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«Cosa fate voi qui?» li accolse Paris in tono ostile, ferma sulla soglia e con una mano sulla porta come se avesse una gran voglia di sbatterla in faccia a Jonah e Francesca.

«Ho un messaggio di Dean per vostra madre» disse Francesca.

Paris spostò lo sguardo da Jonah a lei.

«Non vuole parlare con nessuno. Stiamo contattando un avvocato che ci rappresenti, l’abbiamo già detto alla polizia.»

Prima che potesse chiudere la porta, Jonah fece un passo avanti e la bloccò con il piede. «E a cosa vi serve un avvocato? Butch sta già collaborando con la polizia.»

Paris fece una smorfia. «Non pensate di fregarmi. Non vi faccio entrare.»

«Stiamo solo cercando di scoprire la verità» intervenne Francesca in tono conciliante.

«Non è vero, mio fratello è stato accusato di un reato che non ha commesso» replicò Paris.

«Le credo, signora Vaughn» dichiarò Jonah.

«Come?» esclamò Paris sbalordita.

«Ho detto che le credo, perciò perché non ci fa parlare con sua madre?»

«Perché non voglio, punto e basta. Ora andatevene. Ci avete causato problemi a non finire. Non pensiate che dimentichi che il nostro cane è morto per causa vostra.»

«E le importa più del cane che di tutte le donne che sono state uccise?» sbottò Francesca, incredula.

«Forse Dean le ha uccise davvero, che ne so?» replicò Paris scrollando le spalle. «È uno svitato. Non sono responsabile di quello che fa. E ora andatevene o chiamo la polizia.»

«Julia aveva all’incirca la sua età» osservò Francesca. «Non eravate amiche?»

Paris scrollò nuovamente le spalle. «Lavorava qui, nient’altro. L’aveva assunta mia madre, e non per questo dovevamo essere amiche.»

«E April Bonner? Conosceva anche lei?» insistette Francesca.

«Crede che voglia parlare di tutte le donne con cui è andato a letto mio marito? Fuori di qui, subito, ho detto!»

Pestò il piede di Jonah che dovette ritirarlo, poi sbatté la porta. Francesca e Jonah si dovettero arrendere, ma prima che risalissero in macchina si sentirono chiamare.

«Signorina Moretti?»

Francesca si girò e vide Elaine Wheeler sulla soglia. «Sì?»

«Davvero ha un messaggio per me da parte di mio figlio?» le chiese la signora, speranzosa.

«Ha molta paura, signora Wheeler» disse Francesca con gentilezza. «Vuole tornare a casa da lei.»

«Spero che lo stiano trattando bene» mormorò la signora Wheeler.

«Finché è alla centrale sì, ma se dovesse essere condannato e mandato in prigione...» insinuò Jonah per convincerla a collaborare.

«Vieni, mamma. Non puoi fare niente per Dean. Ci penseranno in carcere a curarlo» borbottò Paris.

Elaine sollevò il mento e dichiarò con fermezza: «È delle mie cure che ha bisogno. Dean ha sempre potuto contare su di me, sono l’unica di cui si fidi».

«Venga con noi, signora» la esortò Jonah. «Forse possiamo riuscire a farle vedere Dean.»

«No, mamma!» gridò Paris. «Butch ci ha detto di non parlare con nessuno, specialmente con quei due. Ci penserà lui.»

«A Butch non importa un fico secco di Dean, e a volte penso che non interessi neanche a te cosa succede a tuo fratello» replicò la signora Wheeler. «Di’ a tuo padre dove sono andata» aggiunse dirigendosi verso l’auto di Jonah senza neanche tornare in casa a prendere la borsetta.

 

Jonah parcheggiò in una piazzola di sosta e spense il motore, poi si girò verso Elaine seduta accanto a lui.

«Crede che sia stato suo figlio a uccidere Julia?» le domandò a bruciapelo.

La signora Wheeler non rispose per qualche secondo, poi disse in tono sommesso: «So che non è stato lui».

«Tuttavia permetterà che venga accusato ingiustamente?» si stupì lui.

«Butch pensa che è quello che dovremmo fare» confessò Elaine.

«Ma lei non è d’accordo?»

«Non so se posso tenere ancora la bocca chiusa. Non saremmo dovuti arrivare a questo punto. È stato solo un terribile incidente.»

La morte di April Bonner e delle donne trovate a Dead Mule Canyon non erano un incidente, ma Jonah non espresse il suo parere per indurla a fidarsi di lui e a dire ciò che sapeva.

«Se è stato un incidente possiamo chiarire le cose» osservò.

«E io posso fidarmi? La polizia mi crederà se dirò la verità?»

«Non c’è motivo per cui non lo faccia. Non abbiamo preconcetti nei confronti di nessuno» replicò lui, diplomatico.

La donna sospirò, poi esordì: «Sapete già che a Butch piacciono parecchio le donne».

«Sì, ce ne siamo accorti.»

«Quando ho accolto Julia in casa nostra non avevo idea che Butch le avrebbe messo gli occhi addosso. Non ci eravamo ancora resi conto che è un donnaiolo. Forse Paris lo sapeva, o lo sospettava, ma non ci aveva mai detto niente. Se si fosse confidata con me, forse non sarei stata tanto ingenua da ospitare Julia per aiutarla.»

«Signora, non può sentirsi in colpa per aver cercato di fare del bene.»

Elaine si tolse gli occhiali e si asciugò le lacrime con il dorso della mano prima di rimetterseli. Francesca le porse un fazzoletto di carta e lei si soffiò il naso, poi riprese a parlare.

«Mi faceva tanta pena... Era solo una ragazzina. Non voleva fare del male a nessuno.»

«Quindi aveva una relazione con Butch?»

«Sì, credo di sì, anche se non me ne ero accorta finché, una sera tardi, non sentii Butch e Paris litigare furiosamente. Ci svegliarono le loro grida. Forse erano tutti e due ubriachi, non so, ma io cercai di non immischiarmi. Anche se abitiamo nella stessa casa, faccio in modo che Paris e suo marito abbiano la loro privacy, mi spiego? Ma quando sentii delle urla capii che era successo qualcosa. Mi alzai e andai a vedere, e trovai Julia distesa a terra davanti alla porta sul retro, in un lago di sangue.»

«Era stato Butch a colpirla?»

«No.» La donna fece una breve risata aspra. «Non rischierei che il mio Dean finisca in carcere per proteggere Butch. È stata Paris. Si era ingelosita perché aveva visto Butch palpare di nascosto Julia e aveva capito che tra loro c’era del tenero. L’ha affrontata e le ha ordinato di andarsene. Julia ha cercato di farla ragionare e le ha giurato che non era andata a letto con Butch, ma Paris non ha voluto crederle. Era furibonda... insomma ha dato una spinta a Julia mentre era sulla soglia. L’ha fatta cadere all’indietro e Julia è finita su un pezzo di legno con dei grossi chiodi. È morta sul colpo, o almeno credo. Comunque quando l’ho vista io era morta.»

Jonah era sicuro che ci fosse dell’altro, perché l’incidente non spiegava la morte di April né delle altre donne, ma non disse niente. «Perché non avete chiamato la polizia?»

«Paris era sconvolta e aveva paura di finire in prigione. Io non volevo che il mio nipotino rimanesse senza la madre e non ho avuto la forza di denunciarla. Dopotutto aveva agito per gelosia, non voleva ucciderla quando l’ha spinta. Era colpa di Butch quanto di Paris, ma lui non sarebbe stato punito e questo non mi sembrava giusto.» .

«È stato meglio nascondere il corpo di Julia nel congelatore?»

«Cosa potevamo fare? Nessuno avrebbe cercato Julia da noi ma, anche se i suoi fossero venuti a casa nostra a cercarla, avremmo detto che se n’era andata e che non sapevamo dove fosse.»

«E suo marito che disse?»

«Era d’accordo con me. Dopotutto è suo padre. Non voleva vedere Paris in prigione neanche lui.»

«E Dean dov’era?»

«Non lo so, ma noi non gli abbiamo detto niente. Ha scoperto il corpo per caso e ha pensato che l’avesse uccisa Butch, perciò ha tolto gli slip al cadavere di Julia e li ha messi nell’auto di Butch perché Paris li trovasse. Credo che volesse far accusare Butch per sbarazzarsi di lui. Non l’ha mai sopportato perché Butch lo tratta male.»

«Butch e Paris confermeranno la sua versione?» intervenne Francesca.

«Non lo so. Nonostante tutti i suoi tradimenti, Butch ama Paris e non sarà contento di sapere che ho raccontato questa storia per salvare Dean da un’accusa ingiusta. Ma mio marito c’era e vi confermerà la mia versione dei fatti.»

«Che mi dice di Sherrilyn Gators, signora?» le chiese Jonah.

«Quello che dissi alla polizia anni fa, quando venimmo interrogati sulla sua scomparsa. Dean e Sherry litigarono, ma poi lei venne a trovarlo e fecero pace. Sherry voleva stare con lui e pensava che il figlio non dovesse metterle i bastoni tra le ruote. Quanto a Dean... lui l’adorava.»

«Quindi lei non sa che fine ha fatto?» le domandò Francesca.

«Non lo so, ma Dean non l’ha uccisa, ne sono certa. Ha dei problemi mentali ma non è un violento. È per questo che vi ho detto tutto. Non posso permettere che venga incriminato perché è innocente.»

«Butch conosceva Sherrilyn?»

«Non bene, no.»

«E Bianca Andersen?»

«Non ho idea di chi possa essere.»

«Le dice niente il nome di April Bonner?»

«No, neanche. Vi ho detto tutto quello che so. Mi dispiace di aver messo nei guai mia figlia per proteggere Dean ma spero che ci siano delle attenuanti perché è stato davvero un incidente. Paris non voleva uccidere Julia. E ora posso vedere mio figlio? Mi portate da lui?» chiese in tono implorante.

«Certo» la rassicurò Jonah, rimettendo in moto l’auto.

 

Alle quattro di quel pomeriggio Dean venne scagionato e rilasciato e Paris accusata di omicidio colposo. I genitori si attivarono subito per fare in modo che uscisse su cauzione e Hunsacker, ovviamente, fece del suo meglio per aiutarli. Tuttavia Paris aveva tenuto nascosto l’omicidio e occultato il cadavere, per cui Francesca era sicura che avrebbe ottenuto il massimo della pena al processo.

Paris fu arrestata e condotta in prigione. Dopo cena, Francesca e Jonah andarono a parlare con Paris nel carcere femminile di Camp Verde per vedere se fosse disposta a collaborare e se sapesse qualcosa degli altri omicidi, lei non rivelò niente. Anzi, li aggredì accusandoli di averla fatta arrestare.

Paris insisteva che Butch non aveva ucciso nessuno e che doveva essere stato Dean, o qualcun altro. Eppure Francesca era sicura che sapesse qualcosa.

Pur avendo risolto uno dei casi di omicidio, le indagini non avevano fatto passi avanti. Dopotutto April e le altre donne che avevano dei legami, per quanto vaghi, con Butch non erano morte accidentalmente come Julia.

«Stai tranquilla, risolveremo questo maledetto, caso» le promise Jonah prendendole la mano mentre tornavano a Chandler.

Francesca chiuse gli occhi e si abbandonò al calore rassicurante della sua stretta.

«Lo spero proprio» mormorò intrecciando le dita alle sue.

Si abbandonò a un leggero dormiveglia, cullata dal rancore del motore, e si svegliò nel momento in cui arrivarono a casa e Jonah, rallentando, annunciò: «Abbiamo compagnia».