CAPITOLO 5

Tracy si svegliò verso le quattro del mattino, dopo aver dormito poco e male. Non voleva svegliare anche Dan, così scese dal letto senza fare rumore. Rex e Sherlock si alzarono a sedere sulle loro cucce e la guardarono. Tracy prese il cellulare e la Glock dal comodino, afferrò la vestaglia appesa dietro la porta e uscì dalla stanza. Rex tornò ad accucciarsi con un gemito esausto, Sherlock invece stirò le zampe e inarcò la schiena, poi la seguì, come se la galanteria glielo imponesse.

Tracy chiuse la porta della stanza e accarezzò il pomolo ossuto sulla testa dell’animale. «Sei proprio un bravo cane, lo sai?»

Quando fu in cucina, si preparò un tè e ricompensò Sherlock con un osso finto. Ora che Dan si fermava spesso da lei, ne teneva sempre un sacchetto nella dispensa. Sherlock la seguì in sala da pranzo e si lasciò cadere ai suoi piedi quando lei si sedette al tavolo. Tracy continuò ad accarezzargli la testa mentre sorseggiava il tè, dando al corpo e alla mente il tempo di svegliarsi. Un corno da nebbia gemette di nuovo e Sherlock drizzò per un attimo le orecchie, prima di tornare a masticare il suo osso. Fuori dalle porte a vetri scorrevoli, la nebbia nascondeva ancora quasi tutta la vista. Fatta eccezione per Sherlock che masticava e qualche saltuario scricchiolio della casa, Tracy era avvolta nel silenzio.

Aprì il portatile e premette un tasto. Dallo schermo provenne un bagliore azzurrato. Digitò rapidamente e aprì la pagina web del dipartimento di Giustizia di Washington, inserì il proprio nome utente e la password ed entrò in HITS, il database che conteneva le informazioni su più di ventiduemila casi di omicidio e stupro, negli stati di Washington, Idaho e Oregon. I detective potevano effettuare ricerche con parole chiave come “corda” e “cappio” per trovare casi simili ai loro. Tracy aveva ristretto i casi simili a 2.240, poi era arrivata a un numero molto più gestibile di quarantatré, limitandosi alle vittime che non erano state stuprate.

Lei e Kins si erano stupiti quando il rapporto del medico legale aveva rivelato che non c’era traccia di sperma nelle cavità corporee di Nicole Hansen e nessun segno di spermicida o lubrificante che potesse far pensare all’uso di un preservativo. Hansen non era stata stuprata dalla persona che l’aveva uccisa. Tracy aveva iniziato a vagliare i quarantatré casi di notte, ma era un lavoro lento e laborioso. Il modulo di HITS richiedeva al detective che si era occupato del caso di rispondere a più di duecento domande, dalla modalità della morte alle caratteristiche della vittima in grado di identificarla, come tatuaggi o voglie, fino a ogni genere di informazioni sulle persone coinvolte. Le scartoffie erano il tormento di ogni detective e Tracy non si era stupita di trovare parecchi questionari che erano tutto fuorché completi.

«Tu che ne dici, Sherlock?»

Il grosso cane alzò la testa dall’osso e la guardò.

«Hai qualche intuizione?»

Il cane inarcò le sopracciglia con aria interrogativa.

«Non importa. Torna al tuo osso.»

Dopo un’ora di lavoro, aveva eliminato altri tre casi, si era preparata un altro tè e aveva mangiato due fette di pane tostato. Sherlock era disteso su un fianco e russava piano. Tracy lo invidiava. Oltre i vetri, gli edifici del centro di Seattle erano emersi dalla nebbia, le silhouette scure contro il cielo color ruggine del mattino, che le fece tornare in mente il proverbio che aveva imparato da bambina. “Rosso di sera bel tempo si spera. Rosso di mattina mal tempo si avvicina.” Sperava che si sbagliasse.

Guardò l’ora sul computer e decise che avrebbe fatto in tempo a controllare ancora un file prima di svegliare Dan. Inoltre voleva portare una tazza di tè all’agente seduto nell’auto di pattuglia. Tracy aveva fatto diversi appostamenti. Non era il massimo del divertimento, soprattutto quando dovevi andare in bagno. Gli agenti uomini potevano portarsi una bottiglia allo scopo. Per lei non era così semplice.

Fece scorrere il modulo successivo. Beth Stinson viveva da sola quando era stata assassinata nella sua casa nella zona nord di Seattle. Tracy scorse la descrizione della morte della donna e il suo interesse aumentò quando lesse le parole CORDA e CAPPIO. Stinson era stata trovata nuda sul pavimento della stanza da letto, con un cappio attorno al collo, i polsi legati dietro la schiena e uniti alle caviglie. Le pulsazioni di Tracy accelerarono. Il detective che si era occupato delle indagini aveva annotato che il letto di Stinson era fatto, un dettaglio che doveva essergli sembrato insolito, visto che la donna era morta nelle prime ore del mattino. Tracy e Kins avevano avuto la stessa reazione davanti al letto rifatto nella stanza del motel di Nicole Hansen.

«Nessuna indicazione di effrazione» lesse ad alta voce, gli occhi che avanzavano rapidi. «Nessuna indicazione che l’assassino abbia frugato in giro o messo a soqquadro la casa.» La borsetta della vittima era stata trovata sul bancone della cucina, con ben 350 dollari nel portafogli. Anche i gioielli nella stanza non erano stati rubati. «Non è stata una rapina.»

Tracy scorse rapidamente la sezione dedicata alle domande sullo stile di vita di Stinson. Ventun anni, la ragazza lavorava nella zona nord di Seattle, come contabile in un megastore. Niente di quanto riportato nel modulo lasciava pensare che avesse una vita sfrenata, che si portasse uomini a casa o che le piacessero il bondage e il sesso violento.

Fece scorrere la pagina fino alla domanda 102, che stabiliva se il crimine fosse stato “a sfondo sessuale”. Era stata barrata la casella del sì. Passò alla domanda 105.

 

Sono state trovate tracce di sperma nelle cavità corporee della vittima?

image No

image

 

«Che cosa?» esclamò Tracy a voce alta.

Tornò a leggere le due domande. Le risposte sembravano contraddittorie. Era possibile che l’assassino avesse usato un preservativo, ma Tracy non poteva saperlo, a meno che non fosse indicato nel rapporto del medico legale. Considerato che il crimine risaliva a nove anni prima, non avrebbe trovato quell’informazione online.

Passò alla sezione dedicata al colpevole. Wayne Gerhardt, ventotto anni, idraulico impiegato presso la Roto-Rooter, era stato chiamato da Beth Stinson il pomeriggio precedente. Fatta eccezione per un arresto per guida in stato di ebbrezza, non aveva precedenti. I detective avevano trovato l’impronta di uno scarpone sporco sul pavimento della camera da letto, che coincideva con la suola di un paio di scarponi trovati nell’armadio dell’appartamento di Gerhardt. Le impronte di Gerhardt erano state prelevate dalle superfici del bagno, della stanza da letto e dal bancone della cucina.

Tracy passò alla domanda 135, in cui si chiedeva se il sangue e lo sperma di Gerhardt o altre prove, come i peli, fossero stati rinvenuti nel corpo della ragazza. La casella barrata era quella del no.

Trovò che anche quello fosse strano. Perché un assassino avrebbe dovuto disseminare impronte ovunque e poi preoccuparsi di non lasciare altre prove? Non aveva senso.

Le somiglianze con i dettagli della morte di Nicole Hansen erano abbastanza da poter tirare fuori il fascicolo e parlare con i detective che ci avevano lavorato, così Tracy tornò in cima al modulo.

 

4. Agente/Detective Cognome: Nolasco. 5 Nome: Johnny.

 

«Merda» esclamò. Poteva scordarsi che Johnny Nolasco la aiutasse a frugare in uno dei suoi vecchi fascicoli.

Il cellulare vibrò sul tavolo del soggiorno. Sherlock scattò a sedere come se avesse appena preso la scossa. Il numero sul display la lasciò perplessa. Lei e Kins non erano reperibili quella notte.

Allora perché il sergente di turno la chiamava?