Capitolo 9

Emma

Immaginate di giocare una partita di freccette in cui la posta in gioco è la vostra vita.

L’impressione è esattamente la stessa.

La capsula mi fluttua accanto, con i propulsori che correggono costantemente la posizione.

Salta, diceva il messaggio.

Vogliono che mi sganci dalla stazione spaziale e salti nella capsula. Capisco la loro logica. Non vogliono avvicinarsi troppo; se la capsula entra in collisione con il relitto della stazione spaziale, potrei restare intrappolata. Mi taglierebbero in due oppure rimarrei paralizzata.

Un’opzione è quella di sganciarmi dalla stazione e allontanarmi subito. Chiamiamola “opzione freccetta”. Se fallirò, mi ritroverò semplicemente a fluttuare nello spazio. I miei compatrioti sulla Terra hanno posizionato la capsula in modo che io mi trovi tra essa e il nostro pianeta, così se la mancherò, almeno non mi incendierò nell’atmosfera. Ma è un’opzione che non mi convince.

Scelgo l’alternativa. L’opzione non-freccetta. Chiamiamola l’“opzione smart”, ovvero raggiungere la capsula a metà strada anziché volare là fuori.

Mi libero dal relitto della stazione spaziale spingendomi piano con le gambe, fluttuo nello spazio avanzando lentamente verso la capsula. Provo una fastidiosa sensazione d’impotenza, come se camminassi su una corda senza la rete sotto.

La capsula si avvicina ancora un po’, sbuffando pennacchi bianchi, come un drago che avanza verso di me. Il rombo dei propulsori aumenta. Immagino l’operatore a Terra che sta cercando di allinearla, con il sudore che gli imperla la fronte.

Sono a sei metri dall’obiettivo.

Quattro metri.

Sto deviando a sinistra.

Tre metri.

L’ho presa troppo larga. Forse posso aggrapparmi al bordo e issarmi dentro.

La distanza sta aumentando.

I propulsori ora vanno al massimo e la capsula punta dritto verso di me.

Succede tutto in un attimo. Il connettore di attracco mi risucchia e mi ritrovo dentro la capsula.

Sono nello scompartimento dell’equipaggio e fisso le pareti bianche tappezzate di strumenti dove campeggia un grande cartello con la scritta in lettere maiuscole:

DAI TUOI AMICI

SULLA TERRA

CON AMORE

La guardo per un istante e poi scoppio a piangere, scossa dai singhiozzi. Per la prima volta da quando la stazione spaziale è andata distrutta, penso che sopravvivrò.