Epilogo
Londra, gennaio 1893
L’aria fredda le ghiacciò la gola appena uscì dal civico cinque di Dunlop Place. Il naso le pizzicava, si stava sicuramente arrossando. Guardò il cielo lattiginoso pieno di nuvole che offuscavano l’orizzonte.
Si fermò accanto alla ciotola del latte di Dinah e si voltò a guardare attraverso i vetri smerigliati della finestra del salotto. Si intravedeva il fuoco del camino; l’albero di Natale pendeva sotto il peso dei finti bastoncini di zucchero e delle decorazioni, avvizzito e pronto a essere disfatto. Secondo Ada avrebbero dovuto portarlo via molti giorni prima perché lasciarlo là portava sfortuna, ma Ralph non aveva voluto sentire ragioni.
Olivia gli sorrise attraverso il vetro, era seduto sotto l’albero a ricaricare il pupazzo a molla di Gus. Si era sempre rifiutata di mandarlo in collegio, aveva preferito iscriverlo a una scuola primaria a Maida Vale. Ralph alzò lo sguardo, come se avesse percepito di essere osservato, e agitò il braccio paffuto di Gus che sorrise sdentato.
Ormai aveva due anni e con le sue guance rotonde assomigliava sempre di più a Clara.
Faceva ancora male rivederla in lui, ma ogni giorno era un po’ meno dura.
Olivia ricambiò il saluto e si voltò. Il ghiaccio sottile scricchiolava sotto i suoi piedi. La prima pagina dei giornali era ancora dedicata alla notizia che l’aveva scioccata, ma non stupita: l’omicidio irrisolto dell’illustre uomo d’affari, il signor Alistair Sheldon, e del commissario Archibald Wilkins, tutore dell’ordine di lungo servizio. Colpi sparati a bruciapelo a dicembre, all’ingresso del ristorante Draycott ad Alessandria. Possibile che i due misteriosi omicidi siano collegati ai rapimenti e agli atti di violenza, rimasti tutt’ora senza spiegazione, avvenuti nel luglio del ’91?, si chiedeva Giles Morton sul quotidiano.
Molto più che possibile, pensò Olivia. Lo credeva anche Imogen, che era tornata ad Alessandria prima di Natale. Non penso che ne avremo mai la certezza, però. Wilkins aveva dei protégé, c’è ancora molta gente pronta a mettere tutto a tacere pur di preservare la sua immagine. Qui è la norma. Sono così stanca di tutto questo. Clara mi manca tanto, tantissimo. Tutti voi mi mancate. Ho parlato con Tom dell’eventualità di trasferirci anche noi. Quelle di Imogen non erano le uniche lettere che Olivia riceveva. Jeremy le scriveva spesso per avere notizie dei ragazzi. Conto di venire a trovarli presto. Risolvere tutti i miei affari è stato più complicato del previsto, ma adesso che la parte di Alistair è passata a te dovrebbe essere più facile. Mi aveva detto che era intenzionato a estrometterti dal testamento quando ha capito che non saresti tornata dall’Inghilterra, ma immagino che non abbia fatto in tempo. È buffo il modo in cui le cose si sistemano. Anche Nailah, per qualche incomprensibile ragione, qualche volta le scriveva raccontandole del suo nuovo villaggio e del suo matrimonio con Kafele. Stiamo cercando di essere felici e dimenticare, ma lui è furioso, così furioso. I bambini crescono in salute, Dio sorride, e mia madre adesso vive con noi e cerca di dare una mano.
La posta arrivava anche dal lontano Oriente. Da Beatrice, sposata a un sergente maggiore, e più spesso da Edward. Lettere preziose che impiegavano troppo tempo ad arrivare e portavano con sé il profumo delle spezie.
Era passato un mese dalla sua ultima lettera. Era l’unico filo che li legasse.
Olivia seppellì il mento nella sciarpa che Ada e Sofia le avevano fatto a maglia per Natale. Sorrise nascosta dalla lana e si avviò verso Oxford Street. I tacchi risuonavano sulla strada ghiacciata mentre si affrettava verso il ristorante che frequentava abitualmente con la maggiore delle sorelle di Edward, Danielle. («Mi ha raccomandato di badare a te», le aveva detto Danielle il primo pomeriggio in cui si erano incontrate, non molto tempo dopo che era tornata in Inghilterra con i ragazzi, diciotto mesi prima. «Di assicurarmi che mangi abbastanza dolci e così via»).
Evitò un ciottolo irregolare, schivò un’elegante carrozza di passaggio e poi attraversò la strada. Il vento le soffiava contro gelide folate e Olivia accelerò il passo. Era quasi arrivata al ristorante quando le nuvole si squarciarono e iniziarono a cadere i primi fiocchi di neve.
Alzò lo sguardo al cielo, la neve le appannava la vista. Aprì la bocca e respirò profondamente. Vivere. Sentiva una strana sensazione, come se stesse per accadere qualcosa.
Riportò lentamente lo sguardo verso il basso e poi alla veranda del ristorante. Lui era là. Era davvero là. La fissava…
…non riusciva a smettere di guardarla.