CAPITOLO 55
Poco dopo le quattro e mezzo di mercoledì mattina, Tracy si alzò e si diresse al Centro di Giustizia. Parcheggiò nel posteggio custodito e prese l’ascensore fino al settimo piano, dove arrivò qualche minuto dopo le cinque e mezzo, abbastanza presto perché la maggior parte dei detective non ci fosse ancora, con l’eccezione di un noto mattiniero. Tracy aveva perso il diritto ad accedere al sistema quando Nolasco l’aveva assegnata ai compiti amministrativi. Entrò nell’open space dell’A Team e trovò la sedia di Faz vuota ma il computer acceso. Si sedette, pronta a digitare sulla tastiera.
«Cavoli! Professoressa» esclamò Faz mentre entrava nell’open space con le pagine sportive ripiegate. «Che ci fai qui a quest’ora?»
«Non sapevo se c’eri» disse lei. «Nolasco mi ha fatto ripulire la Stanza del Cowboy.»
«Già, ho saputo. Mi spiace.»
«Speravo di trovare una copia di quelle riprese fuori dal Pink Palace, per mandarla in magazzino insieme al resto.»
Faz la guardò a occhi sgranati. «E pensavi di farlo alle cinque e mezzo del mattino? Che succede, Professoressa? Non puoi contare balle a un contaballe.»
Tracy aspettò che un detective dell’unità Furti passasse. «È ancora nel computer da qualche parte, Faz?»
«Non lo so. Ho sentito dire che avevano mandato tutto all’isola che non c’è e che l’avrebbero fatto scomparire.»
«Parlo del tuo computer.»
«Non è Bankston, giusto?»
«Non lo so, ma credo di no, Faz. Hai ancora una copia sul tuo computer?»
«Cazzo, mi conosci, Professoressa. Non sono capace di cancellare niente.»
Tracy si alzò e guardò sopra le pareti divisorie per vedere se c’era qualcuno in giro. Faz si sedette e iniziò a navigare fra diversi portali.
«Ce l’ho» disse.
«Fallo partire.»
«Non si riesce a leggere la targa, Professoressa. Melton l’ha ingrandito ma è comunque illeggibile.»
«Fallo partire lo stesso.»
Faz avviò il video, che la squadra di Melton aveva schiarito e reso meno sgranato. Walter Gipson e Angela Schreiber facevano il giro dell’edificio diretti alla macchina di Gipson. Tracy fissò l’angolo superiore sinistro dello schermo, dove c’era la strada, in attesa che comparisse l’auto. Che passò e uscì dall’inquadratura. Gipson aveva lasciato il parcheggio e si era immesso nella strada.
«Bene, rallenta» disse Tracy.
Faz premette un paio di tasti. L’immagine avanzava un’inquadratura dopo l’altra. Tracy aspettò. L’altra auto entrò nell’immagine.
«Bloccalo.»
Tracy si chinò verso lo schermo.
«Niente» disse Faz. «Non si riesce comunque a leggere la targa.»
«Un attimo.» Tracy prese il mouse e lo spostò per ingrandire l’immagine.
«Troppo sgranata» disse Faz. «Non si vede.»
Tracy però non guardava la targa. Fissava la griglia anteriore subito sotto il cofano e il cerchio con la L inclinata. Una Lexus.