza di sardine. E sapete che io de-te-sto le sardine!».
Bertie, tornato di buonumore, strillò: «Io voglio un uovo, un uovo sodo, ma non nel sandwich».
Scene di questo genere si ripeterono più volte, soprattutto quando pioveva e i piccoli dopo un po’ si annoiavano di libri e puzzle.
Dal punto di vista di Clary e Archie il momento peggiore era la sera. Qualche volta uscivano a cena, ma verso le nove Harriet e Bertie, dopo tutti quei bagni e quei giochi e quel sole, crollavano sfiniti. Il che poteva anche essere un vantaggio, non fosse stato che, non essendoci pareti divisorie all’interno della roulotte, bisognava fare il massimo silenzio. Una sera provarono a fare l’amore, ma si sentivano entrambi frenati dalla presenza ravvicinata dei bambini. Alla fine portarono due seggiole da campo fuori dalla roulotte e passarono la serata bevendo grappa, fumando e chiacchierando a bassa voce. Bertie aveva spesso incubi, sognava un’enorme medusa urticante e un ghepardo, Sonia, che secondo lui aveva segretamente intenzione di mangiarselo.
In un modo o nell’altro, fu un sollievo per entrambi quando la settimana di vacanza finì. Clary non si era riposata e Archie non aveva toccato un pennello.
2 Gioco di parole intraducibile. Sand in inglese significa ‘sabbia’.