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Benché Jonah non fosse mai stato estromesso da un incarico in tutta la sua carriera, doveva confessare di essere più sollevato che indignato. Era restio a proseguire le indagini da quando aveva scoperto che avrebbe dovuto collaborare con Francesca, ma non si sarebbe mai tirato indietro spontaneamente. Non era tipo da rinunciare ad accettare una sfida, e in quel caso la sfida non era tanto trovare il colpevole degli omicidi quanto avere a che fare con una donna che forse amava ancora. Il licenziamento da parte di Finch lo toglieva dall’impiccio di dover prendere un’iniziativa scomoda. Ora non gli restava altro da fare che riportare Francesca a Chandler dove aveva lasciato l’auto che aveva noleggiato, poi prenotare un volo per Los Angeles, restituire la vettura all’aeroporto e dire addio all’Arizona. La prossima volta che gli avessero assegnato un incarico in quello stato ci avrebbe pensato due volte prima di accettare.

«Mi sembra assurdo!» esclamò Francesca. «Non posso credere che ci abbiano sbattuto fuori entrambi.»

Era così agitata che aveva insistito per guidare per distrarsi. Jonah aveva acconsentito di buon grado. Essere relegato al ruolo di passeggero gli toglieva anche l’ultima responsabilità di decidere il tragitto.

«C’era da aspettarselo. Per Hunsacker è più importante accontentare il suo benefattore che fare bene il suo lavoro, e Finch non vuole grane con l’opinione pubblica. Dando tutta la colpa a noi la polizia ne esce con la reputazione intatta» commentò Jonah. «Hai altri clienti, spero.»

«Sì, sì, non posso lamentarmi. Ma il punto non è perdere un cliente. Anzi, avevo già deciso di non farmi pagare da Jill. Non mi sembra giusto, considerato che ha perso la sua unica sorella.»

Jonah si voltò a guardarla. «E cosa c’entra? Gli investigatori privati vengono pagati, per indagare, indipendentemente da quello che trovano. Anche tu hai un mutuo da pagare come tutti, no?»

«Non m’interessa fare soldi, ho abbastanza clienti da non preoccuparmi di finire sul lastrico se offro i miei servigi gratis alla sorella di April. Quello che voglio è assicurare alla giustizia il suo assassino, a maggior ragione considerato che probabilmente ha commesso altri omicidi. Ho diversi indizi promettenti, basta lavorarci un po’. Pensa al biglietto del bar che è stato trovato a Dead Mule Canyon, e poi a quella tizia, Julia, a cui ha accennato Paris. E che vogliamo dire del fatto che Dean era ricoverato nella clinica psichiatrica dove lavorava Bianca Andersen? Secondo me di piste ce ne sono, eccome!»

«Non è più un nostro problema» obiettò Jonah. «Hai sentito Finch? Stanno organizzando una task force. Spero che abbiano la competenza e l’acume necessari per mettere insieme le tessere del puzzle.»

«E come? Andando da Butch a chiedergli se è state lui per poi scusarsi per il disturbo quando dirà di no?»

Jonah non voleva pensarci. Non aveva mai lasciato un caso irrisolto. Era fastidioso abbandonare le indagini prima di aver fatto il possibile per individuare il colpevole, specialmente considerato che si trattava di un pluriomicida che avrebbe potuto colpire ancora. Tuttavia se gli ispettori volevano estrometterlo, li avrebbe accontentati.

«Speriamo che i membri di questa task force siano più competenti e obiettivi di Hunsacker. Considerato quello che è successo tra te e Butch, comunque, è meglio che tu ne stia fuori, per il tuo bene.»

«Credi davvero che mi dimentichi solo perché non mi vedrà più?»

«Perché no? Ci ha messo in cattiva luce con la polizia e i mezzi di comunicazione, ci ha fatto escludere dal caso. Spero che ora pensi che siamo pari.»

«Gli abbiamo ucciso il cane, Jonah. Dubito che uno come Butch possa rinunciare a vendicarsi.»

«È stata colpa sua» precisò Jonah.

«Purtroppo lui non la vede così. Potrebbe venire di nuovo da me.»

«Abiti a due ore da casa sua, perciò raggiungerti non è il massimo della comodità. Inoltre, ora che ci ha tagliato fuori, sarebbe stupido rischiare di farci coinvolgere di nuovo. Secondo me sta gongolando per aver vinto l’ultimo round.»

«Se è un serial killer non gli basterà compiacersi della nostra sconfitta.»

Le parole di Francesca ricordarono a Jonah che aveva contattato Winona Green, l’esperta profiler. Le aveva inviato per fax tutte le informazioni che aveva sugli omicidi di Dead Mule Canyon ma non aveva più avuto sue notizie. Ora avrebbe potuto aggiornarla sui recenti sviluppi, ma pensò che sarebbe stato inutile darle il nome di una delle vittime e spiegarle il possibile coinvolgimento di Dean. La task force avrebbe convocato un altro esperto di fiducia, sempre che fosse considerato necessario tracciare un profilo del colpevole.

Riflettendo, decise di telefonarle la mattina dopo, appena tornato a casa, per avvertirla d’interrompere il suo studio perché non sarebbe servito più.

«Forse non è stato Vaughn, ma il cognato... Dean» azzardò, pensoso.

«Se fosse veramente lui il colpevole, sai che è difficile che uno psicopatico smetta di uccidere di punto in bianco» replicò Francesca.

«Quindi che diresti di fare? Dovremo forse ignorare gli ordini e comportarci come se non fossimo stati estromessi dal caso?»

Francesca si accigliò. «Non so, però non ho la forza di mollare il caso, anche perché ho l’impressione che Finch e Hunsacker sottovalutino quei due e non prestino loro abbastanza attenzione.»

Jonah annuì. La capiva, perché aveva esattamente la stessa sensazione anche se non collaborare più con lei offriva innegabili vantaggi.

«Non ti ha infastidito il modo in cui quei due ci hanno trattato?» insistette Francesca.

«Se vuoi sapere la verità, ero tentato di dare un pugno a Hunsacker e spaccargli la faccia e mi sono trattenuto a stento, però ritengo che questo inconveniente potrebbe rappresentare un vantaggio per entrambi. Potremmo approfittarne per...»

Jonah s’interruppe e Francesca finì la frase mentre lui cercava il termine giusto. «Per mettere una certa distanza tra noi?»

Lui annuì. «Per poterci dedicare a qualcosa di meno frustrante sessualmente» confermò.

Francesca si voltò a guardarlo per un istante, poi tornò a prestare la sua attenzione alla strada. «Se non fosse stato per me, ti saresti opposto a essere sollevato dall’incarico, vero?»

«Probabilmente sì.»

Sicuramente, precisò tra sé e sé. Ma ripartire gli avrebbe evitato di continuare a sopportare la vicinanza di Francesca e le emozioni confuse che suscitava in lui. Una volta tornato in California la sua vita sarebbe tornata alla normalità. Avrebbe smesso di pensare costantemente a lei. Se vi era riuscito prima, avrebbe potuto farlo anche ora, o no?

Evitò di soffermarsi sul fatto che aveva impiegato dieci anni per arrivare a quel punto.

Era troppo deprimente.

«In ogni caso non possiamo offrire loro il pretesto per accusarci di aver interferito con le indagini, perché sono sicuro che lo farebbero se li provocassimo ribellandoci agli ordini.»

«E se tu parlassi con lo sceriffo?» gli propose Francesca. «Forse potresti fargli cambiare idea.»

«Non credo proprio.»

«Quindi te ne vai senza lottare?»

«Sì.»

«E lo fai per causa mia?»

Jonah si strinse nelle spalle. «Più o meno.»

«Cosa farai quando tornerai a casa?»

«La stessa cosa che dovresti fare tu, cioè accettare un nuovo caso e cercare di dimenticare questo.»

«Non hai paura che il tuo capo sia contrariato per come sono andate le cose?»

«No.»

«Perché no?»

«Perché non devo dimostrare quanto valgo, il mio superiore lo sa già. Mi limiterò a spiegare l’accaduto, tutto qui.»

«Sicuro?»

«Sicurissimo. Capita a volte che i clienti annullino il contratto. Non è affatto strano che la polizia voglia formare una task force su casi del genere. Inoltre non ho fatto niente di male. Non potevo permettere che Demon ti uccidesse. Non ho nulla da rimproverarmi.»

«Qual è il segreto di tua moglie che hai mantenuto in tutti questi anni?» gli chiese lei a bruciapelo. «Ti ho sentito che glielo dicevi.»

«Lascia perdere» sbottò Jonah seccamente.

Francesca non era affatto soddisfatta della risposta j ma capì che per il momento era inutile insistere. Erano arrivati alla periferia di Prescott e lei vide un distributore. Mise la freccia e rallentò. «Dobbiamo fare il pieno» osservò, contenta di poter chiudere il discorso.

«Ci penso io» si offrì Jonah.

Dopo aver fatto benzina entrò nell’autogrill per prendere qualcosa di fresco da bere. Mentre era in fila alla cassa gli cadde lo sguardo sull’espositore di profilattici. Fu tentato di acquistarne una confezione, la prese poi la rimise a posto. A cosa gli sarebbero serviti? Ma all’ultimo momento cambiò idea e ne comprò una scatolina.

«Mi dà un sacchetto, per favore?» chiese al cassiere.

Non si poteva mai sapere, ora che lui e Francesca non erano più legati da un rapporto di lavoro...

 

Durate il resto del tragitto per Chandler, Francesca pensò agli slip che aveva raccolto a casa di Butch. Se ne avesse parlato a Jonah, lui sarebbe rimasto in Arizona per continuare a indagare? In effetti non aveva bisogno del suo aiuto.

Però doveva prendere una decisione. Non poteva buttare una possibile prova né conservarla a tempo indeterminato.

Se, come credeva, Butch era l’assassino, avrebbe dovuto insistere per dimostrare la sua colpevolezza.

Si rammaricò di non aver fatto parola degli slip con gli ispettori, ma era così adirata per la reazione di Finch e Hunsacker a quello che era accaduto nel deposito che era restia ad ammettere di aver sottratto una prova. Temeva che loro non ne prendessero in considerazione l’utilità ma la vedessero come l’ennesima iniziativa imprudente da parte sua. Considerato il legame di amicizia tra Hunsacker e Butch, non era neanche sicura che l’ispettore avrebbe permesso che gli slip venissero analizzati a meno che non avessero avuto altre prove irrefutabili della colpevolezza di Butch Vaughn. Dopotutto aveva nominato la donna a cui aveva accennato Paris, una certa Julia, e loro non si erano mostrati minimamente curiosi. Francesca dubitava che si sarebbero fatti in quattro per confermarne l’identità e trovarla.

D’altronde se non fossero emerse altre prove, era possibile che gli slip fossero determinanti, e lei aveva il dovere di parlarne.

«Se Butch ha ucciso April, perché non si è sbarazzato anche di Kelly?» esordì di punto in bianco.

«Ci possono essere mille motivi» replicò Jonah. «Forse le donne che gli danno ciò che vuole restano in vita e le altre no. Un omicidio per coprire uno stupro non sarebbe una novità. Oppure con Kelly ha sviluppato un rapporto affettivo che l’ha indotto a considerarla in maniera diversa dalle altre, per cui non se l’è sentita di ucciderla.»

«Ci sono così tante variabili!» sospirò Francesca.

«È impossibile avere certezze quando c’è di mezzo un serial killer» confermò Jonah.

Francesca aveva un principio di mal di testa e le faceva male il braccio, che per fortuna non era rotto. Il medico del pronto soccorso le aveva detto che era stata fortunata perché Demon avrebbe potuto spezzarle l’osso con le sue mandibole potenti.

Si passò una mano sulla fronte e si premette con due dita l’attaccatura del naso.

«Tutto bene?» le chiese Jonah.

«Si, sono solo un po’ stanca.»

«Vuoi che guidi io?»

«No, non importa.»

Ci fu un lungo silenzio, poi Jonah le chiese: «A che! pensi?».

«A niente in particolare.»

Lui le lanciò un’occhiata scettica che Francesca non potè vedere perché aveva lo sguardo fisso sulla strada. «La tua espressione non è quella di una che non pensar’ a niente.»

Ci fu un’altra pausa interminabile, poi Francesca gli rivelò: «Ho una cosa».

«Una cosa?» ripetè lui. «Di che genere?»

«Un paio di slip usati.»

Jonah sorrise. «Stai tentando di eccitarmi?»

Francesca sollevò un angolo della bocca. «Non fare lo stupido» lo redarguì. «Io non c’entro niente, riguardano le indagini.»

«Spiegati meglio.»

«Ho gli slip che Paris ha trovato nel vano portaoggetti della macchina di Butch. Li aveva buttati durante la scenata che gli ha fatto e io li ho raccolti.»

«Non mi pare che tu ne abbia parlato con gli ispettori» le fece notare Jonah.

«No, infatti.»

«Perché?»

«C’eri anche tu in quella sala riunioni, sai benissimo perché.»

Jonah si strofinò il mento coperto da un velo di barba. «In effetti non posso biasimarti» ammise.

«Comunque ti sto chiedendo cosa farne ora, visto che siamo stati estromessi dal caso. Li butto? Li spedisco in forma anonima all’ufficio dello sceriffo?»

«Dalli a me. Li farò analizzare dal laboratorio di cui si serve l’organizzazione per cui lavoro. Se il tecnico trova una traccia sufficiente di DNA posso usarla per fargli creare un possibile profilo.»

«E chi paga?»

«Se Department 6 non vorrà coprire le spese, me ne farò carico io, non c’è problema.»

«Perché lo faresti?»

«C’è da chiederlo? Perché voglio fare tutto ciò che è in mio potere per fermare un assassino.»

Francesca si voltò a guardarlo per un istante e gli sorrise.

«Sei in gamba. È difficile non apprezzarti» ammise.

Lui abbozzò un sorriso malizioso.

«Peccato che tu stia ancora lottando per evitare che io ti piaccia troppo...»