29
24 giugno 1980
Sorgeva un radioso giorno d’estate mentre Juan preparava un biberon in cucina. La sera prima, la sorella del dottor Hidalgo gli aveva portato tutto il necessario e gli aveva insegnato a prepararlo. Sarebbe stata la sua prima volta. Rosario aveva allattato Flora e Rosaura, ma non avrebbe potuto fare altrettanto con quella bambina, visto che il dottore le aveva prescritto una cura antidepressiva fortissima, incompatibile con l’allattamento al seno. In più, gli aveva consigliato caldamente di non farle toccare la figlia. E così, Juan aveva trasferito la culletta in sala e da lì la sentì reclamare il latte. La prese in braccio e sorrise vedendo la forza con cui la bimba succhiava la tettarella. Si chinò su di lei e la baciò sulla fronte mentre il suo sguardo vagava involontariamente fino all’altra culletta, che in un angolo della sala custodiva il corpo dell’altra figlia, un fagottino immobile.
Rosario uscì dalla stanza e, vedendola così bella, il cuore gli si spezzò ancor di più. Indossava un tailleur doppiopetto gessato, era truccata e pettinata, e nessuno avrebbe detto che avesse partorito meno di dodici ore prima.
«Rosario… portami con te», la supplicò una volta ancora.
Lei non si avvicinò neppure. Ferma in mezzo alla sala, rivolse uno sguardo alla bimba che il marito teneva in braccio e si girò verso la finestra.
«Ormai è deciso, Juan, è la cosa migliore. Tu devi rimanere qui per badare alle bambine e al negozio, mentre io andrò a San Sebastián e mi occuperò della sepoltura. Ho già chiamato i miei fratelli e mi stanno aspettando. Domani sono di nuovo a casa».
Lui chiuse gli occhi un istante, radunando le forze.
«Lo so che vuoi seppellirla lì, e io sono d’accordo, ma… devi proprio portartela via così?»
«Ne abbiamo già parlato, no? Non voglio che si sappia in giro, e devi promettermi che non lo dirai a nessuno, neanche a tua madre. È nata una bambina, e ce l’hai tra le braccia. Se per caso qualcuno mi vede uscire, diremo che ho portato la bimba in ospedale perché aveva un po’ di tosse. Domani al mio ritorno diremo che sta bene».
Rosario guardò fuori dalla finestra.
«Il taxi è arrivato».
Juan si affacciò a controllare: era un taxi di Pamplona. Come sempre, Rosario aveva pensato a tutto. Quando si girò, vide che la moglie afferrava la borsa e si chinava sulla culla della bimba morta per prenderla in braccio con mani esperte e la avvolgeva in uno scialle finissimo stringendola tra le braccia come se fosse viva.
«Ci vediamo domani», lo salutò lei, reggendo il fagotto quasi con amore materno.
Lui la guardò estasiato per qualche secondo: il suo aspetto non era molto diverso da quando aveva portato le altre figlie in chiesa il giorno del battesimo. Abbassò lo sguardo, strinse la piccola tra le braccia e per la prima volta in vita sua si girò per non essere costretto a vedere la moglie.