15.
Passo falso
Mercoledì 27 giugno 2018, al termine della nostra visita alla vicina di Cologny, Scarlett aveva cercato di contattare Arma, l’ex domestica degli Ebezner, ma senza successo. Le aveva lasciato un messaggio in segreteria, pregandola di richiamare prima possibile. Dopodiché avevamo approfittato della nostra presenza a Ginevra per recarci alla Banca Ebezner, in rue de la Corraterie. Nell’immenso atrio dell’istituto, fummo accolti da un usciere.
“In cosa posso esservi utile?” ci chiese.
“Vorremmo incontrare il presidente della banca,” annunciò seccamente Scarlett.
“Avete un appuntamento?” s’informò l’usciere.
“No.”
“Sono spiacente, signora, ma se non avete un appuntamento, credo che sia impossibile. Di cosa si tratta?”
“Dell’omicidio che ebbe luogo nella camera 622 del Palace de Verbier. Lei saprà senz’altro di cosa parlo.”
L’usciere non manifestò alcuna sorpresa. Si ritirò in disparte per fare una telefonata. Riuscii a sentire solo la fine della conversazione: “Li faccio salire immediatamente.”
Pochi minuti più tardi venivamo ricevuti in un salottino privato dal presidente della banca, che non sembrava molto felice di vederci.
“Che razza di modi sono questi?” protestò. “Piombare qui così, senza preavviso, e pretendere di incontrarmi!”
“Noi non abbiamo preteso niente,” chiarì immediatamente Scarlett. “Eravamo dalle parti della banca e siamo soltanto passati a vedere se era libero. Naturalmente, se questo per lei non è un buon momento e desidera fissare un appuntamento più in là, torneremo volentieri.”
“Voi non tornerete!” dichiarò il presidente in un tono categorico. “Ho interrotto un appuntamento importante proprio per dirvi questo: il caso è archiviato, e io non intendo permettervi di sollevare un polverone attorno a quest’istituto.”
“Chi ha parlato di polverone?” gli feci notare.
“Se lei si trova qui, è per scrivere un libro, no? Cosa è successo: era a corto di ispirazione e allora si è detto che poteva riaprire un vecchio caso? La sua è una condotta indegna! E dire che i suoi libri mi piacevano: ora non li leggerò più.”
“Il caso non è archiviato,” precisò Scarlett. “Il colpevole non è mai stato smascherato.”
“È archiviato nel ricordo della gente, ed è questo che conta per me. Tutti hanno dimenticato questa storia, e per la banca è meglio così. Voi non vi rendete conto, ma dopo quell’omicidio abbiamo dovuto penare per risalire la china. I clienti erano preoccupati, la banca destabilizzata, siamo stati messi a dura prova. Adesso che tutto va per il meglio, è fuori questione che voi veniate qui a riaprire questa vecchia cicatrice arrecando danno all’istituto! Avviserò subito i miei avvocati, e vi metto in guardia: se non desisterete, farò vietare il suo libro. E credetemi, sono molto influente!”
Al momento di lasciare la banca, l’usciere che ci aveva accolti ci fermò nell’atrio.
“Spero che il vostro appuntamento sia stato fruttuoso,” disse in tono di confidenza.
“Non molto,” rispose Scarlett.
Allora l’usciere le fece scivolare discretamente in mano un pezzetto di carta. Poi voltò le spalle e tornò dietro il banco della reception.
* * *
“Non sono certo di avere compreso quello che è appena successo,” dissi a Scarlett mentre ci allontanavamo dalla banca a passo spedito lungo rue de la Corraterie.
“Neanch’io, ma non tarderemo a scoprirlo.”
Mi mostrò il biglietto che le aveva dato l’usciere:
Ci vediamo tra un’ora
nella sala da tè di rue de la Cité.
Rue de la Cité era una via pedonale della città vecchia situata alle spalle della Banca Ebezner. Nella strada c’erano diversi negozi e qualche ristorante, ma una sola sala da tè. Non potevamo sbagliarci. Ci accomodammo e ne approfittammo per mangiare qualcosa nell’attesa che l’usciere ci raggiungesse.
In capo a un’ora vedemmo aprirsi una porticina nascosta nell’edificio di fronte e capimmo che si trattava della banca. Ne sbucò l’usciere, che attraversò la stradina a passo spedito per raggiungerci.
“Alcuni clienti utilizzano quella porta per lasciare la banca in tutta discrezione,” ci spiegò l’usciere.
“A quanto pare anche alcuni impiegati,” osservò Scarlett.
Quel commento lo divertì.
“Perché siete interessati all’ultimo Gran Weekend e a quell’omicidio?” chiese.
“Lui è lo scrittore,” disse Scarlett, accennando a me col mento, “e sta lavorando a un libro sull’argomento.”
“È soprattutto lei a essersi appassionata a questa storia,” precisai.
“Ma l’omicidio non è mai stato chiarito,” ci ricordò l’usciere.
“Appunto,” riprese Scarlett. “Vorremmo capire cosa può essere successo.”
“Non vi nascondo che anch’io sono curioso di scoprirlo. Dopo tanti anni, questa storia continua ad assillarmi. Mi mancano sei mesi alla pensione e ho l’impressione che mi sia sfuggito qualcosa... Vorrei davvero capire come si è potuti arrivare a tanto. In effetti, non sta bene che un impiegato vada in giro a raccontare queste cose. Mi raccomando, non faccia figurare il mio nome nel suo libro: potrei avere delle noie!”
“La indicherò unicamente con il termine di ‘usciere’, se per lei va bene,” suggerii, estraendo il mio taccuino per trascrivere il suo racconto.
“Benissimo,” disse l’uomo.
“Conosceva la vittima?” chiese Scarlett.
“Conoscere è una parola grossa. La incrociavo ogni volta che andava e veniva da qui. Sa, noi uscieri non siamo molto considerati. Però, qualche giorno prima dell’omicidio, in banca è successo qualcosa di insolito. Me ne ricordo bene. Un uomo si è presentato alla reception. Me ne ricordo perché era vestito in maniera piuttosto strana. Ha lasciato una busta ed è scomparso, rifiutandosi di dare il nome.”
“A chi era indirizzata la busta?” chiese Scarlett.
“Macaire Ebezner. C’era scritto che bisognava recapitargliela con la massima urgenza. Quindi l’ho fatta portare immediatamente al signor Ebezner. E questo l’ha messo in grande agitazione.”