CAPITOLO 13

Il mattino dopo, Tracy e Kins erano con Rick Cerrabone in una sala riunioni del tribunale della contea di King, a bere caffè nero e a rivedere le prove rinvenute nella stanza dell’Aurora Motel Inn. Tracy risentiva delle poche ore di sonno. I riflettori si erano accesi altre due volte durante la notte. Li aveva ignorati. Ora sentiva un dolore sordo che pulsava contro le tempie e sopra la fronte, e l’ibuprofene che aveva preso contro il dolore le aveva agitato lo stomaco vuoto. A giudicare dall’aria tirata di Kins, anche lui non doveva essere messo molto meglio.

«Forse è stato imprudente» disse Kins, che sedeva ingobbito sopra una tazza di cartone. Si chiedevano come fosse possibile che le impronte di Walter Gipson fossero al motel e il suo DNA no. «Non può presentarsi con i guanti, giusto? Quindi li infila in bagno e poi ripulisce ogni superficie dopo averla uccisa, ma questa volta è stato sbadato.»

«Non ce lo vedo un tizio tanto prudente che lascia un’impronta» disse Tracy.

«Le ha bruciato le piante dei piedi. Se l’ha fatto per accelerare il processo, forse andava di fretta e non è stato abbastanza attento.»

«O forse voleva solo vederla soffrire di più» osservò Tracy.

Cerrabone si era tolto la giacca e l’aveva appesa con cura sulla sedia accanto alla sua. Non c’era una sola piega nella camicia bianca ben inamidata, e la cravatta rossa era un classico delle autorità governative. Quel mattino lo aspettava un processo. «Che cosa sappiamo per certo?» chiese.

Avevano meno di quarantotto ore a disposizione prima che Walter Gipson avesse diritto per legge a un’udienza preliminare, durante la quale Cerrabone avrebbe dovuto convincere il giudice che c’erano abbastanza prove per trattenerlo per l’omicidio di Angela Schreiber.

«Le ballerine del Pink Palace hanno confermato di averlo visto lì» disse Kins, leggendo da una delle dichiarazioni dei testimoni raccolte da Faz e Del. «Sembra che Angela Schreiber l’abbia portato in camerino una volta.»

«Lui non nega che sia successo» disse Tracy.

«E le riprese nel parcheggio del Pink Palace mostrano Angela Schreiber che si allontana con lui poco dopo l’una del mattino» disse Kins.

«Altra cosa che ha ammesso» disse Tracy.

Kins sfogliò le pagine del rapporto. «Dal registro delle chiamate risulta che ha chiamato spesso Angela Schreiber negli ultimi due mesi.»

«E lui non nega di averlo fatto.»

«Il segnale del ripetitore dal suo telefono coincide con il segnale del telefono di Angela Schreiber, quella sera.»

«Ma c’è anche il segnale del ripetitore della zona est del lago Washington, proprio intorno all’ora in cui Gibson dice di essere tornato a casa.»

Kins abbassò il rapporto. «Ti odio quando fai così.»

Tracy scrollò le spalle. «Meglio io che un avvocato difensore.»

«E il Dancing Bare?» chiese Cerrabone.

«Faz e Del hanno mostrato lì la sua foto. Nessuno l’ha mai visto» disse Tracy.

«Che altro?» chiese il procuratore.

«È un mago con i nodi» rispose Kins.

«Dice di non essere mancino» aggiunse Tracy.

«Forse. Non lo sappiamo ancora con sicurezza. Sappiamo che era più infatuato di lei di quanto avesse ammesso.» Kins fece scivolare sul tavolo le copie delle fotografie che avevano trovato nel capanno degli attrezzi e continuò a parlare mentre Cerrabone le osservava. «Queste sono state scattate nella stanza al motel, e almeno in una Schreiber è a quattro zampe.»

«Ma senza una corda al collo» osservò Cerrabone.

«Senza una corda al collo» concordò Kins.

«Qualcos’altro?»

«Aveva preso la stanza per più di un’ora» disse Tracy.

«Ha detto che la moglie era via. Non doveva correre a casa.» Kins le scoccò il suo sorriso del genere “Lo so fare anch’io l’avvocato del diavolo”.

«Perché sarebbe importante?» volle sapere Cerrabone.

«Tracy pensa che abbia preso la stanza per più di un’ora perché doveva vedere qualcuno dopo Gipson» disse Kins.

«È quel che fanno le prostitute, Kins» disse lei. «Non ci sarebbe niente di strano.»

«Mi spiace, ma non mi convince» rispose il collega. «Insomma, quante probabilità ci sono? Gipson la porta in quel motel e fa sesso con lei, e a ucciderla è il tizio che arriva dopo? Questo farebbe di Gipson il figlio di puttana più sfigato del pianeta.»

«Che cosa dice il proprietario del motel?» chiese Cerrabone.

«Dice che il massimo sono due ore» rispose Kins, «ma che non segna i pagamenti in contanti.»

Cerrabone guardò Tracy. «Tu non credi che sia stato lui?»

Le scoppiava la testa. Aveva bisogno di mangiare e di dormire. E quest’ultima cosa poteva scordarsela per un bel po’. «Non lo so.»

«Qualcos’altro?»

«Non so. Insomma… mette incinta la fidanzata e la sposa. Parlando con lui ho intuito che non fosse entusiasta all’idea, ma ha fatto la cosa giusta.»

Kins fece una smorfia. «Ridgway si sposò due volte, ma questo non toglie che fosse uno psicopatico del cazzo. Usava il bambino per attrarre le donne. Questi tizi agiscono per motivi che non capiremo mai.»

«Sto solo dicendo che è una cosa di cui tenere conto, insieme a tutto il resto. Non sto dicendo che faccia di lui un boyscout» ribatté Tracy.

Cerrabone picchiettava sul tavolo l’indice e il medio. «Potremmo cavarcela, all’udienza preliminare, ma non arriveremo oltre la notifica dei capi d’accusa e l’istanza di rigetto. E se intento una causa, avremo giocato le nostre carte e la stampa sarà venuta a conoscenza delle somiglianze con Nicole Hansen.»

«E a quel punto si salvi chi può» disse Kins.

Cerrabone guardò l’orologio, si alzò e infilò la giacca. «Se salta fuori qualcosa, fatelo sapere al mio ufficio.» Non sembrava ottimista. Arrivato alla porta, si voltò. «Non abbiamo nessuna prova che lo colleghi a Hansen?»

«Per il momento no» rispose Tracy.

 

Vista la mancanza di prove, Tracy non si stupì quando Cerrabone chiamò nel tardo pomeriggio, mentre lei e Kins tornavano da un negozio che vendeva attrezzatura per la pesca con la mosca. Avevano mostrato alcuni esempi delle mosche di Gipson al proprietario e gli avevano chiesto se fosse in grado di stabilire se la persona che li aveva annodati era mancina.

«Per fare qualcosa di così complicato» aveva detto il tizio, «dovrebbe essere in grado di annodare bene con tutte e due le mani.»

Fantastico, aveva pensato Tracy.

Cerrabone disse quello che Tracy già immaginava. «Non procediamo.»

Tracy nutriva un profondo rispetto per lui. Cerrabone non era il tipo che evitava di affrontare un caso se temeva di perderlo, come alcuni suoi colleghi che sceglievano con cura i casi per non avere troppi insuccessi alle spalle. Questa volta però la sua era una decisione sensata. Non avevano abbastanza prove e l’ultima cosa che volevano era affrontare un’udienza preliminare e fornire alla stampa un motivo in più per criticarli, una volta che il giudice avesse liberato Gipson e l’ennesimo omicidio fosse rimasto irrisolto.

Dopo aver chiuso la telefonata con il procuratore, Tracy svoltò l’angolo verso l’ufficio di Nolasco per inoltrare una richiesta. Temeva di conoscere già la risposta, ma voleva poter scrivere nel fascicolo di averci provato.

«Vogliamo far seguire Gipson» disse.

«Pensate a fare il vostro lavoro e io non dovrò autorizzare spese inutili» fu la risposta di Nolasco.

Quella sera, Walter Gipson, amante delle prostitute e dei bei motel, nonché abile creatore di intricate mosche per la pesca, uscì dalla prigione della contea di King come un uomo libero.